I libri di Patrizia Boi

sabato 24 febbraio 2018

C ON T R O L U C E: L'Intervista a Daniele Pasquini, Presidente del Centro Sportivo Italiano di Roma, sul senso profondo dello Sport

http://www.controluce.it/notizie/sport-mens-sana-in-corpore-sano-intervista-a-daniele-pasquini/


SPORT: “MENS SANA IN CORPORE SANO” INTERVISTA A DANIELE PASQUINI

 Ultime Notizie

Sport: “Mens sana in corpore sano” Intervista a Daniele Pasquini

Sport: “Mens sana in corpore sano” Intervista a Daniele Pasquini
febbraio 24
08:002018
“Orandum est ut sit mens sana in corpore sano” (“Bisogna pregare affinché ci sia una mente sana in un corpo sano”), scriveva il poeta latino Giovenale nelle sue Satire (I secolo d.C.). Per il Poeta, infatti, non sono ricchezza e fama i beni che contano, ma solo un corpo e una mente sana.
Sergio Pessolano, Un cacciatore Boscimano in Namibia centra con lucidità il suo obiettivo.
Come afferma, infatti, il Presidente del Centro Sportivo Italiano di Roma, Daniele Pasquini «Lo Sport è la forma più antica di prevenzione della salute perché brucia gli zuccheri e i grassi, elimina le tossine e libera le endorfine. Sappiamo che muoversi ogni giorno riduce i rischi di ammalarsi di diabete, mantiene in equilibrio i livelli di colesterolo nel sangue e la pressione arteriosa, riduce i rischi d’infarto, l’obesità l’osteoporosi e il rischio di fratture».
Ci sono addirittura Associazioni di Donne che hanno scelto di combattere il cancro al seno praticando la disciplina sportiva della canoa, perché remare insieme nel fiume della vita, invece che chiudersi nelle proprie paure, aiuta ad evitare di annegare ed è utile per il drenaggio naturale del linfedema al braccio.
Sergio Pessolano, Vietnam – Donne in canoa sul Fiume dei Profumi.
Secondo Pasquini «Lo Sport costituisce davvero un momento di aggregazione, che facilita l’integrazione nel gruppo e nel contesto sociale, ma è anche un momento di formazione che consente di sviluppare i cinque sensi e di prendere coscienza dei propri limiti. Laddove, poi, ci sono delle disabilità, la pratica sportiva rappresenta un’indispensabile opportunità di riabilitazione, di valorizzazione dei propri talenti, di integrazione sociale e di superamento della disabilità stessa. Ho visto uomini senza braccia e senza gambe fare davvero miracoli attraverso lo Sport, tanto che non mi accorgevo nemmeno della mancanza dei loro arti. La motivazione che crea una gara annulla ogni disabilità».
Sergio Pessolano – Burkina Faso – In equilibrio nonostante l’arto mancante.
Lo Sport ha contribuito ad educare i giovani nelle discipline sportive e nella vita stessa. È stato un modo di elevare le proprie capacità, stimolare i propri talenti e superare i propri limiti. Attraverso la leggerezza dello Sport abbiamo imparato a fronteggiare le delusioni, la rabbia, l’amarezza della sconfitta e la gioia della vittoria. E soprattutto abbiamo imparato a giocare per il solo piacere del gioco, senza utilitarismi e pratiche manipolatorie.
Sergio Pessolano, Burkina Faso – Coesione del gruppo durante le Danze tradizionali.
Come afferma il Presidente del CSI «Lo Sport è una forma di gioco, è il modo di giocare che hanno grandi e piccoli nella società contemporanea. Nella pratica sportiva si rinnova ogni volta un rito talmente ancorato all’anima dell’individuo che arriva a toccare le nostre corde più intime e le più profonde pulsioni di vita e di morte. Si possono scatenare energie che ci fanno sentire vivi donandoci armonia e benessere, ma occorre governare queste esplosioni di energia che potrebbero altrimenti degenerare in aggressività».
Troppo spesso è stato usato, infatti, lo Sport anche a scopo manipolatorio e politico, cercando di controllare gli individui, le società ed educando il popolo a ripetere movimenti obbligatori senza seguire il proprio istinto interiore di libertà. Le discipline sportive, invece, servono a stimolare la creatività degli individui che attraverso le regole del gioco riescono a creare qualcosa di nuovo.
Sergio Pessolano, Benin – Bambini che giocano in un villaggio.
Daniele Pasquini ci fa notare che «Esiste una Teologia del gioco perché se osserviamo le distese sconfinate dei cieli, l’altezza delle montagne, gli spazi senza tempo dell’Universo, la trasparenza cristallina delle acque e l’eleganza di ogni forma di vita creata da Dio, possiamo renderci conto che Tutto è immerso “in un atto creativo libero e appassionato”, che è la condizione naturale del bambino che gioca. Le sue energie fisiche e mentali sono totalmente assorbite in quell’intimo stato interiore che ricorda il piacere che prova l’artista impegnato nella sua opera di creazione: lo stesso che ha provato Dio. Non lo distoglie nulla dall’opera che si concretizza come per miracolo nelle sue mani.
Sergio Pessolano – Peru- Donna Q’ero mostra i tuberi appena estratti dal terreno come fossero talenti nelle sue mani.
E proprio il gioco, “senza l’inquinamento dell’interesse o della violenza come avviene oggi in certi sport, il gioco innocente e libero del bambino”, rappresenta uno specchio perfetto per descrivere la Gioia di Dio».
L’immagine del gioco esprime la straordinarietà di ogni creatura dell’Universo, degli spazi interstellari carichi di Luce non manifestata, dei fuochi inesauribili che si celano negli Astri, dei tesori misteriosi nascosti nelle viscere della Terra. Il gioco mette in Luce talenti, libera energie e facilita la creazione. Ogni creatura potrà “con amore e piacere immenso”, giocare il suo gioco di Felicità e gioia.
Sergio Pessolano, Calcuttà, India- Allegra Parata nelle strade della città.
Attraverso lo Sport si educano i bambini e gli adolescenti – una fascia d’età cui il Centro Sportivo italiano dedica particolare attenzione – cercando di mettere in relazione Sport, Famiglia e Scuola come ci spiega sempre Pasquini: «Oggi lo Sport mette al centro il ragazzo, lo stesso fa la scuola e anche la famiglia mette al centro il figlio. Non bisogna però creare tanti centri, un ragazzo studente, un ragazzo figlio, un ragazzo sportivo, perché tutti questi centri disgiunti creano un giovane schizofrenico che in famiglia si comporta in un certo modo, a scuola in un altro, al campo di calcio in un altro modo ancora. Noi dobbiamo ricentrare tutti questi cerchi in modo che giungano a possedere un centro comune, il ragazzo, che è uno solo. Se ragioniamo a cerchi concentrici, è chiaro che occorre stabilire le priorità dei cerchi, cercando di riequilibrare, integrare e armonizzare il tutto. Lo Sport non è l’assoluto, è una parte, non rappresenta il cerchio prioritario, gerarchicamente c’è prima il cerchio familiare, poi la scuola, quindi lo Sport, infine il contesto sociale: si tratta di tanti cerchi che fanno parte della vita di quel ragazzo, nella sua unicità».
Sergio Pessolano, Burkina Faso- Sulla ‘due ruote’ familiare in un villaggio Peul.
È necessario coinvolgere le famiglie nel cammino sportivo di un atleta, sia allo scopo educativo e del rispetto delle regole, sia per offrire uno stimolo ai ragazzi impegnati nella competizione sportiva a centrare l’obiettivo della vittoria. E se le scuole sono informate sulle qualità motorie dei ragazzi, possono orientare in modo più consapevole le vite degli studenti. La performance sportiva è di certo importante, ma il cammino svolto da un atleta per prepararsi ad una gara lo è ancora di più, come si evince da queste parole dello stesso Pasquini.
«La competizione è un elemento fondamentale dello Sport: se non c’è competizione, non c’è Sport, però non è quello l’obiettivo finale, è solo uno degli ingredienti. Se alla competitività diamo il giusto equilibrio tra risultato e percorso, il valore è diverso. C’è sempre un confronto che necessita di un animo sportivo, della conoscenza e il rispetto per l’avversario. L’avversario non è il nemico, è solo uno specchio per consentirci un confronto e superare il nostro limite».
Sergio Pessolano, Burkina Faso- Confronto con l’avversario nel tipico gioco simile alla dama.
Tutti sappiamo che lo Sport è basato sulla competizione e alla fine della gara c’è sempre bisogno di un vincitore o di una squadra che arriva in cima alla classifica. Ci sono casi in cui il campione è talmente indiscusso che finisce per gareggiare con se stesso e superare il suo limite precedente, come capita per esempio nelle gare di salto in alto quando gli avversari non sono riusciti a superare l’asta. Eppure, anche l’atleta che non arriva al gradino più alto del podio, ma supera via via ogni suo limite, corporeo, di risultato, di tempo, di distanza percorsa, di peso sollevato o di crescita interiore, finisce per essere il campione indiscusso della sua stessa esistenza…
Sergio Pessolano – Burkina Faso – Il Capo villaggio, un campione indiscusso.

ARTICOLI SIMILI

0 COMMENTI

Non ci sono commenti
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento

SCRIVI UN COMMENTO