I libri di Patrizia Boi

venerdì 29 marzo 2019

La Quercia della Conoscenza di Patrizia Boi su StudioLive24

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VIDEO#2 – Patrizia Boi in “La Quercia della Conoscenza”. Ascolta la fiaba…

Ritorna l’appuntamento di StudioLive24 con il talento, la creatività, la voce, le fiabe di Patrizia Boi. La scrittrice ospite d’eccezione del “Sarno CantaFavola Festival”,evento di solidarietà legato a Telethon ed alla raccolta fondi per sostenere la ricerca sulle malattie genetiche rare. Un dono importante , quello della Boi, che ha voluto fare alla Città dei Sarrasti con le sue fiabe, cariche di significato e di simboli.

La Quercia della Conoscenza, rappresenta un mix perfetto di ricerca, tecnica erboristica, istinto, e profondo sentimento.  La lettura riporta subito alla mente le immagini e sembra di calarsi completamente in un mondo di alberi, fusti, chiome agitate dal vento, rami intrecciati.


LA QUERCIA DELLA CONOSCENZA 


La Grande Quercia millenaria s’ergeva possente e maestosa proprio al centro dello spiazzo, un’ampia radura nel boschetto situata accanto alla capanna di legno. Lo spazio presentava la forma esatta d’un cerchio, limitato dalla foresta abitata dalle piante più straordinarie: Farnie e Cerri, Betulle e Carpini Bianchi, Aceri e Olmi, Frassini e
Pini, Salici Bianchi e Ontani Neri.
Nella capanna abitava la vecchia Sofia, un’anziana signora nota nei villaggi vicini per la sua saggezza. Quel boschetto era nato spontaneo ai tempi dell’antenata da cui aveva ereditato la casupola e il potere della Quercia. L’Albera, infatti, era la migliore alleata di Sofia, contatto intimo con Madre Terra, canale d’unione tra la Terra e il
Cielo, tra l’umano e il divino, tra il mondo della materia e il mondo dello spirito. Fin da piccola aveva imparato ad avere rispetto della pianta, non le era mai capitato di strapparle un rametto o di raccogliere una sola ghianda che non fosse caduta spontaneamente al suolo. Era la Quercia stessa che conosceva il momento esatto in cui
donare i suoi frutti e li regalava solo a chi intendeva nutrirsene. Le enormi ghiande succulente erano pane per gli insegnamenti dello spirito, cena per le notti dell’anima, cibo per albe e risvegli. Sofia le raccoglieva dal suolo morbido, le conservava in una borsa di tela e sapeva a chi regalarle al momento del bisogno.
La Conoscenza era stata tramandata nei secoli dalla sapienza femminile della sua stirpe. Sofia aveva la sensazione che le appartenesse da sempre, forse già dal momento in cui era stata concepita nel ventre materno. La Quercia rappresentava per lei Armonia ed Equilibrio, solo a guardarla il suo animo si sentiva pacificato, a starle sotto si sentiva investita dall’accoglienza di una Madre infinita, ad accarezzarla e abbracciarla precipitava in estasi.
Percepiva la linfa calda circolare nel tronco di quel colosso
alto e dal portamento vigoroso, la sentiva quando sfiorava
la corteccia grigia e fessurata come se l’energia della pianta
trasudasse da quelle crepe, la osservava nel colore
sempreverde della sua chioma ampia e tondeggiante come
un ombrello.
Non c’era pioggia o tempesta che scuotesse la
pianta e la facesse vacillare. Era così radicata alla terra che
nemmeno un uragano l’avrebbe potuta sradicare perché
era giusto che restasse piantata in quella zolla fertile, fulcro
di quel cerchio che tutto spiega e tutto chiude. La Quercia
non era soltanto assoluta Regina del bosco, ma era la
Reggia stessa, il luogo e il tempo in cui l’Assoluto e il
Mistero si davano convegno per svelarsi agli uomini.
Esisteva da un tempo remoto e sempre sarebbe rimasta a
segnare il centro del tutto, prospera, dignitosa, maestosa,
così ricca com’era di virtù, forza, coraggio e perseveranza.
Le sue radici erano unite al fuoco che arde nel nucleo del
pianeta, lunghe quanto la distanza che congiunge l’Inferno
con il Paradiso, robuste e durature quanto l’assoluto del
tempo.

Quando Sofia ammirava la sua bellezza, apprezzandone la forma, le tonalità di colore del fogliame e il suggestivo e intricato disegno dei rami, si sentiva quasi una nullità, una formichina smarrita nel prodigio di quelle linee contorte ed armoniose, nei margini tondeggianti o angolari delle foglie verdi, nella perfezione delle sfumature che tendevano al colore della fiamma o del sole al
tramonto.
Avete mai provato la fresca ombreggiatura estiva di questa solida creatura? Anche tra i raggi solari che penetrano tra il fogliame, il calore si trasforma in tepore, il caldo torrido è una fresca ventata di vita, perché sempre un alito di vento sconvolge la chioma composta di questa matrona regalandole un aspetto quasi umano. La Quercia
si butta nella vita, lascia scorrere dentro di sé il fiume impetuoso delle passioni, ma le integra riequilibrandole con la sua forza. Resiste a ogni colpo, a ogni ferita, rinasce come una fenice e ci racconta il segreto della vittoria. In lei si trova l’equilibrio perfetto tra maschile e femminile, per questo basta a se stessa e sempre risorge più potente e
invincibile.

La notte, poi, la Quercia esercita tutto il suo potere, riflette i segreti dell’universo. E fu in una magica notte del plenilunio di novembre che di Sofia si perse ogni traccia. Aveva preparato una cerimonia intorno alla Quercia, predisponendo una serie di candele accese lungo il cerchio sacro. Si era inginocchiata sopra un disco di roccia forata
accanto alla pianta e aveva invocato il Grande Mistero, principio creatore di ogni essere. In quel momento nell’universo brillarono tutte le stelle, una miriade di meteore precipitarono sul mondo e la Luna divenne grande e sorridente. Sofia si rese conto dell’enorme abisso
che circonda l’umanità, guardò dentro al cerchio sacro e vide la trasformazione che consente l’esistenza dell’uomo, la Grande Madre dispensatrice di vita ed evoluzione, il principio in base a cui la materia inanimata si tramuta in spirito. Si rese conto della magia che permette alla terra, al cielo e a tutti gli esseri viventi di rivelarsi e continuare ad
esistere in modo armonico. Vide anche il limite dell’azione, comprese che l’individuo partecipa al processo di mutazione a patto che non si discosti dal cerchio sacro che protegge la sua crescita, dal confine dell’abisso infinito che lo circonda. Si rese conto che la presenza del Mistero era in ogni cosa, che dentro alla roccia, al centro nel foro,
non c’era assolutamente nulla: solo un vento impetuoso l’attraversava con lo stesso frastuono del fiume ribollente e urlante che passa sotto la crosta terrestre.
In quel momento il suo voltò s’illuminò d’un sorriso sfolgorante, alzò le braccia al cielo e s’aggrappò alle trecce della luna. Salì su quei fili argentati fino a scomparire nel radioso sguardo dell’astro più sfavillante. Nessuno l’ha mai più vista, ma nelle notti di luna piena la foresta si riempie di uno strano sussurro e la Quercia sembra a tutti più felice e radiosa.

Quando la Quercia alta e maestosa
al centro d’un Cerchio cresce gioiosa
porta negli esseri la Conoscenza
che può svelare anche l’Essenza.

Se l’Equilibrio e la grande Armonia
son poi trasmessi alla saggia Sofia
l’Astro notturno sorride d’immenso
e s’empie di Luce l’intero Universo.





ALCUNI CENNI E DETTAGLI 


… ci racconta Lucia Berrettari

Quercia, grande Saggia: la Quercia ci insegna la magia della trasformazione. Le sue solide radici entrano profondamente nella terra per abbracciarla e toccarne il cuore; i suoi frutti resistenti nutrono gli animali e servono a far sorridere e giocare i bambini e le fanciulle. Le Querce danno riparo sia con la frescura d’estate che con le foglie che nel tardo autunno diventano un letto morbido.
Questo è il segreto della trasformazione: entrare dentro la terra, essere al servizio di Madre Terra, nutrire, amare, proteggere i figli della Dea, è l’antica lezione che hanno appreso da sempre tutte le donne di medicina. È per questo che la Quercia aiuta le donne a contattare il proprio intuito, il potere di far nascere e far morire gli accadimenti.
Albero di streghe: strega è la donna che sa trasmutare cose, eventi e anime.

… e continua Lidia Costa 
La Quercia (Quercus Peduncolata)
La Quercia o Farnia è un albero longevo e maestoso a crescita lenta che può raggiungere i 30 metri di altezza e i 7 metri di circonferenza.
Ha radici profonde con tronco enorme, spesso irregolare. La corteccia liscia e brillante, color grigio lucente sino ai 30 anni, diviene poi sugherosa, spessa e di color bruno-scuro screpolandosi trasversalmente così da formare scaglie quadrate irregolari. La consistenza della corteccia è tale che anche un parassita come il Vischio stenta a intaccarla.
I rami sono forti e sinuosi, piegati a gomito e ricurvi con molti rametti corti e vicini. Le foglie sono alterne, si formano all’inizio della primavera e sono verdi fino all’autunno. Diventano poi subito caduche per cui i rami d’inverno sono
completamente spogli.
La Quercia ha piccoli fiori maschili e femminili. Il suo frutto, la ghianda, è sospeso a lunghi e gracili peduncoli che portano da 1 a 3 frutti. La pianta fiorisce in aprile-maggio e i frutti sono maturi nell’autunno dello stesso anno o di quello successivo. 
La Quercia forma boschi con altre specie, ama la luce e abita nelle grandi vallate prediligendo terreni freschi ben irrigati. È per eccellenza l’albero della foresta mista, può vivere da 500 a 1000 anni raggiungendo dimensioni colossali e può crescere anche su pendii rocciosi con scarsa terra, ma si sviluppa meglio in un clima umido e nelle vallate.

Simbologia e leggenda
La Quercia è stata sempre considerata Regina delle piante, con valenza simbolica e religiosa, essendo quasi universalmente considerata connessa con il principio creatore dell’Universo, come una Grande Madre che dona vita ed
evoluzione. È il simbolo della vita, della forza tranquilla, della virilità e del valore militare, è l’archetipo di tutti gli alberi, il piedistallo della volta celeste, l’asse del mondo, gigante vegetale caro e sacro a tutti i popoli per la sua maestà incomparabile e la sua possanza. Nell’antica Grecia era consacrata a Zeus, e secondo la leggenda un ramo di Quercia piantato accanto ad una fonte proteggeva dalla siccità. Anche per gli antichi romani era sacra a Giove, era
una tra le piante di buon auspicio, simbolo di virtù, forza, coraggio, dignità e perseveranza.
I Celti celebravano i loro sacrifici nelle vicinanze di una Quercia. Per loro rappresentava la forza della saggezza e della conoscenza ed era in grado di stimolarla negli altri. Consentiva di giungere alla consapevolezza della soglia tra
il mondo della materia e dello spirito. La Quercia era l’albero del Giudizio sotto il quale il Re prendeva le sue decisioni; sotto di essa si definiva il giusto e l’ingiusto, l’essere e l’apparire. Dalla Quercia presero nome i sacerdoti Celti, i Druidi. La loro iniziazione e tutti i riti importanti avvenivano in boschi di Querce, Drunemeton.
La Quercia era Regina dell’anno crescente, rappresentava la forza spirituale e la magia della terra; come simbolo della nobiltà degli ideali e dell’indipendenza, è associata alla potenza maschile. Il Re che sedeva sotto la Quercia era garante dell’ordine cosmico sulla terra; quando perdeva forza e potenza, era sfidato da un aspirante successore che lo uccideva nel duello rituale. Il vecchio Re-Quercia veniva sacrificato ritualmente nel fuoco del solstizio d’estate.