I libri di Patrizia Boi

I Romanzi: Donne allo specchio

I Romanzi di Patrizia Boi
Donne allo Specchio











ISBN 9788851720001-ISBN10

8851720002


Sigla: MEF

L'Autore Libri Firenze

Collana: 

Biblioteca 80-Narratori

Genere: Romanzo

Formato: 8°, cm 12x20

Pagine: 168

Prezzo: Euro 12,60

Edizione: Terza

Volumi: 1

Confezione: brossura cucita

Descrizione






Voci di donne in una Puglia misteriosa

 ed ancestrale


Nel mondo crudele, arretrato ma tollerante di una Puglia in cui storia, tradizioni, leggende, magia convivono nel suo territorio incantato, si snoda, vivace e coinvolgente, la storia di due donne, passionale e ribelle la prima, delicata ed emancipata l’altra. Le loro esistenze si incrociano, per puro caso, in un ospedale di Trani e le loro confessioni, in un sottofondo di voci che compaiono e scompaiono dopo aver narrato le loro piccole vicende, si specchiano nel profondo delle loro anime, amplificandosi e diventando eco della storia di ogni donna.

Di tutte le donne.



Presentazione a Palazzo Regio di Cagliari,
con Rita Corda Presidente CPO della Provincia di Cagliari
con l'Assessore Ignazio Congiu, e a dx il critico Giovanni Mameli.

Presentazione al Casale Garibaldi Roma con Vittorio Sabatini e Linda Sulli

La Leggenda di Castel de Monte
a pag. 42 di Donne allo specchio:
"In lontananza, maestoso, il castello di Federico II, una fortezza sul mare. Niente a che vedere con quello di Castel del Monte, che si erge suggestivo su una collina spoglia e domina la Murgia sconfinata su un’immensa distesa di oliveti, vigneti, mandorleti, corona calcarea dai riflessi madreperlacei, solitaria costruzione eretta dall’uomo su una vasta zolla, spianata, secoli or sono, dal mare.
Federico lo fece costruire da un valente architetto di cui si narra una singolare leggenda. Pare che un fedele servitore di sua maestà, inviato a controllarne lo stato dei lavori, indugiasse, a causa di una gentile donzella, in quel di Melfi, un paesino che sorge proprio su un colle in cima al quale troneggia, spesso avvolto da fantasmagoriche nubi, un maniero, straordinario, adagiato su prati verdi e dominante sul borgo. Quando Federico si spazientì, mandò un messaggero per accelerare il ritorno del suddito, il quale, costretto a tornare nonostante il fascino della maliarda, interrogato dal sire sullo stato dell’opera, si espresse con queste parole:
"Maestà, i lavori sono in alto mare e quanto ho veduto, non è in ogni caso degno di Voi, o mio Sire".
Federico, furente, licenziò l’architetto, mandandogli un offensivo messaggio. L’uomo colpito nel suo amor proprio e incredulo rispetto a quello che si affermava sulla sua opera, dopo aver ucciso tutti i membri della sua famiglia, si era tolto la vita buttandosi da una torre del castello.
Federico, recatosi tosto ad ispezionare la costruzione, accompagnato dal cattivo consigliere, era rimasto strabiliato dallo splendore di questa, per la perfezione della forma e per lo sfolgorio dei materiali di cui era fatta oltre che per la strepitosa posizione. Vedendo che il castello era in sostanza ultimato, invitò il suo servitore a seguirlo fino alla zona più alta della fortezza.
A quel punto, mostrò al suo uomo lo spettacolo del paesaggio, pregandolo di avvicinarsi alla balaustra per godere maggiormente della bella vista, poi, con un impeto di rabbia, gli diede uno spintone facendolo precipitare nel vuoto.
La fantasia popolare afferma inoltre che, quando il corpo andò a sfracellarsi al suolo, una sardonica risata avesse echeggiato per tutta la pianura".
Presentazione alla Biblioteca Satta di Nuoro con lo scrittore milanese Franco Romanò
La similitudine Donne e Fiori
a pag. 144 di Donne allo specchio:
"Le donne sono come fiori, Elsa è una donna rosa, è profumata, è aggressiva, ti allieta col suo fiammeggiare, ti punge, ti abbaglia, ma sfiorisce presto. È una passione intensa, piacevole da cogliere, ma non è duratura. Elsa è splendida, è sensuale, è primitiva, come le donne primitive, non è in grado di trattenere la passione. Dieci anni fa ci fu una storia fra noi, mi intrigò con gli eventi della sua vita, mi soggiogò col suo sguardo da lupa, ora ci unisce una profonda amicizia, un amore fraterno, profondo. Elsa è una sorella sfortunata, ha patito tanto dolore, perciò comprende anche il tuo dolore. È una coperta che ti scalda quando il gelo incombe.
Ma ci sono altri tipi di rosa, c’è la tea, una donna focosa e gelosa, piena di ghiribizzi, di dispetti, di capricci. Esiste solo lei nell’universo, il tuo essere è secondario, è quella che ti stufa per prima e quando sei stanco, non vedi l’ora di fuggire da quella tortura di vita.
Mariangela, invece, è una donna biancospino, bella e fedele, poco incline a concederti l’anima, la puoi amare per la sua melanconia, ma stai tranquillo che non la guarderai mai dentro perché lei non si vuole cercare, si teme, ha paura. È un amore puramente platonico, la passione non ti sfiora nemmeno.
Poi, c’è la donna crisantemo, Anna è un crisantemo giallo, opulenta, allegra, viva, gode di tutte le gioie della vita incurante del trascorrere del tempo, non preoccupata per la trasformazione fisica, consapevole della disgregazione che precede l’incalzare dell’ineluttabilità della morte. È di buona compagnia per la vita.
Alice è una donna margherita, candida, scattante, si presenta coraggiosa e combattiva, sotto sotto è tenera e indifesa, le puoi strappare i petali e farle male e allora lei si protegge col suo sorriso giallo. Ti affezioni, è una buona amica.
La donna girasole somiglia a Cristina, maestosa e luminosa, è un oggetto ornamentale, non impara a vivere, occorre che qualcuno viva per lei. Alla lunga stanca, non c’è novità, diventa scontata.
Poi, c’è la bocca di leone, lavora indefessa, ha iniziativa, va, viene, fa, disfà, è Isidora, è tua madre. È la madre per eccellenza, sempre pronta, sempre presente.
C’è un fiore che a me piace tanto, è un fiore raro, è quel fiore che ognuno vorrebbe avere nel suo giardino: è l’aquilegia. Quella alpina ha fiori grandi, azzurro-violacei con petali che si prolungano in uno sprone che ne racchiude il nettare, quella volgare, che si chiama anche "amor nascosto", ha i fiori gialli e rossi. È pregiata per l’abbondante fioritura.
Intervista con Radio Barbagia
La donna aquilegia è difficile da trovare, se la trovi è per tutta la vita, se la conosci non ne puoi fare a meno. È la donna ideale, quella che hai sempre sognato. È colei che unisce al pregio della bellezza, il giusto equilibrio di passione e spirito, possiede tutti gli eccessi, ma li manovra come un direttore d’orchestra. Con lei puoi dialogare di Mozart, di Picasso o di Spinoza, è la musa ispiratrice di ogni artista, è la Beatrice di Dante, la Laura di Petrarca, la Silvia di Leopardi, ma è anche la compagna di Dalì. È l’eroina che un uomo ha in mente in tutte le battaglie, è la donna che ti guida. È una donna piccola, la puoi sollevare perché è leggera, è leggiadra, ha sempre il sorriso sulle labbra, accetta la gioia e il dolore con saggezza e serenità; se fosse un animale sarebbe un usignolo, un pettirosso, un passerotto; se fosse uno strumento musicale sarebbe un violino, riesce a tendere tutte le tue corde e a farle vibrare per molto tempo. Se la trovi, la tieni ben stretta, se non la trovi, la porti in ogni caso dentro di te. Se ti capita di incontrarla, la riconosci subito, alla fine, anche lei ti riconoscerà, devi avere pazienza, non c’è fretta, non è un frutto che puoi consumare subito, hai tutta la vita per scoprirlo. Non a caso è chiamata “amor nascosto”: a prima vista, aleggia in lei la passione, non è chiara, è indefinita, ma è intensa, è la morsa della tarantola, ti conduce all’estasi. È una condizione paradisiaca. Se sei blasfemo, la puoi chiamare Dio. È la donna di cui tutti gli uomini hanno bisogno".
Presentazione al Comune di Bitti (a sx) con l'artista Rosetta Murru,
con Delia Fenu Vice Presidente CPO Provincia di Cagliari,
 e (a dx) con Antonietta Cossu Presidente CPO Provincia di Nuoro
Goran e La Puglia 
a pag. 140 di Donne allo specchio:
"In questa Puglia dalle mille sfaccettature convivono le razze più variegate, le tradizioni più dissimili, le condizioni economiche più disparate, è veramente un mondo che più di tutti gli altri potrebbe far convergere l’integrazione fra culture proprio come, già nel Medioevo, auspicò il primo uomo moderno della storia: quel Federico II che fece dei pugliesi una popolazione realmente così tollerante che, nonostante l’arretratezza culturale, dimostra un’apertura incognita a molti popoli civilizzati. In questa Babilonia dalle infinite contraddizioni ogni caotica esperienza è accettata ed è questo proprio il caso di Goran che ormai si sentiva pugliese a tutti gli effetti e non avrebbe mai pensato di tornare definitivamente nell’ormai dimentica patria. Goran era amante della libertà e delle donne, del mare e dell’originalità, in quale altro luogo avrebbe potuto trovare tutto questo sentendosi a suo agio come fosse in casa propria? In quale altro luogo avrebbe potuto coltivare l’amore per il genere femminile se non al limitare di quella spiaggia incantata che si affaccia curiosa sui mondi più diversi?"
Intervista per Gabriele La Porta trasmessa a Raitre
Il dottor Casillo e Assunta
a pag. 72 di Donne allo specchio:
"La mattina comparve una barella contenente una donna enorme. L’accompagnava il Dottor Casillo. La donna fu sistemata nel letto dell’incavo che era quello che rimaneva per le emergenze. Era una donna alta e grassa, proprio obesa, capelli brizzolati, due enormi nei sulla fronte. Il dottore le si rivolgeva in dialetto stretto, dalla traduzione che Elsa mi fece, la conversazione suonava all’incirca così.
“Ce cap’ ce tien! Ce brut’ cap, Assunt’!”
“Ma d’ tto’, ce dic’?”
“Assunt’, tien’ ‘l colest’rol’ a trec’nt’!”
“Ma d’ tto’, ce fa’, st’ buon’!”
“Ce cap’ Assunt’, I tr’glic’rid’ ‘ltre ‘l massim’!”
“D’ tto’, so stat’ buon’, fin’ mo’!”
“Assunt’, la gl’c’mi’ a trec’ntcinquant’, Assunt’, ce cap’?”
“D’ tto’, la gl’c’mi’ l’ t’niam’ tutt’!”
“T’ scriv’ n’ diet’, Assunt’, dev’ dim’gr’r’ ‘mpò!
“D’ tto’, ‘l colest’rol’ è d’ f’migl’, mi frate morì du’ ann’ fa, d’infart!”
“E t’ n’n c’ntrollart’, Assunt, n’n c’ntrollart!”
“E mò, d’ttò, ce facc’?”
“Diet’, diet’, diet’, Assunt’!”
“Teng’ fame d’ttò!”
“Ce c’pa, ce c’apa, Assunt’”
Poi, il Dottor Casillo, con quel suo sorriso smagliante, si voltò verso di noi e ci strizzò l’occhio".
Presentazione al Gremio dei Sardi

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