Tratto da “Terra Vivente” di Stephan Harding, pubblicato Aboca nel 2008:
<<L’intuizione chiave della teoria di Gaia è straordinariamente olistica e non gerarchica; suggerisce l’esistenza di un “sistema di Gaia come totalità” che detta le regole, che la somma di tutte le reazioni complesse tra vita, atmosfera, rocce e acqua producono su Gaia, l’entità planetaria in evoluzione e autoregolamentazione che ha conservato condizioni abitabili sulla superficie del nostro pianeta per lunghe ere geologiche.
…La teoria di Gaia suggerisce che la vita e l’ambiente non vivente sono “strettamente collegate”, come i partner in un buon matrimonio. Questo implica che ciò che succede a un partner succede all’altro, e implica che tutte le rocce sulla superficie della Terra, l’atmosfera e le acque sono state profondamente alterate dalla vita, e viceversa…>>
In parole povere se noi non ci accorgiamo di essere strettamente connessi con la Terra e l’ambiente circostante, se non li rispettiamo, se li offendiamo e li avveleniamo, stiamo avvelenando, offendendo e non rispettando noi stessi…
Harding cita questo passo sul modo di percepire tra la popolazione San del deserto del Kalahari. Si tratta di un anziano che istruisce un membro più giovane della tribù:
<<Forse pensi che nel profondo dell’oscurità e della boscaglia intricata sei solo e inosservato, ma questo, Piccolo Cugino, sarebbe l’illusione più pericolosa. Non si è mai soli nella boscaglia. Non si è mai inosservati. Si è sempre conosciuti. E’ vero che ci sono molte parti della boscaglia dove l’occhio umano forse non riesce a penetrare, ma c’è sempre, come una spia di Dio in persona, un occhio su di te, anche se è solo l’occhio di qualche animale, uccello, rettile, o piccolo insetto… E oltre agli occhi – e non sottovalutarli – ci sono i viticci delle piante, i fili d’erba, le foglie degli alberi e le radici di tutte le cose che crescono, che portano il calore del sole nella profondità dei recessi più bui e freddi della terra, per risvegliarli a nuova vita. Anche loro si agitano per la sorpresa dei nostri piedi e pulsano in accordo con il nostro passo e sono certo che hanno i loro modi personali di manifestare ciò che noi portiamo o prendiamo dalla vita per cui essi sono una casa. Spesso quando ho visto come un filo d’erba trema all’improvviso in un giorno senza vento al mio arrivo o come tremano le foglie degli alberi, ho pensato che anche loro devono avere un cuore che batte dentro di sè e che il mio arrivo ha accelerato il loro battito per la preoccupazione al punto che posso notare l’allarme vibrare nei loro polsi delicati e nelle loro tempie alte e traslucide>>.
Queste parole dell’anziano animista sono intrise di poesia e saggezza e rappresentano un discorso che noi tutti abbiamo interrotto per inoltrarci, invece, nella foresta della razionalità dove la Dea Mente ha seppellito la Dea Anima e i nostri occhi si sono fermati alla superficie delle cose perdendo di vista il contatto sotterraneo, profondo con la vita.
Patrizia Boi
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