I libri di Patrizia Boi

mercoledì 1 agosto 2012

Lettura di Ferragosto

Il Mascheraio Magico, la fiaba di Patrizia Boi dedicata all'artista di Serdiana Agostino Dessì


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Anno XIII - Luglio/Agosto 2012
La lettura di Ferragosto

Il Mascheraio Magico
di Patrizia Boi
Agostino aveva un sogno. Ci pensava giorno e notte. Quando lavorava i campi insieme al padre. O quando si stendeva sul materasso per aprire le porte al sonno. Non lo aveva mai raccontato a nessuno, nemmeno quando si divertiva con la terra a modellare delle facce come fossero oggetti preziosi.
Le maschere lo avevano incuriosito fin da piccolo. Il volto dell’uomo con i piedi di bue che portava via l’anima dei moribondi, Su Boe. O le persone con piedi caprini che celavano di certo il diavolo in persona, Su Dialu. Infatti, guardava i piedi della gente immaginando i veri volti celati dietro a ogni apparenza e poi li riproduceva. Aveva fatto le prime maschere con la creta, modellandone i contorni con passione e fantasia. Quello, però, non era considerato un vero mestiere nel suo paese. Chi avrebbe acquistato oggetti così inutili? La gente povera non compra maschere!
Ma Agostino voleva a tutti i costi fare il Mascheraio! Del resto lo zio Tore era artigiano del legno, il nonno Vanni era artigiano del ferro, perché lui non poteva essere artigiano delle mascherine? E allora la sua famiglia gli mise a disposizione la cantina della casa dove abitava. Le pareti furono, così, dipinte d’azzurro e alla vecchia porta fu attaccata una targa con la scritta: Il Mascheraio Magico. Poi, ogni angolo si riempì di maschere di tutti i colori e forme, con volti simpatici e spaventosi, di uomini o d’animali, di splendide fanciulle o di terribili streghe, un palcoscenico di personaggi nati dalla vivida fantasia di un artista.
Lui restava lì tutto il dì, distolto dai rari clienti che entravano, chiacchieravano un poco, guardavano con curiosità quei volti un po’ bizzarri e uscivano senza aver acquistato un bel nulla. Ma a lui, così affezionato alle sue creature, importava ben poco. Fu comunque il suo amico Diego ad acquistare la prima maschera, Un Sole abbracciato alla Luna, e questo lo rese conosciuto anche in città. Agostino era felice di stare a contatto con tutte quelle facce e man mano che costruiva nuove maschere e burattini quei volti si facevano sempre più vivi e colmavano l’ambiente di novità e allegria.
Un giorno successe una cosa assai strana. Una mascherina sussurrò:
Sarò pure mascherinama pur sempre di Reginaio non voglio andare viadalla Reggia casa mia.
Agostino si guardò intorno cercando chi aveva parlato, ma non c’era anima viva. Poi udì da un’altra parte:
Io del Gatto ho le sembianzeanche se nelle mie stanzesono proprio il Re in personache a chi nuoce non perdona.
A quel punto si preparò il letto e s’infilò tra le coperte con gli occhi svegli di curiosità. Sognò che tutte le maschere si animavano e popolavano uno splendido castello, ma, la mattina dopo, si rese conto che ogni maschera era tornata al suo posto. Allora si alzò, mangiò una fetta di torta, sorseggiò un po’ di latte e poi si mise all’opera.
Quel giorno lavorò con impegno alla maschera di una principessa. E quando l’ebbe finita s’accorse di quanto fosse deliziosa e armoniosa. Un volto pieno di gioia e vita.
Fatto l’ultimo ritocco, sentì il rumore di una carrozza e subito dopo vide entrare una fanciulla dagli occhi a mandorla e i capelli scuri come schegge d’ossidiana. Era vestita di broccato rosso e portava un cappellino con la veletta di tulle rosa. Le sue manine delicate indossavano guanti candidi e i suoi piedini da fatina scarpette color amaranto.
La fanciulla, meravigliata alla vista delle maschere, così parlò:
Tutte queste mascherinemi ricordano bambinevolti forse di antenatio di bimbi appena nati.Trovo tutto familiaree non me lo so spiegarequesta donna mi somigliapotrei essere sua figlia.Io non so dov’è scomparsoil bel regno un giorno apparsoai miei occhi di neonatagrazie al gioco di una fata.
Una mascherina azzurra con il volto di fata confermò:
Sono io quella fatinache t’accolse di mattinain quel giorno sfortunatodove un mago ha incatenatonelle maschere di legnodel bel mondo lì a convegnotutte le anime del regnocon un tiro proprio indegno.Proprio mentre tu nascevio Claretta tra gli uliviti toglievo a quel malvagioe ti davo in mano a un paggio.Ti ha cresciuto mia sorellaquella fata grassottellache ti ha reso principessafino al fondo delle ossa.Agostino ti ha sognatoe per giorni ha modellatoquella bella mascherinaora esposta là in vetrina.
E la fanciulla rispose stupita:
Certo quella sono iocom’è simile mio Dionon l’avevo vista ancoraè più bella dell’aurora!Sono ricca e deliziosanella reggia mia sfarzosaquesto giovane graziosodeve essere mio sposo.
A quel punto la fata sentenziò:
Per poterti maritaredevi prima liberarequeste anime dal legnoe ridar loro un contegno.Dovrai sostener tre provecamminando per l’altrovecon l’aiuto di tre oggettiche ritengo sian perfetti.Prendi questa verde sferache ogni vento qui si imperae il coniglio bianco e neroche si mangia un drago intero.Terza e non meno importantequesta spada di diamanteper sconfiggere l’arcanouomo scuro e la sua mano.Ora parti senza indugiolascia stare il sotterfugioAgostin t’aspetteràe altre maschere farà.
Agostino, con il cuore pieno d’amore, donò alla principessa la mascherina più bella. Quindi cominciò a scolpire il volto di un cavallo bianco mentre la principessa usciva per mettersi in viaggio. E subito la sua carrozza si trasformò in un cavallo bianco con gli occhi luminosi come il sole e, correndo veloce come il vento, raggiunse il mare. La principessa s’imbarcò quindi su un veliero e navigò per mari sconosciuti. Il veliero tagliava l’acqua veloce come una lama e solcava il mare calmo illuminato dal sole di mezzogiorno e dalla luna di mezzanotte. Dopo un mese di allegra navigazione il cielo si rabbuiò e tra le nuvole scure e minacciose si scatenò il turbinio dei venti proprio mentre il Mascheraio modellava una maschera molto complessa raffigurante tutti i venti. La barca rollava sotto l’incalzare dei venti, ma la fanciulla si ricordò della sfera verde, la prese in mano e pronunciò queste parole:
Sfera sferettaruota più in frettaprendi ogni ventomettilo dentro.
Così il vortice dei venti fu imprigionato nella sfera e dal mare si levò una splendida luna. L’alba fu sfavillante e il sole sorse luminoso e benaugurante da un mare più azzurro che mai. Ad un tratto all’orizzonte comparve un’isoletta con al centro un altissimo albero di Baobab. La principessa Claretta si avvicinò seguita dal coniglietto. La pianta si ergeva possente, il tronco coperto da un abito rosso fuoco, la chioma fluente di tenero fogliame e la faccia di un pallido spettrale. Quel volto respirava lentamente sussurrando:
Son la Donna del destinosono sempre a te vicinoti governo l’esistenzaal di là d’ogni apparenza.Entra dentro la cavernadove il tempo là si eternaed affronta il tuo destinoche potrai render divino.
Claretta s’inoltrò così nella grotta scura mentre il coniglietto la proteggeva illuminando i numerosi cunicoli. La paura di precipitare nel vuoto, d’incontrare qualche animale spaventoso, d’essere rapita da qualche spirito, pian piano svanirono e si sentì al sicuro anche al buio. Poi vide una luce intensa e subito dopo scorse un Drago con la lingua di fuoco e la testa enorme. I suoi occhi rossi di brace e il calore della bocca facevano bollire l’acqua della stanza sotterranea producendo bolle gigantesche. Il Drago emetteva un suono cavernoso che diceva:
Sono il tuo terroredevi avere orroresono la tua ombravoglio tu soccomba.
Subito il coniglietto spalancò la bocca enorme e inghiottì il Drago in un sol boccone. Tutti i cunicoli della grotta s’illuminarono proprio mentre Agostino concludeva la maschera del terribile Drago. Claretta trovò immediatamente l’uscita dove la attendeva ancora la Donna del destino che affermò:
Ora sappi che il destinoti concederà il bel donodi sposarti per amorecon il principe del cuore.Agostino sa crearecon passione per donaretanti volti differentid’animali, piante e genti.Il segreto è la magiadell’intensa fantasiacon la quale lui disponele sue immagini ed icone.Lui è un principe davveronel suo cuore veritieroe con quello che s’inventacerto ti farà contenta.Ora affronta un’altra provache domani è luna nuovaparti presto per il marela montagna va’ a trovare.
Claretta tornò sul veliero e navigò giorno e notte finché la luna piena non illuminò tutta la superficie del mare e così poté scorgere quell’alta montagna che, ergendosi dall’acqua come un iceberg, sembrava incatenata alle rocce più profonde fino a toccare gli Inferi. Claretta rabbrividì sapendo di dover affrontare l’ultima prova, ma scese sulla terra fredda e gelida e s’avvicinò ai piedi della montagna dove una grossa mano nera, forte e muscolosa, usciva da una fessura, chiudendosi ritmicamente a pugno. Brandì la spada, ma la mano scomparve costringendola ad entrare nella fessura. Si trattava di un pozzo profondo dove si scendeva per una scala ripidissima.
L’aria era piena di vapori puzzolenti e strani uccelli della notte svolazzavano emettendo urla stridule. La ragazza sapeva di dover entrare nel pozzo e lo fece con coraggio. Il fondo era un acquitrino pieno di salamandre e rospi e sulla parete verticale si spalancò una porta di pietra. Un uomo gigantesco, scuro e quasi nudo, nascondeva una sorgente d’acqua trasparente e luminosa. Claretta dovette affrontare quell’uomo dagli occhi vitrei e i capelli arruffati e neri come il carbone. L’uomo spalancava la bocca per urlare ma dalla sua gola non usciva alcun suono. All’improvviso una cicogna bianchissima volò verso Claretta e le si posò sulla spalla dicendo:
Ora spezza le cateneche legate han le tue penefai cadere la sua testacon la spada lesta lesta.Questo mago ha incantatocon la frode ed il misfattotutto il regno di tuo padrequeste rime non son ladre.
L’uomo s’avvicinò agitando con la mano che tanto l’aveva spaventata una catena enorme, ma Claretta fu implacabile e con la sua spada di diamante mozzò la testa nera. La cicogna in quel momento si trasformò nella fata grassottella che aveva allevato Claretta, la fata Rosetta, proprio mentre Agostino terminava una maschera dal volto di cicogna. Quindi l’acqua della sorgente esplose nello scroscio di una cascata, le pareti della montagna si smaterializzarono, il mago nero si disintegrò e Claretta si trovò direttamente nel negozietto di Agostino.
L’acqua spruzzava gocce che, colpendo le maschere di Agostino, liberarono le anime che si trasformarono in persone.
Finalmente Claretta conobbe il vero volto di suo padre il Re, di sua madre la Regina, delle sorelle gemelle e di tutta la corte del Regno. Agostino guardava le sue maschere prendere vita e quando una goccia di quell’acqua zampillante lo colpì, i suoi abiti divennero regali tramutandolo nel più bel principe che si fosse mai visto.
Fu così che Agostino sposò la principessa Claretta e visse felice e contento nel Regno da lui stesso inventato perché il Re in persona gli regalò un’ala del castello dove poter continuare a creare tutto ciò che desiderava.
Agostino in allegriacon le idee e la fantasias’inventò la sua esistenzaraccogliendone ogni Essenza.Nelle ultime mascherineha scolpito bimbi e bambinea completare la famigliadolci doni suo figlio e sua figlia.
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