Gli Esseri del Regno di Fantasia non si arrendono mai, che siano umili fanciulle o giovani coraggiosi, splendide principesse o nobili principi, piumosi pulcini o soffici aquilotti… Fatine ed elfi, vecchine sapienti e bimbi giudiziosi, uccelli variopinti e farfalline leggiadre si aggirano nel Mondo di Fata Immaginazione, Tessitrice dei nostri Sogni…
I libri di Patrizia Boi
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lunedì 10 giugno 2013
domenica 9 giugno 2013
Il Portale dell'Eur: Musica dentro a Rebibbia
http://www.eur.roma.it/il-quartiere/news/le-altre-news/articolo/rebibbia-musica-dentro-per-le-detenute-e-i-loro-figli-uno-spettacolo-chiude-il-progetto-di-music.html?no_cache=1
Domenica 9 giugno 2013, ore 19:51:37
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News
Rebibbia, "Musica dentro" per le detenute e i loro figli: uno spettacolo chiude il progetto di Musicoterapia in carcere
Martedì 11 giugno 2013 alle ore 16, l'evento conclusivo del laboratorio promosso dall'Associazione A Roma Insieme nella Casa circondariale femminile
9 giugno 2013
Si tiene il giorno 11 giugno nel giardino del nido della Casa circondariale femminile di Rebibbia (Roma) lo spettacolo "Musica dentro". L'evento è riservato a 18 detenute madri e ai rispettivi figli di età compresa tra zero e tre anni.
Lo spettacolo conclude il progetto "Musicoterapia in carcere", voluto dall'associazione "A Roma insieme" e sostenuto dall'intervento della compagnia assicuratrice Axa. Il laboratorio Fare musica insieme giunto quest'anno alla sesta edizione e coordinato dalla musicoterapista Silvia Riccio, ha lo scopo di creare un clima non conflittuale e di proporre alle ospiti del penitenziario nuovi modelli relazionali e di socializzazione.
Lo spettacolo prevede canti, danze e musiche ideati dai musicoterapisti che hanno svolto il progetto in questi mesi, Silvia Riccio ed Emanuele Bruno. Insieme a loro, per l'occasione, si esibiscono diversi artisti professionisti: il percussionista Pierluigi Campa, il pianista Giuliano Valori e i chitarristi Luigi Bonelli e Fabio Caricchia. Dal 1994 l'associazione “A Roma Insieme”, presieduta da Gioia Passerelli, lavora con donne detenute ed i loro figli, che per legge possono essere tenuti in penitenziario fino a tre anni di età.
Il potere della musica è noto fin dai tempi più antichi: essa ha la forza di creare connessioni con le sfere più alte dello spirito. Lo sapevano e lo sanno ancora i mistici di ogni epoca, lo spirito si libra e l'anima vola abbandonandosi ai canti e alla magia del suono. Oggi lo sanno anche gli amanti delle piante che sono riusciti a decifrare il suono emesso da ogni specie in una sorta d'unione cosmica e totalizzante con le energie del creato. Lo sapevano i compositori di musica classica che facevano danzare le note a suon di flauti e di violini e lo conoscono i Jazzisti di tutto il mondo che liberano la fantasia con i loro intensi assoli consumati nell'estasi del suono. La musica può abbattere pareti e muri, il suono può farci colloquiare con la scintilla divina che si trova dentro ognuno di noi senza giudizio e senza punizione. E lo possiamo dire anche in un luogo di prigionia che se pure i corpi sono incarcerati da una fortezza, le anime saranno sempre libere di seguire i misteriosi voli della musica e le estatiche fughe verso altri mondi e dimensioni. I musicisti si possono presentare come sconosciuti che sembrano accordare uno strumento e possono poi stupirci con il loro fraseggio e gli scambi musicali che salgono di tono e ritmo stimolando il nostro desiderio di liberare il corpo in danze leggere e silenziose o intense e senza controllo. Le corde di un violino possono tendere ogni nostro muscolo e possono far tintinnare il nostro cuore. Il suono è straniante e ci conduce negli abissi dell'ignoto, al piacere della scoperta dei misteri dell'inconscio, delle paure, dei desideri, delle nostre più assurde follie, delle armonie celesti e di ogni terrestre passione. Le dita sulle corde di una chitarra, il respiro sul beccuccio di un flauto, il tocco sicuro e potente sulle percussioni, la carezza delicata e leggera sui tasti di un piano, la magia di una voce, sono tutti strumenti che possono generare intense gioie e piaceri immensi. Uno strumento si suona tutto e diventa oggetto di percussioni, di carezze, di discorso sottile e intimo tra il musicista e la cassa di legno, le corde, le rotondità della cassa, il manico, il bordo e ogni piccolo spazio dove si può generare la benché minima nota. Chi suona si trasferisce nella sua dimensione artistica, ma chi ascolta resta stupefatto dallo strumento che emette urletti di gioia, rantoli, lamenti, sibili, suoni dolcissimi e finanche ululati in una gamma di sfumature che esplorano le profondità dell'Eros ed esulano da qualsiasi stordimento della ragione. Alla fine sono tutti soddisfatti, chi ha organizzato gli spettacoli, i tecnici che danno luce al suono, i danzatori e le danzatrici, i musicisti tutti e naturalmente gli spettatori che sono coccolati, strapazzati, vezzeggiati, sballottati da un brano all'altro, incalzati dal ritmo crescente, frustati dai cambi di tono, domati dal suono e di certo rigenerati dalla potenza della musica. Non dimentichiamoci della funzione catartica che la musica ha svolto in passato quando la medicina ufficiale non aveva gli strumenti per curare la povertà e la miseria della gente. Rammentiamo quella Terra del Rimorso di Ernesto De Martino dove i tarantati, morsi dalla fame e da un Eros inibito dalla feroce cultura cattolica dominante, trovavano pace e guarigione proprio grazie alla terapia musicale. Tamburello, organetto, chitarra, violino e mandolino..., quindi, un complessino costituito proprio per la cura di ogni male attraverso la danza... La danza, ecco lo stimolo principale che ci dona la musica, un irresistibile bisogno di danzare, di alzarsi dalle comode poltrone della nostra vita e metterci in movimento facendo vibrare le verità nascoste dentro di noi. Il musicista è il Taumaturgo capace di risvegliare in tutti noi un ballo aperto alla sinfonia delle emozioni che la vita ci può donare: così è ogni vero artista, un intermediario tra il mondo visibile e il mistero dell'invisibile che abbiamo paura di guardare. E saranno soprattutto i bambini con la loro gioia, con la loro spontaneità, con la loro mente ancora libera da condizionamenti culturali ad potersi abbandonare alla relazione primordiale con i legni degli strumenti musicali, alla vibrazione e forza della melodia che si fa armonia celeste e lettura misteriosa di ogni abisso. La musica è anche scambio tra le genti di ogni epoca e ogni luogo, una culla di culture e civiltà che devono dialogare, consce della difficoltà della convivenza civile, con la precisa volontà di integrazione a dimostrazione che anche la musica può essere uno strumento politico di pace e di connessione tra i diversi popoli. Inoltre, di volta in volta, lo spettacolo non è mai lo stesso e nessuno esce dalla sala annoiato o addormentato...
Il potere della musica è noto fin dai tempi più antichi: essa ha la forza di creare connessioni con le sfere più alte dello spirito. Lo sapevano e lo sanno ancora i mistici di ogni epoca, lo spirito si libra e l'anima vola abbandonandosi ai canti e alla magia del suono. Oggi lo sanno anche gli amanti delle piante che sono riusciti a decifrare il suono emesso da ogni specie in una sorta d'unione cosmica e totalizzante con le energie del creato. Lo sapevano i compositori di musica classica che facevano danzare le note a suon di flauti e di violini e lo conoscono i Jazzisti di tutto il mondo che liberano la fantasia con i loro intensi assoli consumati nell'estasi del suono. La musica può abbattere pareti e muri, il suono può farci colloquiare con la scintilla divina che si trova dentro ognuno di noi senza giudizio e senza punizione. E lo possiamo dire anche in un luogo di prigionia che se pure i corpi sono incarcerati da una fortezza, le anime saranno sempre libere di seguire i misteriosi voli della musica e le estatiche fughe verso altri mondi e dimensioni. I musicisti si possono presentare come sconosciuti che sembrano accordare uno strumento e possono poi stupirci con il loro fraseggio e gli scambi musicali che salgono di tono e ritmo stimolando il nostro desiderio di liberare il corpo in danze leggere e silenziose o intense e senza controllo. Le corde di un violino possono tendere ogni nostro muscolo e possono far tintinnare il nostro cuore. Il suono è straniante e ci conduce negli abissi dell'ignoto, al piacere della scoperta dei misteri dell'inconscio, delle paure, dei desideri, delle nostre più assurde follie, delle armonie celesti e di ogni terrestre passione. Le dita sulle corde di una chitarra, il respiro sul beccuccio di un flauto, il tocco sicuro e potente sulle percussioni, la carezza delicata e leggera sui tasti di un piano, la magia di una voce, sono tutti strumenti che possono generare intense gioie e piaceri immensi. Uno strumento si suona tutto e diventa oggetto di percussioni, di carezze, di discorso sottile e intimo tra il musicista e la cassa di legno, le corde, le rotondità della cassa, il manico, il bordo e ogni piccolo spazio dove si può generare la benché minima nota. Chi suona si trasferisce nella sua dimensione artistica, ma chi ascolta resta stupefatto dallo strumento che emette urletti di gioia, rantoli, lamenti, sibili, suoni dolcissimi e finanche ululati in una gamma di sfumature che esplorano le profondità dell'Eros ed esulano da qualsiasi stordimento della ragione. Alla fine sono tutti soddisfatti, chi ha organizzato gli spettacoli, i tecnici che danno luce al suono, i danzatori e le danzatrici, i musicisti tutti e naturalmente gli spettatori che sono coccolati, strapazzati, vezzeggiati, sballottati da un brano all'altro, incalzati dal ritmo crescente, frustati dai cambi di tono, domati dal suono e di certo rigenerati dalla potenza della musica. Non dimentichiamoci della funzione catartica che la musica ha svolto in passato quando la medicina ufficiale non aveva gli strumenti per curare la povertà e la miseria della gente. Rammentiamo quella Terra del Rimorso di Ernesto De Martino dove i tarantati, morsi dalla fame e da un Eros inibito dalla feroce cultura cattolica dominante, trovavano pace e guarigione proprio grazie alla terapia musicale. Tamburello, organetto, chitarra, violino e mandolino..., quindi, un complessino costituito proprio per la cura di ogni male attraverso la danza... La danza, ecco lo stimolo principale che ci dona la musica, un irresistibile bisogno di danzare, di alzarsi dalle comode poltrone della nostra vita e metterci in movimento facendo vibrare le verità nascoste dentro di noi. Il musicista è il Taumaturgo capace di risvegliare in tutti noi un ballo aperto alla sinfonia delle emozioni che la vita ci può donare: così è ogni vero artista, un intermediario tra il mondo visibile e il mistero dell'invisibile che abbiamo paura di guardare. E saranno soprattutto i bambini con la loro gioia, con la loro spontaneità, con la loro mente ancora libera da condizionamenti culturali ad potersi abbandonare alla relazione primordiale con i legni degli strumenti musicali, alla vibrazione e forza della melodia che si fa armonia celeste e lettura misteriosa di ogni abisso. La musica è anche scambio tra le genti di ogni epoca e ogni luogo, una culla di culture e civiltà che devono dialogare, consce della difficoltà della convivenza civile, con la precisa volontà di integrazione a dimostrazione che anche la musica può essere uno strumento politico di pace e di connessione tra i diversi popoli. Inoltre, di volta in volta, lo spettacolo non è mai lo stesso e nessuno esce dalla sala annoiato o addormentato...
Al Teatro dell'Antoniano di Bologna la fantasia musicale di Aco Bocina
http://www.acobocina.it/index.php/it/news
Recensione di Patrizia Boi
Aco Bocina: musica in fantasia
Prosegue il successo dello Spettacolo "Dai Balcani all'Andalusia, dall'Islam alla Grecia. Una crociera musicale sulle rive del mediterraneo, seguendo antiche vie tracciate dai gitani" portato in scena dal musicista croato Aco Bocina, inventore della Mediterranean World Music.
Dopo Roma e Milano, il concerto è approdato a Bologna il 27 maggio dove è stato organizzato in beneficenza per i Divers for Africa nella straordinaria locantion del Teatro dell’Antoniano, uno spazio molto accogliente “testimonianza francescana attraverso una carità che non è solo assistenza amorevole, ma è promozione e sviluppo per la crescita della persona nelle diverse condizioni di vita e di bisogno”. Con la sua acustica curata, l’attento staff tecnico dedicato ai giochi di luce, quest’oasi di pulizia, semplicità ed eleganza è luogo ideale per quel meraviglioso animale da palcoscenico che è Aco Bocina, tra i migliori chitarristi al mondo e senz’altro il primo mandolino al mondo secondo il parere degli esperti del “Walnut Valley Mandolin Championship” Festival che si svolge in Kansas (USA).
I concerti del nostro virtuoso lasciano sempre con il fiato sospeso per il suo modo di proporre i brani in funzione del pubblico che ha di fronte. E il pubblico dell’Antoniano, abituato ad ospitare talenti fin dal 1953, accoglie la musica mediterranea con scrosci di applausi e un’ovazione vera e propria dopo i pezzi più coinvolgenti.
Aco stupisce lo spettatore iniziando il concerto da solo tutto vestito di bianco come uno sconosciuto che cerca di accordare la sua chitarra. Una chitarra magica che tra le su dita prende il volo man mano che, quasi in sordina, entrano in scena gli altri musicisti vestiti di nero: prima Manuel Auletta alla chitarra ritmica, poi Alberto Guareschi al basso, infine Roberto Botturi alle percussioni. Il fraseggio dei musicisti e i loro scambi musicali salgono di tono e ritmo nel corso della performance fino a quando compare inaspettatamente una danzatrice, leggera e silenziosa come una farfalla. La graziosa Nicoletta Mastroianni entra e esce dal palcoscenico ogni tanto richiamata dalla chitarra di Aco che gioca con le sue corde riuscendo a tendere anche i muscoli della deliziosa Nicoletta in una danza che si fa sublime. Poi Aco si estranea e sale in cattedra abbandonandosi totalmente alla magia del suono, alle dita che corrono veloci sulle corde distratte della chitarra… Giunto in piena estasi mistica, Aco solleva dolcemente il mandolino, uno strumento che si suona tutto e diventa oggetto di percussioni, di carezze, di discorso sottile e intimo tra il musicista e la cassa di legno, le corde, le rotondità della cassa, il manico, il bordo e ogni piccolo spazio dove si può generare la benché minima nota.
Lo spettatore resta stupefatto e Aco si diverte a stupirlo, imbraccia lo strumento al contrario, se lo struscia sulla coscia, gli fa emettere urletti di gioia, rantoli, lamenti, sibili, suoni dolcissimi e finanche ululati in una gamma di sfumature che esplorano le profondità dell’Eros, mentre gli altri musicisti seguono i voli pindarici di Aco abituati a comprenderlo solo da uno sguardo. Alla fine sono soddisfatti gli organizzatori, i tecnici che hanno dato luce al suono, la danzatrice, i musicisti tutti e naturalmente gli spettatori che sono stati coccolati, strapazzati, vezzeggiati, sballottati da un brano all’altro, incalzati dal ritmo crescente, frustati dai cambi di tono, domati dal suono e di certo rigenerati dalla fantasia musicale di Aco.
Non dimentichiamoci che questo tipo di musica risente delle influenze dei popoli che si affacciano sul Mare Nostrum, una culla di culture e civiltà che il croato, memore della difficoltà della convivenza civile, si compiace di far colloquiare. La sua è una precisa volontà di integrazione multiculturale a dimostrazione che anche la musica può essere uno strumento politico di pace e di connessione tra i diversi popoli.
Dopo il bis e vari ritorni e inchini, il pubblico non riesce ad andare via, desideroso di sentire altra musica, ma Aco ha speso infinite energie nelle due intense ore di Show e non può proseguire ancora la sua estasi musicale. Nessun problema, il Teatro lo ospiterà senz’altro una prossima volta, tanto il suo spettacolo non è mai lo stesso e nessuno esce dalla sala annoiato o addormentato…
Dopo Roma e Milano, il concerto è approdato a Bologna il 27 maggio dove è stato organizzato in beneficenza per i Divers for Africa nella straordinaria locantion del Teatro dell’Antoniano, uno spazio molto accogliente “testimonianza francescana attraverso una carità che non è solo assistenza amorevole, ma è promozione e sviluppo per la crescita della persona nelle diverse condizioni di vita e di bisogno”. Con la sua acustica curata, l’attento staff tecnico dedicato ai giochi di luce, quest’oasi di pulizia, semplicità ed eleganza è luogo ideale per quel meraviglioso animale da palcoscenico che è Aco Bocina, tra i migliori chitarristi al mondo e senz’altro il primo mandolino al mondo secondo il parere degli esperti del “Walnut Valley Mandolin Championship” Festival che si svolge in Kansas (USA).
I concerti del nostro virtuoso lasciano sempre con il fiato sospeso per il suo modo di proporre i brani in funzione del pubblico che ha di fronte. E il pubblico dell’Antoniano, abituato ad ospitare talenti fin dal 1953, accoglie la musica mediterranea con scrosci di applausi e un’ovazione vera e propria dopo i pezzi più coinvolgenti.
Aco stupisce lo spettatore iniziando il concerto da solo tutto vestito di bianco come uno sconosciuto che cerca di accordare la sua chitarra. Una chitarra magica che tra le su dita prende il volo man mano che, quasi in sordina, entrano in scena gli altri musicisti vestiti di nero: prima Manuel Auletta alla chitarra ritmica, poi Alberto Guareschi al basso, infine Roberto Botturi alle percussioni. Il fraseggio dei musicisti e i loro scambi musicali salgono di tono e ritmo nel corso della performance fino a quando compare inaspettatamente una danzatrice, leggera e silenziosa come una farfalla. La graziosa Nicoletta Mastroianni entra e esce dal palcoscenico ogni tanto richiamata dalla chitarra di Aco che gioca con le sue corde riuscendo a tendere anche i muscoli della deliziosa Nicoletta in una danza che si fa sublime. Poi Aco si estranea e sale in cattedra abbandonandosi totalmente alla magia del suono, alle dita che corrono veloci sulle corde distratte della chitarra… Giunto in piena estasi mistica, Aco solleva dolcemente il mandolino, uno strumento che si suona tutto e diventa oggetto di percussioni, di carezze, di discorso sottile e intimo tra il musicista e la cassa di legno, le corde, le rotondità della cassa, il manico, il bordo e ogni piccolo spazio dove si può generare la benché minima nota.
Lo spettatore resta stupefatto e Aco si diverte a stupirlo, imbraccia lo strumento al contrario, se lo struscia sulla coscia, gli fa emettere urletti di gioia, rantoli, lamenti, sibili, suoni dolcissimi e finanche ululati in una gamma di sfumature che esplorano le profondità dell’Eros, mentre gli altri musicisti seguono i voli pindarici di Aco abituati a comprenderlo solo da uno sguardo. Alla fine sono soddisfatti gli organizzatori, i tecnici che hanno dato luce al suono, la danzatrice, i musicisti tutti e naturalmente gli spettatori che sono stati coccolati, strapazzati, vezzeggiati, sballottati da un brano all’altro, incalzati dal ritmo crescente, frustati dai cambi di tono, domati dal suono e di certo rigenerati dalla fantasia musicale di Aco.
Non dimentichiamoci che questo tipo di musica risente delle influenze dei popoli che si affacciano sul Mare Nostrum, una culla di culture e civiltà che il croato, memore della difficoltà della convivenza civile, si compiace di far colloquiare. La sua è una precisa volontà di integrazione multiculturale a dimostrazione che anche la musica può essere uno strumento politico di pace e di connessione tra i diversi popoli.
Dopo il bis e vari ritorni e inchini, il pubblico non riesce ad andare via, desideroso di sentire altra musica, ma Aco ha speso infinite energie nelle due intense ore di Show e non può proseguire ancora la sua estasi musicale. Nessun problema, il Teatro lo ospiterà senz’altro una prossima volta, tanto il suo spettacolo non è mai lo stesso e nessuno esce dalla sala annoiato o addormentato…