I libri di Patrizia Boi

venerdì 7 febbraio 2014

Intervista a Ray Caesar in mostra a Roma a partire dal 14 febbraio 2014 e fino il 6 aprile alla Dorothy Circus Gallery

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WSI
Venerdì, 7 Febbraio 2014

REPORT - Italy, Arte

Intervista a Ray Caesar

Il poeta visionario del digitale

Intervista a Ray Caesar

Se vi piace esplorare i luoghi incantati e viaggiare attraverso i regni sovrani della fantasia, non mancate di visitare la Dorothy Circus Gallery, un Paese delle Meraviglie dedicato alle nuove tendenze dell’arte figurativa contemporanea, che aprirà la sua programmazione del 2014 con l’attesissima personale di Ray Caesar, artista visionario di fama mondiale, leader indiscusso della Digital art. 
Caesar è considerato uno dei maggiori esponenti del surrealismo pop, un movimento sorto nell’area di Los Angeles alla fine degli anni ’70 negli ambienti del fumetto underground, dell’arte pop, dei graffiti, della musica punk, del linguaggio dei comics e dei cartoon. Il nostro artista ne fornisce una interpretazione personale rivisitando questo universo grafico in una chiave fiabesca da atmosfere vittoriane e rococò in cui si inserisce sempre, a sparigliare la delicata eleganza delle sue ninfe senza cuore, un elemento straniante con tendenze vagamente erotico-macabre. La mostra dal titolo The trouble with Angelsvedrà esposti, insieme alle nuove opere in edizione di 20, anche 5 inediti in tiratura unica, i famosi single varnished collezionati da Madonna e da altri grandi nomi del mondo dello spettacolo. 

Ray Caesar, nonostante abbia già esposto in Italia, sarà per la prima volta presente all’inaugurazione intrattenendosi anche con la stampa e i collezionisti in un incontro riservato. Si tratta di un personaggio carismatico e originale, dal pensiero indipendente e geniale, che unisce alle indubbie capacità artistiche riconosciute dagli addetti ai lavori, una straordinaria disponibilità, una rara libertà d’espressione e la dote di svelare il suo mondo interiore con parole intense, coinvolgenti e poetiche come le sue immagini. Invece che elencare i suoi percorsi e i suoi successi facciamo parlare le sue opere e diamogli voce attraverso questa intervista a cui ha gentilmente risposto con ironia e senza censure.

Qual è stata la prima volta che hai percepito presenze e sentito voci? È accaduto nella tua infanzia?
Ricordo che quando avevo 5 o 6 anni circa, mi capitò di vedere una donna seduta accanto al mio letto. Disse parole gentili e garbate; ciò era assai inusuale per me in quel momento della mia vita. Nessun altro menzionò mai quella donna, la ricordò oppure le rivolse la parola. La sento ancora oggi e l'accetto semplicemente in questi termini. La chiamo Speranza. 

Come hai trasformato la paura e l’angoscia durante la tua giovinezza? Come si compie oggi la stessa metamorfosi?
L'ho fatto nascondendo quella parte fragile gentile di me stesso in una finestra che mi sono costruito nella mente. Ho riposto tutte le mie paure in un bellissimo mondo interiore e oggi tutto quello che vado facendo è cercare di rendere quella finestra disponibile, ricavando da essa dipinti da offrire in questo mondo.

Perché le tue dolcissime bambole di porcellana tagliano la torta nuziale con un coltellaccio da macellaio? L’abito da sposa e il coltello che idea di matrimonio rappresentano?
Le nozze sono il matrimonio fra tutte le parti scisse di noi stessi, sia quelle che conosciamo sia quelle che ignoriamo. I misteri di tutte le vite che vivono all'interno di quella entità che chiamiamo “sé”. Il dolce è la celebrazione e il sacrificio dell'innocenza e della dolcezza della vita. Il coltello e il gesto di tagliare sono la caccia sacrificale per tutte le cose che desideriamo e condividiamo... l'istinto di base a sopravvivere è consumare la vita e combattere per il diritto a vivere dal momento che esiste un lato brutale della specie così come degli individui. Da qualche parte nel mezzo di tutta questa follia ci sono la gentilezza, la bellezza, l'amore e forse (più importante di tutte)... la Speranza.

Cosa ha mutato nella tua vita artistica la relazione di coppia con tua moglie? Come ti ha influenzato la cultura giapponese? E la spada del samurai?
Ho incontrato mia moglie quando avevo 15 anni e la sua cultura giapponese mi ha influenzato molto. Suo padre era sopravvissuto a un campo di prigionia russo dopo la Seconda guerra mondiale. Era un uomo molto tranquillo che comprendeva le difficoltà che avevo affrontato durante la mia infanzia. Mi insegnò molto pazientemente le vie del Bushido... come bilanciare violenza e rabbia con gentilezza e pazienza e che se qualcosa è degno di essere fatto, allora va fatto bene.

Tu stesso hai detto di esser nato cane. Come ti trovi nella pelle di un cane? Che rapporto c’è tra il cane che c’è in te e quello che vive insieme a te e a tua moglie? 
Sono nato nel 1958, l'anno del cane. Ho vissuto come un cane dentro una famiglia di lupi e accetto la vita in questi termini, proprio come fa un cane. Ciò che amo dei cani è che sono sempre gentili, garbati e disponibili a farsi prendere in giro, ma anche disposti a perdere la propria vita per difenderti senza avere un secondo fine. Sanno stare in equilibrio fra violenza e gentilezza, meglio di qualsiasi altra creatura sulla terra e penso che abbiamo molto da imparare da loro.

Quale eredità spirituale tua madre e tua sorella ti hanno lasciato dopo la loro morte? Ti capita di “incontrarle” quando “frequenti” il mondo onirico dove crei i tuoi angeli? 
Mi trovo in una condizione definita Paralisi del Sonno e quando mi sveglio di notte è molto difficile per me riuscire a muovermi; in quello stato, e, per una qualche ragione, ho delle visioni. Di tanto in tanto mi appare mia madre in queste circostanze... spesso come fosse una bambina. Quando la vedo nei miei sogni diventa una catalizzatrice di sogni lucidi ma anche di consapevolezza che mi trovo dentro un sogno. È in questa condizione che mi porto dietro immagini da questi sogni e più spesso sentimenti ed emozioni che sarebbe difficile tradurre in parole; perciò ne faccio delle immagini.

Tu hai lavorato per 17 anni, come fotografo, in un ospedale pediatrico. Lì, hai visto accolti individui affetti da ogni tipo di malattia, malformazioni, o spesso in stato di agonia. Come e in che misura questa esperienza ha influenzato il tuo modo di rappresentare artisticamente un bambino, un oggetto, una scena? 
Creo un piccolo mondo per loro nel mio lavoro, un piccolo paradiso che uno spirito inquieto può incorporare. Faccio un mondo dove uomo e natura non possono più ferirsi e in questo piccolo mondo al potere ci sono loro e possono recuperare tutto quello che è stato loro rubato... in questo modo possono recuperare la loro innocenza. 

Ti è mai capitato che uno dei bambini morti in ospedale si sia messo in contatto con te per svelarti un segreto o per donarti un insegnamento? Ci racconti un episodio?
La memoria è una strana cosa ed è legata al nostro subconscio in modo tale da evocare significati nei nostri sogni e pensieri. Il mio lavoro è legato all'esperienza di quell'ospedale, così come lo è alla mia infanzia e al tempo presente. Sogno spesso quel vasto ospedale e nei miei sogni esso è enorme, pieno di corridoi nascosti e vaste sale d'aspetto. Alcuni sogni sono piacevoli altri no, ma li sento tutti parte di me in un modo o nell'altro, comunque sempre in un modo molto profondo. Ricordo vividamente un ragazzino di nome Stephen che era assai minuto e che trascorse in ospedale tutta la sua breve vita. Era nato con mezzo cuore soltanto. Mi ricordo che quando la mia nipotina entrò lei stessa nel reparto di chirurgia cardiaca, io entrai nella sua stanza quando lei era ancora ricoverata, e quel ragazzino era seduto nella stanza e la guardava. Sorrise e mi disse il suo nome... non so dire se fosse una realtà oppure una visione. Quello che so è che anche la mia nipotina lo ricorda lì seduto. 

Perché gli arti con cui rappresenti le tue figure si trasformano in zampe di ragno, di pipistrello o tentacoli di pesce? C’è un collegamento con la sensualità, la seduzione e l’erotismo che esprimono le tue ninfe? Perché la metamorfosi parte proprio dagli arti?
Mio padre soffriva di una grave forma di artrite infantile e i suoi piedi erano deformi. Le dita erano torte e malformate poiché erano una parte dei suoi piedi e della parte bassa della gamba. Ricordo molto bene quando si toglieva le scarpe e si sedeva con un'espressione di dolore, di ritorno dal lavoro e metteva i piedi in un catino d'acqua. Ricordo di aver pensato che non sempre siamo quello che sembriamo sotto i nostri abiti e che questo sia a sua volta una metafora di quello che non sappiamo su ciò che siamo sotto la nostra pelle. 

Che messaggio intendi trasmettere con il contrasto tra il volto bianco di morte e le labbra rosse di sangue espresso dai tuoi angeli?
Da bambino mi mettevo gli abiti di mia madre e di mia sorella, mi truccavo gli occhi e usavo il rossetto... Sembravo più vecchio di quello che ero. Era pure un tentativo di fuggire dalla mia vita e di averne un'altra senza mai essere scoperto. Ricordo che guardavo allo specchio la mia faccia mortalmente bianca con le labbra rosse e pensavo che un giorno avrei dipinto un quadro con questa scena. Credo che tutti noi danziamo costantemente fra la vita e la morte e che quest'ultima può anche non essere ciò che immaginiamo che sia.

Quando raffiguri scene di una tua vita precedente, hai consapevolezza del tempo in cui ti trovi?
È tutto rimescolato... il passato, il presente e il futuro e il mondo del mio subconscio che sembra senza tempo. Soffrendo di disturbo dissociativo dell'Identità è come se vivessi in un tempo distorto. Posso perdermi nel passato e anche in un'altra vita mentre sto camminando per le strade e possono trascorrere delle ore prima che qualcosa mi scuota e mi riporti fuori dal sogno profondo a occhi aperti.

Qual è il luogo – o i luoghi – della tua memoria dove ti senti più al sicuro?
Non mi sento mai sicuro e raramente a mio agio... Ah! Non sono neppure così sicuro che saprei cosa farne della sicurezza e dell'agio. Forse è questo il motivo per cui devo costruire luoghi nel mio lavoro per sentirmi calmo, sebbene qualcosa che ha a che fare con il mistero arrivi sempre a incrinare e a destabilizzare la tranquillità.

L’ossessione dell’orologio nei tuoi quadri ricorda gli orologi molli di Dalì, come si srotola il tuo tempo? Esiste una successione di passato, presente e futuro o vivi la dimensione di un tempo assoluto? 
Il mio disturbo dissociativo fa sì che io mi perda un po' nel tempo. I miei lavori mi riportano indietro oppure in avanti in un futuro che avevo pensato nel passato e che aveva la sue radici nel passato. Ho ancora visioni multiple del futuro, ma finisco sempre per essere consapevole che lo realizzerò soltanto nel presente. Penso che il tempo sia un fluido, che sia soft e pure un'illusione.

La tua attenzione illustrativa è spesso incentrata sulla capigliatura e sui piedi: sei più collegato al cielo o alla terra?
Mi sento legato a entrambi. Ho un senso di questa terra come se si trattasse di una cosa vivente e femminile. Lo strato superficiale del suolo, l'atmosfera e la vegetazione e tutto ciò che vive in questa pelle sottile mi sembra assai fragile. Mi sento legato a questo mondo vivente come se esso fosse una fonte di consapevolezza in se stesso.

I tuoi volti di bambina hanno le sembianze di tua moglie e di te stesso: si tratta di fusione tra maschile e femminile in senso biblico o di un angelico essere asessuato? 
I miei bambini sono archetipi di ciò che è divino in noi e in questo senso rappresentano la crescita spirituale. Abbiamo tutti contrappunti femminili e maschili e io avverto una femmininità nel mio sforzo creativo, che fa da contrappunto al mio lato maschile. Siamo venuti al mondo per procreare, ma facendolo tramite l'arte, io mostro che ci sono diversi modi di procreare, oltre che mettere al mondo bambini. Forse per procreazione non si deve intendere solo la vita umana ma il creare speranza in un futuro di creatività e capacità di cura in tutte le sue forme.

Le fiabe hanno un inizio idilliaco e un lieto fine, anche se nel corpo del testo c’è sempre un antagonista che ostacola la buona riuscita della vicenda. Nelle tue rappresentazioni l’elemento idilliaco e diabolico coesistono nella scena: cosa racconta la tua fiaba? 
Nella mia fiaba il protagonista e l'antagonista sono entrambi nella stessa persona. L'angelo dell'amore, del coraggio, della speranza che sono in ciascuno di noi, devono essere raggiunti nell’oscurità che noi siamo, prendere il demone terrificante che ci abita e portarlo gentilmente fuori, alla luce del giorno e camminare con lui mano nella mano.

La dualità, infatti, pervade le tue opere: Eros e Thanatos, maschile e femminile, pace e tumulto. Equilibrio tra gli opposti, o fuoco dirompente nella calma apparente?
In una certa misura mi piace davvero mostrare la divisione verticale del contrasto ma anche una più sottile narrazione laterale della natura umana. In altri mondi ci sono la luce e il buio ma c'è pure spesso il mistero e la meraviglia nella tenebra e di tanto in tanto una banalità avvelenata nella luce del giorno. Cerco di guardare ai contrasti in questo modo, tenendo vivo un pensiero laterale. C'è un processo di pensiero per me, ma anche un modo di mescolare intuitivamente il mio processo mentale. 

La vita di ognuno di noi è un groviglio di nodi: come sciogli i lacci che ti tengono imprigionato?
Porto i pensieri bui e profondi che sono nella mia mente alla luce. Lavoro molto duramente per creare molti ponti, porte e finestre fra il subconscio e la mia mente conscia. C'è una vecchia canzone intitolataDie Gedanken sind frei: è una canzone tedesca sulla libertà di pensiero e tutte le volte che sento di essere in una prigione metaforica mi ricordo di questa canzone.

Perché le tue splendide dame vittoriane sono ingioiellate da mosche, termiti e insetti? Si tratta di organismi che nascono dentro di loro o appartengono a un mondo esterno incapace di cogliere il suono dolce della bellezza?
Gli insetti sono spesso una buffa metafora dei pensieri subconsci che ci pervadono, ma rappresentano anche la vita che accade intorno a noi e di cui non ci accorgiamo. Le pulci nell'aria, le vespe che vivono nei nostri giardini, le mosche e i ragni di casa. Ci sono intere città che vivono nel nostro salotto così come ci sono città di memorie e di pensieri nella nostra mente subconscia. 

La luce invade le tue figure e le illumina come fossero vere e proprie fotografie, mettendo in evidenza i volti, le pieghe delle vesti, le espressioni corporee, i contrasti e la luminosità della pelle come veri e propri dipinti classici. Quanto tempo dedichi allo studio di questi fasci di luce?
Il mio lavoro in se stesso è un'intera vita di studio... questo è in definitiva. Una vita di studio per trovare l'immagine illusoria e l'assoluta meraviglia di mistero e bellezza. Non ci arriverò mai ma vivrò e morirò provandoci.

Come ti ispira la musica, una sinfonia, una nota? Qual è la prima immagine che ti viene in mente pensando alla Gymnopedie di Satie?
Mi domando spesso come mai una semplice nota suonata da una mano su un pianoforte o alla tastiera possa portarci a piangere di gioia. C'è qualcosa di magico in qualsiasi forma di musica... persino i suoni che provengono dal giardino la notte sono una sinfonia. Amo la strana mescolanza di melanconia gentile che c'è nella musica di Satie e trovo che il suo ritmo sia in armonia con la mia mente. Questo strano e piccolo uomo che visse un secolo fa comunica con me come se ci trovassimo nella stessa stanza dove mi trovo ora. Il tempo è davvero un'illusione e la mente può parlare con chiunque travalicando i secoli quando l'arte viene usata come un linguaggio. 

Hai mai illustrato una sensazione olfattiva? In caso affermativo, come ha stimolato la tua creatività? 
Il profumo... Ho questo nella mente, costantemente, quando lavoro e mescolo – anche in modi discutibili – ogni tipo di ingrediente per arrivare a qualcosa che evochi memoria, passione e sentimento. Mescolo insieme cose discutibili come amore e gentilezza e bellezza, insieme a dolore, paura e tenebra, sensualità e tabù. In un certo senso il mio lavoro è come creare un profumo. Qualcuno afferma che esiste una spiegazione quantica per il modo in cui noi sentiamo un profumo e che le molecole influenzano il nostro senso olfattivo e possono evocare una memoria perduta. 

La tela bianca e lo schermo piatto di un computer: con quali differenti modalità popolano la tua fantasia? 
La mia mente è troppo piena, è difficile per me vedere la tela bianca. Infatti essa mi appare molto più come una superficie affollata da una moltitudine di idee che attendono di venire al mondo. Quando vedo uno schermo bianco o una tela bianca vedo immediatamente una possibilità... che si trasforma in una probabilità e poi diviene realtà concreta. 

Cosa immagini dietro a una porta aperta? E dietro a una porta chiusa? Quali porte desideri ancora aprire?
Penso sempre che dietro una porta, aperta o chiusa che sia, ci siano altre dieci porte e che dietro ciascuna di esse ce ne siano altre ad infinitum. I miei quadri sono come la mappa di un'enorme casa padronale sul mare... le immagini sono solo una mappa di tutte queste porte.

Quando ti sposti dal tuo mondo protetto dall’arte, riesci ad assaporare il viaggio verso altre realtà, come per esempio l’Italia? Cosa ti aspetti da questo viaggio in Italia? Quali altri viaggi regaleresti ancora al tuo bambino interiore? 
Viaggiare in Italia sarà meraviglioso perché è la casa dei miei antenati. Nel quindicesimo secolo un uomo chiamato Giulio Cesare Aldemare da Venezia era medico alla corte di Maria di Scozia e poi di Elisabetta I. Egli divenne cavaliere con il titolo di Sir Julius Caesar durante il regno di Elisabetta I (lei lo definiva sempre il “suo Giulio Cesare”). Il mio albero genealogico fino a quest'uomo è relativamente facile da tracciare perché molti di loro hanno ricoperto incarichi pubblici e di governo e a metà del 1800 una famiglia famosa di giocatori di cricket (i 12 Caesars) discendeva proprio da loro ed esiste un legame diretto fra loro e la mia famiglia. Credo ci sia un libro scritto da italiani alla corte di Elisabetta I che fornisce molte informazioni al proposito. Non solo amo visitare l'Italia, ma ho pensato più volte seriamente di viverci. 

La tua Bella e la Bestia e i tuoi coniglietti vestiti da damine, sono così deliziosi che sarebbero perfette illustrazioni per una fiaba, hai mai pensato di rappresentare con una serie di immagini una vera e propria storia con un inizio, un percorso e una fine?
Mi piacerebbe trovare il tempo per sviluppare diverse storie che ho in mente. Ho cominciato a scrivere un libro per bambini che una volta fatto potrebbe non essere adatto a loro. Mi piacerebbe davvero vivere per creare una storia non lineare al computer usando un gioco come motore. Un mondo di misteri non comuni che possa essere esplorato e spiegato con finali multipli.

A volte la fiaba viene immaginata dallo scrittore, a volte viene rappresentata dall’illustratore, ma se ai sogni dell’uno si aggiungono le fantasie dell’altro, può nascere un vero e proprio impulso creativo. Potresti fare un lavoro di coppia o sei un animale solitario che crea solo nei cassetti della sua personale fantasia?
Sono fondamentalmente un creatore solitario, ma penso che ci siano persone capaci di mettere insieme delle buone squadre di lavoro e farlo in armonia. È come cercare di trovare l'anima gemella per la vita... a volte capita, a volte no. Mi piacerebbe in un certo senso trovare la persona giusta con cui lavorare e realizzare le idee. Mi cercano spesso delle compagnie cinematografiche, ma preferisco lavorare su storie in cui aiuto a sviluppare le idee. Mi piacciono i libri, ma come ho detto prima mi piacerebbe sviluppare un nuovo metodo per raccontare storie usando la tecnologia dei giochi e utilizzando la realtà virtuale. 

Ogni tanto nei tuoi dipinti – posso prendermi la licenza poetica di chiamarli così? – compare qualche albero, qualche fiore, qualche delizioso animaletto. Perché non investi un poco delle tue energie anche nella personificazione delle piante e degli animali? Come soffre e gioisce un albero, un fiore, una farfalla? Cosa avrebbe da raccontarti? 
Mi piacerebbe. È un'area che esploro sempre nel disegno e nello studio ma tutto poi si riduce all'avere tempo per farlo. Ho prodotto alcuni pezzi che non sono figurativi e spero di continuare con più animali e altre forme e persino pezzi figurativi multipli.

Ti piace creare i famosi single varnished? È un gioco? Un’attenzione per i collezionisti e il pubblico? Uno sforzo di originalità per la tua fantasia? Ti capita di soffrire quando devi privarti di un pezzo unico?
Mi sto muovendo nella direzione di fare una sola immagine per pezzo. Le edizioni sono state magnifiche ma ci vuole molto tempo e uno sforzo che non è solo mio ma di una intera squadra. Funzionano molto bene se si tratta di mostrare il lavoro in tutto il mondo. Credo che sarebbe più rilassante e anche gratificante lavorare su pezzi singoli perché essi sono un vero divertimento per me e mi piace la loro finalità. Compio 55 anni quest'anno e sceglierò definitivamente di ritirarmi un po' nel fare il mio lavoro e infatti non ho pianificato altre mostre dopo l’Italia. 

Le tue figure sembrano appartenere a una memoria del passato, come vedi invece il futuro dell’uomo? E il tuo futuro di artista?
Come si può affrontare il futuro se non s'impara dalle fondamenta del passato? Come specie abbiamo creato meraviglie ma anche fatto errori e una riflessione su quanto di buono è stato fatto nel passato ci aiuta a pensare a ciò che vogliamo e non vogliamo nel futuro. Siamo animali creativi nel cuore ma esiste un elemento che ci assimila agli squali e che può distruggere tutto se non stiamo attenti. Personalmente continuerò a starmene seduto al sole e a fare le cose che amo come un bambino che gioca e parla con se stesso senza curarsi del mondo... cercherò di fare così per tutto il tempo che potrò. 

La personalità di questo artista concede l’opportunità di esplorare i percorsi misteriosi e sconosciuti dell’arte e le sue risposte rappresentano il vero regalo elargito da questo incontro. Se Caesar non fosse un indiscusso artista dell’immagine, sarebbe comunque un geniale artigiano della parola, capace di creare itinerari di conoscenza che prescindono da ogni limite. Risponde con semplicità e saggezza a qualunque domanda con la spontaneità di un fanciullo che abbia liberato i destrieri della sua fantasia e li abbia fatti correre a perdifiato nella prateria del suo subconscio. Non è facile imbattersi in persone con un tale livello di consapevolezza e che abbiano nel contempo conservato una così grande umiltà. Vorrei ancora aprire infinite porte nella mente di Caesar, costringerlo a svelarci altri misteri, supplicarlo di prenderci tutti per mano e condurci nella sua astronave del tempo, di farci ancora viaggiare istantaneamente nelle infinite realtà in cui siamo immersi. Vorrei convincerlo a portare questo messaggio di libertà e pace a chi si ostina ancora a considerare la realtà materiale l’unica verità possibile. L’anima di un artista preferisce volare al di là e molto oltre, proprio dove il poeta incontra la sua innamorata: 

Te busco.
No en tu nombre, si lo dicen,
no en tu imagen, si la pintan.
Detrás, detrás, más allá. 
(Pedro Salinas)

Le immagini presenti nell’articolo sono gentilmente concesse da Dorothy Circus Gallery - Ray Caesar/Gallery House
www.dorothycircusgallery.com 
www.raycaesar.com 
www.palazzosaluzzopaesana.it 

Leggi anche: Il mondo onirico di Ray Caesar
Pubblicato: Venerdì, 7 Febbraio 2014
Articolo di:  Patrizia Boi

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