Gli Esseri del Regno di Fantasia non si arrendono mai,
che siano umili fanciulle o giovani coraggiosi,
splendide principesse o nobili principi,
piumosi pulcini o soffici aquilotti…
Fatine ed elfi, vecchine sapienti e bimbi giudiziosi,
uccelli variopinti e farfalline leggiadre
si aggirano nel Mondo di Fata Immaginazione,
Tessitrice dei nostri Sogni…
Ho preso spunto dal libro della Clarissa Pinkola Estes per raccontare il mistero della Donna Scheletro a cui si ispira la mia fiaba. Nel libro Donne che corrono coi Lupi ogni fiaba ha un significato profondo, come spiega la scrittrice nel dettaglio. Ecco la spiegazione su La Donna Scheletro. https://www.inventati.org/donnola/materiali/donnolabook/ donnascheletro.html
pag 6
donn[ol]a book
tratto dal libro " DONNE CHE CORRONO CON I LUPI " di: C. P. Estès. Sintesi e disegni di: Dellilda
LA DONNA SCHELETRO Aveva fatto qualcosa che suo padre aveva disapprovato, sebbene nessuno più rammentasse cosa. Il padre l'aveva trascinata sulla scogliera e gettata in mare. I pesci ne mangiarono la carne e le strapparono gli occhi. Sul fondo del mare, il suo scheletro era voltato e rivoltato dalle correnti. Un giorno arrivò in quella baia, dove un tempo andavano in tanti, un pescatore. L'amo del pescatore scese nell'acqua e si impigliò nelle costole della Donna Scheletro. Pensò il pescatore: "Ne ho preso uno proprio grosso!" Intanto pensava a quanta gente quel grosso pesce avrebbe potuto nutrire, a quanto sarebbe durato, per quanto tempo avrebbe potuto restarsene a casa tranquillo. E mentre stava cercando di tirare su quel gran peso attaccato all'amo, il mare prese a ribollire, perché colei che stava sotto stava cercando di liberarsi. Ma più lottava e più restava impigliata. Inesorabilmente veniva trascinata verso la superficie, con le costole agganciate all'amo.Il pescatore si era girato per raccogliere la rete e non vide la testa calva affiorare dalle onde, non vide le piccole creature di corallo che guardavano dalle orbite del teschio, non vide i crostacei sui vecchi denti d'avorio.
Quando si volse, l'intero corpo era salito in superficie e pendeva dalla punta del kayak. "Ah!", urlò l'uomo, e il cuore gli cadde fino alle ginocchia, gli occhi per il terrore si nascosero in fondo alla testa, e le orecchie diventarono rosso fuoco. La gettò giù dalla prua con il remo, e prese a remare come un demonio verso la riva. Non rendendosi conto che era aggrovigliata nella lenza, era sempre più terrorizzato perché essa pareva stare in piedi e seguirlo a riva. Per quanto andasse a zig zag restava lì dietro ritta in piedi e il suo respiro rovesciava sulle acque nuvole di vapore, e le braccia si lanciavano in acqua come per afferrarlo. Alla fine l'uomo raggiunse il suo igloo, si lanciò nella galleria, e a quattro zampe penetrò all'interno. Ansimando e singhiozzando giacque nell'oscurità, con il cuore che batteva come un tamburo. Finalmente al sicuro. Ma quando accese la lampada all'olio di balena, eccola, lei era lì, ed egli cadde sul pavimento di neve con un tallone sulla sua spalla, un piede sul suo gomito. Non seppe poi dire come fu, forse la luce del fuoco ne ammorbidiva i lineamenti, o forse perché era un uomo solo. Fatto sta che sentì nascere come un sentimento di tenerezza, e lentamente allungò le mani sudicie e prese a liberarla dalla lenza. "Ecco, ecco", prima liberò le dita dei piedi, poi le caviglie. E continuò nella notte, e la coprì di pellicce per tenerla al caldo. Cercò la pietra focaia e accese il fuoco. Lei non diceva una parola - non osava - perché altrimenti quel cacciatore l'avrebbe presa e gettata agli scogli. All'uomo venne sonno, scivolò sotto le pelli e cominciò ben presto a sognare. Talvolta, durante il sonno, una lacrima scivola giù dall'occhio di chi sogna, quando c'è un sogno di tristezza o di struggimento. E questo accadde all'uomo. La Dona Scheletro vide la lacrima brillare nella luce del fuoco, e d'improvviso sentì un'immensa sete. Si trascinò accanto all'uomo addormentato e posò la bocca su quella lacrima. Quell'unica lacrima era come un fiume, e lei bevve e bevve finchè la sua sete di anni non fu placata. Frugò nell'uomo addormentato e gli prese il cuore, il tamburo possente. Si mise a sedere e si mise a picchiare sui due lati del cuore. Mentre suonava si mise a cantare: "Carne, carne, carne!". E più cantava più si ricopriva di carne. Cantò per i capelli e per buoni occhi e per mani piene. Cantò la linea tra le gambe, e il seno, abbastanza grande da trovarvi calore, e tutte le cose di cui una donna ha bisogno. E poi cantò i vestiti, che si togliessero dal dormiente, e scivolò nel letto con lui, pelle a pelle. Rimise il suo cuore nel suo corpo, e così si risvegliarono stretti uno nelle braccia dell'altra, aggrovigliati dalla loro notte, in un altro mondo, bello e duraturo.
Se L'incapacità di affrontare e sbrogliare la donna scheletro fa sì che molte relazioni falliscano. Per amare bisogna essere non solo forti, ma anche saggi. La forza viene dallo spirito. La saggezza viene dalla Donna Scheletro. La Donna Scheletro dimostra che vivere insieme accrescimenti e decrescimenti, conclusioni e inizi, crea un amore impareggiabile fatto di devozione.Il ritrovamento accidentale del tesoro. In questo racconto il pescatore trova molto più di quello che si sarebbe aspettato. Non si rende conto di sollevare il tesoro più allarmante che gli sarà dato di conoscere, più di quanto egli possa governare. Non sa di dover venire a patti, che tutti i suoi poteri saranno messi alla prova. E' lo stato di tutti gli innamorati all'inizio: sono ciechi come pipistrelli. Restare inerti e limitarsi a sognare l'amore perfetto è facile. E' una sorta di anestesia dalla quale potremo non risvegliarci mai. E' compito dell'anima riconoscere il tesoro in quanto tale, indipendentemente dalla sua forma insolita, e riflettere sul da farsi. Talvolta anche gli innamorati all'inizio di una relazione cercano soltanto un po' di eccitazione, un pizzico di sedativo. Senza rendersene conto, entrano in una parte della psiche, propria o dell'altro, dove risiede la Donna Scheletro. Il pescatore pensa di cercare semplicemente di che nutrirsi, mentre in realtà fa risalire la natura femminile essenziale nella sua completezza, la natura Vita/Morte/Vita. Una parte di ogni uomo e di ogni donna oppone resistenza al sapere che in tutte le relazioni amorose la Morte deve avere la sua parte. Fingiamo di poter amare senza che muoiano le nostre illusioni sull'amore, fingiamo di poter andare avanti senza che muoiano le nostre aspettative superficiali, fingiamo che le nostre ebrezze e i nostri impeti preferiti non moriranno mai. Ma in amore tutto, ma proprio tutto, viene accantonato e la persona dalla natura profonda e selvaggia è irrefutabilmente attirata dal compito. Che cosa muore? Muore l'illusione, muoiono le aspettative, la bramosia di avere tutto, il desiderio di prendere solo il bello, tutto questo muore. Il pescatore della storia è lento nel rendersi conto della natura di quel che ha preso. E' difficile rendersi conto di quel che si fa, quando si pesca nell'inconscio. Laggiù vive la natura Morte. Non appena scoprite con chi avete a che fare, il vostro primo impulso è gettarla via. Diventiamo come i padri che gettano le figlie in mare. le relazioni spesso vacillano quando passano dalla fase dell'anticipazione a quella in cui bisogna affrontare quello che in realtà è preso all'amo. Se gli amanti si ostinano in una vita di gaiezza forzata, di perpetue piacevolezze o in altre forme di intensità micidiale, se insistono con il lampo e il fulmine sessuale, o nella corrente del dilettevole senza conflitti, la natura Vita/Morte/Vita torna dalla scogliera da cui viene gettata in mare. Gli amanti che si ostinano a tenere tutto su una cima scintillante vivranno una relazione sempre più ossificata. Il desiderio di vivere l'amore nella sua forma positiva soltanto lo porta a un punto morto. La sfida per il pescatore è affrontare Signora Morte, il suo abbraccio, i suoi cicli di vita e di morte. Senza di lei non può darsi una vera conoscenza della vita, e senza questa conoscenza non può darsi né amore vero né devozione. L'amore costa coraggio e resistenza a percorrere un lungo cammino. Due persone iniziano la danza per vedere se va bene loro amarsi. La Donna Scheletro viene accidentalmente presa all'amo. Si iniziano a vedere le parti fragili e lese dell'altro, o la sua inadeguatezza come trofeo. Quando emerge la donna scheletro si offre una vera opportunità di mostrare coraggio e conoscere l'amore. Amare significa stare con. Significa emergere da un mondo di fantasia in un mondo in cui è possibile un amore faccia a faccia. Amore significa restare quando ogni cellula dice: "Scappa". Al primo confronto con la Donna Scheletro quasi tutti provano l'impulso di volare via come il vento. Anche la corsa rientra nel processo, ma la corsa non può durare a lungo, o per sempre.La Caccia e il Nascondimento. La natura Morte ha la strana abitudine di emergere nelle storie d'amore proprio quando pensiamo di aver vinto un amante, un "pesce grosso". Ecco il perché di tanto correre e nascondersi. Ma non c'è nessun posto dove nascondersi. All'inizio, quando impariamo ad amare davvero, fraintendiamo molto. Pensiamo di essere inseguiti mentre in realtà è la nostra intenzione di metterci in relazione con un altro essere umano in modo speciale che aggancia la donna scheletro. Ovunque stia nascendo l'amore, sempre affiora la forza Vita / Morte / Vita. Sempre. Paradossalmente, quando uno dei due innamorati tenta la fuga, la relazione è investita da più vita. E più si crea vita, più il pescatore è spaventato. E più corre, più si crea vita. La fase della corsa e del nascondimento è quella in cui gli amanti tentano di razionalizzare la loro paura dei cicli Vita/Morte/Vita. Dicono: "Può andare meglio con un altro", oppure "Non voglio rinunciare a..", o "non voglio cambiare la mia vita", "affrontare le mie e le altrui ferite", "non sono ancora pronta"; "non voglio essere trasformato". Si cerca disperatamente un riparo e il cuore batte, non perché si ama e si è amati, ma per vigliacca paura. Essere intrappolati da signora Morte! Abbiamo trovato un tesoro, e cerchiamo di fuggire. Ma alla fine tutti dobbiamo baciare la strega. Lo stesso processo segue l'amore. Vogliamo soltanto la bellezza e non vogliamo affrontare il "brutto". La donna scheletro ci insegue. E' la grande maestra che avevamo detto di volere. "No, non questa maestra!". Peccato: è la maestra che tocca a tutti. Molti temono che quando le cose diventano spaventose e si ingarbugliano in una storia d'amore la fine è vicina, mentre non è così. L'idea di "prendersi dello spazio" è come l'igloo del pescatore, dove pensa di essere al sicuro. Cercare di prendere solo i lati piacevoli di una relazione d'amore non funziona mai. Gli amanti si sono preparati, si sono rafforzati, stanno cercando di mantenere in equilibrio le loro paure. E ora, proprio quando stanno per battere sul cuore come su un tamburo e cantare, uno grida: "non ancora", oppure "No, mai e poi mai". Tutti quelli che non sono pronti, hanno bisogno di tempo, sono comprensibili, ma solo per un breve periodo. La verità è che mai nessuno è completamente pronto. Come sempre nella discesa nell'inconscio, viene un momento in cui semplicemente ci si tappa il naso e ci si butta nell'abisso. Per amare il piacere non ci vuole molto, per amare davvero ci vuole un eroe capace di governare la propria paura.Sbrogliamento dello scheletro. Se stiamo facendo l'amore, anche se siamo apprensivi o spaventati desideriamo liberare le ossa della natura Morte. Vogliamo toccare il non-bello dell'altro, e in noi medesimi. Che cos'è il non-bello? La nostra segreta fame di essere amati è il non-bello. La nostra negligenza quanto a lealtà e la nostra devozione sono poco attraenti, il nostro senso di separazione dall'anima è scialbo, i nostri bitorzoli psicologici, le inadeguatezze, gli equivoci e le fantasie infantili sono il non-bello. Sbrogliare la donna scheletro significa comprendere che l'amore non è tutto un luccichio di candeline. Significa trovare coraggio e non paura nell'oscurità della rigenerazione. Significa balsamo per le ferite. Cambiare i nostri modi di essere per riflettere la salute e non la povertà dell'anima. La paura è una scusa modesta per non fare questo lavoro tutti abbiamo paura. Se sei vivo, hai paura. Tre cose differenziano il vivere con l'anima di contro al vivere solamente con l'io: la capacità di sentire e apprendere modi nuovi, la tenacia per percorrere una strada impervia, la pazienza di apprendere nel tempo l'amore profondo. Non è con l'io mutevole che amiamo l'altro, ma con l'anima selvaggia. Una selvaggia pazienza è necessaria per sbrogliare le ossa, per imparare il significato di signora Morte. Ci vuole un cuore desideroso di morire e rinascere, morire e rinascere. La persona che ha sbrogliato la donna scheletro conosce la pazienza, sa meglio come aspettare. Non è traumatizzata né spaventata dalla magrezza, e neanche sopraffatta dal godimento. I suoi bisogni di "avere tutto subito" si trasformano nella capacità di trovare tutte le sfaccettature della relazione. Non teme di correlarsi con la bellezza della furia, la bellezza dell'ignoto, la bellezza del non-bello. Nell'apprendere e nell'elaborare tutto ciò diventa l'amante selvaggio per eccellenza.Il sonno della fiducia. In questa fase l'amante torna a uno stato di innocenza, in cui è ancora intimorito dagli elementi emotivi, uno stato di desideri, speranze e sogni. Il pescatore ha affrontato la donna scheletro, l'ha toccata. Questo lo porta a una trasformazione, all'amore. Qui il sonno simboleggia la creazione e il rinnovamento, la rinascita. L'innocenza è uno stato che si rinnova con il sonno, bello sarebbe portare con noi un'innocenza vigile e tenerla stretta per averne calore. Il pescatore mostra tanta fiducia nella natura Vita/Morte/Vita da riposare e vivificarsi in sua presenza. Quando gli amanti giungono a questo stato, si arrendono alle forze che stanno dietro di loro, alle forze che hanno fiducia, fede e il profondo potere dell'innocenza. Dormono il sonno del saggio invece che del diffidente. C'è una cautela realistica e una ingiustificata, che deriva dall'essere stati feriti in passato. Coloro che temono di "essere presi in giro" o "intrappolati", che proclamano a gran voce di voler "essere liberi", sono quelli che si lasciano sfuggire l'oro dalle dita. Talvolta non ci sono parole per dare coraggio, talvolta bisogna semplicemente buttarsi. Dev'esserci un certo punto nella vita di un uomo in cui fiducioso va dove l'amore lo conduce. Quando una vita è troppo controllata, sempre più diminuisce la vita da controllare. Nella psiche maschile c'è una creatura, un uomo non ferito, che crede nel bene, è saggio e non ha paura di morire. La fiducia non dipende dal fatto che sa che l'amante non lo ferirà. La sua è la fiducia che qualunque ferita riceva, essa potrà essere curata, che una vita nuova segue la vecchia. La fiducia consiste nel sapere che dopo una fine ci sarà un nuovo inizio. Talvolta più un uomo diventa libero e vicino alla donna scheletro, più la sua amante si spaventa e deve fare un suo lavoro sullo slegare e l'osservare. Perché l'amore fiorisca bisogna aver fiducia nel fatto che qualunque cosa accada, comunque apporterà una trasformazione.Il dono della lacrima. Le lacrime hanno un potere creativo. La lacrima che viene pianta è la lacrima della passione e della compassione mescolate insieme, per sé e per l'altro. La lacrima di chi sogna scende quando un aspirante amante consente a se stesso di sentire e fasciare le sue ferite, piange perché sente la sua solitudine, l'acuta nostalgia per un luogo psichico, per una conoscenza selvaggia. Amare l'altro non basta, non basta "non essere d'impedimento", o essere "di sostegno" o "presente". La donna scheletro attende quella lacrima che dice: "ammetto la ferita". Questo è l'inizio della conoscenza profonda dell'uomo. E' un errore pensare che qualcuno possa essere il nostro curatore, il nostro eccitante, il nostro riempitivo: dobbiamo curare la ferita dentro di noi. Quando l'uomo versa la lacrima si impadronisce del suo dolore, e lo conosce quando lo tocca. Vede come la sua vita è stata vissuta in modo protetto a causa della ferita, e che cosa della vita ha perduto. Vede come ha azzoppato il suo amore per la vita, per se stesso, per l'altro. La lacrima del pescatore avvicina la donna scheletro. Il pescatore lascia che il suo cuore si spezzi: non che vada in frantumi, ma che si apra. E' un amore che lo avvolge, ora nascerà in lui un cuore grande ed oceanico.Un cuore per tamburo e un canto. Il tamburo fatto con il cuore richiama gli spiriti interessati al cuore umano. Il centro psicologico e fisiologico è il cuore. E' il cuore che ci fa amare come ama un bambino: appieno, senza riserve, senza sarcasmo, né dispregio o protezionismo . Consentite alla donna scheletro di diventare più palpabile nella vostra vita e lei a sua volta la renderà più ampia. Quando un uomo dona tutto il suo cuore diventa una forza sorprendente: diventa un'ispiratrice. Quando la donna scheletro dorme con lui, egli diventa fertile, è investito di poteri femminili in un ambito maschile. Porta i semi di una nuova vita e delle morti necessarie. La canzone, come il tamburo, crea una consapevolezza non ordinaria, uno stato di trance, di preghiera.La danza del corpo e dell'anima. Il simbolo della donna scheletro è un residuo del tempo in cui molto si sapeva della morte come portatrice di trasformazione spirituale. Nell'immaginario femminile la Donna Morte era intesa come la portatrice del destino, la fattrice, la fanciulla del raccolto, la madre, la ricreatrice, secondo i cicli. L'amore nella sua forma più piena è un susseguirsi di morte e rinascita: il dolore viene cacciato e rispunta da un'altra parte, muore la passione e rinasce. Amare significa abbracciare e sopportare molte fini e molti inizi, il tutto nella stessa relazione. Energia, sentimento, solitudine, desiderio, noia, tutto sorge e tramonta in cicli relativamente ravvicinati. Il desiderio della vicinanza e delle separazioni cresce e cala. La natura Vita/Morte/Vita ci insegna che la soluzione del malessere è sempre il contrario. Un'azione nuova è la cura per la noia, la vicinanza è la cura per la solitudine, la solitudine è la cura per la sensazione di essere bloccati. Nella storia il pescatore era prima inconsapevole, poi è spaventato e in fuga. Infine riflette e comincia a sciogliere i suoi sentimenti e a trovare un modo per correlarsi alla donna scheletro. Poi la sua lacrima di sentimento la nutre e il suo cuore la crea. Così è riamato e impara ad amare. La donna scheletro viene prima gettata ed esiliata, poi acchiappata da un individuo che la teme. Comincia a tornare alla vita, si trasforma in essere vivente. E' amata e riama. Lei, la grande ruota della natura, e lui, l'essere umano, ora vivono in armonia insieme. Vediamo nel racconto che il dono del corpo è uno degli ultimi delle fasi dell'amore, così come dev'essere. Non accettate l'amante che subito vuole il corpo, insistete perché tutte le fasi si sviluppino. Fare l'amore è rimescolare spirito e carne, spirito e materia. Per amare dobbiamo fare l'amore con la strega. Come in questa storia dovrebbe svilupparsi la relazione amorosa: ogni partner dovrebbe trasformare l'altro. La forza e il potere di ognuno vengono liberati e spartiti. Chissà cosa cacceranno insieme.
Da quando ho letto questo libro, ogni volta che mi capita qualcosa, vado sempre a vedere se ho disatteso uno dei quattro accordi e sempre c'è una di queste quattro cose di cui non ho tenuto conto. Col tempo mi sono abituata ad accorgermene prima e, salvo in alcuni casi dove il mio stato è già compromesso, cerco di osservare come mi comporto nei confronti di questi quattro accordi.
I Toltechi erano degli artisti e avevano una saggezza che noi ci siamo dimenticati, così troppo abituati come siamo a seguire gli stordimenti della ragione. In realtà l'artista ha un collegamento più profondo con la sua anima e forse anche con l'anima collettiva dell'umanità e spesso riesce a guardare oltre.
Questi quattro accordi consentono di non dissipare energia, ma di essere sempre concentrati sulla nostra reale missione.
Come sostengono i Toltechi, noi siamo Esseri unici, ognuno con il suo scopo e la sua missione, già quando ci parliamo è difficile comprenderci, perché, avendo ognuno il suo punto di vista, è possibile che una persona dica all'altra A e lei capisca B, gli risponda C e l'altra capisca D.
Allora perché prendersela tanto e cercare sempre di aver ragione? Non ha senso, è una fatica sprecata, mentre è fondamentale stare attenti al peso delle proprie parole, soprattutto se sono negative e giudicanti.
Un sorriso, una parola d'amore, un complimento, ci trasmettono per riflessione l'energia positiva di chi l'ha ricevuto, lo stesso dicasi per un'offesa che noi facciamo, ci riflette sempre la rabbia dell'offeso. Allora perché offendere?
Arrabbiarsi?
Litigare?
Usare parole che fanno male?
E' come farsi male da soli, perché ci ritorna indietro, come in uno specchio, quello che abbiamo seminato.
Anche gli alchimisti suggerivano di attivare un osservatore interiore capace di accorgersi dei momenti in cui noi esercitiamo un giudizio nei confronti degli altri, in realtà non stiamo facendo altro che giudicare una parte di noi stessi che non accettiamo.
E' come se i Toltechi conoscessero già la Fisica quantistica, erano perfettamente consci del fatto che ogni fenomeno, attività, accadimento, conversazione, sono influenzati dell'osservatore.
E sono influenzati diversamente anche dallo stesso osservatore a seconda del suo stato d'animo.
Forse dovremmo abituarci a parlare meno e a stare più in silenzio attivando l'Osservatore Interiore e le Leggi dell'Amore.
Ecco i quattro accordi e di seguito una sintesi del libro dello stesso Ruiz presa dal sito di seguito riportato.
SII IMPECCABILE CON LA PAROLA
NON PRENDERE NULLA IN MODO PERSONALE
NON SUPPORRE NULLA
FAI SEMPRE DEL TUO MEGLIO
Vi mando anche altri link utili, per chi capisce lo spagnolo, quelli dello stesso Don Miguel.
Cerchiamo di diffondere l'Amore e non gli inutili conflitti, mentre stiamo perdendo tempo a guardare gli altri e a giudicarli, la nostra vita scorre inutilmente fuori dai suoi binari, se trattiamo il prossimo con rispetto e Amore, il loro sorriso ci riempie e la nostra giornata si trasforma in un giorno di Sole.
Nel sogno del pianeta è normale per gli uomini soffrire, vivere nella paura
e creare drammi emozionali. Il sogno esterno non è piacevole. E' un sogno di
violenza, di paura, di guerra e di ingiustizia. I sogni personali variano, ma a
livello globale si tratta più che altro di un incubo. Se guardiamo la società
umana, vediamo un luogo in cui è molto difficile vivere, perché è governato
dalla paura. In tutto il mondo vediamo sofferenza, rabbia, vendetta,
dipendenza, violenza nelle strade e tremende ingiustizie. La paura forse esiste
a livelli diversi in paesi diversi, ma globalmente controlla il sogno
esteriore.
Se paragoniamo il sogno della società umana con la descrizione dell'inferno,
propagandata da tante religioni, scopriamo che si somigliano moltissimo. Le
religioni dicono che l'inferno è un luogo di castigo, di paura, dolore e
sofferenza, un luogo in cui siamo consumati dal fuoco che è generato dalle
emozioni basate sulla paura. Ogni volta che proviamo rabbia, gelosia, odio o
invidia, sentiamo un fuoco bruciarci dentro. Viviamo in un sogno infernale.
L'inferno è intorno a noi. Ci raccontano che se non ci comportiamo come
dovremmo andremo all'inferno. Che novità!Ci
siamo già, all'inferno, noi e le persone che ci dicono queste cose. Certo, gli
altri possono gettarci in un inferno più grande, ma solo se permettiamo loro di
farlo.
Ogni essere umano ha il proprio sogno personale, spesso governato dalla paura
così come il sogno della società. Impariamo a sognare l'inferno durante la
vita. Le stesse paure si manifestano in modi diversi per ogni persona,
ovviamente, ma tutti sperimentiamo rabbia, gelosia, odio e invidia. Il nostro
sogno personale può anche diventare un incubo senza fine, fatto di paura e
sofferenza. Ma non è necessario vivere in un incubo.Possiamo anche fare un sogno
piacevole.
Don Miguel Ruiz
1.Sii
impeccabile con la parola: La parola è il potere con cui
creiamo, la parola è una forza, è il potere di esprimere e comunicare, di
pensare e quindi di creare gli eventi della nostra vita. Come una spada a
doppio taglio può creare un sogno magnifico, oppure distruggere tutto. La parola impeccabile crea bellezza, armonia, comunione. A seconda di
come la usiamo la parola ci renderà liberi o schiavi. Se ci abbandoniamo
all’ira e con le nostre parole inviamo veleno emozionale verso altre persone,
stiamo usando la nostra parola contro di noi. Se invece le nostre parole
esprimono rispetto ed amore creeremo attorno a noi armonia e serenità.
Principalmente ci serviamo della parola per diffondere i nostri veleni
personali: ira, gelosia, invidia ed odio. La parola è magia pura è il dono più
potente che abbiamo. L’impeccabilità della parola può guidarci verso la libertà
personale, verso il successo e l’abbondanza , può toglierci la paura e
trasformarla in gioia ed amore. 2.Non prendere nulla in modo
personale: qualunque cosa accada intorno a noi non
prendiamola personalmente. Ciò che fa soffrire l’essere umano si chiamaimportanza personale– cioè la tendenza a prendere tutto
sul piano personale, come se tutto il mondo ruotasse attorno a noi. Nulla di
ciò che fanno gli altri è a causa nostra, ognuno vive nel proprio sogno, nella
propria mente e in un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo noi.
Quando prendiamo qualcosa in modo personale, crediamo che gli altri
sappiano cosa c’è nel nostro mondo e cerchiamo di imporre il nostro punto
di vista sul loro. Anche quando una situazione sembra estremamente personale,
anche quando gli altri ci insultano direttamente, non a nulla a che fare con
noi. Quello che dicono e fanno, le opinioni che manifestano, tutto segue gli
accordi che hanno preso con se stessi. Il loro punto di vista deriva dalla
programmazione che hanno ricevuto dall’ambiente. Se qualcuno ci dice qualcosa
di spiacevole, la verità è che quella persona sta affrontando le proprie
emozioni, opinioni e convinzioni. Cerca di inviarci del veleno, e se
prendiamo in modo personale ciò che ci dice, il veleno passa dentro di noi.
Facciamo attenzione a non mangiare “tutta la loro spazzatura emotiva”, basta
non prendere nulla in modo personale per essere immuni al veleno. Quando
prendiamo le cose personalmente ci sentiamo offesi e la reazione è quella di
difendere le nostre convinzioni, creando conflitti. Rendiamo grande
qualcosa che di per sé è piccolo, perché abbiamo bisogno di avere ragione e di
dimostrare che gli altri si sbagliano. Anche noi trasmettiamo le nostre
opinioni e anche per noi vale il fatto che qualunque cosa facciamo,
qualunque emozione proviamo, si tratta di una proiezione del nostro sogno
personale di un riflesso del nostro sistema di credenza. Quello che diciamo e
quello che facciamo, le opinioni che abbiamo, tutto è il riflesso del nostro
sistema di credenza, perciò non ha nulla a che vedere con gli altri. Il lavoro
da fare è arrivare al punto in cui il giudizio degli altri - sia in positivo
che in negativo - non ci tocca, perché abbiamo la percezione interna del nostro
valore e quindi non restiamo agganciati da ciò che gli altri pensano di noi.
Qualunque cosa gli altri pensano o dicano di noi non ci riguarda, stanno parlando a voce alta di se
stessi. L’essere umano crea dentro di sé un film, di cui è protagonista,
regista, produttore e tutti gli altri sono personaggi secondari . Il nostro
punto di vista è personale è la nostra realtà.Chi si arrabbia è perché ha paura e
l’altro è solo un pretesto per portare fuori un disagio, un tema non risolto.
Se siamo in armonia con chi ci circonda, significa che l’altro non ci
suscita nessuna reazione negativa e quindi questo vuole semplicemente dire che
non stiamo contattando una nostra paura o un nostro limite e quindi non lo riversiamo
sull’altro. Anche le opinioni che abbiamo su di noi non sempre sono esatte,
infatti molto spesso tutte le varie sub-personalità parlano contemporaneamente
– immaginiamo un mercato dove tante persone parlano tutte insieme – e quindi
risulta complesso essere obbiettivi e centrati.
Quando nulla viene preso in modo personale si evitano sentimenti di rabbia,
gelosia, rancore, invidia. 3.Non supporre nulla:
Tendiamo a supporre ciò che gli altri pensano o fanno, lo prendiamo sul
personale, li incolpiamo e reagiamo inviando loro veleni emozionali tramite le
parole. Per questo ogni volta che supponiamo qualcosa stiamo sbagliando.
Facciamo una supposizione, capiamo male, prendiamo la cosa in modo personale e
finiamo per creare un dramma completamente inutile. Tutta la tristezza, tutti i
drammi della nostra vita sono fondati sulle supposizione sull’abitudine di
prendere le cose in modo personale. Egeneralmente
cominciamo a spettegolare ed inviare veleno emozionale sugli altri sulla base
delle nostre supposizioni. E’ sempre meglio chiedere che supporre, la
supposizione porta equivoci ed incomprensioni. Supporre che gli altri sappiano
ciò che pensiamo e che perciò non sia necessario dirlo, è un errore che accade
spesso nei rapporti. 4.Fai sempre del tuo meglio:
valutando però momento per momento, ascoltandoci, al fine di non strafare.
L’importante è non giudicarsi, così da non cadere nei sensi di colpa, se
facciamo del nostro meglio impariamo ad accettarci. Occorre arrivare al punto
di agire per il piacere di agire. Fare le cose dandogli valore e sentendole
importanti per noi, anche le piccole cose quotidiane, al fine di far assumere
loro un valore diverso. Ogni azione dovrebbe diventare un rituale in cui amiamo
il divino, ogni pensiero diventa una comunione con Dio e viviamo un sogno privo
di giudizi e vittimismo, senza più bisogno di spettegolare e di trattare male
gli altri e se stessi.
Se siamo impeccabili con la parola, se non prendiamo le cose a livello
personale, se non supponiamo nulla e facciamo sempre del nostro meglio, saremo
in grado di controllare la nostra vita.