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VIDEO – Patrizia Boi racconta “Il Pinguino Imperatore”. Visioni di una fiaba…
In esclusiva per StudioLive24 Patrizia Boi. Scrittrice dalla penna decisa e ricca di sfumature, dalle visioni vivaci e cariche di significato, la Boi è tra gli ospiti più attesi della prima edizione del “Sarno CantaFavola festival” che si svolgerà 21- 22- 23 marzo 2019 a Sarno, in provincia di Salerno, al Teatro Comunale Luigi De Lise. Evento legato a Telethon ed alla raccolta fondi per aiutare la ricerca.
Patrizia Boi, per l’occasione, ha accolto con entusiasmo l’idea di lanciare dalla WebTv di StudioLive24 il racconto delle sue fiabe.
Coinvolta del “Sarno CantaFavola Festival” nella sua veste di affabulatrice sia ad aprire la serata del 22 marzo, con la lettura di un brano del suo ultimo romanzo “Mammoy” – una fiaba inedita illustrata dal genovese Niccolò Pizzorno in corso di pubblicazione con la Casa Editrice ‘dei Merangoli’ – sia conando al Festival anche altre sue tre fiabe: “Il Pinguino Imperatore”, “La Quercia della Conoscenza”, “Il Mascheraio Magico”, per creare uno spazio per grandi e bambini nella WebTv di StudioLive24
IL PINGUINO IMPERATORE
Burzuk era un delizioso cucciolo di Pinguino Imperatore, morbido e grassottello, un batuffolo profumato di mare con le zampe ancora insicure. Avrebbe presto imparato a nuotare veloce tra le acque gelide della Terra Fredda catturando pesciolini e calamari con il suo tenero beccuccio.
Sua madre era la più graziosa pinguina dell’Antartide: aveva testa, collo e dorso neri come se indossasse un abito da sera, il petto candido e delle splendide macchie arancioni dietro alle orecchie che sembravano preziosi orecchini. Le zampe erano brillanti e la sua eleganza era nota a ogni membro della comunità.
Nella stessa colonia vivevano molti pulcini nutriti e accuditi dai genitori. La loro vita era organizzata così: le femmine deponevano le uova e poi le abbandonavano subito dopo per andare a caccia di pesce nell’Oceano aperto. Restavano poi lontane per un paio di mesi affidando la cova ai maschi.
I padri, dunque, tenevano al caldo le uova appena deposte mantenendole in equilibrio tra le zampe e ricoprendole con il marsupio di pelle. E non si allontanavano mai, nemmeno per mangiare: avevano terrore che i piccoli fossero catturati da qualche predatore, così diventavano magrissimi in attesa che le femmine tornassero.
Quando le madri facevano ritorno con il ventre carico di buon pesce per i neonati, allora i maschi partivano verso il mare per cercare cibo. Le ‘pinguine’ rigurgitavano il cibo accumulato per nutrire i cuccioli e li scaldavano nel tiepido bozzolo delle loro tasche. Il clima era molto rigido e i pulcini piumosi sarebbero potuti morire in pochi minuti senza quel tepore.
In questa bella colonia ogni cucciolo era protetto come in un nido, gli adulti si stringevano l’uno contro l’altro per sfuggire al vento e al gelo e conservare il calore. Facevano a turno muovendosi all’interno del gruppo riparato e quando si erano scaldati un poco, si spostavano all’esterno per lasciare agli altri la protezione del calore. Erano davvero un esempio di solidarietà.
Così i cuccioli crescevano al caldo e nutriti di quanto avevano bisogno. La vita scorreva felice e serena finché ogni cucciolo diventava adulto, ma prima di quel momento aveva bisogno di cure e attenzioni. In questo piacevole clima viveva il pulcino Burzuk.
Ma un brutto giorno tutto cambiò: il ghiaccio si spaccò e alcuni Pinguini vennero inghiottiti dalla voragine aperta, gli altri si allontanarono sopra la lastra di ghiaccio che scivolò lontano lontano alla deriva.
Solo Burzuk si salvò scampato alla sorte più nera grazie a una profonda fessura in cui era stato accolto nel ghiaccio. Con il suo lungo becco riuscì a pescare giusto per sopravvivere. Erano lontani i tempi in cui sua madre gli allisciava il pelo dalla mattina alla sera aspettando che fosse indipendente.
Per tollerare la solitudine Burzuk s’inventò un’amica immaginaria con cui giocare: una ‘Pinguina’ dal dorso rosa e il becco rosso come un cuore, la dolce Alikina. Quando si sentiva abbandonato pensava alla sua Alikina e si sentiva consolato. E quando era assalito dai dubbi ne discuteva con la dolce Pinguina e ogni paura si allontanava. Insomma le giornate passarono in fretta e lui si ritrovò adulto, capace ormai di immergersi a pescare in acque più profonde e pericolose.
Da grande viaggiò per la Terra Fredda dell’Antartide dove incontrò una splendida ‘Pinguina’ – che somigliava alla sua amica immaginaria – con la quale andò a vivere in una nuova colonia. Alikina, però, lo seguì ovunque come una bella immagine in cui potersi sempre specchiare nei momenti di solitudine.
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