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L'acqua questa sconosciuta
Le meraviglie della nostra compagna di vita
Per comprendere appieno l’importanza che riveste l’acqua per la nascita della vita dobbiamo partire dalla sua genesi avvenuta qualche miliardo di anni fa quando sulla terra. Secondo quanto ci è dato sapere dalla geochimica, il vapore acqueo presente in atmosfera iniziò a condensarsi grazie al progressivo raffreddamento della crosta terrestre, consentendo il formarsi del fenomeno atmosferico della pioggia che cadendo incessante cominciò a dilavare sali minerali dalle rocce, e l’acqua, accumulandosi nelle depressioni del suolo, diede origine agli oceani primitivi.
E fu proprio nelle acque di questi oceani che si formò la prima cellula vivente, dalla quale presero forma gli organismi pluricellulari la cui evoluzione portò alla nascita dell’uomo. Noi quindi non siamo altro che un piccolo lembo di oceano, la cui acqua scorre di continuo all’interno di un sistema di canalizzazione lungo oltre centomila chilometri, racchiuso entro i confini delimitati dalla nostra pelle.
L’acqua è un elemento affascinante e ancora oggi in gran parte misterioso. È l’unico elemento in natura ad essere presente in forma liquida, solida e gassosa, ed è anche l’unico fluido che raffreddandosi aumenta di volume e diminuisce di densità, risultando più leggero allo stato solido di quanto lo sia allo stato liquido, motivo per cui il ghiaccio è in grado di galleggiare sugli oceani, consentendo in questo modo alla vita sottomarina di continuare ad esistere. Tutto ciò non è sorprendente e meraviglioso al tempo stesso?
Altra assoluta anomalia è la sua elevatissima tensione superficiale, seconda solo a quella del mercurio. Pensate che grazie alla forza con cui le molecole si aggregano l’una all’altra, l’acqua è l’unico fluido capace di violare la forza di gravità essendo in grado di muoversi non solo dall’alto verso il basso come tutto su questa terra, ma anche di risalire le superfici dal basso verso l’alto, in presenza di collettori di piccolo diametro. Questo fenomeno che viene definito capillarità, è il motivo principale per cui il sangue (85% acqua) e gli altri liquidi organici, sono in grado risalire lungo i capillari e raggiungere tutte le cellule del corpo, così come avviene per la linfa degli alberi, che dalla base del tronco si spinge fino ai rami più alti. Pensate al caso di una sequoia gigante che s’innalza per oltre 60 metri d’altezza. Davvero incredibile! Solo all’acqua è concesso di fare questo, il che la dice lunga su quanto sia determinante per la nascita e il mantenimento della vita.
Fino ad oggi si è sempre dato maggior risalto alla sua componente chimica, mentre la sua unicità sta nella sua struttura molecolare, sia interna che esterna. Mi spiego meglio. All’interno di ogni sua molecola sono presenti un atomo di ossigeno, molto grande, e due atomi molto più piccoli di idrogeno, e l’eccezionalità sta nel fatto che gli atomi d’idrogeno non si dispongono in maniera simmetrica e opposta rispetto a quello dell’ossigeno, ma formano con lui un angolo di 105°, quando l’acqua si trova allo stato liquido, e uno di 109° quando è allo stato solido. È come se la natura si fosse distratta e non li avessi posizionati nella forma più stabile possibile, contravvenendo alle leggi della termodinamica, ma è proprio grazie a questa singolarità che la molecola diviene dipolare, cioè presenta due cariche elettriche uguali, ma di segno opposto, negativa sul lato in cui è posizionato l’atomo di ossigeno, e positiva su quelli in cui si trovano gli atomi d’idrogeno, diventando di fatto una piccola calamita. Grazie a questa capacità di aggregazione delle sue molecole, l’acqua non evapora a basse temperature, il che rende possibile lo svolgersi dell’attività biologica e di conseguenza il formarsi della la vita.
Altra diretta conseguenza di questa sua peculiarità è che le molecole, attirandosi l’un l’altra, non viaggiano mai sole, ma sempre riunite in grappoli di varie dimensioni chiamati cluster, che la scienza ha scoperto essere le unità di memoria in cui l’acqua registra le informazioni con cui viene in contatto, per poi ritrasmetterle. E qui non parlo solo dei soluti in essa presenti, che tra l’altro riesce a disgregare con molta facilità, ma mi riferisco espressamente a campi elettromagnetici e vibrazionali, suoni, parole, pensieri. I cluster non sono altro che le lettere dell’alfabeto del linguaggio di cui si serve l’acqua per interagire con l’ambiente e con le creature che lo popolano.
Studi recenti in questo campo sono stati portati avanti da insigni ricercatori come il giapponese Masaru Emoto, e l’indiano Rustum Roy, membro dell’Accademia delle Scienze USA e docente di scienza dei materiali alla Pensilvania State University. Masaru Emoto, scienziato e ricercatore giapponese la cui genialità è stata quella di mettere a punto una tecnica con cui fotografare i cristalli ottenuti dall’immediato congelamento di molecole d’acqua sottoposta a vibrazioni derivanti da parole, brani musicali, pensieri e stati d’animo. L’acqua è infatti in grado di registrare qualsiasi vibrazione con cui entra in contatto, anche la più sottile, modificando la propria struttura in relazione ai messaggi che riceve. L’aspetto decisamente più sorprendente e affascinante sta nel rendersi conto di come l’acqua reagisca anche nei confronti di energie estremamente rarefatte come quelle emesse dal pensiero e addirittura dalla parola scritta, e lo faccia creando strutture di indicibile armonia e perfezione nel caso in cui i contenuti abbiano valenza positiva, e invece amorfe, o addirittura orripilanti nel caso opposto.
Venendo all’altro ricercatore a cui ho fatto cenno, Rustum Roy, questi racconta che iniziò a interessarsi all’elemento acqua dopo aver parlato nel 1981 con il capitano Neel Keery, comandante del mercantile Lara, che a causa di un incendio verificatosi a bordo, naufragò al largo delle coste statunitensi, e che si salvò, insieme ai componenti dell’equipaggio, bevendo per diversi giorni acqua salata senza subire danni alla salute. Alla domanda che gli fu posta se avesse una qualche spiegazione plausibile sull’accaduto, il capitano Keery rispose semplicemente che lui e i suoi uomini, per continuare a vivere, ogni qualvolta avevano preso la decisione di bere l’acqua dell’oceano, si erano concentrati nell’immaginare che da blu e salata si trasformasse in dolce e di un bel verde smeraldo, e così di fatto avvenne. Con il loro pensiero erano riusciti a interagire a livello vibrazionale con le molecole dell’acqua dell’oceano che mutando la disposizione dei loro cluster, la resero biocompatibile. Non si tratta di fantascienza, perché se pensiamo che il nostro cervello è formato per il 90% d’acqua, appare del tutto logico che questo fluido possa essere direttamente coinvolto nei processi di creazione dei modelli d’informazione.
Naturalmente l'acqua rimane sempre acqua, ma i suoi cluster, come fossero cellule appartenenti a un sistema nervoso, si configurano e reagiscono in base alle sollecitazioni esterne a cui si trovano sottoposti. Il cluster non è altro che una cella di memoria, all’interno della quale sono presenti ben 440.000 unità di informazione, ciascuna responsabile di interazione con l’ambiente secondo la propria specifica modalità. La memoria dell'acqua, contiene informazioni che possono essere cancellate e reinserite secondo nuovi parametri come avviene nei computer. La struttura molecolare dell’acqua non è altro che l’alfabeto con cui si esprime.
Ulteriore riprova dell’esistenza della memoria dell’acqua ci viene fornita dall’osservazione dei fiocchi di neve. Seppur simili, i fiocchi sono tutti diversi l’uno dall’altro per struttura molecolare, e si è visto che se li sciogliamo, e conserviamo la relativa acqua in recipiente, quando a distanza di tempo andremo a raffreddarla per ricostituirli, incredibilmente ogni fiocco si riformerà con l’identica struttura molecolare che possedeva al momento del disgelo. Quale migliore e poetica conferma dell’esistenza della memoria dell’acqua! Queste non sono che alcune delle “magiche” proprietà dell’acqua, che approfondiremo nel prossimo articolo dove si parlerà della sua interazione con il nostro stato di salute.
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