Quando avesse sviluppato il suo primo germoglio nessuno avrebbe potuto dirlo, era conosciuto dalla notte dei tempi, forse era esso stesso il principio originario del mondo vegetale. Era soprannominato “Il Frassino del Tempo senza Tempo”, un infinito tripudio di vita capace di racchiudere in sé la connessione tra i mondi. Dove fosse situato era difficile saperlo, si trattava di uno spazio assoluto esteso senza dubbio tra il sole e la luna, passante attraverso il centro dell’Universo. Del suo immenso tronco non si conosceva né l’inizio né la fine e nemmeno se ne sarebbe potuto misurare lo spessore che si percepiva come un magma di sensazioni indefinito.
L’unico argomento sicuro era il numero delle sue Radici, Dodici Colossali Propaggini che penetravano nella terra fino al mistero assoluto del mondo sotterraneo, quell’inferno di fuoco e fiamme che racchiude ogni mostruosa paura, ogni terrificante segreto, ogni abominevole pensiero, ogni deplorevole delitto, un animale deforme e pericoloso creatore degli incubi più spaventosi. Eppure quelle Radici restavano immacolate come Vergini, Dodici Fanciulle senza peccato e senza macchia, che si sviluppavano per uno spazio infinito contenente un mare di premesse, un oceano di caratteri differenti origine d’ogni radicamento. Erano immerse in una sorgente perenne d’acqua cristallina che purificava sul nascere ogni tentativo di creare il male, un dedalo di fiumi sotterranei che scorrevano nelle quattro direzioni, Nord, Est, Sud, Ovest, portandosi via il tempo ed occupando tutto lo spazio.
Quell’acqua di vena nutriva le Radici accrescendole incessantemente. Potevano essere i primi Dodici Antenati da cui aveva avuto origine ogni stirpe, ossia le Dodici Gigantesche Radici di differenti piante: Abete, Acero, Betulla, Faggio, Sequoia, Tiglio, Fico, Quercia, Olivo, Noce, Castagno e Olmo. Ogni essenza si era evoluta in un preciso mese dell’anno, da Gennaio a Dicembre, un calendario di personalità da cui sarebbero nati infiniti spiriti, le Dodici Colonne di sostegno ad un unico infinito tronco.
Il fusto del Frassino era un trampolino verso il cielo, con innumerevoli e intricati rami protesi verso la volta celeste, come un velluto di braccia sensuali che oscillavano al vento in ogni direzione. Da quella corteccia biancastra e liscia come la pelle di una fanciulla colava un liquido zuccherino, dono della Ninfa della pianta Flora che nutriva con il suo seno bianco di latte la bocca dei poeti e faceva germogliare il seme della creazione nell’anima degli artisti. Bisognava essere pronti a bere quel latte bianco per non rischiare di perdersi nell’immensità, altrimenti quel nettare poteva essere velenoso come l’amanita muscaria e condurre ad una pericolosa e inguaribile follia.
Nel tronco del Frassino aleggiava lo spirito della Ninfa avvolto in un fantasmagorico velo, come un mantello lunare dove potevano convivere lo spirito femminile e quello maschile. Questi due opposti si integravano in armonia ed equilibrio in un amplesso perenne che contemplava ogni desiderio. I rami determinavano l’estasi ogni volta che toccavano l’asse del cielo, con le loro foglioline che s’illuminavano risplendendo come soli. I raggi dell’astro più caldo abbracciavano ogni rametto e davano energia a tutto il fogliame facendo germogliare fiori profumati e frutti succosi.
In una mattina umida e nebbiosa come tante, dopo aver attraversato un orrendo acquitrino che sorgeva ai piedi del Frassino, un giovane stregone si presentò al cospetto dell’albero. All’inizio non comprendeva quale fosse la discesa e quale la salita e rimase disorientato a osservare il tronco indistinto. Non sapeva in quale direzione avventurarsi per uscire dalla nube della sua confusione.
Poi vide aprirsi delle fessure nella pianta e colare un liquido biancastro, un dono generoso della Ninfa Flora al suo smarrimento. Si abbandonò con fiducia all’invito e cominciò a sorseggiare quel succo mielato che iniziò a zampillare nella sua bocca. Improvvisamente sentì accrescersi la sua forza vitale e acquisì un immenso coraggio. Con decisione e fermezza si aprì un varco nello spiraglio di una fenditura e penetrò nel tronco cavo della pianta. Scegliere su che strada muoversi era fondamentale visto che se sbagliava direzione sarebbe potuto precipitare nell’abisso. Invece ancora una volta la pianta gli venne in aiuto: si ribaltò completamente e divenne liscia e scorrevole come fosse unta d’olio, cosicché lo stregone poté scivolare delicatamente e senza sforzo verso il cielo in un crescente stato d’illuminazione. Il percorso fu lungo, durò un anno intero, si dovette fermare dodici volte e ogni volta che s’arrestava percuoteva ritmicamente il suo tamburo facendo tremare tutta la pianta. Nella sua salita verso il mistero profondo della vita incontrò tutte le sfumature del piacere e non sospese il suo viaggio finché non raggiunse l’Estasi Suprema.
In quel momento il Frassino divenne un arcobaleno di luce, un fascio multicolore che usciva dalle viscere della terra e si spingeva fino al cielo più luminoso. L’acquitrino si trasformò in un lago d’acqua dalla superficie dorata e tutto lo spazio si riempì di piante: Abeti, Aceri, Betulle, Faggi, Sequoie, Tigli, Fichi, Querce, Olivi, Noci, Castagni e Olmi. Tutto intorno crebbero prati dipinti di papaveri, gerbere, ranuncoli, gardenie thumbergia, fiordalisi, non ti scordar di me, violette del pensiero…
Nel silenzio assordante che avvolgeva la pianta vibrarono sommesse le sette note, e ogni nota fu accompagnata da un lampo di luce che diede allo stregone il riflesso della potenza di Dio. Con il Do vibrò un lampo rosso che donò allo stregone il potere delle radici, tutta la conoscenza che gli proveniva dalla terra e la sapienza degli antenati; con il Re s’accese un lume arancione regalandogli la consapevolezza delle emozioni; con il Mi un bagliore giallo gli fornì il potere dell’eloquenza; il Fa fece brillare il verde investendolo del calore dell’amore; mentre il Sol accese un fascio blu che lo fece partecipe del mistero della verità; e ancora il La materializzò un raggio indaco che lo dotò della chiaroveggenza e del potere del terzo occhio; infine la nota del Si, vibrò estesa insieme a un’illuminazione viola che gli concesse la completa beatitudine e fu canale d'ingresso di tutte le energie cosmiche. Fu così che l’albero, grazie all'energia del suono e ai colori dell’iride, affinò la sua percezione del disegno armonico dell'Universo.
La musica attrasse uccelli di tutte le specie che riempirono la foresta del loro delizioso canto. Poi giunsero una miriade di farfalle, libellule e coccinelle che svolazzarono tingendo l’aria dell’eleganza del loro volo e della grazia delle loro ali variopinte. Alla fine lo spazio accolse la schiera degli altri animali del bosco che colmarono di vita ogni tana e pertugio.
Senza ricevere alcun invito si presentò allo stregone anche un mostriciattolo determinato a spaventarlo. Era una massa informe di terrore e spavento con la chioma cosparsa di serpi velenose e di rospi schifosi. Si agitò in tutti i modi mostrando la sua coda pelosa, un enorme dente nero che gli spuntava da una fessura e una lingua arroventata dal fuoco. Cercò di suscitare paura e angoscia con la sua voce cavernosa e metallica, di far infiltrare il dubbio e la discordia, il conflitto e l‘insoddisfazione, ma l’Armonia regnava sovrana, l’Equilibrio sedeva sullo scanno più alto, il Piacere era goduto intensamente e tutti i suoi sforzi non mutarono l’essenza dell’ambiente e anzi nessuno ci fece troppo caso.
Solo una scimmietta dispettosa si divertì a lanciargli in testa una banana facendo sorridere tutte le piante e istigando le altre scimmie a infierire per gioco sul malcapitato. Ci fu così una sonora risata nel bosco, un’ilarità diffusa che costrinse il diavoletto a rientrare in fretta e furia nell’abisso da cui era uscito. Poi però il Frassino, mosso a compassione, lo fece risalire dal mondo di sotto e gli offrì uno spazio dove poter esistere, una dimora di possibilità. Era giusto concedere ad ogni essere anche il germe del dissidio e della guerra perché una pace assoluta a lungo andare si sarebbe potuta rivelare monotona e noiosa. Il Frassino del Tempo Senza Tempo continuò, quindi, a regnare sovrano nello spazio assoluto e a insegnare a tutti gli esseri viventi il segreto della vita, della trasformazione e il piacere della felicità.
Ogni stregone che si rispetti
attua il suo volo coi denti stretti
scaccia paura e confusione
e del suo viaggio prova passione.
Se poi s’infila nel tronco cavo
grazie alla Ninfa Flora dell’Avo
scala del Frassino tutta l’altezza
gode dell’estasi e vive l’ebbrezza.
Senza Radici non si vola [1]: il Frassino
a cura di Lucia Berrettari
Qui c’è l’inizio, il principio del nostro essere, della nostra anima. Davanti al Frassino possiamo apprendere dove siamo nati, qual è la nostra origine antica e ancestrale. Due sono gli insegnamenti fondamentali che il Frassino ci porge. Il primo è riconoscere gli antenati, collegarsi con loro per ricevere talenti e qualità, discendere nella profondità delle nostre radici e cogliere il bene prezioso che ogni avo ci dona, poi risalire verso l’alto, con la consapevolezza della nostra luce interiore. Il secondo insegnamento, il più grande e potente che il Frassino ci indica, è la fusione del bene e del male, del maschile e del femminile, dell’ombra e della luce: l’unione feconda di questi elementi genera vita. Il Frassino ci porta nelle più profonde caverne delle nostre paure, ci scuote con determinazione fino a che ogni corazza e resistenza è inevitabilmente frantumata per far sì che accada il miracolo. Il cuore si apre e la compassione, attraverso le lacrime, sorgente continua e linfa vitale, trasforma ogni dolore e ferita. Qui avviene la nostra nascita o rinascita: adesso, come per magia, appare chiaro il sentiero da percorrere e la luce che in alto si manifesta ci offre una guida. In questo cammino incontriamo l’altro, in un’unione tra il maschile e il femminile che consente il tripudio di colori e musica di tutto ciò che siamo. Il percorso diventa lieve, la gioia e la passione si fondono nel trionfo della vita. In Armonia ed Equilibrio siamo diventati Uno.
[1] Bertold Ulsamer, Senza radici non si vola. La terapia sistemica di Bert Hellinger, Crisalide, 2001
Il Frassino (Fraxinus Excelsior)
a cura di Lidia Costa
Il Frassino comune è una pianta dal tronco eretto che raggiunge i 30-40 metri d’altezza. Generalmente muore giovane, all’età di 150-200 anni circa. Il fusto è slanciato e cilindrico, la corteccia è grigia, liscia negli esemplari giovani, rugosa e fessurata con il passare del tempo. La sua chioma è rotonda con fogliame leggero. Ha foglie costituite da 7-15 foglioline verde cupo lucente sopra e verde pallido sotto, ovali e con margini seghettati. Le gemme vellutate, posizionate tra i ramoscelli, sono grandi e nerastre. I fiorellini senza petali né calice sono riuniti in mazzetti color porpora. Il frutto, una semplice samara ovale, può non fruttificare per anni restando sterile.
Il Frassino si sviluppa allargando le radici in tutte le direzioni: impedisce così la crescita di altre piante intorno a sé. In questo modo si crea un grande spazio vuoto dove si erge soltanto lui maestosamente. Vive dal mare ai monti in tutta Italia resistendo sia al freddo che al caldo. Il legno di Frassino è molto usato per la sua robustezza, leggerezza e flessibilità. In passato era impiegato per costruire i raggi delle ruote in legno dei carri agricoli.
Oggi con il legno di Frassino si fabbricano racchette da sci, compensati, pavimenti, mobili, timoni per imbarcazioni da diporto, manici per attrezzi, parti di strumenti musicali e molti altri oggetti che richiedono un legno forte e resistente. È un ottimo combustibile perché possiede un elevato potere calorifico.
Simbologia e leggenda
Il Frassino Yggdrasil era considerato "Albero cosmico" nella mitologia scandinava, sosteneva e rigenerava l'universo innalzandosi fino al cielo con la sua chioma e con le radici che penetrano fino al cuore della terra. Nei suoi pressi scorreva la sorgente miracolosa Mímir, fonte di saggezza a cui attingeva lo stesso dio Odino. In Grecia il Frassino era consacrato a Poseidone, dio che scuote la terra, dio del sisma, e si credeva fosse abitato dalle ninfe tessitrici di destini. Secondo Esiodo dal Frassino discendeva la stirpe degli uomini di bronzo. Frassino e bronzo erano simboli di durezza e non a caso le armi avevano la punta di bronzo e i manici di Frassino.
I Celti consideravano il Frassino simbolo di rinascita e fonte di guarigioni miracolose. Usavano, infatti, far passare entro il tronco cavo d’un vecchio Frassino, prima dell'alba, i bambini nudi per guarirli dall'ernia. Oppure praticavano un taglio longitudinale in un giovane Frassino, dove, sempre all'alba, facevano passare più volte il bambino malato. Concluso il rituale chiudevano il taglio con l'argilla e legavano il tronco. Il bambino guariva dall'ernia solo se la ferita della pianta si cicatrizzava. Chi beneficiava della guarigione vegliava perché l'albero non fosse tagliato: infatti si riteneva che la vita del bimbo fosse legata a quella della pianta guaritrice.
Il Frassino aveva anche effetti medicamentosi contro i morsi dei serpenti. Il succo delle sue foglie bevuto o applicato sulla ferita era ritenuto un efficace rimedio. Addirittura Plinio scrive che "i Frassini hanno un tale potere che i serpenti non ne sfiorano l'ombra e ne fuggono lontano".
Proprietà fitoterapiche
In molti libri di botanica, il Frassino è citato come un albero terapeutico dalle grandi proprietà. Insieme alla Betulla e al Tiglio è l'albero più usato in Fitoterapia. In genere le gemme contengono il maggior numero di principi attivi, sono un efficace rimedio come diuretici, anti-gotta, antireumatici. Il Frassino veniva spesso prescritto per la gotta e i reumatismi, l'infuso di foglie e il decotto dei frutti furono usati con notevole successo per aumentare la diuresi ed eliminare l'acido urico. Si utilizzano sia le gemme fresche che i semi messi a macerare in soluzione idrogliceroalcolica (macerato glicerico). Il suo trofismo fondamentale è per le vie urinarie e l'apparato osteoarticolare. I semi hanno, però, anche proprietà afrodisiache e vengono usati nell'impotenza maschile.
Fin dal secolo scorso, come rimedio per rimarginare le ferite aperte si usava la parte interna della corteccia. La linfa fresca agisce da disinfettante se appoggiata delicatamente sopra la ferita. Le foglie inserite nelle scarpe donano sollievo ai piedi stanchi. I semi possono essere applicati per alleviare i dolori reumatici o i semplici dolori muscolari. Per produrre "spirito di frassino", si mescolano i suoi semi in parti uguali con bacche di ginepro, foglie di melissa e menta. Si copre di alcool e si lascia su una finestra esposta al sole per tre settimane. Lo "spirito" ottenuto si versa in una bottiglia di vetro scuro e lo si strofina sulle parti doloranti.
I Rimedi di Lidia [2]
Frassinulite
Rimedio efficace contro la cellulite:
- MG Fraxinus Excelsior
- MG Betula Verrucosa
Frassinaia
Rimedio efficace come antisenescenza:
- MG Fraxinus Excelsior
- MG Sequoia Gigante
Frassinarto
Rimedio efficace contro le infiammazioni articolari:
- MG Fraxinus Excelsior
- MG Pinus Montana
- MG Ribes Nigrum
Dosaggio indicativo
Assumere 30 gocce di ogni rimedio nello stesso bicchiere d’acqua due volte al dì.
[2] Si fa presente che i rimedi suggeriti in questo articolo hanno carattere puramente indicativo e divulgativo per il mantenimento della salute e che per le patologie trattate occorre sempre consultare un medico.