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Roma, Roma, Italy
Scrittrice di romanzi, racconti, fiabe, favole e storie per l'infanzia. Autrice del romanzo "Donne allo specchio" Mef Firenze, della raccolta di Fiabe "Storie di Magia" Happy Art Edizioni Milano, del volume LegenΔe di Piante - Nostra Protezione ed equilibrio in terra (una raccolta di 12 leggende sulle piante ambientate nei dodici mesi dell’anno) pubblicato a puntate nel 2014 su Wall Street International Magazine.Nel giugno 2017 ha pubblicato per la Collana I Cortili della Casa Editrice dei Merangoli, il Saggio Ingegneria Elevato n - Ingegneria del Futuro o Futuro dell’Ingegneria?, scritto a quattro mani con suo fratello Maurizio Boi, con 150 Immagini Colore/BN del fotografo Sergio Pessolano.

giovedì 25 settembre 2014

Settembre: La casetta sull'Olivastro

LegenΔe di Piante. La casetta sull'Olivastro

L'appuntamento di Settembre

La casetta nel bosco
Rosetta abitava nella tenuta di suo nonno Leopoldo, un casale accanto al mare situato in mezzo a una distesa di Olivi. Erano piante eleganti e radiose con le chiome dai riflessi argentei spesso scosse dalla brezza marina. I loro corpi sembravano nuotare tra i fiori gialli di tarassaco ergendosi solari e affabili nella marea di farfalle che a primavera vi giravano intorno. Le radici estese e superficiali si espandevano lateralmente e si ingrossavano nell’innesto col fusto formando un pedale dal quale spuntavano germogli e spesso altre radici. I tronchi diventati ormai nodosi, scabri, ricoperti da solchi profondi e contorti per l’età, vestivano i loro colori scuri di innumerevoli ramificazioni che sembravano estendersi verso il sole o verso il mare a seconda di come erano sospinti dal vento.
È vero che queste nobili e pacifiche piante non sopportano le raffiche di vento, ma sono proprio i venti soffici e gentili che pettinano le loro capigliature facendone creature quasi regali. In primavera le loro gemme si trasformavano in grappoli di fiori bianchi e gialli rallegrandone i volti e i sorrisi. Ma lo spettacolo più gradevole era dato in autunno da tutte quelle piccole drupe ovali, a volte verdi, a volte nere, a volte un poco violacee che comparivano tra il fogliame argenteo, pronte per essere accolte dal suolo, umile dono della pianta alla Madre Terra.
Tra questo esercito di alberi di straordinaria bellezza, ve n’era uno alto e benfatto, dal tronco eretto e possente. Improvvisamente si apriva in ampi bracci che lasciavano al centro uno spazio esteso e libero dal fogliame. I due bracci si protendevano verso altri alberi vicini sfiorandoli con il soffice fruscio delle foglie che pendevano abbondanti. I nodi del tronco sembravano una specie di corazza capace di resistere a tutti gli sforzi, i climi e le stagioni.
Proprio il giorno del suo nono compleanno, Rosetta ricevette da nonno Leopoldo uno splendido regalo. Insieme avrebbero costruito una casetta sopra il grande Olivastro secolare. Presero gli attrezzi del mestiere e cominciarono l’opera pezzo dopo pezzo: prima fecero un pavimento in tavole d’Ulivo appoggiato alla parte piana del tronco, poi innalzarono le pareti con un legno di Ginepro profumato come la primavera, infine edificarono un tettuccio di canne ricoperto di foglie di Palma. Naturalmente lasciarono spazio per una porta e una finestra. Rosetta fu felice d’aiutare il nonno a pitturare le pareti, dipinse tutto ciò che le piaceva: principesse, animaletti, fiorellini… La porta fu fatta in legno di Ciliegio e la finestra in legno di Pino. Rosetta ci disegnò sopra tante farfalle e uccellini variopinti.
All’interno della casa, il nonno Leopoldo realizzò una tavola di legno e sopra vi pose un materasso di piume d’oca cucito dalla nonna Gelsomina e un cuscino fatto con i noccioli di ciliegia dalla zia Filomena. La copertina la creò Rosetta tutta da sola, prese l’uncinetto della nonna, i gomitoli di lana colorati della zia e lavorò per intere settimane. Preparò una miriade di quadretti di ogni colore, un vero arcobaleno. Poi lì cucì con precisione e ci ricamò sopra delle coccinelle. Nel frattempo il nonno fabbricò una vetrinetta dove Rosetta ripose i suoi pupazzi: una gattina con le zampe rosa, un piccolo coccodrillo scarlatto, un cucciolo di dinosauro, una pantera alata e un fenicottero azzurro. Sopra il letto, avvolte nelle loro copertine, Rosetta collocò le sue bambole gemelle, Angelica e Anastasia.
Nella vasta tenuta lussureggiante d’Ulivi, per tutta l’estate, il nonno Leopoldo e la piccola Rosetta furono indaffarati a costruire la capanna, una deliziosa dimora per la piccola, le sue bambole e i suoi pupazzi. L’albero di Olivastro sussurrava le sue parole di conforto quand’erano stanchi e le sue esclamazioni di ammirazione quando una porzione importante di opera era brillantemente completata. Ben presto la pianta si riempì di nidi d’uccelli e un cinguettio incessante rallegrò le giornate dei due operai. Le farfalline svolazzavano sopra il tronco posandosi sul fogliame e le api operaie cercavano qualche fiore sul campo o tra le foglie della pianta. Ogni tanto Rosetta si affacciava a osservare il prato giallo e verde sotto di sé e si sentiva appagata. Quando i primi frutti iniziarono a maturare mancavano solo gli ultimi ritocchi per ultimare la casetta sull’Olivastro.
L’inaugurazione fu fatta a settembre, proprio nel giorno in cui l’estate cedeva il passo all’autunno. Rosetta, nonno Leopoldo, nonna Gelsomina e zia Filomena organizzarono un vero e proprio picnic. C’erano focacce fragranti, ceste di frutta odorosa, torte e biscotti succulenti e pure un pasticcio di verdure condite con l’olio dei frutti dell’Oliveto. Rosetta adorava il pane abbrustolito ricoperto d’olio di prima spremitura e le olive nere cotte al forno dalla nonna. Quel giorno Rosetta festeggiò la nuova dimora e la sera volle dormire nel suo rifugio da sola. Quando gli adulti se ne furono andati, il rosso del tramonto invase la casa illuminando di colori caldi ogni oggetto. Rosetta socchiuse gli occhi assaporando il calore e il colore dell’ultimo sole. Quando ogni raggio scomparve, il crepuscolo lasciò il posto a una splendida luna rossa che illuminò tutto l’Oliveto. I raggi lunari riflettevano la luce argentea del fogliame creando una notte incantata.
Quando la luna piena fu alta in cielo, Rosetta la guardò intensamente e desiderò che l’Olivastro, la casa e tutti gli oggetti prendessero vita. E subito sentì il respiro della pianta, la gioia del suo cuore caldo, l’allegria della linfa che girava nelle vene, la morbidezza dei suoi capelli argentati e la luminosità dei suoi occhi. I rami oscillarono lentamente e le diedero il benvenuto, la casetta si assestò e sbadigliò aprendo la porta, poi la guardò dal suo unico occhio invitandola a far entrare fatine ed elfi della tenuta. Rosetta vide una moltitudine di piccoli esseri elegantemente vestiti che penetrarono dalla finestra cantando e un fascio di stelline che invasero tutto lo spazio. Man mano che le stelline sfioravano i pupazzi e le bambole, ogni cosa acquistava vita e tutto fu gioia, canto e danza. Rosetta ebbe il più prezioso regalo della sua vita e continuò per tutta la notte a far vivere il suo sogno. L’albero la cullò, gli animali le cantarono la ninna nanna, le fate le donarono lunga vita, bellezza e un’infinita energia d’amore.
Per ogni bimbo la sua dimora
vive da sempre e ad ogni ora
gode di luce, gioia e magia
di tutti i giochi di fantasia
.
Se l’Olivastro è la sua radice
e la natura la sua cornice
può trasformare il buio in sole
e si riempie di voglia d’amore.
Il prossimo appuntamento è per l'1 Ottobre con il Noce.

Immagini correlate

  1. Tronco d'ulivo
  2. Una casetta fatata
  3. Vincent Van Gogh, Ulivi con cielo giallo e sole
  4. Paul Gauguin, Gesù nell'orto degli ulivi
  5. Rosetta
  6. La fata delle farfalle

SETTEMBRE: l'Olivo

LegenΔe di Piante. L'Olivo

L'appuntamento di Settembre

Olivi in Puglia
L'Olivo
a cura di Lucia Berrettari
L’Olivo è simbolo di saggezza. All’interno del tronco dell’Olivo sembra che sia racchiusa l’anima e il volto di un vecchio saggio. L’Olivo ci ricorda il calore, il vento leggero che accarezza le colline, ci rammenta il tocco lieve e frizzante che carezza la pelle, la leggera sensualità che sfiora gli occhi e il cuore nelle calde giornate estive. Possiede la capacità di trasformare il freddo in argento. È l’unione tra il maschile e il femminile, tra la forza ruvida del tronco e la leggiadria sensuale delle foglie: da questa fusione nasce un dolce frutto che dona vita e nutrimento.
L'Olivo (Olea Europea)
a cura di Lidia Costa
L’Olivo è un albero sempreverde originario del Medio Oriente e tipico del clima mediterraneo. È una pianta molto resistente che ha bisogno di molta luce, però è sensibile al freddo e all’umidità. È longevo, la sua vita media supera di gran lunga quella della Quercia: esistono Olivi della veneranda età di 5.000 anni. Se l’Olivo viene lasciato crescere naturalmente, si sviluppa con una forma irregolare, con chioma ampia e alta a seconda del tipo. Il tronco è cilindrico e contorto, duro e resistente, con una corteccia di colore grigio scuro. Le foglie, di colore verde scuro nella parte superiore e color argento nella parte inferiore per la presenza di un fitto strato di peli, gli conferiscono un aspetto patinato. I fiori sono piccoli e bianchi e la fioritura si manifesta da aprile e giugno. Il frutto è una drupa ovale, di colore variabile tra il verde e il rossiccio-nerastro, con polpa carnosa e oleosa.

Simbologia e leggenda

Sia i popoli orientali che quelli europei consideravano questa pianta un simbolo della pace. I greci antichi reputavano l’Olivo una pianta sacra e la usavano per fare delle corone e cingere gli atleti olimpici. A quel tempo l’Olivo non era quello coltivato ma il suo progenitore selvatico, l’Olivastro. Secondo il mito la Vergine Atena trasformò la pianta selvatica in pianta coltivata e da quel momento essa divenne a lei sacra e simbolo di castità. Per i Romani era simbolo insigne per uomini illustri, per gli Ebrei simbolo di giustizia e sapienza.
Nella religione cristiana la pianta d'Olivo ricopre molte simbologie. Nella Bibbia, calmatosi il diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello d'Olivo per annunciargli la riconciliazione tra terra e cielo. Da quel momento l’Olivo diventò simbolo di rigenerazione, perché, dopo la distruzione operata dal diluvio, la terra tornava a fiorire; e simbolo di pace perché attestava la fine del castigo e la pacificazione di Dio con gli uomini. Questi simboli sono celebrati la Domenica delle Palme, dove l’Olivo rappresenta il Cristo stesso strumento di riconciliazione e pace per l’umanità. In quest’ottica l’Olivo e anche l’olio d’oliva sono sacri. Infatti l'olio d'oliva è il Crisma, usato nelle liturgie cristiane dal Battesimo all'Estrema Unzione, dalla Cresima alla Consacrazione dei nuovi sacerdoti.
In tutte le civiltà mediterranee, l’Olivo è un albero sacro e l’olio estratto dai suoi frutti si usava sia come alimento sia a scopo religioso e rituale: per gli Egizi era un dono degli dei, i Fenici lo diffusero con il commercio, definendolo “oro liquido”, i Greci e i Romani lo usavano per scopi medicamentosi e come combustibile nelle lampade votive, gli Ebrei lo adoperavano per “ungere” il loro Re, i Cristiani da sempre lo impiegano nei riti più significativi.

Proprietà fitoterapiche

Fin dall’inizio l’Olivo e i suoi frutti sono stati presenti nella storia degli uomini sia nei riti sacri che nella vita quotidiana. L’olio infatti venne utilizzato non solo per arricchire gli alimenti ma anche nei massaggi e nella cosmetica. Gli antichi Romani classificavano l'olio di oliva in cinque qualità: “oleum ex albis ulivis” proveniente dalla spremitura delle olive verdi, “oleum viride” proveniente da olive raccolte a uno stadio più avanzato di maturazione, “oleum maturum” proveniente da olive mature, “oleum caducum” proveniente da olive cadute a terra e “oleum cibarium” proveniente da olive quasi passite destinato agli schiavi.
L’olio d’oliva rappresenta, per tradizione alimentare, uno dei prodotti fondamentali dell’agricoltura mediterranea, di indiscusso valore nutrizionale per la composizione chimica e le caratteristiche organolettiche esaltate dal suo impiego come condimento. Anche all’alba del terzo millennio l’olio di oliva costituisce un prodotto carico di misticismo e soprattutto un componente fondamentale della ormai famosa dieta mediterranea, una moda di cui molti esperti attestano gli aspetti benefici per la salute. I giovani getti di Olivo possiedono una netta azione ipotensiva: dilatano le arterie e le rendono elastiche, favoriscono la diuresi facendo regredire gli edemi e diminuiscono il tasso di urea nel sangue. L’Olivo è pertanto il miglior rimedio per la cura dell’ipertensione essenziale.
I Rimedi di Lidia:
Cardiolivo Rimedio efficace per calmare la tachicardia:
- Foglie di Olivo gr 50
- Foglie e Fiori di Biancospino gr 40
- Foglie e Fiori di Tiglio gr 40
Versare 1 cucchiaio da minestra della tisana in 1 tazza di acqua bollente, lasciare in infusione per 10 minuti, filtrare e bere due tazze nel corso nella giornata.
Drenolivo
Rimedio efficace per drenare e per ridurre la pressione alta:
- Foglie di Olivo gr 50
- Foglie di Betulla gr 40
- Peduncolo di Ciliegio gr 30
Versare 1 cucchiaio da minestra della tisana in una tazza di acqua bollente, lasciare in infusione per 15 minuti, filtrare e bere due tazze al giorno.

Immagini correlate

Il prossimo appuntamento è per il 5 Ottobre.

AGOSTO: La Quercia della Conoscenza

LegenΔe di Piante. La Quercia della Conoscenza

L'appuntamento di Agosto

La Quercia della Conoscenza
La Grande Quercia millenaria s’ergeva possente e maestosa proprio al centro dello spiazzo, un’ampia radura nel boschetto situata accanto alla capanna di legno. Lo spazio presentava la forma esatta d’un cerchio, limitato dalla foresta abitata dalle piante più straordinarie: Farnie e Cerri, Betulle e Carpini Bianchi, Aceri e Olmi, Frassini e Pini, Salici Bianchi e Ontani Neri.
Nella capanna abitava la vecchia Sofia, un’anziana signora nota nei villaggi vicini per la sua saggezza. Quel boschetto era nato spontaneo ai tempi dell’antenata da cui aveva ereditato la casupola e il potere della Quercia. L’Albera, infatti, era la migliore alleata di Sofia, contatto intimo con Madre Terra, canale d’unione tra la Terra e il Cielo, tra l’umano e il divino, tra il mondo della materia e il mondo dello spirito. Fin da piccola aveva imparato ad avere rispetto della pianta, non le era mai capitato di strapparle un rametto o di raccogliere una sola ghianda che non fosse caduta spontaneamente al suolo. Era la Quercia stessa che conosceva il momento esatto in cui donare i suoi frutti e li regalava solo a chi intendeva nutrirsene. Le enormi ghiande succulente erano pane per gli insegnamenti dello spirito, cena per le notti dell’anima, cibo per albe e risvegli. Sofia le raccoglieva dal suolo morbido, le conservava in una borsa di tela e sapeva a chi regalarle al momento del bisogno.
La Conoscenza era stata tramandata nei secoli dalla sapienza femminile della sua stirpe. Sofia aveva la sensazione che le appartenesse da sempre, forse già dal mo-mento in cui era stata concepita nel ventre materno. La Quercia rappresentava per lei Armonia ed Equilibrio, solo a guardarla il suo animo si sentiva pacificato, a starle sotto si sentiva investita dall’accoglienza di una Madre infinita, ad accarezzarla e abbracciarla precipitava in estasi. Percepiva la linfa calda circolare nel tronco di quel colosso alto e dal portamento vigoroso, la sentiva quando sfiorava la corteccia grigia e fessurata come se l’energia della pianta trasudasse da quelle crepe, la osservava nel colore sempreverde della sua chioma ampia e tondeggiante come un ombrello. Non c’era pioggia o tempesta che scuotesse la pianta e la facesse vacillare.
Era così radicata alla terra che nemmeno un uragano l’avrebbe potuta sradicare perché era giusto che restasse piantata in quella zolla fertile, fulcro di quel cerchio che tutto spiega e tutto chiude. La Quercia non era soltanto assoluta Regina del bosco, ma era la Reggia stessa, il luogo e il tempo in cui l’Assoluto e il Mistero si davano convegno per svelarsi agli uomini. Esisteva da un tempo remoto e sempre sarebbe rimasta a segnare il centro del tutto, prospera, dignitosa, maestosa, così ricca com’era di virtù, forza, coraggio e perseveranza. Le sue radici erano unite al fuoco che arde nel nucleo del pianeta, lunghe quanto la distanza che congiunge l’Inferno con il Paradiso, robuste e durature quanto l’assoluto del tempo.
Quando Sofia ammirava la sua bellezza, apprezzandone la forma, le tonalità di colore del fogliame e il suggestivo e intricato disegno dei rami, si sentiva quasi una nullità, una formichina smarrita nel prodigio di quelle linee contorte ed armoniose, nei margini tondeggianti o angolari delle foglie verdi, nella perfezione delle sfumature che tendevano al colore della fiamma o del sole al tramonto. Avete mai provato la fresca ombreggiatura estiva di questa solida creatura? Anche tra i raggi solari che penetrano tra il fogliame, il calore si trasforma in tepore, il caldo torrido è una fresca ventata di vita, perché sempre un alito di vento sconvolge la chioma composta di questa matrona regalandole un aspetto quasi umano. La Quercia si butta nella vita, lascia scorrere dentro di sé il fiume impetuoso delle passioni, ma le integra riequilibrandole con la sua forza. Resiste a ogni colpo, a ogni ferita, rinasce come una fenice e ci racconta il segreto della vittoria. In lei si trova l’equilibrio perfetto tra maschile e femminile, per questo basta a se stessa e sempre risorge più potente e invincibile.
La notte, poi, la Quercia esercita tutto il suo potere, riflette i segreti dell’universo. E fu in una magica notte del plenilunio di novembre che di Sofia si perse ogni traccia. Aveva preparato una cerimonia intorno alla Quercia, predisponendo una serie di candele accese lungo il cerchio sacro. Si era inginocchiata sopra un disco di roccia forata accanto alla pianta e aveva invocato il Grande Mistero, principio creatore di ogni essere. In quel momento nell’universo brillarono tutte le stelle, una miriade di meteore precipitarono sul mondo e la Luna divenne grande e sorridente. Sofia si rese conto dell’enorme abisso che circonda l’umanità, guardò dentro al cerchio sacro e vide la trasformazione che consente l’esistenza dell’uomo, la Grande Madre dispensatrice di vita ed evoluzione, il principio in base a cui la materia inanimata si tramuta in spirito. Si rese conto della magia che permette alla terra, al cielo e a tutti gli esseri viventi di rivelarsi e continuare ad esistere in modo armonico. Vide anche il limite dell’azione, comprese che l'individuo partecipa al processo di mutazione a patto che non si discosti dal cerchio sacro che protegge la sua crescita, dal confine dell’abisso infinito che lo circonda. Si rese conto che la presenza del Mistero era in ogni cosa, che dentro alla roccia, al centro del foro, non c’era assolutamente nulla: solo un vento impetuoso l’attraversava con lo stesso frastuono del fiume ribollente e urlante che passa sotto la crosta terrestre.
In quel momento il suo voltò s’illuminò d’un sorriso sfolgorante, alzò le braccia al cielo e s’aggrappò alle trecce della luna. Salì su quei fili argentati fino a scomparire nel radioso sguardo dell’astro più sfavillante. Nessuno l’ha mai più vista, ma nelle notti di luna piena la foresta si riempie di uno strano sussurro e la Quercia sembra a tutti più felice e radiosa.
Quando la Quercia alta e maestosa
al centro d’un Cerchio cresce gioiosa
porta negli esseri la Conoscenza
che può svelare anche l’Essenza.
Se l’Equilibrio e la grande Armonia
son poi trasmessi alla saggia Sofia
l’Astro notturno sorride d’immenso
e s’empie di Luce l’intero Universo.
Il prossimo appuntamento è per l'1 di Settembre con l'Olivo.