Una mutazione del senso di ricchezza
Il bitcoin e Satoshi Nakamoto
Mentre scrivevo il libro Ingegneria elevato n insieme a mio fratello Maurizio mi sono imbattuta in un argomento a lui molto caro: la Blockchain. È strano come a volte ci interessino cose completamente diverse. Maurizio è affascinato da questa nuova tecnologia, da come è stata applicata al campo delle transazioni finanziarie e da come possa essere utilizzata in tanti altri campi, tra i quali quello dell’ingegneria. Per quanto mi riguarda, sono maggiormente attratta dal cambiamento di prospettiva che questo modo di fare transazioni determina nella nostra vita. In che senso? Avete mai sentito parlare di bitcoin?
Si tratta di una moneta virtuale nata apposta per eseguire le transazioni finanziarie attraverso la tecnologia Blockchain, senza l’intervento di un intermediario, in un clima di assoluta fiducia e garantendo l’anonimato. Insomma il bitcoin è una moneta che non esiste fisicamente, ma circola virtualmente nel cloud. Vi rendete conto di come sia cambiato il mondo da quando è nato il denaro? E di come sia cambiata nel tempo la funzione del denaro stesso?
Il bitcoin è una moneta elettronica, o criptomoneta, con la quale si comprano beni e servizi. È stata inventata da un certo Satoshi Nakamoto, che ha pubblicato su internet il documento The Cryptography Mailing list dove ne spiega il funzionamento. La cosa più incredibile è che nel 2010 Satoshi è sparito dopo aver creato e reso pubblica questa nuova moneta che rivoluzionerà il nostro modo di intendere il denaro stesso. Il denaro virtuale, infatti, ha generato una mutazione del senso di ricchezza. Insomma, per citare il libro L'ideologia del denaro tra psicanalisi, letteratura, antropologia a cura di Adriano Voltolin (Bruno Mondadori Editore), con la moneta virtuale l'ideologia del denaro si sta trasformando e sta cambiando radicalmente il modo stesso di intendere la ricchezza.
Nella teoria della psicanalista infantile Melanie Klein si afferma che il corpo materno sia la fonte e il luogo originario di ogni ricchezza. Il bambino immagina che nel corpo della madre si trovi un’abbondanza senza limite, sia nel senso di illimitatezza di cose da mangiare, sia nel senso di numerosità dei bambini che possono uscire da quel corpo, simboli entrambi di ricchezza smisurata. La ricchezza, quindi, rappresenta l'abbondanza, cioè la possibilità di nutrirsi infinitamente e la capacità di procreare infinitamente. Cosa rappresenta, invece, la ricchezza nel cyberspazio?
Possiamo notare che dal microlivello del corpo della mamma, si passa al macrolivello dello spazio intero del pianeta, al macrocorpo del mondo stesso, dove il luogo di gestazione ambito è il grande utero materno del cyberspazio, un non-luogo che contiene tutti gli uomini. Essi possono, quindi, collegarsi per scambiarsi ricchezza, per prendere il nutrimento e per attuare il loro potere creativo: è come se gli uomini potessero trovare abbondanza in questo grande utero che li contiene tutti. In realtà nel cyberspazio, in questo enorme utero cosmico, sono presenti le informazioni di tutto il pianeta, anzi, di tutto l'universo o di tutti gli universi del sistema solare; vi troviamo anche tutte le conoscenze in qualunque campo, scientifico, filosofico, letterario, medico, religioso, ecc., di qualsiasi argomento o tema si tratti, in tutte le lingue possibili: c’è una grande abbondanza, quindi, nell’utero cosmico della Nuvola di Internet.
E se siamo tutti uniti in un grande utero, come dei gemelli cosmici da cui si origina tutta la stirpe umana e forse anche le altre stirpi dell'universo, qualunque famiglia dell'universo, ecco perché abbiamo la possibilità di influenzarci in maniera quasi istantanea. Siamo passati dal microcosmo al macrocosmo, dal concetto di finitezza del corpo materno a un utero infinito in cui possiamo essere accolti e sentirci protetti per il tempo di una gestazione interminabile che avviene in una terra virtuale. La potenza di questa mamma internet cresce e si evolve tenendoci tutti all’interno: lo spazio è sufficiente per ogni essere umano e per tutti gli esseri umani messi insieme, come una sorta di inconscio collettivo che si sviluppa e si trasforma e ogni tanto genera delle idee, dei figli cosmici open source da regalare a tutti secondo i principi della democrazia.
Un tempo, per dirla con Franco Romanò, si scrivevano fiabe di “asini che cacano monete, pesciolini d’oro e… altre bestie”, di campi in cui crescevano piante di monete, di bauletti magici che contenevano oro e pietre preziose, di isole incantate in cui si nascondevano tesori immensi. Oggi bisognerebbe riscrivere una fiaba dove le monete e l'abbondanza escono dai computer, dai cellulari, dai tablet, da ogni apparecchio che ci collega virtualmente con gli altri e forse anche da questo rapporto di vicinanza virtuale fra gli uomini. La voglia di dominare questa ricchezza è come il desiderio di possedere ogni conoscenza oggi possibile, per questo restiamo sempre collegati dipendendo dall’utero di una madre che, dopo averci generati, ci tiene incollati a sé tutto il tempo.
E allora come possiamo vedere noi ingegneri questo grande cambiamento nella nostra professione? Come possiamo modificare il nostro modo di essere per approfittare di questa conoscenza comune complessiva, totalizzante e globale presente nella nuvola di internet? Dovremmo progettare dei pilastri così imponenti che possano sostenere il mondo e delle fondamenta così radicate che ci tengano uniti a tutta la struttura del cosmo o progettare un manto stellato che risplenda sulle altre galassie? Dobbiamo collaborare per creare un universo nuovo, per cambiare la mentalità della gente e la coscienza collettiva dell’umanità?
Se ci pensate se noi collaborassimo tutti insieme per il benessere dell’umanità in questo grande utero-spazio, cesserebbero i conflitti. Se uno di noi entra in conflitto con un altro, l'armonia e la serenità che troviamo nel “mare virtuale di internet”, nell'“acqua primigenia della nostra mamma virtuale”, si spezzerebbe e questo farebbe male a noi tutti, toglierebbe energia alla creatività globale. Da questo cyberspazio, infatti, ogni tanto esce un'idea e quest'idea circola nel cloud. E poi si concretizza in un file qualunque, a volte consapevolmente, a volte del tutto casualmente. Può capitare che esca dal computer attraverso una stampante per essere fissata su un foglio di carta oppure attraverso una stampante 3D per essere materializzata in un oggetto concreto. In questo modo il mondo si riempie di file, di stringhe alfanumeriche, di figli della grande mamma cybernetica che partorisce continuamente: file grandi, file piccoli, file complessi, file più semplici, file utili, file inutili che escono dai computer, dagli smartphone, dai tablet… una infinita serie di file, di creature che circolano nello spazio virtuale, a volte interessanti, a volte noiose, spesso inutili, qualche volta di valore, sante o diaboliche, equilibrate o disarmoniche… c'è di tutto in questo spazio, tutto quello che può essere generato dalla mente umana: ognuno mette un seme e il seme si sviluppa e tutti questi semi producono una pianta, un grande albero cosmico che trovandosi nella nuvola unisce il cielo e la terra comprendendo ogni cosa del creato… E da questo albero possono nascere i frutti, i nostri progetti per salvare la Terra e l'umanità…
E così Satoshi, dopo aver messo questo seme della moneta virtuale e della tecnologia Blockchain nella terra del cyber-spazio è poeticamente scomparso nel silenzio. Qualcuno sostiene che dal silenzio nasca tutto, che nel silenzio possiamo essere più attenti ai suggerimenti dell’anima e meno disturbati dall’argomentare della ragione, che possiamo comporre una musica sublime capace di creare gioia, felicità e comprensione. Chiunque sia questo Nagamoto, che sia una persona reale o solo uno pseudonimo, nasce il mistero di un nome dietro al quale non si sa cosa si cela. Ognuno è libero di pensare quello che vuole, come un film dal finale aperto dove lo spettatore s’immagina quello che più gli piace.