Le Favole di Patrizia Boi
Estratto di favole
dalla raccolta inedita:
Animali e altre bestie
Estratto di favole
dalla raccolta inedita:
Animali e altre bestie
Indice
1.
Il fenicottero
e la coccinella
2.
Il moscerino
puzzolente
3.
La foca di
pezza
4.
La cagnolina
Camilla
5.
La mucca pazza
6.
La puledrina
bianca
7.
La faraona con
le piume di cristallo
8.
La balenottera
azzurra
9.
La pecora scura
10. L’oca Serena
1- IL FENICOTTERO E LA COCCINELLA
(dedicato agli amici dell'UIKI Kurdistan)
http://www.romamultietnica.it/it/kurdistan/associazioni-kurde/item/3996-uiki---ufficio-di-informazione-del-kurdistan-in-italia.html
Illustrazione realizzata da Alessandra Murgia
(dedicato agli amici dell'UIKI Kurdistan)
http://www.romamultietnica.it/it/kurdistan/associazioni-kurde/item/3996-uiki---ufficio-di-informazione-del-kurdistan-in-italia.html
Illustrazione realizzata da Alessandra Murgia
Un giovane fenicottero curdo viveva gioiosamente nello
stagno di Molentargius. Un brutto giorno, inseguendo un gamberetto capriccioso
che non voleva farsi acchiappare dal suo becco, s’allontanò dagli altri
fenicotteri e si smarrì nella palude.
Al colmo della disperazione, guardò in cielo e vide uno
stormo di uccelli. Al fenicottero sarebbe piaciuto raggiungerli, ma le sue ali
ancora inesperte non erano pronte per volteggiare così in alto. Allora, preoccupato
per l’arrivo della stagione fredda, si mise a piangere lacrime calde.
In quel momento, una meravigliosa coccinella sarda che svolazzava
intorno a lui fu colpita da una di quelle lacrime.
“Perbacco!” esclamò la coccinella. “Il tempo sembrava sereno, invece è
scoppiato un temporale”.
Quando il fenicottero udì la voce della coccinella, smise
di piangere e fu incantato alla vista di quell’insetto così delizioso. Aveva le
alucce trasparenti come il vetro, il dorso vermiglio punteggiato di nero come morbido
velluto e gli occhi così scuri che parevano impenetrabili, ma ciò che più lo
colpì fu l’eleganza delle sue antenne e la grazia del suo volo.
Mentre il fenicottero la guardava affascinato, la
coccinella sussurrò:
“Di tutti i fenicotteri che ho veduto in questo stagno,
sei quello più alto e slanciato. Hai le piume così morbide e delicate che mi ci
coricherei sopra e il tuo colore sembra quello dei fiori di pesco a primavera.
Con le gambe lunghe che hai, ci vogliono tanti battiti d’ala per raggiungere il
tuo becco, una vera fatica, ma ne vale la pena perché è grazioso come quello di
un uccello turco”.
“Io non sono turco, sono curdo!” esclamò il fenicottero
contrariato.
“Che differenza ci sarà mai!” sorrise la coccinella.
“La stessa differenza che esiste fra una coccinella
sarda e una del continente. Parlate in modo completamente diverso!” ribatté il
fenicottero.
“Secondo
te, dunque, se due coccinelle parlano lingue diverse, non possono essere
amiche!” soggiunse con dispiacere la coccinella.
“Non ho detto questo! Certo che possono essere amiche,
ma… devi ammettere che hanno abitudini diverse!” esclamò il fenicottero.
“Sei
convinto, quindi, che io e te non possiamo volerci bene solo perché abbiamo un
colore diverso, una diversa grandezza e un diverso peso!” esclamò la coccinella
posandosi sul naso del fenicottero.
In quel momento il poveretto si ricordò di essere
rimasto solo e diventò di nuovo triste.
La coccinella, allora, volò fin sulla fronte del
fenicottero e lo accarezzò teneramente con la sua ala minuscola.
In un istante il fenicottero si accorse che il sole
sorrideva, che l’acqua dello stagno irradiava luce e che tutti i pesci nell’acqua
facevano grandi salti. Si rese conto che
i gamberetti si tenevano l’un l’altro con le zampette improvvisando danze
fantasiose, mentre le rane spiccavano balzi altissimi, poi gracidavano in coro.
Cosicché una gioia immensa lo pervase dalle zampe alla punta del becco.
Ancora oggi, nello stagno di Molentargius si può
ammirare una strana coppia: un altissimo fenicottero curdo e una piccolissima
coccinella sarda. Li troverete nel punto dello stagno in cui è sempre
primavera.
Insieme s’alzano con ali dorate
nel
cielo limpido come due fate
il
tempo odora di rose e mimose
anche
se vivono in acque melmose.
Non li spaventano i temporali
fulmini
tuoni e piogge infernali
sprizzano
gioia se fanno il bagno
sono
d’esempio per tutto lo stagno.
Nella sontuosa residenza dei conti Aymerich viveva una
cagnolina elegante e aggraziata di nome Camilla. Aveva le zampe slanciate e
affusolate e la camminata danzante dei levrieri, cosicché tutti gli altri cani
si voltavano a guardarla.
Quando usciva nel parco della residenza, per non
sciupare il suo manto vellutato indossava una veste di raso bianco.
Nell’aspetto e nei modi Camilla ricordava la signora
contessa, a dimostrazione del fatto che ogni cane sceglie il padrone a sua
immagine e somiglianza.
Anche se nel castello vivevano altri tre cani, Camilla
era la favorita e la contessa non si separava mai da lei.
Una domenica, mentre aspettava nel parco la sua
padrona, Camilla si accorse che un cancello era rimasto aperto. Adorava le
roselline rosse che ricoprivano l’inferriata del giardino, ma desiderava
scoprire che cosa c’era oltre la recinzione. Non perse dunque l’occasione e
spinse il muso fuori dalla cancellata. Vide una collina verde come il prato di
casa sua, ma molto, molto più grande. Uscì, attratta da quell’ampio spazio.
Poco dopo, incontrò un cavallo zoppo e gli domandò cosa
ci fosse al di là della collina.
“Un verdissimo bosco di pioppi e una fresca sorgente
d’acqua pura”, rispose il cavallo.
Allora Camilla camminò e camminò e giunse al limitare
del bosco dove trovò la sorgente d’acqua e si abbeverò. L’acqua era così fresca
che si sentì rivitalizzata.
Domandò a un falco appollaiato sopra la sorgente cosa
ci fosse nel bosco e lui rispose:
“In questo bosco c’è la vita e, se saprai cavartela,
troverai l’amore”.
Camilla si spinse nel profondo del bosco e nel
frattempo scese la notte. Poiché gli alberi erano così fitti che non si vedeva
nulla, fu invasa da una grande paura. Ma, proprio quando stava per scoppiare in
lacrime, le apparve una luce.
Si concentrò su quel bagliore e si accorse che due grandi
occhi fosforescenti la osservavano da lontano. Si avvicinò e vide gli occhi di
una civetta maestosa, la quale, appena la scorse, pronunciò queste parole:
“Ti sei smarrita nel bosco, ma non disperare perché, se
avrai coraggio, troverai il lupo argentato. Ti indicherò la strada
illuminandola col mio sguardo. Prima, però, dovrai trovare la cagna saggia,
poiché lei ti dirà come proseguire la tua ricerca”.
Camilla ringraziò la civetta e riprese il suo cammino
seguendo la via della luce.
Dopo un lungo percorso giunse a una radura del bosco,
proprio sul far dell’alba. A quel punto il chiarore che la guidava scomparve e
nella penombra le apparve una cagna molto grassa pacificamente sdraiata su un
cuscino di foglie morbide. Si avvicinò e le domandò:
“Sei tu la cagna saggia? La civetta afferma che posso
trovare il lupo argentato. Adesso, però, sono stanca e affamata e ti chiedo
aiuto”.
La cagna le diede un pezzo di pane duro e uno scheletro
di gallina e Camilla mangiò tutto senza fiatare, ma quando stava per crollare
addormentata, la cagna la ammonì:
“No! Non è ancora tempo di riposarti. Se avrai la forza
di andare oltre, troverai l’amore. Devi percorrere quel pendio. È una strada in
salita, ma non è troppo lunga. Alla fine della salita troverai un enorme tronco
cavo. Lì abita mio figlio, il lupo argentato. Va’ e ricordati di non voltarti
mai indietro. Buona fortuna”.
Camilla si mise di nuovo in cammino e, proprio mentre
il sole alto abbagliava la sua vista, le apparve un magnifico esemplare di
lupo, splendido come non ne aveva visti mai, con il pelo folto e del colore
della luce lunare e con lo sguardo selvaggio che la natura regala a tutti gli
animali.
Il lupo la guardò con occhi amorosi e le sussurrò con
dolcezza:
“T’aspettavo! Finalmente sei arrivata! Io t’insegnerò
la via dell’amore e la tua fatica non andrà sprecata. Anche il tuo sguardo
tornerà a essere selvaggio come il mio. Vieni con me!”.
Così dicendo le accarezzò il musetto con le zampe
morbide e Camilla sentì un brivido di felicità che la invase, penetrando fino
in fondo all’anima.
Da quel giorno Camilla conobbe l’amore, la gioia, la
condivisione e l’impegno a far crescere cinque cuccioli meravigliosi. Tutto
questo le consentì di vivere felice e contenta con il lupo argentato fino alla
fine dei suoi giorni.
Ogni tanto pensava alla contessa, alla quale era stata
molto affezionata, ma la strada che la separava da lei era troppo lunga. Ormai
era entrata a far parte del mondo e per nessun motivo sarebbe mai tornata
indietro. Ogni altro luogo sarebbe stato per lei come un recinto.
Come Camilla con la sua contessa
ogni
buon cane può far la promessa
di
rimanere dentro a un recinto
chiuso
al sicuro dal proprio istinto.
Se la natura il lupo ha creato
con
il suo pelo tutto argentato
voi
non dovete averne timore
solo
chi è libero genera Amore.
(dedicata a Camilla, la cagnolina di Tiziana)
L'Illustratrice Alessandra Murgia
ale.sandramurgia@alice.it
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