In questo documentario di Rai Scuola “Guardarsi
negli occhi” viene trattato un tema molto caro ai suoi Autori, Piero
Di Gennaro, che cominciò ad occuparsene nei lontani anni in cui era
giornalista del quotidiano “Il Manifesto”, e Giancarlo Di Giovine, che
abitualmente è autore di programmi di Storia e Scienza per la Rai. Con la complicità
della Regista Alessandra Peralta, la cui telecamera inquadra i
volti dei giovani per mettere in rilievo questo specchiarsi nell’Altro, emerge
un messaggio, molto vicino a quello espresso dal sociologo francese Alain
Tourain. I ragazzi si rendono conto che bisogna investire sulle emozioni che ci
uniscono tutti, indipendentemente dal colore, dalla provenienza, dalla
religione, piuttosto che sulle diversità che, comunque, occorre considerare
come una ricchezza. E cosa ci voleva insegnare il noto sociologo nel suo libro
“Libertà, uguaglianza, diversità” pubblicato da “Il Saggiatore” nella
collana Saggi, se non lo stesso dettato? Lo scrittore incentra, infatti, la sua
riflessione socio-politica sulla domanda: «Come possiamo vivere insieme,
liberi e diversi, ma non disuguali?»
Si tratta davvero della «sfida fondamentale
a cui il mondo postindustriale deve fare fronte».
In un universo globalizzato, dove
l’individuo appare scisso e alla deriva, chiuso tra comunità incapaci di
interagire tra loro, con un vertiginoso aggravarsi delle disuguaglianze fra i
diversi, per il pensatore francese «L’unica soluzione percorribile è dunque
l'appartenenza a una comunità aperta agli scambi con l'Altro».
Questo è il messaggio che si legge negli
occhi dei giovani delle tre scuole coinvolte, Il Liceo Classico “Pilo
Albertelli” di Roma, il Liceo
Scientifico “Arcangelo Scacchi” di Bari
e l’Istituto di Istruzione secondaria “Amedeo Avogadro” di Torino.
E traspare dagli sguardi abilmente
ripresi dalla Regista - Montaggio di Gabriele Sartori -, da occhi
che non sono più gli stessi dopo quest’esperienza, giacché vedono più lontano,
forse perché finora non si erano fatti troppe domande. Ma i giovani, i ragazzi,
i bambini, sono la nostra risorsa: di fronte a loro, una pelle più scura, un
occhio a mandorla, una lingua sconosciuta, non sono un problema da risolvere,
ma un’opportunità da cogliere…
Il documentario è il risultato di un
progetto didattico denominato “Buonsenso” promosso
dal Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca e dagli Editori Laterza.
L’obiettivo era quello di fornire agli
studenti dei tre Istituti coinvolti, strumenti utili per conoscere e comunicare
in maniera efficace su un tema molto complesso e decisamente attuale come
quello dell’immigrazione, attraverso l’insegnamento delle diverse forme di
comunicazione - la parola scritta e la parola detta, il video reportage e la
performance teatrale, con il sostegno di docenti e tutor – registi,
giornalisti, scrittori, artisti e attori.
I tre Istituti hanno scelto percorsi comunicativi
diversi.
Gli studenti del Liceo
“Albertelli” di Roma - guidati dalla Professoressa Michela
Nocita e
dalla tutor Takoua Ben Mohamed
(graphic journalist) -, hanno prodotto una graphic novel, realizzando due
storie che s’intrecciano, una scritta e l’altra a fumetti, la prima ambientata
nell’antichità, la seconda ai giorni nostri.
Gli studenti del Liceo
“Scacchi” di Bari - seguiti dalle Professoresse Vittoria Frega e Francesca
Brancaleone e dal tutor Andrea Ferrante, regista -, hanno
realizzato uno spot promozionale sullo stile delle pubblicità progresso, con
una doppia intervista ad uno studente italiano e ad un collega di origini
extracomunitarie.
Gli studenti dell’Istituto “Avogadro” di
Torino - guidati dalla Professoressa Marina Francesa Gherra e
dalla tutor Suad Omar, attrice e mediatrice
culturale, - hanno realizzato uno spettacolo teatrale che consiste in un flusso
di parole, concetti ed esperienze legate al tema dell’immigrazione.
E sullo sfondo di questo documentario,
accompagnato dalle musiche sapientemente scelte dalla Peralta, appare sempre il
mare, che porta, che trasporta, che dirige, quel mare grande ed immenso che può
contenere tutto, con orizzonti che cambiano a seconda della prospettiva, con le
acque capaci di condurre un’onda di progresso.
Il risultato di questa esperienza ha
contribuito, infatti, a realizzare «una “cittadinanza attiva” dove
integrazione e capacità di convivenza diventano gesti e concetti “maturi”
perché consapevoli, che si esprimono anche con un semplice “guardarsi
negli occhi”».