Articoli di Patrizia Boi
Con la scrittrice ed Editore algherese Neria De Giovanni
e con lo scrittore e poeta santulussurgese Diego Manca
Recensioni e Articoli
su Patrizia Boi
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su Patrizia Boi
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Articolo pubblicato su Il Tirreno il 9 aprile 2011
Articolo pubblicato su Il Tirreno il 9 aprile 2011
Donne allo specchio
di Patrizia Boi
Storie di donne allo specchio
PISA. Nell'ambito del programma delle
iniziative del "Marzo delle donne", promosso dal Comune di Pisa, oggi
alle 16.30, presso la Sala
Baleari di Palazzo Gambacorti,
sarà presentato il romanzo di Patrizia
Boi Donne allo specchio (ed.
L'Autore Libri Firenze). Le vicende delle protagoniste si dipanano in una
Puglia dove storia, tradizioni, arte e magia creano una narrazione fuori dal
tempo e il tema del viaggio si salda idealmente con quello della maternità. Nel
romanzo aleggia l'atmosfera fiabesca, elemento prioritario nelle opere della
Boi. Saranno di prossima pubblicazione le raccolte di fiabe storie di magia e
animali e altre bestie. All'incontro interverranno, insieme all'autrice, Titina
Maccioni, presidente del consiglio comunale di Pisa, Marilù Chiofalo, assessore
alle Pari opportunità, Piera Angela Deriu, presidente dell'Associazione
"Grazia Deledda", Marina Zazo, presidente della Fidapa. Chiuderà la
serata il gruppo Tenores Sisine della città di Benetutti.
09 aprile 2011
Recensione di Amalia Schirru – Deputato XVI
Legislatura - Pubblicata il 31
Maggio 2009 sul sito www.amaliaschirru.it
Donne allo specchio di Patrizia Boi
"Una storia di
donne, come il titolo ci preannuncia, ma non solo. Leggeremo di una storia
d‘amore, dell’incontro tra culture diverse, di relazioni tra donne
profondamente diverse ma mai così complici, intime e vicine, leggeremo di
uomini capaci di inaudite violenze, di uomini capaci di amori impensabili e
forti, di vita, di genitori, di tradizioni e racconti popolari perduti nel
tempo. “Costanza si è aiutata da sola: è forte, caparbia, non ha mai mollato.
Un’altra, al suo posto, avrebbe piagnucolato, avrebbe cercato conforto a destra
e a manca. Non ha voluto saperne di spaventare la famiglia, si è rifugiata nei
mali di una società arretrata ma solidale con le situazioni più ingrate
dell’esistenza, quest’esperienza l’ha temprata e lei ne ha fatto tesoro come di
una qualunque gioia di vita.” In queste poche righe, che sono le parole di
Fabrizio, l’uomo che conquisterà il cuore di Costanza, sono descritti in modo
esemplare il carattere, la forza, l’essenza stessa della protagonista di Donne
allo Specchio, il romanzo di Patrizia
Boi che, giunto alla terza
edizione, ancora non finisce di stupirmi per i piccoli, grandi spunti che
regala ad ogni lettura. Costanza è una ragazza spagnola, incinta di pochi mesi
che, in vacanza Italia, in Puglia per la precisione, ha un malore e viene
accompagnata nell’ospedale cittadino. Qui conoscerà Elsa, una donna giovane,
bella, forte ma dal passato difficile, vittima con la sorella di una storia
familiare terribile, custode di un indicibile segreto. Tra i letti
dell’ospedale, in una calda estate levantina, le due donne stringeranno una
grande amicizia fatta di confidenza, di comprensione, di intimità e di aiuto
reciproco....
Costanza è figlia di un
filosofo, cresciuta tra libri e in un ambiente intellettualmente stimolante,
mentre Elsa di un operaio e cresciuta nelle difficoltà di una vita ‘normale’.
Ma le due donne riusciranno comunque ad aprirsi l’una con l’altra, superando
con leggerezza e solidarietà le enormi differenze culturali, a testimonianza di
una capacità tutta al femminile di accogliere e valorizzare le diversità. I
libri di Costanza, introvabili nella libreria e biblioteca locale, contrastano
fortemente con le riviste leggere ‘Famiglia Cristiana’ e ‘Novella 2000’ che Elsa offre in dono alla sua nuova
amica. Ma Costanza le legge, senza esitazione, perché anche in questo si
intravede la volontà di conoscere, di condividere le diversità di due
appartenenze sociali molto lontane. La società ‘arretrata’ che viene chiamata
in causa dalle parole di Fabrizio è qui la società contadina e operaia, quella
di cui Elsa fa parte, la società dei più deboli, fatta di madri-schiave, di
mariti e figli maschi padroni, di imbruttimento crescente, nella quale si
mescolano povertà materiale e spirituale, l’ignoranza di chi ha meno e che non
avrà mai una possibilità di vita diversa, in un ciclo infinito di sofferenze e
spesso inarrestabile. La nostra Patrizia
Boi ci racconta di questa società
complessa attraverso gli occhi e le parole di Costanza, attraverso le vite
delle tante donne che si succedono nel reparto dell’ospedale, attraverso lo
sguardo, sovente distante e approfittatore, spesso appassionato e devoto, degli
uomini verso quelle donne. Una complessità umana che se non governata,
compresa, tollerata può produrre solo sofferenza, casi ‘sociali’ al limite, ma
che nello stesso tempo è anche capace di ‘grande solidarietà con le situazioni
più ingrate dell’esistenza’, con i dolori degli altri. Costanza infatti trova
comprensione e aiuto concreto proprio in chi è più in difficoltà di lei, da chi
ha provato maggiori sofferenze ed è provata da un passato impossibile da
dimenticare. Sullo sfondo una terra aspra e affascinante. Con il suo folclore,
il suo dialetto, le sue leggende, racconti epici nei quali i temi come la
maternità, l’amicizia, la relazione amorosa, si rivelano essere lo specchio di
sentimenti autentici e viscerali, dalle radici profonde e ancestrali. Così è la Puglia di Elsa e Fabrizio, così è il
Mediterraneo, con la Spagna di Costanza e – azzardo - la Sardegna, terra che ha visto
nascere Patrizia Boi. C’è un filo
rosso che unisce queste terre, bagnate da un mare che separa ma che allo stesso
tempo unisce, luoghi di accoglienza, in cui la multietnicità è un dato di
fatto, un valore, una ricchezza. Luoghi dove persistono e convivono
pacificamente, intersecandosi come nei racconti di Fabrizio, la tradizione e la
modernità, nel rispetto di entrambi. “Donne allo specchio” ci fa riflettere
sulla nostra realtà attuale. La gioiosa e compassionevole mescolanza di
diversità del romanzo, ricca di una ‘pietas’ ormai quasi perduta, si scontra
con le immagini dei nostri telegiornali, con i dibattiti nel nostro Parlamento,
con gli incomprensibili ‘passi indietro’ che la società italiana pare compiere
rispetto agli stessi temi. La paura del diverso, dello straniero conduce agli
eccessi di una totale e diffusa cecità rispetto alle sofferenze di chi sfugge
alla guerra, alla miseria, alla fame e cerca nel nostro paese accoglienza e
sollievo. Come sembrano lontani, anni luce, questi atteggiamenti da
quell’Italia che, pur pochi decenni orsono, cercava la stessa fortuna
all’estero e che condivideva con l’ospite, lo straniero, la miseria di un pasto
o un giaciglio. Quella in cui viviamo oggi è una realtà di insofferenza e di
sospetto, di paura, di mancanza di solidarietà. Ecco perché Costanza, Elsa,
Fabrizio, Goran, Georges, e tutti i personaggi del libro hanno, tutti, qualcosa
da insegnarci. Perché sono capaci attraverso il dialogo, che è parola ma anche
‘scritto’ – e tante sono le lettere presenti nel romanzo – di rompere i divari
economici e sociali, allentare le diversità di appartenenza, attraverso quello
strumento meraviglioso che è il rispetto e la sete di conoscenza reciproca, la
gratitudine per uno scambio generoso. È così che l’aiuto di Costanza ad una
donna succube della sua famiglia di maschi ‘primitivi’, viene ricompensata dal
marito ‘troglodita’ con una cassa di uva fresca, dono spontaneo e
riconoscimento rispettoso. Il contadino che offre ciò che ha, di materiale, per
un aiuto che è spirituale. Perfetto incontro tra due mondi distanti che
arrivano a toccarsi e ad accettarsi riconoscendosi. Nel romanzo tutti i personaggi
mi pare possano dirsi ‘liberati’. Costanza chiude con un’esistenza monotona e
infelice, stretta tra un compagno sbagliato e un amante passeggero. Elsa, con
il suo aprirsi, si libera del macigno di un passato di sofferenza e tragedia.
Fabrizio rompe con la solitudine e trova l’amore, la sua aquilegia, dando un
senso ad una vita che è stata di studi, di ricerca, di aiuto per le donne. Il
sostegno al parto, alleviare quelle sofferenze che per le donne si ripeteranno
sotto diverse forme durante tutta la vita, diventare medico per continuare
l’esperienza di un padre, medico dei lavoratori, vicino ai più deboli. In
questa variegata realtà - raccontata così intensamente da Patrizia – dove anche
il silenzio esprime relazione e il dialogo, le confidenze, fin le più intime e
nascoste, la condivisione dei rispettivi vissuti, giungono ad offrire alle
donne la forza di conoscersi e riconoscersi. Per cambiare e liberarsi,
riscoprendo la gioia di vivere, senza giudizi affrettati, con accettazione e
comprensione. Il tutto, narrato con stile sapiente, poetico, solare, colorato e
quasi sospeso, come spesso sono le calde giornate marine, capace di rimandare
agli archetipi, al sentire proprio di una femminilità ancestrale, quasi
primordiale.
Amalia Schirru
Recensione di Amalia Schirru – Deputato XVI Legislatura - Pubblicata il 7 Giugno 2008 sul sito www.amaliaschirru.it
Donne allo Specchio
'Lo scorso 7 Giugno, un
sabato ricco di incontri nel mio paese perché teatro della manifestazione Monumenti Aperti, ho avuto
l’onore di presentare ai lettori intervenuti nella nostra biblioteca un libro
che ho letto recentemente e che ho subito amato. Si tratta di ‘Donne allo
specchio’ della scrittrice Patrizia Boi. Una splendida, forte, intensa storia
di donne, un libro che viaggia tra il presente e il passato, magico, reale,
ambientato in una terra ricca d’incanto quale è la Puglia, terra di Mediterraneo.
Il libro narra dunque
una storia d’amore ma è di più, va oltre, spingendosi in un viaggio nella
storia, in un parallelo di vite femminili così apparentemente diverse tra loro
da poter essere opposte, in bilico tra due terre, tra Italia e Spagna. Una
storia d’amore che nasce e fiorisce grazie al sentimento della complicità che
riesce a nascere anche tra donne così diverse, grazie al valore vero
dell’amicizia.
Vediamo il frutto di
relazioni forti tra uomo e donna ma anche tra donne che, insieme, maturano e si
confrontano nel segno della sofferenza condivisa e della solidarietà.
Temi come la maternità, l’amicizia, la relazione, sono lo specchio di sentimenti autentici che – io credo - persistano ancora nelle aree del Mediterraneo, in Puglia, in Spagna come in Sardegna, terra che ha visto nascere la scrittrice. Sono queste terre di accoglienza, in cui la multietnicità è un dato di fatto, un valore, una ricchezza. Luoghi dove persistono e convivono pacificamente la tradizione e la modernità, nel rispetto, che è capacità di valorizzare le diversità.
In questa realtà - raccontata così intensamente da Patrizia Boi – anche il silenzio è relazione, e il dialogo, le confidenze, fin le più intime e nascoste, l’aiuto reciproco, la condivisione dei propri vissuti, danno alle donne la forza di conoscersi e riconoscersi. Per cambiare e liberarsi dalla sofferenza di esistenze e monotone, di disagi, di inquietudini. Il tutto, narrato con stile sapiente, poetico e quasi fiabesco capace di rimandare agli archetipi, al sentire proprio di una femminilità ancestrale, primordiale.
Patrizia Boi è nata a Cagliari ma vive a Roma. Da
anni collabora con l’associazione Donne in Nero cui viene devoluto il 50% dei
ricavati dalla vendita del suo romanzo. Patrizia è un’ingegnera di formazione
ma la letteratura sembra essere il suo liquido amniotico, così come la poesia,
cui si dedica.
‘Donne allo specchio’ è
la sua opera prima.'
Amalia
17)
Pubblicato Su Sardegna
Biblioteche Il Sistema Bibliotecario della Sardegna http://www.sardegnabiblioteche.it/j/v/110?s=85037&v=2&c=1445&t=1
Incontri con gli autori
in Biblioteca
Appuntamento con i
lettori all'Auditorium della Biblioteca "S. Satta" di Nuoro:
mercoledì 11 giugno, ore 18:30
sarà presentato il romanzo di Patrizia Boi "Donne allo specchio" (L'Autore Libri, Firenze), giunto alla terza edizione.
La scrittrice cagliaritana, che vive e lavora a Roma come ingegnere ferroviario, approda a Nuoro dopo una serie di incontri nelle varie città dell’Isola.
Donne allo Specchio è la sua opera prima, un romanzo complesso che contiene al suo interno molti romanzi, molte ipotesi di lettura che vanno oltre le vicende delle protagoniste e che si allargano nell’orizzonte del lettore come fossero cerchi concentrici.
Scrive il poeta e critico romano Luca Benassi “Due donne provenienti da ambienti diversi, l’una spagnola e l’altra pugliese, si specchiano e si svelano nella rievocazione delle proprie esperienze, creando ponti che si tendono alle sponde opposte del Mediterraneo. Si tratta di un viaggio che è insieme scoperta della contraddizione della condizione umana e femminile, come per le grandi donne della tragedia greca, e immersione nella storia, nella leggenda e nella cultura di una terra del Sud. Le vicende di Costanza, Elsa e Fabrizio si intersecano con le storie di Federico II, delle maghe, delle “tarantolate”, dei riti ancestrali e dei popoli che hanno attraversato la Puglia, immergendo il lettore in un’atmosfera di sogno fuori dal tempo, regalandogli il senso delle origini e del mistero.”
Il Sindaco di Nuoro Dott. Mario Demuru Zidda porgerà i saluti.
Interverranno con l’autrice:
Natalino Piras,
scrittore,
Maria Antonietta Cossu
Presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Nuoro,
Delia Fenu Vice
Presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Cagliari,
Franco Romanò, scrittore
e critico, direttore della rivista letteraria "Il cavallo di
Cavalcanti".
L'artista di Nuoro Nietta Condemi De Felice leggerà alcuni brani tratti dal libro.
Il libro - "Donne allo Specchio" è l'opera prima di Patrizia Boi, un romanzo complesso che contiene al suo interno molti romanzi, molte ipotesi di lettura che vanno oltre le vicende delle protagoniste e che si allargano nell’orizzonte del lettore come fossero cerchi concentrici.
L'autrice - Patrizia Boi, scrittrice cagliaritana, vive e lavora a Roma come ingegnere ferroviario, approda a Nuoro dopo una serie di incontri nelle varie città dell’Isola. Donne allo Specchio è la sua opera prima.
Articolo pubblicato nel Sito Ufficiale
del Consorzio Per la Pubblica Lettura S. Satta di Nuoro il 04 giugno 2008
Donne allo specchio, Patrizia Boi, L’Autore Libri, 2006
La Biblioteca Satta di Nuoro presenterà il giorno 11
giugno alle 18,30 il romanzo di Patrizia
Boi "Donne allo
specchio", giunto ormai alla terza edizione.
La scrittrice cagliaritana, che vive e lavora a Roma come ingegnere ferroviario, approda a Nuoro dopo una serie di incontri nelle varie città dell’Isola. Donne allo Specchio è la sua opera prima, un romanzo complesso che contiene al suo interno molti romanzi, molte ipotesi di lettura che vanno oltre le vicende delle protagoniste e che si allargano nell’orizzonte del lettore come fossero cerchi concentrici.
Scrive il poeta e critico romano Luca Benassi “Due donne provenienti da ambienti diversi, l’una spagnola e l’altra pugliese, si specchiano e si svelano nella rievocazione delle proprie esperienze, creando ponti che si tendono alle sponde opposte del Mediterraneo. Si tratta di un viaggio che è insieme scoperta della contraddizione della condizione umana e femminile, come per le grandi donne della tragedia greca, e immersione nella storia, nella leggenda e nella cultura di una terra del Sud. Le vicende di Costanza, Elsa e Fabrizio si intersecano con le storie di Federico II, delle maghe, delle “tarantolate”, dei riti ancestrali e dei popoli che hanno attraversato la Puglia, immergendo il lettore in un’atmosfera di sogno fuori dal tempo, regalandogli il senso delle origini e del mistero.”
Interverranno con l’autrice: Natalino Piras, scrittore e bibliotecario presso il Consorzio "Satta", Delia Fenu, Vice Presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Cagliari, Franco Romanò, scrittore e critico, Direttore della Rivista Letteraria "Il cavallo di Cavalcanti".
L’artista di Nuoro
Nietta Condemi De Felice leggerà alcuni brani tratti dal libro.
Pubblicato il 30 / 04 / 2008 da Viola Sarnelli
sul sito ecodinapoli@gmail.com
Recensioni: Patrizia Boi presenta
Gli angeli di Roberto
Pasanisi
Patrizia Boi, ingegnere, ha da poco pubblicato
il suo primo romanzo, 'Donne allo specchio' (L'Autore Libri, Firenze 2006),
oggi alla terza edizione il cui ricavato ha finanziato per il 50% un progetto
sull'alfabetizzazione delle donne Kurde in Turchia promosso dalle 'Donne in
Nero', rete internazionale di donne contro le guerre di cui la Boi fa parte. Ha un secondo romanzo in
attesa di pubblicazione, 'Lucrezia e i sonnambuli', e nel frattempo negli
ultimi mesi è stata ospite di diversi incontri letterari in tutta Italia per
presentare la sua opera prima. Collabora con Igino Creati Fondatore e
Segretario Generale del Premio Città di Penne - Europa alla sua XXX Edizione.
Ha scelto di presentare sulle pagine di Ecodinapoli un libro di Roberto
Pasanisi, “Gli Angeli”, pubblicato nel 2004 dalla giovane ma attiva casa
editrice salernitana Ripostes, perché, “in un momento in cui lavoravo alla
stile del mio secondo romanzo anche attraverso la lettura di numerose raccolte
di poesia contemporanea, mi sono imbattuta in questo breve romanzo che mi ha
colpito per il valore poetico della prosa”.
Rcensione: Roberto Pasanisi – “Gli Angeli”, Ripostes 2004
Autore: Patrizia Boi
Rcensione: Roberto Pasanisi – “Gli Angeli”, Ripostes 2004
Autore: Patrizia Boi
Gli Angeli è un romanzo di viaggio interiore
nell’inferno di se stessi alla ricerca di un senso dell’esistenza. È lo stesso
viaggio compiuto dai più grandi scrittori della letteratura, a partire in
Italia dalle esperienze stilnoviste, che hanno individuato nella loro Amante
Celeste la guida per questo cammino.
Elèmire Zolla scrive: <<L'uomo ha bisogno di assiomi per la mente e di estasi per la psiche come ha bisogno di cibo per il corpo>>. Gli Angeli è il racconto dell’incontro con donne di sogno. Il protagonista della storia è attratto dall’elemento femminile, in un’immagine di dolcezza che si incarna in “Angeli” in grado di soddisfare i desideri, di obliare le sofferenze, esseri divini, biondi e con gli occhi azzurri, che sono il rimedio alla tragedia della condizione umana.
La donna di Pasanisi non è quella femmina mutevole che assume aspetti diversi, una sorta di tigre alata pronta a farci saltare in groppa per portarci a visitare il regno degli spiriti, ma piuttosto un essere tutto tenerezza, che porta salvezza ed è esso stesso da riscattare dal suo dolore. Le Donne Angelo in Pasanisi sono il mezzo attraverso cui il protagonista della vicenda si libera dell’angoscia esistenziale abbandonandosi ad una morte che gli consenta di risorgere in un mondo migliore.
La storia narrata, l’ambientazione del romanzo
è solo un pretesto per raccontare i travagli dell’animo umano, per sviscerare i
bisogni dell’inconscio, per conoscere quell’individuo unico che cova al fondo
di ognuno di noi e che non dovrà farsi condizionare dal mondo circostante che
detta regole, programma vite, agisce profondamente generando individui che
pensano, per dirla con Marcuse, “ad una dimensione”.
Ripercorrendo le esperienze stilnovistiche - dove, a partire dal bolognese Guinizzelli che dice che la donna “tenea d’angel sembianza”, fino alla Vita Nova e al canto XXIV della Commedia, la donna viene chiamata proprio angelo – per Pasanisi la “Donna angelo” è illusione, Donna ideale, non possiede veramente le doti desiderate. In realtà, questa donna momentaneamente e casualmente prescelta è la proiezione di un ideale in una femmina in carne ed ossa che non risponderà al sogno. Rispetto ad altre opere di viaggiatori ultraterreni che dall’Inferno raggiungono il Paradiso, il protagonista de Gli Angeli non risolve la sua condizione di crisi e, nella consapevolezza di essere solo e non più in grado di proseguire il suo percorso, è costretto all’unico atto sensato che gli resta: il suicidio. Il finale rammenta il Martin Eden di Jack London.
Il punto di forza della narrazione di questo
viaggio interiore quasi onirico è rappresentato dallo stile. Le molteplici
descrizioni poetiche che si susseguono rivelano le origini letterarie dello
scrittore, il suo essere un poeta prestato alla prosa. Il testo traboccante di
immagini poetiche ci regala una sorpresa: si può far poesia anche parlando di
uomini con la pistola, di far west e di cowboy. Caratteristiche del romanzo
sono l’assenza di una trama precisa, inessenziale, del resto, nel romanzo
introspettivo e la mancanza di complessità nei personaggi femminili - non
indispensabile in quanto irreali frutto, piuttosto, dell’immaginazione del
protagonista -. Citando la battuta finale del film Fanny e Alexander di Bergman, presa in
prestito dal Sogno di Strindberg: <<Tutto è possibile e verosimile. Il
tempo e lo spazio non esistono. Su una base insignificante di realtà,
l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni.>>.
Roberto Pasanisi, nato a Napoli nel 1962, italianista, scrittore, giornalista, editore e psicoterapeuta vive a Napoli. È docente di Lingua e letteratura italiana all’Università Statale per le Relazioni Internazionali di Mosca (MGIMO), direttore del Master universitario di Psicologia dell’Università degli Studi Artistici “Fidia” di Vibo Valentia e di un Master a distanza
di Psicologia clinica. Dirige anche l’Istituto
Italiano di Cultura di Napoli (con le Edizioni omonime), la rivista “Nuove
Lettere” e il CISAT (Centro Italiano Studî
Arte-Terapia). Traduttore di poeti classici e contemporanei (l’ultimo Mario
Susko, Mothers, Shoes and Other Mortal Songs), ha pubblicato tre raccolte di
versi (la più recente è Sulla rotta di Magellano, Napoli, Edizioni
dell'Istituto Italiano di Cultura di Napoli, 1996), alcuni volumi saggistici
(l’ultimo Le «muse bendate»: la poesia del Novecento contro la modernità,
Pisa-Roma, I.E.P.I., 2000) e numerosi articoli in riviste specializzate
italiane e straniere. Il suo romanzo Gli angeli, Salerno, Ripostes, è uscito
nel 2004.
Edizioni Ripostes. Una giovane casa editrice con vocazione cosmopolita. Nasce dalla volontà di Alessandro Tesauro la Casa Editrice Ripostes, che prende il nome da una raccolta di poesie di Ezra Pound. La fortuna della casa editrice salernitana, in campo nazionale e internazionale, è dovuta all’energia del suo direttore Alessandro Tesauro, che esce dalla ghettizzazione provinciale della cultura, rompendo gli schemi rispetto agli editori locali. I temi trainanti delle collane della Ripostes sono la poesia, l’etica e la filosofia, diversamente da altre case editrici salernitane, spazia dalla saggistica alla storia, allo spettacolo, al cinema, alla musica e perfino alla fumettistica.
Patrizia Boi
30 / 04 / 2008
Viola Sarnelli
Articolo Pubblicato l’8
aprile 2008 sul sito http://www.sassariweb.info/
Sassari web.info
Nell’ambito Venerdì e sabato alle Messaggerie
Sarde
martedì 8 aprile 2008 17.57
Nell’ambito degli Incontri d’Aprile la libreria
Messaggerie Sarde, in piazza Castello a Sassari, venerdì, alle 18, presenta il
libro di Patrizia Boi “Donne allo specchio”. L’autrice è
nata a Cagliari dove si è laureata in ingegneria civile ed ha iniziato la sua
attività lavorativa , insegnado anche per un anno al Devilla di Sassari, per
poi trasferirsi a Roma dove attualmente vive. “Donne allo specchio” è il suo
primo romanzo e racconta di donne del Mediterraneo le cui storie, usando le
parole di Luca Benassi, scrittore e critico , “rendono questo romanzo un
percorso alla ricerca del sè e dell’identità, un viaggio che è insieme scoperta
della contraddizione della condizione umana e femminile, e immersione nella
storia, nella leggenda e nella cultura di una terra del sud”. All’iniziativa
sarà presente l’autrice, introdurrà Mariella Masoni , e parteciperanno
partecipano M.Antonietta Sale , Loredana Porcella e Delia Fenu delle CPO di
Comune e Provincia .
Sabato 12,i nvece, alle 18.30 le immagini del volume “Mediterranea” di Bruno Manunza incontrano in libreria gli appassionati di fotografia , di mare ,di natura e di poesia .Nel corso della presentazione dell’ultima pubblicazione del fotografo sassarese, più volte premiato in prestigiosi concorsi fotografici, la proiezione delle suggestive immagini tratte dal libro , edito da Pubblinova , verrà accompagnata dalla lettura di poesie da parte di Leonardo Onida, curatore di Ottobreinpoesia. Il volume spazia dal blu del mare di Sardegna al mondo della notte fino alle piccolezze della macrofotografia terrestre ,restituendoci una parte del mondo che ci appartiene ,con il tacito invito a riscoprirlo a nostra volta.
Sabato 12,i nvece, alle 18.30 le immagini del volume “Mediterranea” di Bruno Manunza incontrano in libreria gli appassionati di fotografia , di mare ,di natura e di poesia .Nel corso della presentazione dell’ultima pubblicazione del fotografo sassarese, più volte premiato in prestigiosi concorsi fotografici, la proiezione delle suggestive immagini tratte dal libro , edito da Pubblinova , verrà accompagnata dalla lettura di poesie da parte di Leonardo Onida, curatore di Ottobreinpoesia. Il volume spazia dal blu del mare di Sardegna al mondo della notte fino alle piccolezze della macrofotografia terrestre ,restituendoci una parte del mondo che ci appartiene ,con il tacito invito a riscoprirlo a nostra volta.
Il Comitato per le Pari Opportunità sostiene un
progetto della rete internazionale Donne in Nero ( www.donneinnero.it ) in un'iniziativa finalizzata a
sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema dell'alfabetizzazione delle
donne nello stato del Kurdistan.
Sconfiggere la piaga
dell'analfabetismo è uno dei maggiori impegni presi dagli attuali
rappresentanti delle istituzioni kurde, dato che le municipalità si sono
trovate di fronte una percentuale di donne analfabete che tocca punte dell'80%.
Il CPO dà
l'opportunità, a chi fosse interessato, di acquistare il romanzo "Donne
allo Specchio" di Patrizia
Boi (L'Autore Libri Firenze, euro
12,60) al prezzo di euro 10,00. I proventi andranno all'organizzazione Donne in
Nero che, attraverso i suoi rappresentati, provvederà a consegnare
personalmente gli introiti alle autorità competenti del Kurdistan. Per
ulteriori informazioni: comitatopariopportunita@enav.it
Pubblicato
da Marco Diana su Paesedombre
Luca Benassi
presenta
Patrizia Boi
Per il canale ‘Libro degli ospiti’, vi presento
la scrittrice Patrizia Boi,
conosciuta a Matera nel 2006.
Come già detto in un precedente articolo sul suo romanzo 'Donne allo specchio'
[Mef L’Autore Libri, Firenze, 2006], son rimasto molto colpito dallo spirito
altruistico della scrittrice che collabora attivamente con le ‘Donne
in Nero’, rete internazionale di donne contro le guerre, alle quali devolve
il 50% del ricavato dalle vendite del romanzo citato per finanziare un progetto
di alfabetizzazione delle donne Kurde in Turchia.
Lascio la parola allo scrittore e critico Luca
Benassi.
COME UN ALITO CHE FUGGE:
'La scrittura del cuore
di Patrizia Boi'
[Parla Luca Benassi]
Patrizia Boi è
nata a Cagliari e vive a Roma. È un ingegnere che ha il dono prezioso della
scrittura. Ha esordito con il romanzo Donne
allo Specchio [MEF L’Autore
Libri, Firenze, seconda edizione, 2006]. Attualmente sta lavorando ad un
romanzo inedito e ad alcune fiabe di prossima pubblicazione. In poesia ha
esordito sulla pagina poetica del numero di ottobre del mensile Noidonne.
Per la
Boi la scrittura è un mezzo di
conoscenza e scoperta, un modo per raggiungere una consapevolezza
dell’ingranaggio del mondo, mostrandocelo allo stesso tempo in tutta la sua
brutalità e bellezza. Patrizia Boi vive la letteratura sulla propria
pelle, è una di quelle donne che non conoscono le mode letterarie del momento,
la disperata ricerca della visibilità, ma mirano al nitore di un classico, alla
grandezza del significato che vuole spiegare l’enigma della vita. In questa
scrittura si avvertono gli echi di letture profonde, notturne, assimilate con
quella passione che solo chi vive la letteratura può avere; emerge una
frequentazione assidua della tradizione ottocentesca del romanzo francese e
russo, e uno studio approfondito della psicologia e dell’antropologia. Ne
risulta una capacità narrativa chiara, limpida, una freschezza che non mira
allo stupore, alla visibilità ad ogni costo, ma invece ha l’obiettivo di
rappresentare e comprendere l’essere umano e il suo ruolo nel mondo, di
svelarne i meccanismi psicologici, i percorsi misteriosi dello spirito, fino a
toccare gli archetipi, le origini.
In questo senso il romanzo Donne allo Specchio
è emblematico. Si tratta di un testo complesso, ambientato prevalentemente tra
le corsie di un reparto maternità di un ospedale pugliese, dove una delle
protagoniste si trova a dover trascorrere le vacanze a causa di una gravidanza
difficile.
Si tratta di una Puglia feconda di storia, di
sciamanesimo e di tarantismo (nella lezione del de Martino), un luogo di
passaggio e di scoperta, “della malattia vera, dove si avvertono i piaceri e la
non compiutezza della modernità” (Raffaele Nigro), e dove è possibile
incontrare una umanità varia, spesso piegata dalla fatica e dal dolore, ma
sempre tollerante e disposta all’ascolto e alla comprensione.
Il tema antichissimo del viaggio si salda
idealmente con quello centrale della maternità, inteso come percorso di
conoscenza fisica e psichica e come scoperta dell’amore in una prospettiva
rovesciata rispetto al senso comune, che vede la nascita come il frutto di un
amore familiare. Qui il materno ha invece una sua autonomia istintiva, viene
interpretato in una visione primordiale, mediterranea, dove ancora possono
emergere le funzioni guaritrici, fecondatrici, sacre di una dea madre,
nonostante i soffocamenti di una società patriarcale, spesso povera di cultura.
Le vicende delle protagoniste si innestano nelle storie della Puglia,
nell’arte, nella magia, nell’amore di Federico II e Costanza creando una
narrazione fuori dal tempo, in grado di far rivivere la storia nel
contemporaneo. Le storie delle donne del libro, provenienti da ambienti e
culture diverse, l’una spagnola e l’altra pugliese, si specchiano e si svelano
nella rievocazione delle proprie esperienze, creando ponti che si tendono dalle
sponde opposte del Mediterraneo.
Patrizia Boi frequenta
anche i territori accidentati della poesia.
Nei testi poetici, prevalentemente inediti, si
manifesta una tensione al dire, un’urgenza del sentimento che preme sulla
superficie liscia del linguaggio, forzandone le giunture.
Ecco apparire immagini che si affastellano le
une sulle altre in una scrittura dalle volute barocche fino all’eccesso, una
scrittura caratterizzata da un suono che imposta una verticalità fatta di
melodia come una canzone di De Andrè.
Si tratta di testi in prima persona, dai
connotati fortemente lirici, centrati sull’io, una sequenza dove l’autrice
indaga l’anima, scopre un panorama del cuore fatto di dune ardenti, laghi,
comete, boschi, cieli senza orizzonti, baci di stelle, occhi di sogno.
Un panorama nel quale la quotidianità viene
deformata dalla lente curva del sentimento per mostrarci una realtà diversa
fatta di spirito, di essenza, di anima. L’amore è il grande tema, declinato non
solo come dono verso l’altro, come desiderio, passione, ma soprattutto come
percorso di ricerca e di svelamento del sé, come capacità di sgranare il
proprio tempo fino a scoprirne le tramature interne, i movimenti occulti del
cuore, gli aneliti di libertà.
Pubblicato da Marco
Diana
su Paesedombre nel 2007
Patrizia Boi
'Donne allo specchio'
Il viaggio di Patrizia
Boi ha inizio a Cagliari, nel
1962. Gli studi al liceo Dettori sulla scia di Antonio Gramsci e la laurea in
ingegneria civile sono il punto di partenza di una vita densa di esperienze e
di incontri. Inizialmente libera professionista e insegnante nel capoluogo
isolano, lascia la sua città per motivi professionali e parte verso altri lidi,
conservando della Sardegna l’immagine di una terra difficile, aspra, impervia
ma in ogni modo ospitale. Ovunque si sposti porta con sè un frammento della sua
patria, nel ricordo delle acque limpide e delle spiagge dalla sabbia preziosa,
lo sguardo sempre rivolto all’universo acqueo verso la linea dell’orizzonte. Un
orizzonte che la chiama a gran voce; voce a cui Patrizia sa dare risposta.
In seguito a un periodo trascorso a Genova, nel
1996 varca le antiche porte di Roma ove si stabilisce lavorando come ingegnere
ferroviario. Risale a quell'anno l'incontro con Gianfranco, sposato tre anni
dopo. Nel 2003 nasce sua figlia Anita. Ma il quartiere di Cinecittà in cui
risiede non la nasconde alla voce di quel lontano orizzonte che, raggiuntala,
la chiama ancora una volta per raccontarle una storia.
È la storia di due donne, di due anime svelate
nelle confessioni di una stanza ospedaliera. È la storia di un mondo crudele,
aspro, arretratto ma tollerante di una Puglia in cui la magia si fonde con il
passato e la tradizione sconfina nella leggenda. È la storia di un incontro tra
lo spirito ribelle e passionale di Elsa e l'animo delicato di Costanza.
Conoscendo l'autrice, mi ha colpito il suo
spirito altruistico e la sua sensibilità. Il 50% del ricavato delle vendite del
suo libro, infatti, finanzia un progetto sull'alfabetizzazione delle donne
Kurde in Turchia , promosso dalle 'Donne
in Nero', rete internazionale di donne contro le guerre (www.donneinnero.it). Sempre con le Donne
in Nero è in progetto la stesura di un romanzo su una donna Curda attraverso
cui raccontare tutta la questione del Kurdistan. Questo progetto porterà la
scrittrice a mettersi un'altra volta in viaggio, dietro il vapore dell'Orient
Express, verso la Turchia.
Attualmente un suo nuovo romanzo, 'Lucrezia e i sonnambuli', è in attesa
di pubblicazione, mentre il libro 'Delfina' sul tema dell'abbandono è in fase di
realizzazione. Nel frattempo, tra famiglia, lavoro e scrittura, Patrizia
insegue sempre quell'orizzonte. Dal 29 giugno al 5 luglio sarà in Polonia, il
10 luglio presenterà 'Donne allo
specchio' al Festival annuale
della Garbatella, dal 17 al 24 luglio andrà in Turchia e a fine luglio tornerà
in Sardegna.
Vi lascio con le parole di Luca Benassi, scrittore e critico.
“Le storie delle donne del libro, ognuna alle
prese con l’enigma della propria vita e del dolore, rendono questo romanzo un
percorso alla ricerca di sé e dell’identità, in una visione dell’esistenza
vissuta attraverso gli archetipi dell’arte come strumento orfico di conoscenza.
Due donne provenienti da ambienti e culture diverse, l’una spagnola e l’altra
pugliese, si specchiano e si svelano nella rievocazione delle proprie
esperienze, creando ponti che si tendono dalle sponde opposte del Mediterraneo.
Si tratta di un viaggio che è insieme scoperta della contraddizione della
condizione umana e femminile, come per le grandi donne della tragedia greca, ed
immersione nella storia, nella leggenda e nella cultura di una terra del sud”.
18
settembre 2007 Marco Diana
Patrizia Boi ha partecipato
al Festival internazionale di
musica etnica Trimpanu il 20 maggio a Sassari con il suo romanzo Donne allo specchio, alla terza
edizione, nell’incontro Sul filo
della taranta organizzato dall’Ass. Cult. Acuvacamus e dalla libreria Odradek con l’intevento di Neria Di Giovanni,
Presidente dell’Ass. Internaz. dei critici letterari, di Giacomo Serreli,
giornalista e della cantante Rosapaeda che ha eseguito alcuni brani della
tradizione pugliese. Il libro è stato presentato anche ad Alghero il giorno 17
maggio nella libreria Il
Labirinto nell’incontro Donne si leggono con Neria Di Giovanni.
In aprile il libro era stato
presentato sempre a Sassari alle Messaggerie sarde dalla poetessa Mariella
Masoni del Salotto Letterario e al Comune di Quartu dallo scrittore
Marco Diana, ideatore del sito Paesedombre.
Nel Lazio, dove l’autrice
vive, il libro è stato presentato a Roma alla libreria Bibli di Trastevere nel dicembre 2006, al Festival della Garbatella nel luglio 2007, al Gremio dei sardi nel febbraio 2008, al comune di Labico
a marzo 2008, sempre con l’intervento delle Donne
in Nero, rete internazionale di donne contro le guerre con cui la Boi collabora.
In occasione della Festa
delle Donne l’autrice è stata ospite in Umbria dalla Biblioteca di Città della
Pieve.
Sono state pubblicate sue
poesie nella rivista storica Noidonne,
nel sito Paesedombre, in una
rivista letteraria brasiliana. Sono state tradotte in rumeno alcune sue poesie
da George Popescu dell’Università di Craiova.
Patrizia Boi collabora con
Igino Creati Fondatore e Segretario Generale del Premio Città di Penne - Europa
alla sua XXX Edizione per il quale parteciperà alla sessione di Mosca.
È in corso di pubblicazione
una raccolta di fiabe Storie di
animali e altri amici con la Casa Editrice di Condaghes di Cagliari e il suo secondo romanzo
“Lucrezia e i Sonnambuli”.
Altri incontri sono previsti
il 7 giugno a San Sperate, l’11 giugno a Nuoro, il 13 giugno a Cagliari e il 14
giugno a Paulilatino.
Articolo Pubblicato in
ottobre 2007 su Sardinews
Tormenti di una donna
nella corsia di un ospedale
Le parole e la scrittura
di Patrizia Boi, ingegnere cagliaritana
Donne allo Specchio,
Patrizia Boi,
MEF L’Autore Libri
Firenze, seconda edizione,
Scandicci 2006, pp 168,
euro 12,60
Patrizia Boi è un ingegnere, nata Cagliari e
vive a Roma. Chi la conosce sa come sia una di quelle scrittrici che vivono la
letteratura sulla propria pelle distillando la parola, forgiando lo strumento
della lingua attraverso l’immersione notturna, palpitante nella scrittura.
L’essere ingegnere per questa autrice non è indifferente all’esercizio delle
lettere: in Donne allo specchio emerge come una parola viva e feconda
nasca meglio dalla penna di chi è solito frequentare i terreni della tecnica
che non di “chi è assorbito ciecamente dal meccanismo della produzione
letteraria” (Claudio Magris). Nel Novecento gli scrittori e i poeti che hanno
dato spinta maggiore al rinnovamento della letteratura sono stati proprio i
tecnici: Quasimodo era perito agrimensore, Montale e Vittorini ragionieri, Sinisgalli
ingegnere, Primo Levi chimico, Italo Svevo commercialista e Carlo Emilio Gadda
ingegnere elettrotecnico, giusto per citarne alcuni. Non c’è dubbio che la
freschezza e la precisione della scrittura, che sembra escludere questo romanzo
dalle mode contemporanee per puntare alla purezza di un classico, inserisca
Patrizia Boi in questa linea assolutamente feconda dalla quale c’è molto da
aspettarci.
Il romanzo narra la storia di una donna che si
trova ricoverata per una gravidanza difficile in un ospedale pugliese. La
protagonista, spagnola, straniera, libera da legami sentimentali oppressivi ed
inutili, inizia così un viaggio alla scoperta di se stessa e di una terra. Un
viaggio dove incontrerà altre donne: esistenze che si cercano e si indagano,
cercano di svelare il nocciolo della vita, e lo fanno specchiandosi le une
nelle altre, svelandosi nella rievocazione delle proprie esperienze, creando
ponti che si tendono dalle sponde opposte del Mediterraneo.
Il romanzo è immerso nel cuore del Sud: una
Puglia feconda di storia, di sciamanesimo e di tarantismo (nella lezione di
Ernesto de Martino), che non è ancora occidente e non più oriente, un luogo di
passaggio, di scoperta, “della malattia vera, dove si avvertono i piaceri e la
non compiutezza della modernità” (Raffaele Nigro), un luogo antico dove la
civiltà si è formata come in un crogiolo per addizioni successive. Donne
allo Specchio ci dà il volto di una terra, uomini e donne segnate dalla
sofferenza, dal lavoro come braccianti o manovali, abbrutiti dalla fatica e
dall’alcool, ma anche pieni d’amore, di gioia di vivere, pronti ad aiutare il
prossimo e confrontarsi con culture ed esperienze diverse, in una tensione
all’altro che pare stupire la protagonista. Viene fuori un affresco fatto di
mare, di tramonti, di danze, ma anche di castelli medioevali e cattedrali che
ci rimandano alle vicende di Federico II e Costanza. Il romanzo evoca leggende,
l’intreccio si fa straniante: l’amore e la vicenda moderna della protagonista
si mischiano con quella dell’imperatore svevo, creando uno specchio nello
specchio, annullando il tempo dandoci il valore assoluto dell’amore e della
poesia.
Non c’è dubbio che uno dei temi fondamentali
di Donne allo Specchio sia il viaggio. È superfluo ricordare le
origini antiche di questo motivo, a partire dall’Odissea. Nel nostro Novecento
l'idea del viaggio ha ispirato la poesia, da Giuseppe Ungaretti (La Terra
Promessa, Il taccuino del vecchio) a Giorgio Caproni (Il passaggio d'Enea, Il
congedo del viaggiatore cerimonioso), e la narrativa, come nel caso di Cesare
Pavese (La luna e i falò), di Tommaso Landolfi (La pietra lunare) e soprattutto
di Elio Vittorini (Conversazione in Sicilia), i quali raccontano il viaggio
soprattutto come percorso simbolico verso le origini. Il tema del viaggio si
salda idealmente con quello centrale della maternità, intesa come percorso di
conoscenza fisica e psichica, come scoperta dell’amore in una prospettiva
rovesciata rispetto al senso comune che vede la nascita come il frutto di un
amore familiare. Qui avviene il contrario: è la gravidanza che consente alla
protagonista di trovare l’amore tra le corsie dell’ospedale.
Il materno ha una sua autonomia istintiva,
viene interpretato in una visione primordiale, mediterranea, dove ancora
possono emergere le funzioni guaritrici, fecondatrici e sacre di una dea madre.
Ma generare
per la Boi è anche attivare quella
funzione creatrice propriamente umana che è l’arte. Un’arte che è lente
d’ingrandimento del mondo, che si fa portatrice di senso e verità ed è in grado
di svelare i misteri degli archetipi della storia. La pittura, che viene
incontrata dalla protagonista insieme all’amore della vita, diventa non solo
strumento di conoscenza, ma mezzo per raggiungere nuove fecondità e maternità.
Ne emerge una visione della vita legata alla bellezza del mare, ai colori del
Mediterraneo, alla capacità di metterli sulla tela. Una vita condotta con ritmi
diversi lontani dalla frenesia cittadina, e capace di valorizzare il senso
profondo del capire e del donare se stessi. Il viaggio, l’arte, la storia, la
vita: Patrizia Boi ci regala un testo prezioso che non possiamo
dimenticare.
Luca Benassi
8)
di Patrizia Boi
MEF -
L'AUTORE LIBRI FIRENZE, Scandicci - Firenze 2006, pagine 168, € 12,60
Qualcuno ha osservato
che le carrozzine sono nemiche dell'arte e in effetti è difficile pensare che
Emma Bovary o Anna Karenina si sarebbero potute irrimediabilmente innamorare
nel corso di una gravidanza difficile o di un' "assenza post-partum".
E invece l'Autrice, con simpatica disinvoltura, racconta di un'Alice che
attraverso lo specchio che dà il titolo a questo romanzo entra in un inedito
paese delle meraviglie ambientato in un Reparto ospedaliero di ostetricia. E lo
fa evitando accuratamente ovvietà e stereotipi che da sempre sono legati al
tema letterariamente impervio della maternità.
L'ansietà e l'allarme
scandiscono l'incontro delle due protagoniste e dei numerosi personaggi minori
senza che l'apprensione incupisca la cifra stilistica di serenità e pacatezza a
cui Costanza, io-narrante, intona le sue impressioni. La natura che da sempre
governa lo sbocciare della vita appartiene al caso e alla necessità come le
vicende, spesso minimaliste, che l'Autrice inanella con felicità inventiva di
pagina in pagina senza trascurare godibili rilievi umoristici come quando
tratteggia il giovane pugile suonato e mammista e sua madre, l'obesa Peppina, o
il ginecologo, carrierista perdente, evitato dalle pazienti.
Similmente la
protagonista affronta alla brava la prospettiva di diventare tecnicamente una
ragazza-madre distantissima dallo stereotipo della giovane strappalacrime
sedotta e abbandonata. Costanza vuol cavarsela da sola ma ha alle spalle una
bella famiglia, colta e benestante e, nel finale, incontrerà il principe
azzurro in un medico gaio e premuroso.
Proprio perché questo
esordio ci sembra positivo vorremmo suggerire all'Autrice di cimentarsi in una
scrittura più riquadrata che eviti puntualizzazioni inessenziali di stampo
memorialistico e di proteggere le sue buone doti di invenzioni da digressioni
di tipo saggistico.
7)
Articolo pubblicato su Il Nuovo Territorio di Latina il Sabato 31 Maggio 2008
Il Nuovo Territorio
Cultura
Letteratura
Lidano Grassucci
Patrizia Boi e il
romanzo sulle donne trovato
Descrizione delle cose
che solo chi è curioso vede e scrittura pienamente ricercata
Stile narrativo come una
macchina fotografica che “blocca” il quotidiano
Ho incontrato Patrizia Boi per caso, a dire il vero non l'ho
neppure mai vista. Il caso è un mio amico che mi dice: "Ti voglio far
leggere un libro di una mia amica". Stavamo preparando una rassegna di libri
per l'estate. "Vediamo", dico io. Poco dopo mi chiama e ci
presentiamo, qualche secondo. Noto un leggero accento sardo e altro non saprei
dire. Qualche giorno dopo il mio amico mi porta il libro: "Questo te lo
manda Patrizia". Non posso non dire che ero prevenuto, in Italia tutti
scrivono, pochi leggono. Il volume è elegante quasi da romanzo ottocentesco,
delicato direbbe il mio amico Sabino Vona che mi ha insegnato a fare le
recensioni dei quadri.
Lo poso in macchina il
libro, perché i libri o li incontri o non li incontri. C'è chi dice che sono
loro, animati da chissà quale spirito, a sceglierti.
Inizio a leggere,
storie di donne in Puglia. Penso… troverò nostalgie, narrazioni di memorie
personali. Poi inizio: l'ospedale dei templari. Adesso cosa hanno a che fare i
monaci con questa storia. Lei è spagnola, donna sola, scopre di essere incinta
e sceglie di andar via, di stare sola.
La stanza dell'ospedale
è descritta con dovizia di particolari. Mi trovo davanti ad una modalità di
scrittura quasi da miniatura, riesce la
Boi a descrivere cose che solo
chi è uso curiosare vede. Le stanze dei reparti maternità hanno un'anima a
parte rispetto al resto dell'ospedale. Questo è un luogo dove si "riparano
i corpi", solo in questo reparto nascono corpi nuovi, vengono varati corpi
nuovi. Per questo il vocio, gli intrecci femminili che stanno qui non possono
essere altrove e nel libro di Patrizia
Boi questo c'è tutto. Ma questo è
quello che c'è sempre stato prima nelle case quando si nasceva a domicilio, ora
nelle stanze di ospedale. Quello che è cambiato sono le donne, è la
protagonista del libro, che vive un fatto che le donne non hanno forse mai
vissuto: lo stare da sole. Che non è un dramma, ma può anche essere una scelta.
Poi ci si incontra, si percorrono pezzi di vita comune, si è guidati dal caso.
La scrittura è pianamente ricercata, che poi sarebbe una contraddizione, invece
non infastidisce il lettore questa modalità. I libri ti entrano dentro se
entrano in sintonia con qualche storia della tua storia, insomma se ti ritrovi.
Ecco che quel filo che lega donna a donna è quel mondo tutto al femminile che
hanno conosciuto molti bambini fino alla mia generazione lasciati dentro mondi
solo femminili. Nel sud gli uomini andavano alla "fatica" e le donne
restavano a vigilare, erano loro le proletarie nel senso marxista del termine
(coloro che hanno solo la prole). Sole, anche loro non perché leggessero questa
solitudine come dolore. Il solo abbandonato è proprio della civiltà urbana qui
siamo in una Puglia gentile, umanissima, accogliente, materna.
"Durante la prima
maternità ero inesperta e, poiché avevo sempre fame, mangiavo a dismisura, mi
accorsi con sgomento, prima del parto, che ero ingrassata di 30 chili".
Chi non ha partecipato a conversazioni con questo contenuto, con questo tenore.
Sembra, la Boi, avere una
macchina fotografica che "blocca" il quotidiano. E' un romanzo
contemporaneo, della umanità presente, quella che convive con malattie
distruttive, con le tragedie della strada. Storie, particolari. Tutto ordinarietà
che diventa eccezione nell'intreccio.
Non mi aspettavo questo
incedere, un libro da leggere, quello che forse potevi anche scrivere una volta
per dirla con Evtuscenko: "una volta una volta soltanto" che è quella
volta che il poeta voleva esser donna.
Lidano Grassucci
6)
Articolo pubblicato nel
Sito http://www.provincia.grosseto.it/
il 18 ottobre 2007
Provincia Di Grosseto
Commissione Pari
opportunità Provincia di Grosseto
Patrizia Boi. La poesia
di una nuova stella
18/10/2007 11:54
di Luca Benassi
un’ingegnera che
"ha il dono prezioso della scrittura" e che "vive la letteratura
sulla propria pelle"
La poesia, si sa, nasce quando meno la si
aspetta. La musa ci convoca al banco della parola improvvisamente e noi non
possiamo fare altro che rispondere, farci tentare dal foglio bianco, sognare
dietro a una rima o disperare per un verso che non riesce a dire quello che
preme all’imbuto della penna. La poesia, quella vera, è sempre una necessità.
Un bisogno fisico insopprimibile, un enigma dell’anima. Tutti noi, leggendo un
libro di versi, sentiamo di trovarci di fronte a una poesia al primo sguardo;
eppure nessuno è stato ancora in grado di dare una definizione univoca di
questo manufatto letterario: ci si gira intorno, si definiscono le caratteristiche,
si ragiona di metrica, di stile, ma che cosa sia la poesia nessuno lo sa, c’è
un nucleo ineffabile che sentiamo con il cuore ma che la ragione non riesce a
definire. Ed è un mistero perché nascano i versi, quale sia l’enzima, dove si
trovi la ghiandola che secerna l’ormone giusto. Quando allora ci troviamo di
fronte ad un esordio poetico, ci sembra per un attimo di poter afferrare il
nocciolo che si cela nel profondo della poesia, ne percepiamo il calore,
comprendiamo la grandezza di questa nuova nascita con la stessa certezza con la
quale la madre sente la vita svilupparsi nel grembo. E poco importa l’asprezza
di un linguaggio ancora acerbo, il mestiere del verso che deve ancora
affinarsi: conta la chiarezza, la limpidezza del canto, conta l’aver scoperto
l’acqua di vena preziosa, la sorgente.
Patrizia Boi è nata a Cagliari e vive a Roma. È
un’ingegnera che ha il dono prezioso della scrittura. Ha esordito con il
romanzo 'Donne allo Specchio' (MEF L’Autore Libri Firenze, seconda edizione,
2006), un testo dedicato alla maternità come scoperta del sé e di una terra -
una Puglia feconda di tarantismo e sciamanesimo - attraverso un viaggio verso
la leggenda, il mare, l’arte, l’amore, la nascita di una nuova vita.
Attualmente sta lavorando ad un romanzo inedito e ad alcune fiabe di prossima
pubblicazione. Per la Boi la scrittura è un mezzo di conoscenza e di scoperta,
un modo per raggiungere una consapevolezza dell’ingranaggio del mondo. La Boi è
un’autrice che vive la letteratura sulla propria pelle, una di quelle donne che
non conoscono le mode letterarie del momento, la disperata ricerca della
visibilità, ma mirano al nitore di un classico, alla grandezza del significato
che vuole spiegare il senso della vita. In questa scrittura si avvertono gli
echi di letture profonde, notturne, assimilate con quella passione che solo chi
vive la letteratura può avere; emerge una frequentazione assidua della
tradizione ottocentesca del romanzo francese e russo, come uno studio
approfondito della psicologia e dell’antropologia.
Come la Boi abbia maturato la tensione verso la
poesia non è dato sapere. Noidonne ha voluto cogliere e pubblicare questi
primissimi fiori. Quello che colpisce in questi testi è l’urgenza delle
immagini che si affastellano le une sulle altre in una scrittura dalle volute
barocche fino all’eccesso, dal suono che imposta una verticalità fatta di
melodia come una canzone di De Andrè. Ed è forse proprio ai testi del
cantautore genovese che la Boi ha guardato per trovare questo impasto di suono
e segno verso una poesia dai connotati fortemente lirici. Si tratta di testi in
prima persona, centrati sull’io, una sequenza dove l’autrice indaga l’anima,
scopre un panorama del cuore fatto di dune ardenti, laghi, comete, boschi,
cieli senza orizzonti. Un panorama nel quale anche per noi è dolce naufragare.
TESTI
I
Ho udito una cornacchia
che ha gracchiato nella notte
sono salita su una cometa
e ho disegnato nuovi cieli.
Ho raggiunto la luna
e dondolo nei secoli.
II
Sono entrata dentro un bosco
colorato di stelle
con cieli senza orizzonti
e lune dorate
nell’incanto della quiete
di anime spaesate
nel riverbero di un laghetto
vecchio come il mio tempo.
III
Ho attraversato primavere
colme di soli sbiaditi
ho vagato per le galassie
dense di aquiloni
sono diventata farfalla
con le ali variopinte
di sogni scomparsi
fra la schiuma delle onde.
Ti vedo folletto azzurrino
che sorridi senza sorridere
col tuo sguardo da sparviero.
IV
Ho bevuto notti di luce
su colline bianche
ho cercato sciami di lucciole
nelle estati tiepide
mi sono arrampicata
sugli arcobaleni di pace
per sfuggire alle guerre
ho udito il suono dei ciottoli
buttati per gioco nel fiume
ti ho aspettato per secoli
solo per le tue mani calde.
V
Vedo l’ombra di un viandante scalzo
che mi trascina
fra dune infuocate
dov’è sepolta l’acqua prodigiosa
di smisurati abissi.
E subito perdo le tracce
e mi ritrovo smarrita
in un crocevia
di trame spezzate.
4)
Pubblicato su La Mosca di Milano
Donne allo Specchio,
Patrizia Boi, MEF L’Autore Libri Firenze, seconda edizione, Scandicci 2006, pp
168, euro 12,60
Patrizia Boi, ingegnere di Roma nata a
Cagliari, è la testimonianza di come una parola viva e feconda nasca meglio
dalla penna di chi è solito frequentare i percorsi della tecnica e della
scienza che non di “chi è assorbito ciecamente dal meccanismo della produzione
letteraria” (Claudio Magris). Donne
allo Specchio è un romanzo
complesso, ambientato prevalentemente tra le corsie di un reparto maternità di
un ospedale pugliese, dove una delle protagoniste si trova a dover trascorrere
le vacanze a causa di una gravidanza difficile. Si tratta di una Puglia feconda
di storia, di sciamanesimo e di tarantismo (nella lezione del de Martino), non
ancora occidente e non più oriente, un luogo di passaggio e di scoperta, “della
malattia vera, dove si avvertono i piaceri e la non compiutezza della
modernità” (Raffaele Nigro), e dove è possibile incontrare una umanità varia,
spesso piegata dalla fatica e dal dolore, ma sempre tollerante e disposta
all’ascolto e alla comprensione.
Il tema antichissimo del viaggio di una delle
protagoniste si salda idealmente con quello centrale della maternità, inteso
come percorso di conoscenza fisica e psichica e come scoperta dell’amore in una
prospettiva rovesciata rispetto al senso comune, che vede la nascita come il
frutto di un amore familiare. Qui il materno ha invece una sua autonomia
istintiva, viene interpretato in una visione primordiale, mediterranea, dove
ancora possono emergere le funzioni guaritrici, fecondatrici e sacre di una dea
madre, nonostante i soffocamenti di una società patriarcale, spesso povera di
cultura, che obbliga la donna alla sottomissione e al silenzio. Le storie delle
donne del libro, ognuna alle prese con l’enigma della propria vita e del
dolore, rendono questo romanzo un percorso alla ricerca di sé e dell’identità,
in una visione dell’esistenza vissuta attraverso gli archetipi dell’arte come
strumento orfico di conoscenza. Due donne provenienti da ambienti e culture
diverse, l’una spagnola e l’altra pugliese, si specchiano e si svelano nella
rievocazione delle proprie esperienze, creando ponti che si tendono dalle
sponde opposte del Mediterraneo. Si tratta di un viaggio che è insieme scoperta
della contraddizione della condizione umana e femminile, come per le grandi donne
della tragedia greca, ed immersione nella storia, nella leggenda e nella
cultura di una terra del sud. Le vicende di Costanza, Elsa e Fabrizio si
intersecano con le storie di Federico II, delle maghe, delle “tarantolate”, dei
riti ancestrali e dei popoli che hanno attraversato la Puglia, immergendo il lettore in
un’atmosfera di sogno fuori dal tempo, regalandogli il senso delle origini e
del mistero.
3)
Recensione di Silvia Cataldi pubblicata su Deltanews il 15 luglio 2006
Donne allo specchio di Patrizia Boi
Donne allo specchio. Un
tuffo nel Mediterraneo
(Roma). E’
ambientato in Puglia il romanzo Donne
allo specchio di un’autrice
emergente, Patrizia Boi, che a
proposito dell’idea di scrivere questo libro racconta: “Sono nata in un paese
del Mediterraneo e non è casuale che la mia attenzione si sia incentrata
proprio su un altro paese del Mediterraneo: la
Puglia. L’ho girata, l’ho vissuta in un momento critico della mia vita, ho
studiato le sue tradizioni, la storia di Federico II, il Tarantismo pugliese. La Puglia è il luogo che ho scelto per parlare
del tema della tolleranza di cui sono capaci i popoli arretrati, poveri, ma
accoglienti del Mediterraneo.”
Il libro si apre con una citazione tratta da
“Diario Mediterraneo” di Raffaele Nigro, caporedattore Rai a Bari,
rappresentante e narratore insigne di queste terre bruciate dal sole: “E il mio
paese è come schiacciato da queste due pulsioni. Noi non avvertiamo un male di
Levante, bensì il malessere dell’equilibrio instabile, perchè non siamo
totalmente orientali né del tutto occidentali e mentre ci coinvolgono
ricchezza, benessere, igiene, cultura, storia, modernità dell’Europa, ci
affascinano fantasie, esotismo, lentezza, silenzio, coralità, barocco del
Mediterraneo. Sono questi i luoghi della malattia vera, dove si avvertono i
piaceri e la non compiutezza della modernità”.
Ed effettivamente parla di donne del
Mediterraneo questo testo, di passioni e di contraddizioni. Nel mondo crudele,
anacronistico ma generoso, di una Puglia in cui storia, tradizioni, leggende e
magia convivono, si snoda, vivace e coinvolgente, la storia di due donne, Elsa
e Costanza, passionale e ribelle l’una, delicata ed emancipata l'altra. Queste
donne, che rappresentano il connubio fra due terre del Sud d’Europa, la Puglia e la
Castilla y Leòn, si incontrano e
si attraggono indelebilmente. Le loro esistenze si incrociano, per puro caso,
in un ospedale di Trani e le loro confessioni, in un sottofondo di voci che
compaiono e scompaiono dopo aver narrato le loro piccole vicende, si specchiano
nel profondo delle loro anime.
Spiega l’autrice: “Ho chiesto a Raffaele Nigro
di rappresentare quel Mondo che ho avuto la pretesa di leggere e alla
scrittrice Rosa Regàs, attuale Direttrice della Biblioteca Nazionale di Spagna,
di rappresentare quell’altro Mondo che con il Governo Zapatero si sta aprendo
sempre più ad dialogo fra culture.”
E continua: “Sono convinta che la civiltà
consista anche nella capacità di leggere la diversità e di arricchirsene, che
la comune capacità di sentire sia ancora l’argomento su cui confrontarci,
quello che può unire culture differenti. Non la politica, non la
religione, non il lavoro, ma quella comune capacità di provare sentimenti e di
amare che lega tutte le etnie. Sono una fautrice dell’integrazione
multiculturale delle razze, affinché il nostro Occidente malato recuperi una
parte di ragione perduta dietro ai massacri, ai genocidi e alle trasformazioni
del territorio in una grande pattumiera e di alcuni popoli in rifiuti umani.”
E meticcio e poliedrico è anche l’animo che
emerge dalle confessioni delle due protagoniste che diventa specchio delle
contraddizioni del nostro Occidente mediterraneo e fa eco alla storia di ogni
donna. Da consigliare.
(Delt@ Anno IV, n. 156 – 157
del 14 – 15 luglio 2006) Silvia Cataldi
2)
Recensione di Franco
Giganti del 2007
Questo romanzo viene
presentato ai lettori come la descrizione di un mondo crudele e arretrato in
cui storia, tradizioni, leggende, magia convivono.
Ed inoltre si avverte
che si tratta della icona di due donne.
Tutto vero, ma
enormemente riduttivo. La Boi,
sorretta da un background culturale di ampio respiro e guidata dalle suggestive
ricerche etnologiche del grande compianto Ernesto De Martino, nel descrivere le
vicende esistenziali delle due donne, fa assumere alla sua prosa la dimensione
mitica che ha il brivido della tragedia eschilea. E il destino sembra diventare il fato.
I personaggi nati dalla
sua fantasia, non vengono giudicati secondo codici morali convenzionali e
fausti, ma capiti e cercati fino in fondo. Anche se, naturalmente, capire non
vuol dire approvare.
La vicenda si svolge
quasi totalmente in quel tempio di sofferenza che è un ospedale. Ma è proprio
dove e quando si soffre, sembra volerci dire l’autrice, che affiora prepotente
la coscienza e ognuno trova il coraggio di guardare la propria anima nuda.
Ed, infine, credo si
debba sottolineare che quasi di soppiatto e, perciò, in maniera pungente ed
amara, c’è un’altra critica della miseria e dello sfruttamento di tanta parte
del Sud e dell’incapacità o della non volontà della classe politica di
affrontare e risolvere la ormai eterna “Questione meridionale”.
Si attende, con
interesse, una seconda prova.
Franco Giganti
Roma Bibli 5
dicembre 2006
Presentazione del libro
di Patrizia Boi “Donne allo specchio”
Ho conosciuto Patrizia Boi, o meglio l’Ing. Patrizia Boi sul posto di lavoro: giovane e
promettente ingegnere, giunta nella Capitale da Genova ed ancor prima dalla
nativa Sardegna, di cui reca i caratteristici tratti somatici e, per questo
subito a me simpatica, dato il legame profondo che mi lega a quella terra.
Subito colpita dal suo
approccio caldo ed emotivamente intrigante, mi sono trovata ben presto
coinvolta in conversazioni su argomenti del tutto estranei a quelli di lavoro
(ferrovie ed affini) e, da qui, a trovarmi tra le mani un manoscritto in
lavorazione di un’aspirante scrittrice, che chiedeva l’aiuto da una ex
insegnante, il passo è stato praticamente inevitabile.
Il manoscritto in
questione non è quello da cui deriva il libro che qui oggi viene presentato, ma
spero che trovi presto modo di essere pubblicato.
Veniamo ora a “Donne
allo specchio”
Si tratta indubbiamente
di una storia di donne. No, la definizione non è calzante, si tratta di storie
di donne e uomini, delle loro passioni. Si tratta di storie di umanità.
Si, perché leggendo,
quello che ti avvolge e ti coinvolge è l’umanità dei personaggi, nè buoni, né
cattivi, né diavoli né santi, semplicemente persone di carne e passione, di
intelletto e sofferenza, che rappresentano, io credo, le molteplici
sfaccettature della personalità della scrittrice.
Partita certamente da
una lunga e forse dolorosa analisi introspettiva, Patrizia Boi ha trasfuso nei
suoi personaggi i tratti del proprio carattere, le angoscie, ma anche le
aspirazioni ed i sogni.
Il sogno, in
particolare è motivo conduttore di questo racconto: attraverso la descrizione
dei sogni, froidianamente l’autrice ci catapulta nei viaggi della mente e
dà forma e colore ad un mondo immaginario, ma concreto nel suo cuore, che alla
fine si scioglie e si traduce nella realtà del finale: quasi l’epilogo di una
favola moderna.
Le molte donne
protagoniste del racconto sono viste con occhi amorevoli e sempre indulgenti,
non così tutte le figure maschili. A testimoniare l’intensa consapevolezza
della fragile e ancora sottoposta condizione femminile che, pur
anacronisticamente rispetto al millennio appena cominciato, ancora attende
giustizia, anelando una parità lontana e faticosamente perseguibile.
Un aspetto interessante
riguarda poi l’attenzione alla storia delle tradizioni popolari, alcune delle
quali dettagliatamente raccontate, che fanno da cornice alle storie private.
L’amore per la natura è
un altro leit-motiv del libro, e nella natura il mare la fa da padrone, amato e
rispettato come un nume protettore; vissuto così profondamente,come forse
solo un isolana riesce a fare.
Ancora si dovrebbe
sottolineare l’inno elevato alla maternità, come massima espressione della
creatività femminile e contributo alla potenza della natura; la rabbia e la
frustrazione verso il mondo del lavoro, che ancora pretende da ogni donna salti
mortali quotidiani per raggiungere traguardi semplicemente scontati per gli
uomini; l’importanza della cultura come veicolo e speranza per uscire dalla
prigionia di un ruolo imposto dalla società alle donne… ma è meglio chiudere
raccomandando la lettura e lodando la fantasia della scrittrice che alla fine
del racconto, ci regala la bellissima similitudine tra donne e fiori, che
lascia, quasi reale ai nostri sensi, il profumo della femminilità.
Alla prossima lettura
Patrizia!
Arabella Di Falco
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