Informazioni personali

La mia foto
Roma, Roma, Italy
Scrittrice di romanzi, racconti, fiabe, favole e storie per l'infanzia. Autrice del romanzo "Donne allo specchio" Mef Firenze, della raccolta di Fiabe "Storie di Magia" Happy Art Edizioni Milano, del volume LegenΔe di Piante - Nostra Protezione ed equilibrio in terra (una raccolta di 12 leggende sulle piante ambientate nei dodici mesi dell’anno) pubblicato a puntate nel 2014 su Wall Street International Magazine.Nel giugno 2017 ha pubblicato per la Collana I Cortili della Casa Editrice dei Merangoli, il Saggio Ingegneria Elevato n - Ingegneria del Futuro o Futuro dell’Ingegneria?, scritto a quattro mani con suo fratello Maurizio Boi, con 150 Immagini Colore/BN del fotografo Sergio Pessolano.

lunedì 26 febbraio 2024

LA ROSA NON CI AMA - A TEATRO LO SPAZIO - REGIA GIANNI DE FEO

 

LA ROSA NON CI AMA

Teatro Lo Spazio


Cloris Brosca e Gianni De Feo in "La rosa non ci ama", regia Gianni De Feo. Foto Manuela Giusto

Sold out al Teatro Lo Spazio per lo spettacolo “La rosa non ci ama” del drammaturgo napoletano Roberto Russo, andato in scena dal 22 al 25 febbraio 2024, con la Regia di Gianni de Feo, interprete dell’opera insieme all’attrice Cloris Brosca.

La scena è scarna, in essa giganteggia solo una specie di installazione pittorica, un busto di cristallo allacciato con fili colorati, sormontato da due ali dorate a forma di cuore: un grande cuore con tutti i suoi legamenti che può volare nel mondo dorato dell’amore ma che può anche essere imprigionato in una tela di ragno variopinta, contorta, pericolosa. Due leggii ai lati, ricoperti da scialli bianchi e rossi, completano l’opera dell’artista Roberto Rinaldi a cui è stato affidato l’impianto scenico e i costumi.

Il resto è oscurità, ombra, confessione, lamento, disvelamento…

In scena due grandi attori, Gianni De Feo e Cloris Brosca, interpretano la tragedia di ogni amore, la trasformazione in orrore, assassinio, morte, nel processo che richiama i testimoni della vicenda amorosa e che si conclude col verdetto dei giudici.  

I legami del cuore sono al centro della drammaturgia: la rosa rossa, simbolo di amore appassionato in ogni epoca, seduce col suo profumo e la bellezza dei suoi colori, ma può anche uccidere con la sola punta sottile di una spina.

I protagonisti sono ombre nella notte scura di una piazza dove fanno da sfondo le mura della Basilica di San Domenico Maggiore circondata da silenziosi palazzi cinquecenteschi: potrebbe essere una piazza qualsiasi che ha visto nascere un amore qualsiasi, lo ha visto consumarsi e trasformarsi in odio.

In ogni amore travagliato esiste un percorso, momenti di grande felicità e altri di grande dolore, esistono errori, rabbie, colpe, di cui spesso gli artefici non si rendono conto, ma arriva un momento dove occorre prendere coscienza, fosse anche oltre la vita, nel mondo fantasmagorico dell’ombra rimasta dopo il trapasso, quell’ombra che forse sarebbe voluta fuoriuscire e impedire il tragico finale.

Gianni De Feo e Cloris Brosca rappresentano con maestria queste ombre, due spiriti infelici, torturati dal senso di colpa, che scontano la pena delle loro azioni come in un inferno dantesco, costretti a ricordare costantemente il loro dramma, i fili attorcigliati e recisi della loro relazione, i peccati commessi, il dolore passato, il sangue versato.

Sono due maschere che si confessano vicendevolmente, che raccontano le ragioni dei loro comportamenti, incolpandosi l’un l’altro, come avviene in ogni amore. Ma non tutti gli amori sono uguali, due sconosciuti qualunque possono anche vivere le medesime tragedie, ma quando l’intrigo riguarda personaggi importanti, le notizie sono copiose anche nei libri di storia.

E l’Autore si nutre di storia, applica alla sua scrittura scenica lo schema della Tripartizione Eduardiana (Soggetto, Sceneggiatura e Dialogo) spaziando dall’uso della lingua napoletana all’Italiano, variando tematiche, argomenti ed epoche e prediligendo, di fondo, un’approfondita analisi socio-psicologico-sentimentale dei personaggi e degli argomenti storici trattati.  Si tratta di Teatro Storico-Sociale con una spiccata predilezione per avvenimenti collegati alla storia di Napoli, nella fattispecie in questo spettacolo si parla della vicenda del Principe di Venosa, Carlo Gesualdo, e di sua moglie Maria d'Avalos accaduta nel 1590.

Siamo a Napoli davanti al palazzo che appartenne al Principe Carlo Gesualdo da Venosa e dove, nella notte tra il 16 e il 17 ottobre del 1590, il Principe assassinò sua moglie Maria D’Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa, Duca D’Andria.

Si tratta di un celebre delitto passionale che pian piano viene narrato durante l’azione scenica, la cronaca di uno dei più famosi delitti passionali della nostra storia.

 

Cloris Brosca in "La rosa non ci ama", regia Gianni De Feo. Foto Manuela Giusto

 

Durante l’azione scenica l’identità dei due personaggi gradualmente si svela. Cloris Brosca – ve la ricordate la mitica Zingara della TV inventata da Pippo Baudo? - è la prima ad innalzare il suo lamento sul dramma della sua esistenza e lo spiega nella sua lingua, con una voce chiara, determinata, impeccabile, in un napoletano antico, come parlasse nella sua epoca, con un volto che esprime ogni sofferenza. Il principe risponde esprimendosi tra italiano e spagnolo ma soprattutto con l’eleganza del suo corpo fermo o in movimento e con l’espressività del suo volto da mimo. Anche quando la confessione è affidata al personaggio della moglie, il suo viso commenta ogni parola, abituato a far dialogare con lo spettatore ogni fibra del suo corpo.

Gianni De Feo in "La rosa non ci ama", regia Gianni De Feo. Foto Manuela Giusto

Senza entrare nel dettaglio del dialogo e dei risvolti degli accadimenti, Gianni De Feo e Cloris Brosca, ricomponendo i colori di un oggetto fuori contesto, il Cubo di Rubik, attraversano tutta la gamma cromatica delle loro anime per dare un senso ai loro sentimenti attraverso i sei colori: la vigliaccheria del giallo, l’invidia del verde passando dal blu al bianco al viola per giungere al rosso del sangue.

Due elementi sono connaturati a quell’uomo sensibile e geniale inventore dei colori della musica, raffinato madrigalista e stimato ispiratore dei tempi a venire, qual era il Principe Carlo Gesualdo: la musica e i suoi colori, per l’appunto. E la musica infatti è un elemento portante dello spettacolo, incombe sulla scena con i suoi suoni chiari e scuri, raccontando la vicenda con temi e modi dell’epoca. Alessandro Panatteri, autore delle Musiche originali, servendosi della consulenza musicale di M. Adriana Caggiano, si adatta perfettamente alle scelte del regista che afferma: «Ho privilegiato un’atmosfera notturna da cui, come barboni, emergono due personaggi. Sarà l’azione scenica a riproporre, in una ritualità ossessiva, le figure di Carlo e Maria. La regia alterna fra colori e musica, personaggi infernali, grottesche figure sul proscenio dell’orrore».

Dopo lo sconto rabbioso, in un abbandono catartico, i due fantasmi, accettando le colpe reciproche, sono capaci di purificare le proprie anime raggiungendo finalmente la pace.

I protagonisti interpretano anche altri personaggi necessari al dipanarsi della storia, come gli accusatori di un tribunale e tutte quelle figure intorno alle quali ruota la vicenda stessa. Allo stesso modo si mescolano le lingue, dallo spagnolo del 500 al napoletano antico fino al latino, attraverso un linguaggio forbito a tratti lirico ma al tempo stesso contemporaneo.

La musica che entra padrona in ogni scena, sale in cattedra nel finale accompagnando un grandissimo Gianni De Feo che interpreta due testi di Torquato Tasso scritti espressamente per Gesualdo, ma mai messi in musica da questi: sono stati ora rielaborati con musiche originali e cantati dal vivo nello stile dei madrigali.

Promossi tutti gli artefici dello spettacolo, quindi, dallo scroscio di applausi prolungati del pubblico, rammentiamo altresì che le foto di scena sono di Manuela Giusto, la consulenza per lo spagnolo di Lorenzo Russo, la Produzione Lab di Tiziana Beato e l’Ufficio stampa e comunicazione di Andrea Cavazzini.

 


martedì 5 dicembre 2023

 https://www.meer.com/it/77250-gli-insegnamenti-di-aurum

Gli insegnamenti di Aurum

Per una nuova consapevolezza di noi stessi e del mondo che ci circonda

5 DICEMBRE 2023, 
Aprire la mente. La mente è come un paracadute e funziona bene solo quando è aperta e oggi mancano i numeri per avere una mentalità rivoluzionaria… È importante, però, sapere che questo sistema è destinato a fallire e che questi criminali dell’umanità saranno puniti nell’eternità per contrappasso vivendo nella dimensione ultraterrena l’Inferno che hanno creato in questa dimensione
Aprire la mente. La mente è come un paracadute e funziona bene solo quando è aperta e oggi mancano i numeri per avere una mentalità rivoluzionaria… È importante, però, sapere che questo sistema è destinato a fallire e che questi criminali dell’umanità saranno puniti nell’eternità per contrappasso vivendo nella dimensione ultraterrena l’Inferno che hanno creato in questa dimensione

Negli ultimi anni sono nati in Italia moltissimi canali di contro-informazione, in particolare nel corso della pandemia, ma anche negli anni precedenti. Questo fenomeno è dovuto senza dubbio al fatto che il sistema di informazione ufficiale non soddisfa più una parte di popolazione che si è resa conto della incessante e crescente manipolazione delle notizie. Tra questi canali c’è anche Border Nights ideato da Fabio Frabetti nel 2013, nato quindi circa 10 anni fa.

«Border Nights è un programma di confine con lo scopo di dare voce a personaggi che di solito non si ascoltano nei circuiti mainstream in una atmosfera informale e colloquiale, senza la smania dell’interruzione». Questa è una manifesta opposizione a certi programmi televisivi dove regna il battibecco, dove si strilla senza ascoltare l’altro, dove alcuni interlocutori che non ripe-tono gli slogan del momento non possono parlare senza essere continuamente interrotti. Fabio Frabetti, invece, mostra un rispetto assoluto per il suo intervistato anche quando non condivide pienamente il suo pensiero: del resto è difficile essere d’accordo con qualcuno al cento per cento.

Il canale ha una serie di rubriche molto popolari: la Rubrica Mazzucco Live di Massimo Mazzucco, regista, sceneggiatore e blogger italiano, molto seguito nel mondo del dissenso per le sue analisi spesso contro-corrente; la Rubrica Gioele Magaldi racconta di Gioele Magaldi, storico, politologo e filosofo, ex Maestro Venerabile della loggia “Monte Sion di Roma” (Goi), già membro della Ur-Lodge “Thomas Paine”, Gran Maestro del movimento massonico “Grande Oriente Democratico” (God); la Rubrica Fusillo Live dell’avvocato Alessandro Fusillo, presidente del Movimento Libertario.

In molti programmi «Ci si interroga sulla vita ed i suoi misteri, sulla dimensione spirituale, su quanto accade in Italia e nel mondo, attraverso la voce di ricercatori ed esperti che ci conducono in viaggi affascinanti, inconsueti, stravaganti o misteriosi».

Celebre la Rubrica Fausto Carotenuto affidata a Fausto Carotenuto, Fondatore del Movimento Politico Spirituale Coscienze in Rete; la Rubrica Marco Massignan del Dottor Marco Massignan di Nemeton - Istituto di Arte Sciamanica e Sistemica; ma soprattutto la seguitissima Rubrica Aurum, Rivelazioni di un iniziato che ha la caratteristica di non mostrare il volto di questo iniziato e praticante di percorsi di coltivazione spirituale di origine orientale; neoplatonico; profondo conoscitore della Tradizione orientale e occidentale che organizza e rappresenta due lignaggi in Italia e che nella vita ordinaria svolge una professione legale.

Egli è autore, altresì, di due libri illuminanti come Assoluto, cosmo e uomo e La Lampada della Comprensione: Gnosis liberatrice e potenze arcontiche. Insomma, come afferma il canale stesso: «Ogni puntata un viaggio diverso, una nuova dimensione dove trovare ristoro dalla frenesia quotidiana, in cui porci domande, dubbi, nuove prospettive. Per una nuova consapevolezza di noi stessi e del mondo che ci circonda. Senza imposizioni, dogmi, certezze assolute».

In particolare trovo molto interessante – anche se suggerisco di vedere tutte le puntate di Fausto Carotenuto e di Aurum per risvegliare la mente a lungo disabituata alla palestra dello spirito critico – una puntata trasmessa il 1° febbraio 2023 intitolata Il grande segreto. In questa puntata Aurum esamina il ‘film ormai prossimo alla pazzia’ che è la realtà attuale, cercando di collegare alcune notizie di cui aveva già parlato nelle puntate precedenti. L’obiettivo è quello di fornire alcuni ‘strumenti conoscitivi’ di quello che si muove dietro le quinte degli eventi che accadono esteriormente, per avere una maggiore cognizione del momento storico che tutti stiamo vivendo e uscire dai meccanismi indotti dalla manipolazione collettiva dell’umanità.
Aurum afferma che in questa ‘Era storica’ il mondo è governato da una rete di gruppi contro-iniziatici: uno dei gruppi apicali è rappresentato dallo Sabbataismo-Frankismo. Si tratta di una setta che nasce ad opera di Sabbatai Zevi (1626-1676), un mistico, cabalista, agitatore politico-religioso, nato a Smirne che si autoproclamava Messia. Quest’ebreo ottomano prende alcuni concetti della cabala ebraica e li ribalta completamente: giunge a ritenere che bisogna fare più male possibile, raggiungendo una sorta di male assoluto.

Secondo l’Albero Cabalistico della Vita, ogni «Sephiroth» è un centro di energia e alle Sephiroth corrisponde una controparte negativa, la «Qliphoth», dove potrebbe insinuarsi il Male. Nella visione distorta di Zevi, nei gusci delle emanazioni chiamati «Qliphoth», sarebbero intrappolate delle scintille divine. Dagli studi di Gershom Scholem, filosofo, teologo e semitista israeliano, emerge che nella “Qabbalah eretica” di Nathan di Gaza (1643-1680), profeta e teologo di Sabbatai Zevi risulta che: «in Dio ardevano due luci, la luce in cui c’è pensiero e la luce in cui non c’è pensiero; la seconda luce è contraria alla prima; in Dio c’è il Male; l’anima del Messia viene dalla luce senza pensiero, dall’abisso del Male; il Male è nel Messia; l’anima del Messia manifesta “singolari esplosioni di antinomismo”».

Nathan di Gaza e Sabbatai Zevi erano convinti che le scintille divine di luce che dall’Albero della vita erano cadute nel Regno delle Qliphoth (il Male), si potessero recuperare praticando il Male, giustificando così il rovesciamento dei valori: il sacro doveva diventare profano e viceversa. Solo così il regno del Male sarebbe stato distrutto e la redenzione compiuta. La cosa incredibile è che una parte importante degli ebrei di quegli anni, almeno il 70% lo riconosceva come Messia.

Scholem è convinto che lo Sabbataismo rappresenti una minaccia per l’Ebraismo rabbinico, ma afferma che «eminenti rabbini furono sabbatiani a Gerusalemme, Costantinopoli, Smirne, Praga, Amburgo, Berlino». Questi eretici dell’ebraismo «portavano la loro dottrina alle estreme conseguenze, spingendosi fino in fondo, fino all’abisso delle cosiddette 49 porte dell’impurità». Insomma essi sostenevano «la santità del peccato, il dovere di violare la morale ordinaria in nome di una legge superiore, ma questa redenzione attraverso il peccato conduceva spesso a riti sessuali, il cosiddetto “rito dell’estinzione delle luci”».

Queste correnti religiose si diffusero in tutta Europa e quando Zevi tornò in Turchia, posto di fronte alla scelta se essere ucciso o convertirsi all’Islam, scelse la conversione. È chiaro che i suoi proseliti rimasero confusi da questa scelta, molti si allontanarono, ma una parte di loro sostenne che era stato un modo per infiltrare l’Islam e manipolarlo al fine di portare avanti il proprio progetto sotto mentite spoglie. Un gruppo di ebrei non minoritario ritenne che si trattasse di un vero sacrificio per Sabbatai Zevi: convertendosi all’Islam, (nell’anno 1666), attraverso l’apostasia, aveva cominciato a operare il proprio piano in maniera subdola, quindi meno riconoscibile dall’autorità. Lui e i suoi seguaci continuarono a praticare i loro riti in luoghi chiusi e nascosti e la comunità andò avanti anche dopo la sua morte.

Oggi questi infiltrati Sabbataisti nell’Islam sono stimati in circa un milione di persone. Spesso gli esaltati Islamici nascono da questi eretici dell’Ebraismo. Siccome gli Sabbataisti-Frankisti spesso praticavano in segreto la loro eresia facendo finta di essersi convertiti ci furono:

  1. quelli che come Sabbatai Zevi, passarono all’Islam;
  2. quelli che rimasero esteriormente nell’Ebraismo;
  3. quelli che passarono alla Chiesa Cattolica, come Jacob Frank e i suoi seguaci.

Frank fu un agitatore ebreo polacco (Korolówka, Podolia, regione che corrisponde alle odierne Ucraina centro-ovest e Moldavia nord-est, 1726-Offenbach 1791), successore di Sabbatai Zevi, che si autoproclamò Messia in aperta polemica con i rabbini ucraini. Egli portò questi rituali di sesso e sangue, di totale degenerazione, verso vette di degrado e di violenza inaccettabili. E plasmò un gruppo di proseliti che rappresentava la versione estrema dello Sabbataismo, creando addirittura un contesto paramilitare, estremizzando le pratiche e mettendosi in testa di corrompere l’Occidente. Nel 1755 si convertì al cristianesimo, ma solo per infiltrare la religione cristiana: in particolare intendeva infiltrare il mondo romano, ossia il mondo Occidentale.

Nello studio del Frankismo, attivo principalmente in Polonia e Austria nella seconda metà del XVIII secolo, una figura emblematica per farci comprendere la portata del fenomeno è quella di Moses Levi Dobrushka (la cui madre era cugina di Jacob Frank) che come spiega Scholem «riceve una doppia educazione: ebraico-rabbinica e sabbatiana». Da un lato, la fedeltà apparente all’Ebraismo, dall’altro, in segreto, la gnosi di Sabbatai Zevi. La sua attività pubblica è quella di poeta e scrittore, ma al contempo è membro degli Illuminati di Baviera a Vienna. Appartiene inoltre all’Ordine iniziatico dei “Fratelli Asiatici”, riservato a Massoni, che congiunge elementi cristiani ed elementi di Cabala ebraica pura.

Si tratta del perfetto esempio di Frankista perché recita la sua parte in modo emblematico, nonostante abbia fama di libertino, dedito a piaceri carnali.

Si trasferisce in Francia, cambia il nome in Junius Frey e diventa un rivoluzionario giacobino, rimanendo sempre legato ai “Fratelli Asiatici” e alla Cabala.

Insomma «Dobrushka-Schönfeld-Frey, è contemporaneamente ebreo, cabalista, illuminato, massone, Fratello d’Asia, devoto del Cristo, giacobino». Scholem, infatti, osserva: «Si delinea di fronte a noi la personalità di un uomo che indossa simultaneamente diverse maschere, per poi rinnegarle tutte, a seconda delle circostanze. È impossibile determinare la sua reale posizione: è quella del vero frankista, secondo la concezione preconizzata da Jacob Frank».

Questo ci consente di intendere il modo attraverso il quale «Jacob Frank e i suoi adepti fingono di convertirsi al Cattolicesimo continuando a coltivare le loro dottrine e il loro culto trasgressivo». Del resto questa situazione dura ancora: questi soggetti mirano al male assoluto in una situazione di totale degenerazione degli insegnamenti cabalistici ed ebraici.

A questo punto Aurum suggerisce di fare un salto apparentemente immotivato ad un’altra aberrazione umana. Si tratta di un altro movimento che egli definisce ‘abominevole’, il nazismo storico: la Germania Nazista ha portato avanti la propria ideologia fino al 1945, poi la storia afferma che i nazisti furono sconfitti dai bravi e buoni Americani e Britannici (a volte ci si dimentica che il Nazismo perse in verità in Russia, dove Hitler fece un’operazione folle che lo indebolì enormemente).

Il Nazismo dovrebbe quindi essere finito a quell’epoca: il mondo fu diviso in due poli: l’Unione Sovietica e il polo Angloamericano. Eppure è noto che alcuni nazisti trovarono una via di fuga in Sudamerica. Secondo la visione di Aurum, l’ideologia nazista in realtà non è mai morta: il mondo oggi è dominato a livello ideologico, economico e finanziario, nonché morale ed etico dal neoliberismo, che trova le sue profonde radici in Europa, ma che si sviluppa e raggiunge la maggiore capacità di intervento nel mondo con gli Stati Uniti.

Il neoliberismo estremo (praticato dal nucleo ideologico attualmente all’apice del Potere), che poi diviene progressismo, è caratterizzato da alcuni elementi:

  1. marcato transumanesimo (superare l’uomo per come è per creare una nuova razza umana o un uomo che si fonda con la macchina);
  2. simpatia per l’eugenetica (a cui consegue l’abortismo, anche estremo, ossia abortire anche fino al nono mese e si sta cominciando a ragionare sul fatto di uccidere il feto al momento in cui la donna sta partorendo);
  3. una volontà di profonda alterazione della biologia umana (l’uomo gli sta antipatico, ne vogliono modificare la biologia, la genetica, lo vogliono superare);
  4. un notevolissimo ‘razzismo ideologico’ nei confronti di tutta la razza umana che considerano composta da bestie (gli Stati Uniti sono un paese di una violenza estrema e tutta basata su Mammona, sul potere dei soldi: se hai soldi sei superiore - nella visione calvinista - significa che Dio ti ama, se non hai soldi ti sta bene perché vuol dire ce Dio non ti ama).

Noterete qualche somiglianza all’ideologia nazista, il Nazismo storico. Il Nazismo era caratterizzato da questi stessi aspetti, semplicemente presi da un punto di vista differente. Voleva creare una ‘Nuova Umanità’; era ‘transumanista’ per definizione (proprio perché non si poneva alcun limite, tutto quello che era tecnicamente possibile era anche moralmente lecito); praticava l’Eugenetica; favoriva l’Abortismo nei confronti delle razze inferiori (che dovevano essere controllate dal loro bestiale riprodursi); promuoveva l’alterazione profonda della biologia umana (basterebbe vedere gli studi che fecero i nazisti nei campi di concentramento); e ovviamente uno dei suoi principi fondamentali era il Razzismo, una versione edulcorata di quella neoliberista.

Il Razzismo Nazista partiva dalla premessa completamente fasulla che ci fosse una razza o un’etnia superiore ad un’altra, mentre il Razzismo neoliberista estremo è persino superiore: c’è una élite, o meglio una contro-élite (poche centinaia di migliaia di persone nel mondo) che ha diritto di esistere e vivere nel benessere e poi c’è l’infinita massa umana di bestie. Questa bestia che è l’essere umano va fatta abortire, va portata alla degradazione più assoluta, va alterata nella biologia, va massacrata nella psicologia, nella morale, nell’etica. Insomma deve essere sottoposta ai detentori del Potere che sono dei cattivi carcerieri. Quindi l’ideologia nazista secondo Aurum è sovrapponibile a questo Neoliberismo Progressista Estremista, che tiene le redini del potere al livello globale soprattutto nel mondo occidentale. Dopo il 1945, l’ideologia nazista sarebbe sopravvissuta modificandosi in ragione di alcuni patti che gli statunitensi fecero con alcuni gruppi nazisti molto ricchi, molto danarosi e molto violenti, emigrati e posti al vertice nascosto degli Stati Uniti.

Dopo queste affermazioni Arum suggerisce di fare un piccolo passo indietro e tornare a parlare dello Sabbataismo-Frankismo che oggi rappresenta uno degli apici massimi della contro-iniziazione mondiale, quindi di questo piano di dominio razzista e antiumano. È estremamente forte e radicato negli Stati Uniti, perché ci fu una emigrazione di moltissimi soggetti di etnia ebraica: la grandissima parte erano persone assolutamente perbene, ma una parte era proprio composta da gruppi Sabbataisti-Frankisti che vedevano nel Nuovo Mondo la possibilità di creare un dominio estremamente forte, quindi vi si spostarono in massa. In un mondo in costruzione volevano costruirlo a loro immagine e somiglianza, come sempre in maniera occulta, in maniera infiltrata, in maniera manipolativa. Purtroppo il male tende ad allearsi sempre con il male stesso, quindi gli Sabbataisti-Frankisti con la loro ideologia del male assoluto, hanno trovato una medesima ideologia antiumana ed elitarista in senso invertito proprio nei gruppi nazisti che si sono spostati negli Stati Uniti: male assoluto, degradazione dell’uomo fino al limite estremo, razzismo ideologico assoluto.

Dobbiamo del resto ricordare che lo scopo dello Sabbataismo-Frankismo è fare il maggior male possibile e i Nazisti hanno raggiunto quasi il Male Assoluto. Per questo attualmente all’apice attuale della Piramide invertita del Potere ci sono gruppi propri dello Sabbataismo Frankismo che si sono mischiati o alleati con gruppi di razzismo ideologico diventato sempre più estremo: oggi per il razzismo estremista tutta l’umanità diventa razza inferiore. Aurum sottolinea che anche il Comunismo è stato, al lato pratico, nella sua applicazione concreta, un male assoluto, con una piccola differenza rispetto al Nazismo: almeno nelle premesse, il Comunismo aveva alcune giuste idee, la prima di tutte l’eguaglianza degli esseri umani, poi la necessità di lottare contro il padrone che schiavizza. Per la verità sarebbe ancora attuale questa visione, cioè riaffermare l’eguaglianza degli esseri umani e lottare contro i padroni che ci opprimono, che non sono certamente i padroni delle fabbriche o qualcosa di simile, ma sono quei gruppi al Potere della Piramide invertita che schiavizzano tutta la razza umana.

Il Comunismo aveva alcune idee rette, ma era evidente che si sarebbe trasformato in qualcos’altro: infatti fu ampiamente finanziato da alcune famiglie che appartengono notoriamente al nucleo Sabbataista-Frankista Europeo, così come lo fu il Nazismo. In sintesi, dopo accurati studi che sono stati dettagliati nei suoi libri, Aurum conclude che il mondo è attualmente dominato da un’Ideologia Liberista Estrema che sostanzialmente è sovrapponibile quasi totalmente alla Ideologia Nazista. Le premesse antiumane sono ancora più marcate e tutto questo avviene sotto la direzione magico-rituale dello Sabbataismo-Frankismo, che si configura come una sorta di Direttore d’Orchestra per lo sviluppo e la manifestazione delle pretese contro-iniziatiche sul mondo, per lo sviluppo dell’Agenda controiniziatica che si può tradurre con “totale degradazione dell’essere umano”. Per far comprendere meglio cosa significhi esattamente questa affermazione occorre esaminare la parte finale di un’altra puntata di Aurum intitolata I padroni del mondo. Egli spiega che il sistema di oggi non è spontaneo come la giungla o la naturale evoluzione umana, ma è artefatto, viene cioè creato principalmente col mezzo magico. C’è la volontà di creare un ‘Cloud umano’, cioè di collegare tutti i possibili sistemi mentali dei singoli uomini, e dunque i loro sistemi energetici, ad una sorta di catalizzatore che in maniera infiltrata li manipola e li suggestiona. I gruppi contro-iniziatici utilizzano dei potentissimi rituali magici per creare quelle forme pensiero e quegli schemi di pensiero, quei fasci energetici che poi diventano la ‘Weltanschauung’, la visione del mondo dell’intera massa umana.

Il sistema magico-rituale degli Sabbataisti-Frankisti e in generale dei gruppi contro-iniziatici di cui essi sono all’apice presenta tre caratteristiche fondamentali:

  1. La forte inversione simbolica: male-bene; ombra-luce; brutto-bello; cattivo-buono, ecc.
  2. La redenzione attraverso il male: durante questi rituali vengono commessi tutti gli atti più sacrileghi, più empi, più violenti anche più ripugnanti, più contrari alla Legge e alla Giustizia, con conseguente degradazione totale di coloro che vi partecipano, con dei pichi di perversione inimmaginabili.
  3. L’utilizzo della magia sessuale con una depravazione e una violenza impensabili (si pensi alla rete di pedofilia internazionale che potrebbe non essere solo il frutto di qualche pervertito, per chi volesse, può approfondire con la puntata Pedofilia, progressismo e inferno): la magia sessuale può muovere forze molto potenti, violente e distruttive.

Tutto finalizzato a controllare e gestire il mondo da parte di questi gruppi ristrettissimi, con il controllo e l’imposizione di schemi di pensiero che poi diventano dominanti creando il recinto dove va a muoversi la massa umana (e su questo Castaneda nella Metafora dei Voladores ci insegna attraverso la voce di Don Juan: «I predatori hanno preso il sopravvento perché siamo il loro cibo, la loro fonte di sostentamento. Ecco perché ci spremono senza pietà. Proprio come noi alleviamo i polli nelle stie…»). Il ruolo poi dei gruppi pseudo-iniziatici è quello di ripetitori a cascata di questi abominevoli schemi, come una sorta di cinghia di trasmissione delle istanze magiche create nei rituali dei gruppi contro-iniziatici. Finiscono per influenzare in modo sottile la società civile e i gruppi culturali e scientifici materialistico-nichilisti che poi tirano fuori ideologie di accentramento del Potere e degradazione dell’essere umano. Si utilizzano i media, la pubblicità, il cinema, le pellicole e i divi di Hollywood che finiscono per trasmettere modelli comportamentali coerenti con la visione del mondo a cui questi gruppi auspicano.

Bisogna stare alla larga anche da molti gruppi occulti che utilizzano gli stessi rituali di magia sessuale come quelli promossi da Aleister Crowley che fungono da enorme grancassa per diffondere nel mondo energie sottili e input di quel migliaio di persone che fanno parte dei ristrettissimi e segretissimi gruppi contro-iniziatici… Difficile modificare questa visione del mondo perché i rapporti di forza sia dal punto di vista sottile, sia dal punto di vista profano sono sbilanciati a favore del Potere… La mente è come un paracadute e funziona bene solo quando è aperta e oggi mancano i numeri per avere una mentalità rivoluzionaria…

È importante, però, sapere che questo sistema è destinato a fallire e che questi criminali dell’umanità saranno puniti nell’eternità per contrappasso vivendo nella dimensione ultraterrena l’Inferno che hanno creato in questa dimensione. Dobbiamo, quindi, prendere coscienza della realtà che ci circonda, sapendo che possiamo combatterla mantenendo la speranza e muovendo energie e pensieri verso il bello e verso la luce, serbando sempre viva la fiaccola della speranza e il cuore rivolto costantemente verso la luce. La fiducia, lo sguardo verso l’alto, anche in tempi difficili, condurrà sempre verso qualcosa di bello. Ogni cammino evolutivo vero, infatti, ha come obiettivo di collegare l’essere umano al bello, con i piani ontologicamente superiori di realtà, fino all’Assoluto. Perché poi questa tensione toglie cibo ai Poteri che operano verso il male e combatte per la luce: lo scopo dell’uomo, infatti, è sempre di tornare alla propria vera natura e vera origine che è questa luce immensa, simbolo di infinita ed eterna bellezza.

I Voladores si nutrono (…) di energia e (…) noi produciamo molta di quella energia. Questo ci fa essere le prede ideali da mungere quotidianamente (…). Siamo esseri magici dotati di possibilità infinite condannati a brandelli di consapevolezza (…) un limitato e illusorio riflesso di sé, una falsa personalità (…) la nostra superbia e il nostro ego, i quali alla fine non sono altro che la nostra vera gabbia (…). I Voladores (…) aborriscono la qualità energetica della crescita evolutiva, e hanno ogni vantaggio nel boicottare ogni nostro incremento di coscienza.

(L’Installazione Estranea dei Voladores, Carlos Castaneda)

5Shares
email sharing button Email
facebook sharing button Share
twitter sharing button Tweet
linkedin sharing button Share
pinterest sharing button Pin
reddit sharing button
Patrizia Boi
Scrittrice di fiabe, favole e leggende, pubblica anche romanzi, racconti, saggi e biografie. Collabora con varie riviste scrivendo articoli, recensioni e interviste. Incontra talenti del mondo della Letteratura, dell’Arte, della Musica, del Cinema, del Teatro, delle Discipline Olistiche e della Scienza popolando così le sue giornate di nuove scoperte.

venerdì 1 dicembre 2023

Entrevista a Adrian Fiorelli La gran duda: ¿replicante o ser humano? 29 NOVIEMBRE 2023, PATRIZIA BOI

https://www.meer.com/es/77190-entrevista-a-adrian-fiorelli 

Entrevista a Adrian Fiorelli

La gran duda: ¿replicante o ser humano?

29 NOVIEMBRE 2023, 
Ana de Armas interpreta a Joi, y Ryan Gosling al Agenta K, en la película 'Blade Runner 2049' (2017)
Ana de Armas interpreta a Joi, y Ryan Gosling al Agenta K, en la película 'Blade Runner 2049' (2017)

Durante el último milenio estamos obsesionados cada vez más con la tecnología, con el bombardeo de informaciones del que no podemos protegernos, con el vástago virtual que representa nuestro teléfono inteligente, con la idea de perfección y belleza que solo parece posible gracias a la cirugía cosmética, a partir de imágenes virtuales o retocadas de las que podemos cancelar cualquier tipo de defecto y cualquier signo de envejecimiento y realmente ya no sabemos reconocer, en medio de tanto ruido, a un ser humano real con todas sus debilidades e imperfecciones.

El mundo del cine representó -ya muchos años antes- ese planeta hacia el que nos estamos dirigiendo inexorablemente, con una serie de películas de culto que establecieron en nuestras mentes la aceptación de una realidad distópica, propia del género cyberpunk, caracterizada por un escenario metropolitano, inmerso en un paisaje urbano brumoso o en una atmósfera incesantemente lluviosa y llena de misterio.

Empezando por la película Matrix de las hermanas Wachowski del 1999 (en esta película el ciudadano, aparentemente convencido de su dimensión de la realidad, deambula en un mundo simulado del que no es consciente en absoluto, mientras que el individuo despierto se ve obligado a luchar cada día por su libertad contra un mundo de máquinas que lo mantienen prisionero) hasta llegar a lo que se ha convertido en una referencia visual para todo el género de la ciencia ficción cinematográfica, es decir la película Blade Runner, una obra maestra dirigida por Ridley Scott en el 1982.

Por este clásico del género cyberpunk intentamos conocer el punto de vista de un joven investigador que va más allá de lo que aparece, Adrian Fiorelli, creador del canal italiano independiente Il Punto di Vista.

Eres un apasionado de películas antiguas y nuevas, ¿qué significó la película Blade Runner en tu investigación interior?

En primer lugar, creo que es una película básica para todo el género de ciencia ficción moderna -era, entonces, un modelo al que referirse-, también es una película llena de símbolos, incluidos los masónicos, sin embargo, lo que, según yo pienso es fundamental, es el hecho de la eterna lucha entre las máquinas y los seres humanos que resultan cada vez más abrumados por el transhumanismo. De alguna manera esta conflictividad está presente en cada uno de nosotros. Yo, por ejemplo, trato de crear un equilibrio entre el respeto de la naturaleza y la tecnología: tengo mi casa en el bosque, pero no dejo de utilizar los avances tecnológicos necesario en el trabajo, tratando, sin embargo, de no llegar a ser dominado por esas mismas tecnologías...

Esta película insiste en el tema del exceso: ¿hacia dónde podría llevarnos la presunción de poder realizar manipulaciones genéticas capaces de superar la idea del robot, creando máquinas pensadas a imagen y semejanza del hombre? El director Ridley Scott hace un excelente trabajo, representando la perfección de aquellas criaturas, llamadas 'replicantes'. La película está ambientada en Los Ángeles del 2019: en un mundo deshumanizado, donde semejantes androides se crearon para ser utilizados como esclavos en las colonias extraplanetarias, se produce una especie de motín. Algunos replicantes huyen de la Tierra o regresan ilegalmente a la misma, siendo perseguidos y «retirados del servicio», es decir, eliminados físicamente por agentes especiales llamados blade runners. Y es justo en la figura del policía cazador, Rick Deckard, interpretado por Harrison Ford, que se centra toda la historia.

Estos agentes matan sin piedad, pero el propio Deckard acaba enamorándose de una bella replicante, Rachael, tan perfectamente humanizada que no se la puede reconocer excepto por un detalle en sus ojos. Tampoco ella sabe que es una replicante y cuando lo descubre se pone triste y termina ablandando a su mismo verdugo. La escena es muy bonita porque parece sugerir que el amor puede superar todas las barreras y de hecho la emoción que se le nota en la cara de la mujer parece haberla enriquecido de un alma. En el momento en que el replicante siente emociones, se apega a sus recuerdos, una especie de humanidad se desprende de su cara. En resumen, Rachael se vuelve más humana que los mismos humanos y es salvada por el agente que se huye con ella.

Al mismo tiempo hay otros replicantes fugitivos, Pris y Roy Batty, también perfectamente ‘replicados’ por el científico creador: ¿humanos-inhumanos?

Desanimados como humanos que son conscientes de tener una vida limitada -su modelo, Nexus 6, sólo puede vivir 4 años– empiezan a buscar a su constructor para intentar alargarles la vida, pero la manipulación genética que los generó no les deja escapatoria alguna. Roy Batty está desesperado por haber perdido a Pris, asesinada por Deckard, y porque ‘su propio creador’ no supo ni puede hacerlos vivir más tiempo, por lo que Roy lo mata violentamente, arrancándole los ojos.

Sin embargo, cuando se encuentra cara a cara con el agente de ‘Blade Runner’, se produce un choque emblemático en el que la máquina parece someterse al hombre. ¿Quién puede olvidar los ojos relucientes de Roy Batty? Y sobre todo ¿Quién puede olvidar su famosa frase? Esas palabras lo hacen humano, pierde la agresividad y, casi como un humano, se deja morir, entregándose al hombre encargado de matarlo en el momento en que se hubiera hecho posible. Se trata de una escena de gran impacto emocional.

«Yo he visto cosas que vosotros no creeríais. Atacar naves en llamas más allá de Orión. He visto rayos-C brillar en la oscuridad cerca de la Puerta de Tannhäuser. Todos esos momentos se perderán en el tiempo, como lágrimas en la lluvia. Es hora de morir».

Cuando analicé esta frase me di cuenta de que Tannhäuser era de alguna manera un personaje presente en muchas leyendas germánicas donde representa al hombre en su eterna lucha entre espíritu y materia, entre amor espiritual y amor carnal, algo que realmente está bien explicado en la película. Quizá Harrison Ford habría debido actuar de humano, pero en realidad todo quedó dentro de un aura de sospecha: el director Ridley Scott decía que Deckard era un Android, mientras que Harrison Ford siempre había afirmado que estaba jugando el papel de un humano.

En otra película, la secuela Blade Runner 2049, es cierto que el agente Deckar es un ser humano, en efecto han pasado treinta años y él sigue viviendo (la película está ambientada treinta años después de la primera) mientras que la bella Rachael murió durante el parto adelantando un poco el plazo de los fatídicos 4 años. El concepto de amor entre un humano y una replicante se sublima en algo milagroso. De su amor nació un nuevo ser, un niño, una niña quizá, nacidos como verdaderos seres humanos...

La historia se desarrolla alrededor de este nacimiento, de la búsqueda del niño, 'que nació entonces'. Aquí también el Agente K es un androide que debería actuar como un robot o algo inanimado, lo que, en esta segunda película, se aclara en una frase que pasó completamente desapercibida. Cuando la comandante de la comisaría, Madame, le pide al androide Nexus 9 (el Agente K), que vaya a recoger a un niño 'nacido', es decir, que vaya a matar a un niño 'nacido', él responde que nunca había recogido algo 'nacido' hasta la fecha. Y cuando Madame le pregunta cuál es la diferencia, él responde: «Quien nace por lo general tiene también un alma» y esto nos permite reflexionar sobre el concepto de alma, sobre quien la tiene y quien no.

En resumidas cuentas, se trata de la continuación de la historia de amor entre Deckard y Rachael: de su amor brota una vida y aunque un androide no tiene alma, la película demuestra que la unión entre un hombre y un robot, por la fuerza del amor, puede infundir el alma en cualquier cuerpo, convirtiéndolo «en algo que va más allá de lo real».

Por otra parte, incluso la descripción del amor entre el Agente K y Joi (una inteligencia artificial holográfica programada para ser la amante ideal que vive con él en un apartamento bastante desnudo) aparece muy tierna y real. K la 'actualiza' mediante un 'emanador', que le permite estarle cerca siempre y esto es algo que se parece a un acto de amor. También el holograma de Joi está tan lleno de amor por él que intenta materializarse a través del cuerpo de otra mujer, una replicante real, para llegar a ser tangible.

La ambientación de Blade Runner 2049 mantiene una fuerte relación con las tecnologías virtuales, parece una película moderna…

De hecho, tenemos comandos de voz en las computadoras, tenemos hologramas, tenemos una ciudad completamente cibernética, autos voladoras y rascacielos, también está la escena fantástica en la que una mujer japonesa, una Geisha, le muestra una pastilla roja a K, que a algunos teóricos de la conspiración les recuerda la píldora roja de Morfeo en Matrix. Además, los recuerdos se ‘implantan’ en el cerebro de los protagonistas, también a través de soportes tecnológicos de última generación capaces de contener una enorme cantidad de Big Data.

¿Qué importancia tiene el tema de los recuerdos en las dos películas?

Es muy importante, tanto en la película del 2019 (cuando Rachael, apegada a sus recuerdos, descubre con desesperación que no son realmente suyos), como, sobre todo, en la secuela del 2049, donde el tema de los recuerdos es verdaderamente crucial.

Me gusta mucho la conversación entre el Agente K y la Doctora Ana Stelline (la verdadera hija nacida de la relación entre Dechar y Rachael), en la que el Agente K (que sospecha ser el niño 'nacido' debido a que conserva el recuerdo de un caballito de madera), le pregunta por qué sus recuerdos son tan auténticos. Su respuesta es realmente poética:

Verás, en cada obra el artista pone un pedazo de sí mismo, pero yo estoy encerrada en una habitación estéril desde los 8 años y para ver el mundo tenía que imaginarlo, e imaginándolo me he vuelto buena. Wallace necesita mi talento para tener un producto estable. Es algo correcto. Los replicantes viven vidas duras, creados para hacer lo que preferimos no hacer. No puedo ayudarte con el futuro, pero puedo darte buenos recuerdos para recordar y sonreír.

Hay que decir que el concepto de los recuerdos también aflora frente a aspectos más materiales: de hecho, cuando el Agente K va a la Corporación Wallace para buscar documentos relacionados con el esqueleto que se encuentra en el cofre bajo el árbol marchito, lo llevan a un archivo donde está almacenada una enorme cantidad de datos en un disco duro de cuarzo que se puede guardar durante mucho tiempo...

El recuerdo de aquel caballito de madera, parcialmente desvanecido, fue lo que quedó tras diez días de apagón ocurrido en el 2022. ¡Casi profético para los tiempos que corren!

Entre el primer Blade Runner ambientado en el 2019 y el segundo ambientado en el 2049, o sea treinta años después, se realizaron tres pequeños cortometrajes que básicamente explicaban todo lo sucedido entre la primera y la segunda película. El primero de estos cortos, titulado 2036: Nexus Dawn, dirigido por Luke Scott, se centra en el ascenso al poder de Wallace, que adquiere lo que queda de Tyrell Corporation.

El segundo, también dirigido por Luke Scott, se titula 2048: Nowhere To Run y ​​se centra en la vida del personaje de Morton, que aparece en la primera parte de la película del 2049. La tercera precuela, Blade Runner: Black Out 2022, es un corto animado, dirigido por Shin'ichirō Watanabe, centrado en un largo apagón generado por las máquinas que se rebelaron, destruyendo los archivos de Tyrell y cortando el suministro eléctrico a Los Ángeles: se prohíbe la fabricación de replicantes, Tyrell quiebra y es comprado por Wallace.

En definitiva, se arruinó y eliminó la mayoría de aquellos recuerdos depositados en determinadas células. Los únicos que quedaron legibles son los de cuarzo, que también se utilizaron en otra película llamada Infinity: en ellos están aprisionadas las almas.

Un papel especial, tanto en la primera como en la segunda película, lo juegan unos ojos penetrantes, transparentes, brillantes, cautivadores, resplandecientes, blancos, ausentes...

En una serie de Ridley Scott hay tanta fuerza en los ojos del protagonista que a veces se los tiene que quitar y guardarlos en una cajita, porque podrían destruir todo lo que esos ojos vieran. En la película del 2049 notamos que el código del modelo Nexus siempre está tatuado bajo el ojo izquierdo de cada replicante. En el primer Blade Runner, el creador Tyrell en efecto fue asesinado por Roy Batty al presionarle violentamente los ojos.

Los ojos representan la frontera con el mundo, la conexión del alma con el exterior es a través de los ojos que los Agentes Blade Runner pueden reconocer si un individuo es humano o replicante...

Y debo admitir que incluso en la vida real muchas veces observo la mirada de un hombre o una mujer para intentar divisar su alma. Cuando no logro ver nada, sea en la realidad, sea en una película de ciencia ficción, muchas veces me coge una gran duda: ¿son seres humanos o replicantes?

Sin embargo, incluso al final de la película del 2049, siempre es el replicante quien se sacrifica, dando paso al verdadero ser humano; y lo hace con una ternura y una dulzura que casi parece dejar descubrir en su mirada un alma, ¡que por su naturaleza no debería haber!

¡Y felicidades al actor Ryan Gosling (Agente K) por su interpretación verdaderamente magistral en cada momento de la película!

email sharing button Email
facebook sharing button Share
twitter sharing button Tweet
linkedin sharing button Share
pinterest sharing button Pin
reddit sharing button Share
Patrizia Boi
Soy una escritora de cuentos de hadas. He publicado novelas, cuentos, cuentos de hadas, ensayos y biografías. También colaboro con diversas revistas, para las que escribo artículos, reseñas y entrevistas.