Quest’estate, mentre ero in vacanza in Sardegna, ogni mattina trovavo sul tavolo della cucina un quotidiano a cui mio padre è affezionatissimo. Non ha importanza quale sia il giornale, ma le notizie suonavano all’incirca così:
- Tensione Usa-Nord Corea: "Nuove sanzioni? Le conseguenze saranno disastrose";
- Stupri, il terribile racconto della 26 enne polacca: "Mi dicevano 'I kill you";
- Terrore a Barcellona: 14 morti, due sono italiani;
- Dall'Isis la minaccia di nuovi attentati con auto e furgoni in Europa e Stati Uniti;
- Amburgo, attentato al supermarket: un morto, "è terrorismo";
- Tragico terremoto a Ischia: "Vittime, dispersi e feriti";
- Omicidio, l'autopsia conferma: ucciso da una fucilata al viso;
- Uccide un pedone, automobilista arrestato.
- ecc. ecc. ecc.
Se avessi sfogliato un altro giornale, sarebbe cambiato ben poco: mi sentivo che la colazione non era più un piacere, la digestione diventava difficile. Qualche giorno dopo, ospite in un'altra città da un’amica, il televisore sempre acceso all’ora dei pasti, il tenore delle notizie era all’incirca il medesimo. Non voglio asserire che le cose spiacevoli non debbano accadere, ma di certo percepivo un gusto giornalistico a caricarle di ulteriore tensione e a vestirle delle tinte della tragedia e del terrore.
Non voglio nemmeno affermare che certi fatti avvengano perché qualche potere forte nel mondo tenda a favorirli e a evidenziarli, come asseriscono documentari come THRIVE con tutte le sue verità e i suoi limiti, che riporterebbe a un disegno di strategia della tensione, volto a destabilizzare la popolazione, facendola vivere in uno stato di angoscia e paura diffusa. Di certo, svegliarsi la mattina e avere sul piatto del Risveglio tutte queste notizie non giova all’Animo Umano che vorrebbe tendere alla Felicità.
Come sostiene Don Miguel Ruiz nel suo celebre libro I Quattro Accordi:
«Nel sogno del pianeta è normale per gli uomini soffrire, vivere nella paura e creare drammi emozionali. Il sogno esterno non è piacevole. È un sogno di violenza, di paura, di guerra e di ingiustizia… Se guardiamo la società umana, vediamo un luogo in cui è molto difficile vivere, perché è governato dalla paura. In tutto il mondo vediamo sofferenza, rabbia, vendetta, dipendenza, violenza nelle strade e tremende ingiustizie… Ma non è necessario vivere in un incubo. Possiamo anche fare un sogno piacevole».
In realtà, quando Don Miguel spiega i suoi quattro accordi, mette davvero l’accento sul potere che hanno le parole, sulla necessità di non parlare mai senza pensare, sull’opportunità di trasformare il proprio vocabolario. Il I Accordo, infatti, afferma: «Sii impeccabile con la parola». Con essa si può creare una realtà straordinaria, oppure un mondo infernale. «La parola impeccabile crea bellezza, armonia, comunione».
È utile imparare a usare la parola per renderci liberi, evitando di abbandonarci all’ira e inviare “veleno emozionale” verso altre persone. In questo modo, infatti, usiamo la nostra stessa parola contro di noi, per la Legge dello Specchio, naturalmente. La parola può creare magia bianca o magia nera. Se giudichiamo gli altri o rivolgiamo loro la nostra ira, attraiamo la loro ira e antipatia generando sia una programmazione negativa in loro stessi, sia una energia di conflitto nella nostra stessa vita. Se al contrario rivolgiamo verso gli altri uno sguardo benevolo, qualunque cosa abbiano fatto, sviluppando una sorta di empatia da trasferire nella nostra comunicazione, abbiamo l’opportunità di guidare la nostra stessa vita verso successo e abbondanza, trasformando e trasmutando la paura in gioia e amore.
Non dico che sia facile attivare quell’osservatore interiore capace di non giudicare mai nulla, di «Non prendere nulla in modo personale» (II Accordo), di guardare l’altro accettando i suoi limiti e il suo posto nel mondo, di comprendere e amare anche la nostra fragilità. Questo significherebbe, infatti, diventare Saggi. Possiamo, comunque, sforzarci di fare del nostro meglio per riuscirci sapendo che è per il bene nostro e dell’intera Umanità. Prenderla sempre in modo personale, del resto, significa essere convinti che tutto il mondo ruoti attorno a noi. Non serve che ci incentriamo su quanto gli altri pensano di noi, perché tutta la loro rabbia, convinzione, irretimento, dipende dalla programmazione che hanno assorbito dall’ambiente che li circonda. Non è detto, inoltre, che la loro verità sia meno importante, della nostra, ecco perché occorrerebbe rispettare, a volte anche con pazienza, il loro punto di vista. In realtà, se siamo in armonia con noi stessi e in equilibrio col mondo, nessuno può influenzarci con i suoi comportamenti, parole e azioni.
Una tendenza che, invece, caratterizza noi Esseri Umani è l’essere sempre distolti dagli altri, da cosa sono, da quanto hanno, da quello che fanno. E quando ci concentriamo fuori da noi stessi, il cervello compie una serie di supposizioni, elucubrazioni, ipotesi, costruendo un film la cui pellicola può diventare infinita, contorta e inestricabile. Ecco, perché Don Miguel afferma nel III Accordo di «Non supporre nulla». Tutto quello che supponiamo, sarà basato sul nostro sogno personale e non servirà a comprendere davvero l’intenzione dell’altro che, in realtà, ha un altro sogno che spesso nemmeno ci riguarda, o, se ci riguarda, ci serve da specchio. In realtà ogni resistenza altrui su cui finiamo per accanirci, è una nostra resistenza di cui dobbiamo semmai ringraziare l’altro per avercela svelata.
Mi capita spesso di violare un Accordo o l’altro, ma quello che può spesso non rispetto è decisamente il IV Accordo: «Fai sempre del tuo meglio». Non si tratta di un giudizio di valore, questo Accordo non vuole insinuare che non ci impegniamo abbastanza e non compiamo i nostri atti nel modo migliore, convinzione diffusa forse anche come retaggio della nostra programmazione religiosa: il significato è opposto. È proprio il fatto che spesso tendiamo al perfezionismo e cerchiamo di strafare, il vero problema. Tendiamo, infatti, a giudicare i nostri comportamenti, azioni, atti per la loro imperfezione e ci facciamo perfino venire i sensi di colpa perché non abbiamo fatto abbastanza, non ci siamo messi nei panni degli altri, non abbiamo aiutato il prossimo e non abbiamo salvato il mondo. Non siamo dei Cristi onnipotenti con la missione della salvezza dell’Umanità, ma comuni mortali con limiti che spesso non riusciamo ad accettare. Detto con le parole di Don Miguel: «Occorre arrivare al punto di agire per il piacere di agire. Fare le cose dandogli valore e sentendole importanti per noi, anche le piccole cose quotidiane, al fine di far assumere loro un valore diverso. Ogni azione dovrebbe diventare un rituale in cui amiamo il divino, ogni pensiero diventa una comunione con Dio e viviamo un sogno privo di giudizi e vittimismo, senza più bisogno di spettegolare e di trattare male gli altri e se stessi».
Mi piace esplorare le convinzioni di molti Saggi nel Pianeta, come Don Miguel, riscontrarne le verità, ma non farne dei paradigmi senza i quali non si riesce più a vivere. Ogni volta che entro in contatto con queste perle di saggezza, le apprendo, le utilizzo, le applico nella mia vita, senza fossilizzarmi sulla loro verità. Per qualcuno la via da seguire può essere lo Yoga, per qualcun altro lo Zen, per altri ancora Sciamanesimo, Buddismo, Tao, Alchimia, o pratiche più comuni come Psicologia, Medicina, Sport, Scrittura, Teatro, ecc. Nessuna via è migliore di un’altra, semplicemente è più adatta e rivela meglio il cammino a chi la segue. Mi piacerebbe, però, che evitassimo di affannarci nel “Muro del Pianto” come esprime metaforicamente questa fotografia di Sergio Pessolano o farci trasformare in “vittime sacrificali” da qualche guru della società.
Quando trasmettiamo malessere, conflitto, tragedia e morte, innalziamo nella Coscienza Collettiva dell’Uomo questa programmazione, se cerchiamo invece di trasmettere Armonia, Equilibrio e Bellezza, tutta l’Umanità acquisisce un senso di Benessere. Qualcuno potrebbe affermare che questo è un mio bisogno e non avrebbe tutti i torti. Sono convinta che, a fronte di un delitto, di una tragedia, di una catastrofe che si compie nel mondo, c’è sempre una bambina curiosa in Guatemala che guarda all’infinito, un neonato in Togo che entra in una relazione intima con sua madre, uno scimpanzé keniano che accudisce il suo cucciolo, un uomo solitario in Benin che fuma serenamente la sua pipa, un Cerchio Sacro di persone in Bhutan che danza sulla Madre Terra, due donne che sorridono durante un funerale in Ghana…
Prima che nascesse la scrittura, come afferma il filosofo Carlo Sini, il linguaggio era fatto di simboli, immagini disegnate sulle grotte, forse di suoni, movimenti, oppure di sguardi, di modi diversi di essere al mondo, come esprimono queste significative immagini selezionate dal vasto archivio di Pessolano. Esistono “Altri” modi di fare informazione come emerge dalle parole di Jonathan Falcone di Anima Edizioni: «Da quest’anno abbiamo aperto una nuova sezione, Enjoy the News (“Goditi la notizia”), che è in sostanza una sezione dedicata alle buone notizie. Dare buone notizie fa bene… Attenzione però: dare la buona notizia significa raccontare tutte le notizie, non solo quelle belle, ma anche quelle brutte, sempre però in maniera positiva, mostrando per esempio anche il lato costruttivo di una tragedia».