TRA FIABA E LEGGENDA (MESE DI SETTEMBRE): LA FATA ALBA SPINA

Sergio Pessolano: La Fata del Biancospino
di PATRIZIA BOI
C’era una volta nel bosco una casetta piccola e grigia. Era costruita su un pendio sopra il Lago degli Elfi, proprio accanto al grande Pozzo che le donne del villaggio consideravano Sacro. Faceva ombra al Pozzo un enorme albero di Biancospino, i cui rami intrecciati di spine costituivano una barriera tra la casa e la foresta profonda. La pianta era ricca di fiori candidi di purezza, il giardino circostante era sempre verde e colmo di fiori di mille forme e colori. Il Biancospino spiccava perché, nel suo inerpicarsi sulla casa e sul pozzo, era un viavai di passeri, merli, tordi, pettirossi, cornacchie e farfalle d‘ogni specie. Ogni tanto una volpe s’avvicinava di soppiatto attratta dalle voci degli uccelli e poi scompariva improvvisamente nel nulla.
Quando Fiammetta andava a trovare la nonna, che abitava nella casetta, spesso si sedeva affianco al Pozzo, all’ombra di quell’albero. Se la pianta indossava il suo abito primaverile le sembrava di vedere un’elegante signora bella come una sposa. Nella sua chioma scorgeva un velo leggero e profumato, nei fiori che scendevano lungo il tronco vedeva lunghe braccia aggraziate e il tronco delicato e slanciato le dava l’idea di due straordinarie gambe affusolate. La nonna le aveva raccontato che una sua antenata, per non andare sposa al terribile Re degli Elfi, si era gettata nel Pozzo. Allora dalla terra era improvvisamente nata quella pianta di Biancospino. Fiammetta parlava spesso con l’albero, esprimeva i suoi desideri, chiedeva consigli, esorcizzava le sue paure.
Fu così che proprio il giorno in cui sua nonna salì in cielo, di fronte al dolore inconsolabile della bambina, l’albero incominciò ad agitare le fronde come se danzasse al sibilo del vento. La bimba vide materializzarsi un’elegante figura di donna. Con un ramoscello carico di frutti rossi la sfiorò e disse:
«Sono l’anima della tua prima antenata, la Fata Alba Spina. Tua nonna è arrivata in fondo al Pozzo ed è stata accolta nel giardino fiorito dalle Fate della nostra stirpe. Non devi piangere, lei sta bene e mi ha chiesto di proteggerti. Posso esaudire tre tuoi desideri: prendi questo scettro di frutti e usalo per chiamarmi quando ne avrai bisogno. Le mie spine segnano il confine tra il Regno del visibile e il mondo dell’invisibile, i miei fiori sono la barriera da attraversare per giungere nel Regno delle Fate, i frutti rossi sono il fuoco che si cela dentro ogni essere umano. Se saprai usarli con intelligenza ti regaleranno un mondo d’Amore».
Fiammetta divenne rossa in volto e i suoi occhi scintillarono al sole. La sua vocina richiamò uccelli e animali che uscirono dalle loro tane giungendo da tutte le parti. Ci fu un coro di cinguettii, ululati, sibili, le volpi uscivano dalle loro tane, farfalle e coccinelle svolazzavano dovunque e tutte le piante della Foresta si risvegliarono mettendo foglie, fiori e frutti. La bimba si sentì felice e imparò a godere anche delle piccole cose.
Spesso andava a trovare la fatina e ci parlava con immensa tenerezza. Gli adulti non la comprendevano e cercavano di portarla lontano dai suoi sogni. Un giorno che era sola nel giardino, la bimba chiamò la Fata e le chiese:
«Mi accompagni in fondo al Pozzo? Mi piacerebbe salutare mia nonna!».
Allora la Fata prese un ramoscello di fiori e vi fece salire sopra Fiammetta. La bimba attraversò nove porte luminose e a ogni passaggio fu immersa in un mondo nuovo di profumi, di suoni e di lampi di luce. Alla fine comparve un lago azzurro scintillante di riflessi multicolori e, sopra una nube che fluttuava nello spazio, le apparve sua nonna. C’erano migliaia di altre nuvolette avvolte nel bagliore e seppe che ognuna era una Jana, cioè una fatina della sua stirpe dalla notte dei tempi.
Poi la nonna l’abbracciò e le disse:
«Figlia mia, è ora che tu torni sulla terra. Va da sola e non voltarti mai indietro. Ricordati di non svelare a nessuno il segreto del mondo di sotto!».
Fiammetta salutò la nonna e cominciò a salire oltrepassando dieci meravigliosi strati di luce. A un certo punto un gattino bianco la condusse verso una barriera di fiori bianchissimi. Attraversò una foresta di spine e fiori di Biancospino nella luce del plenilunio di novembre, respirò i raggi argentei dell’astro nascosto nella notte, accarezzò da vicino la pelle luminosa delle stelle, poi cadde addormentata ai piedi di una cascata.
L’indomani si svegliò nel suo lettino, in mezzo a tutti i suoi pupazzi. Sua madre le sorrise e le disse:
«Amore, è ora di far colazione».
La finestra era aperta e il sole risplendeva facendo brillare le gocce di brina sul prato. Fiammetta pensò alla pianta del giardino di sua nonna e sorrise. Poi si voltò e cercò tra le sue bambole di porcellana la compagna di quel giorno. I suoi occhi scintillarono nell’osservare una bambolina quasi nascosta dal vestito della bambola più grande. La prese in mano e s’accorse che somigliava alla Fata Alba Spina. Si stupì perché non l’aveva mai vista prima tra le bambole. La prese tra le braccia, le sorrise e cominciò a cantarle una ninnananna.
Da quel giorno la scelse sempre come compagna di gioco. Anche adesso che è cresciuta se la tiene nel lettino e, prima di andare a dormire, le sussurra ogni notte un nuovo segreto. I tre Desideri ancora non li ha espressi, ogni volta che è tentata di farlo pensa sempre di conservarli per momenti di maggiore necessità: non bisogna sprecare i Desideri!
Ogni piantina ha il suo mistero
ogni bel fiore è un mondo intero
in ogni frutto nasce l’essenza
crescono perle di conoscenza.
Se il Biancospino crea una barriera
di fiori candidi a primavera
la fantasia distenda il suo velo
nella purezza di un cuore sincero.