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Roma, Roma, Italy
Scrittrice di romanzi, racconti, fiabe, favole e storie per l'infanzia. Autrice del romanzo "Donne allo specchio" Mef Firenze, della raccolta di Fiabe "Storie di Magia" Happy Art Edizioni Milano, del volume LegenΔe di Piante - Nostra Protezione ed equilibrio in terra (una raccolta di 12 leggende sulle piante ambientate nei dodici mesi dell’anno) pubblicato a puntate nel 2014 su Wall Street International Magazine.Nel giugno 2017 ha pubblicato per la Collana I Cortili della Casa Editrice dei Merangoli, il Saggio Ingegneria Elevato n - Ingegneria del Futuro o Futuro dell’Ingegneria?, scritto a quattro mani con suo fratello Maurizio Boi, con 150 Immagini Colore/BN del fotografo Sergio Pessolano.

Le Favole


Le Favole di Patrizia Boi
Estratto di favole 
dalla raccolta inedita:
Animali e altre bestie

Illustrazione realizzata da Alessandra Murgia

Illustrazioni Alessandra Murgia
Indice
1.    Il fenicottero e la coccinella                     
2.    Il moscerino puzzolente                     
3.    La foca di pezza                                      
4.    La cagnolina Camilla                       
5.    La mucca pazza                               
6.    La puledrina bianca                         
7.    La faraona con le piume di cristallo          
8.    La balenottera azzurra                              
9.    La pecora scura                               
10.  L’oca Serena          
                         
1- IL FENICOTTERO E LA COCCINELLA 
(dedicato agli amici dell'UIKI Kurdistan)
http://www.romamultietnica.it/it/kurdistan/associazioni-kurde/item/3996-uiki---ufficio-di-informazione-del-kurdistan-in-italia.html
Illustrazione realizzata da Alessandra Murgia

Un giovane fenicottero curdo viveva gioiosamente nello stagno di Molentargius. Un brutto giorno, inseguendo un gamberetto capriccioso che non voleva farsi acchiappare dal suo becco, s’allontanò dagli altri fenicotteri e si smarrì nella palude. 
Al colmo della disperazione, guardò in cielo e vide uno stormo di uccelli. Al fenicottero sarebbe piaciuto raggiungerli, ma le sue ali ancora inesperte non erano pronte per volteggiare così in alto. Allora, preoccupato per l’arrivo della stagione fredda, si mise a piangere lacrime calde.
In quel momento, una meravigliosa coccinella sarda che svolazzava intorno a lui fu colpita da una di quelle lacrime.
“Perbacco!” esclamò la coccinella. “Il tempo sembrava sereno, invece è scoppiato un temporale”.
Quando il fenicottero udì la voce della coccinella, smise di piangere e fu incantato alla vista di quell’insetto così delizioso. Aveva le alucce trasparenti come il vetro, il dorso vermiglio punteggiato di nero come morbido velluto e gli occhi così scuri che parevano impenetrabili, ma ciò che più lo colpì fu l’eleganza delle sue antenne e la grazia del suo volo.
Mentre il fenicottero la guardava affascinato, la coccinella  sussurrò:
“Di tutti i fenicotteri che ho veduto in questo stagno, sei quello più alto e slanciato. Hai le piume così morbide e delicate che mi ci coricherei sopra e il tuo colore sembra quello dei fiori di pesco a primavera. Con le gambe lunghe che hai, ci vogliono tanti battiti d’ala per raggiungere il tuo becco, una vera fatica, ma ne vale la pena perché è grazioso come quello di un uccello turco”.
“Io non sono turco, sono curdo!” esclamò il fenicottero contrariato.
“Che differenza ci sarà mai!” sorrise la coccinella.
“La stessa differenza che esiste fra una coccinella sarda e una del continente. Parlate in modo completamente diverso!” ribatté il fenicottero.
“Secondo te, dunque, se due coccinelle parlano lingue diverse, non possono essere amiche!” soggiunse con dispiacere la coccinella.
“Non ho detto questo! Certo che possono essere amiche, ma… devi ammettere che hanno abitudini diverse!” esclamò il fenicottero.
“Sei convinto, quindi, che io e te non possiamo volerci bene solo perché abbiamo un colore diverso, una diversa grandezza e un diverso peso!” esclamò la coccinella posandosi sul naso del fenicottero.
In quel momento il poveretto si ricordò di essere rimasto solo e diventò di nuovo triste.
La coccinella, allora, volò fin sulla fronte del fenicottero e lo accarezzò teneramente con la sua ala minuscola.
In un istante il fenicottero si accorse che il sole sorrideva, che l’acqua dello stagno irradiava luce e che tutti i pesci nell’acqua  facevano grandi salti. Si rese conto che i gamberetti si tenevano l’un l’altro con le zampette improvvisando danze fantasiose, mentre le rane spiccavano balzi altissimi, poi gracidavano in coro. Cosicché una gioia immensa lo pervase dalle zampe alla punta del becco.
Ancora oggi, nello stagno di Molentargius si può ammirare una strana coppia: un altissimo fenicottero curdo e una piccolissima coccinella sarda. Li troverete nel punto dello stagno in cui è sempre primavera.

Insieme s’alzano con ali dorate
nel cielo limpido come due fate
il tempo odora di rose e mimose
anche se vivono in acque melmose.

Non li spaventano i temporali
fulmini tuoni e piogge infernali
sprizzano gioia se fanno il bagno
sono d’esempio per tutto lo stagno.

4 - LA CAGNOLINA CAMILLA

IIllustrazione realizzata da Alessandra Murgia

Nella sontuosa residenza dei conti Aymerich viveva una cagnolina elegante e aggraziata di nome Camilla. Aveva le zampe slanciate e affusolate e la camminata danzante dei levrieri, cosicché tutti gli altri cani si voltavano a guardarla.
Quando usciva nel parco della residenza, per non sciupare il suo manto vellutato indossava una veste di raso bianco.
Nell’aspetto e nei modi Camilla ricordava la signora contessa, a dimostrazione del fatto che ogni cane sceglie il padrone a sua immagine e somiglianza.
Anche se nel castello vivevano altri tre cani, Camilla era la favorita e la contessa non si separava mai da lei.
Una domenica, mentre aspettava nel parco la sua padrona, Camilla si accorse che un cancello era rimasto aperto. Adorava le roselline rosse che ricoprivano l’inferriata del giardino, ma desiderava scoprire che cosa c’era oltre la recinzione. Non perse dunque l’occasione e spinse il muso fuori dalla cancellata. Vide una collina verde come il prato di casa sua, ma molto, molto più grande. Uscì, attratta da quell’ampio spazio.
Poco dopo, incontrò un cavallo zoppo e gli domandò cosa ci fosse al di là della collina.
“Un verdissimo bosco di pioppi e una fresca sorgente d’acqua pura”, rispose il cavallo.
Allora Camilla camminò e camminò e giunse al limitare del bosco dove trovò la sorgente d’acqua e si abbeverò. L’acqua era così fresca che si sentì rivitalizzata.
Domandò a un falco appollaiato sopra la sorgente cosa ci fosse nel bosco e lui rispose:
“In questo bosco c’è la vita e, se saprai cavartela, troverai l’amore”.
Camilla si spinse nel profondo del bosco e nel frattempo scese la notte. Poiché gli alberi erano così fitti che non si vedeva nulla, fu invasa da una grande paura. Ma, proprio quando stava per scoppiare in lacrime, le apparve una luce.
Si concentrò su quel bagliore e si accorse che due grandi occhi fosforescenti la osservavano da lontano. Si avvicinò e vide gli occhi di una civetta maestosa, la quale, appena la scorse, pronunciò queste parole:
“Ti sei smarrita nel bosco, ma non disperare perché, se avrai coraggio, troverai il lupo argentato. Ti indicherò la strada illuminandola col mio sguardo. Prima, però, dovrai trovare la cagna saggia, poiché lei ti dirà come proseguire la tua ricerca”.
Camilla ringraziò la civetta e riprese il suo cammino seguendo la via della luce.
Dopo un lungo percorso giunse a una radura del bosco, proprio sul far dell’alba. A quel punto il chiarore che la guidava scomparve e nella penombra le apparve una cagna molto grassa pacificamente sdraiata su un cuscino di foglie morbide. Si avvicinò e le domandò:
“Sei tu la cagna saggia? La civetta afferma che posso trovare il lupo argentato. Adesso, però, sono stanca e affamata e ti chiedo aiuto”.
La cagna le diede un pezzo di pane duro e uno scheletro di gallina e Camilla mangiò tutto senza fiatare, ma quando stava per crollare addormentata, la cagna la ammonì:
“No! Non è ancora tempo di riposarti. Se avrai la forza di andare oltre, troverai l’amore. Devi percorrere quel pendio. È una strada in salita, ma non è troppo lunga. Alla fine della salita troverai un enorme tronco cavo. Lì abita mio figlio, il lupo argentato. Va’ e ricordati di non voltarti mai indietro. Buona fortuna”.
Camilla si mise di nuovo in cammino e, proprio mentre il sole alto abbagliava la sua vista, le apparve un magnifico esemplare di lupo, splendido come non ne aveva visti mai, con il pelo folto e del colore della luce lunare e con lo sguardo selvaggio che la natura regala a tutti gli animali.
Il lupo la guardò con occhi amorosi e le sussurrò con dolcezza:
“T’aspettavo! Finalmente sei arrivata! Io t’insegnerò la via dell’amore e la tua fatica non andrà sprecata. Anche il tuo sguardo tornerà a essere selvaggio come il mio. Vieni con me!”.
Così dicendo le accarezzò il musetto con le zampe morbide e Camilla sentì un brivido di felicità che la invase, penetrando fino in fondo all’anima.
Da quel giorno Camilla conobbe l’amore, la gioia, la condivisione e l’impegno a far crescere cinque cuccioli meravigliosi. Tutto questo le consentì di vivere felice e contenta con il lupo argentato fino alla fine dei suoi giorni.
Ogni tanto pensava alla contessa, alla quale era stata molto affezionata, ma la strada che la separava da lei era troppo lunga. Ormai era entrata a far parte del mondo e per nessun motivo sarebbe mai tornata indietro. Ogni altro luogo sarebbe stato per lei come un recinto.

Come Camilla con la sua contessa
ogni buon cane può far la promessa
di rimanere dentro a un recinto
chiuso al sicuro dal proprio istinto.

Se la natura il lupo ha creato
con il suo pelo tutto argentato
voi non dovete averne timore
solo chi è libero genera Amore.

(dedicata a Camilla, la cagnolina di Tiziana) 
 
L'Illustratrice Alessandra Murgia 
ale.sandramurgia@alice.it
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