ANATOMIE DEGLI
INVISIBILI
Precari del lavoro,
precari della vita
di Tiziana Grassi
È
un libro di poesia sociale il nuovo lavoro di Tiziana Grassi, giornalista, ricercatrice, esperta di
Geografia umana e di Emigrazione-Immigrazione. È mutuato dalla scienza medica
il titolo di questa raccolta che viviseziona il tema della precarietà del
lavoro servendosi dell‘Urlo della Poesia.
…
A
te, senza-lavoro
portatore
di destino liquido.
Ho
incrociato il tuo sguardo ripiegato
a
un capolinea di periferia.
…
(I
luoghi degli invisibili)
Quando lo strumento del saggio, del libro di denuncia, dell’articolo
di cronaca, non è più sufficienti ad esprimere la rabbia e la rassegnazione per
la situazione del lavoro in cui versa il nostro paese, quando tutto ciò che è
razionale e cerca di esprimere con ordine e chiarezza i numeri e le statistiche
diventa noioso è scontato, il materiale che ribolle nell’anima dell’artista, s’infiamma,
esplode e fuoriesce prepotentemente con
un immenso grido:
…
E
c’è sempre un mangiafuoco
che
con livido ghigno
ha
irretito speranze
traghettando verso il gorgo.
…
(
Il cimitero dei sogni)
Gli invisibili per Tiziana sono quella moltitudine di
Precari del lavoro e della vita che non hanno più il diritto di sognare, una
massa informe di mostri generati dalle feroci leggi del mercato.
Qual’è l’elemento portante
della crisi che ci attraversa se non
questa mancanza di certezze della vita legata all’assenza di una fonte di
sostentamento?
<<…È questo, la crisi, per
tanti: non sapere più come fare, e non rassegnarsi alla destituzione della
propria personalità. Perdere il lavoro vuol dire perdere il proprio posto,
fisso o no, nel mondo…>> Adriano Sofri
Nella prefazione del volume, il
sociologo Domenico De Masi analizza la trasformazione che hanno caratterizzato
il mondo del lavoro dalla società industriale alla nostra società postindutriale:
<<…la società
industriale era inclusiva e cercava
di inserire tutti i cittadini, anche le intelligenze più marginali, nel
processo produttivo, il quale disponeva di un ruolo per qualsiasi postulante; la
società postindustriale è esclusiva,
cioè disposta a ingaggiare soltanto cervelli particolarmente attrezzati per
ruoli sofisticati che richiedono creatività, flessibilità e formazione. Quanto agli
altri – quelli che nella società classica erano schiavi e nella società
industriale erano operai o impiegati esecutivi – l’attuale mercato del lavoro
gli consente solo ruoli marginali, appetiti prevalentemente e temporaneamente dagli immigrati, o
non-ruoli come quelli del disoccupato, dell’homeless, del pensionato, del deviante, dell’assistito, del
mantenuto, del né-né>>.
Mentre in
passato la maggioranza dei lavoratori appartenevano alla classe operaia, oggi
coloro che appartengono ancora a una categoria dove un lavoratore vale l’altro
sono solo il 30% rispetto a una percentuale di occupati pari al 70% che in
qualche modo svolge un ruolo di natura intellettuale.
Come esplica
sempre De Masi:
<<Circa un terzo
degli occupati svolge funzioni intellettuali di tipo creativo come quelle dello
scienziato, dell’artista, del professore, del giornalista, del libero
professionista, dell’imprenditore, del banchiere, del dirigente, del manager.
…
Un altro terzo degli
occupati…svolge funzioni intellettuali di tipo flessibile o relazionale come
quelle dell’impiegato, dell’artigiano, del portiere d’albergo, del commesso,
della hostess, del vigile, della badante.
…
Un ultimo terzo degli
occupati…è costituito dagli operai che producono beni e servizi attraverso
mansioni fisiche e ripetitive…compiti che richiedono poca creatività…un lavoratore
vale l’altro…>>
Secondo De
Masi la crescente disoccupazione giovanile è la vera piaga sociale della nostra
Italia, una classe di giovani che consuma senza produrre e che è quasi dell’ordine
di un milione di persone.
Sarà quel
milione di giovani che attende il milione di posti di lavoro promessi dalla
politica italiana qualche anno fa?
Che soluzione
fornisce la politica di oggi?
Invece che
ricavare spazio per questi giovani che devono obbligatoriamente dedicarsi al
tempo libero – attività per cui non sono nemmeno preparati – reagisce modificando
i contratti dei loro genitori e facendoli lavorare molto di più. Così gli
adulti sono sempre più stressati dalle interminabili ore di impegno lavorativo,
dal gravame economico tutto sulle loro spalle, dalla mancanza di tempo da
dedicare alla famiglia, mentre i loro figli sono intenti a organizzare infinite
ore di tempo libero, dipendenti economicamente dai loro genitori e senza la
possibilità di diventare responsabili e pronti a un progetto di vita e di
famiglia.
Sempre secondo
De Masi la scelta di ridurre gli orari di lavoro dei genitori per
ridistribuirle ai giovani avrebbe evitato l’accumulo di ricchezza da una parte
e l’assoluta mancanza di sostentamento dall’altra.
I dati
parlano chiaro: al di là del numero crescente dei disoccupati, ci sono circa 4
milioni di precari umiliati e offesi!
Si è creata una situazione di squilibrio
tra la domanda di lavoro in forte aumento e l’offerta di lavoro in drastico
calo.
Tiziana, che
si è sempre occupata delle sacche deboli della società, individua in questa
situazione di instabilità economica, una destrutturazione della famiglia che
sta mettendo in luce una nuova categorie di poveri.
Le
alte maree dei padri separati. I nuovi poveri
Quei padri separati
che abitano la solitudine
e pagano il prezzo
per progetti non riusciti.
Che
hanno creduto
in
amori-tranello
amando
figli
oggi visti a ore.
Quei padri in fila
alla mensa dei nuovi poveri
schiacciati
da quadrature sociali imperfette
e domande senza risposta.
Dove la somma algebrica
di vitalizi usurpati
non rispetta l’equità delle
variabili
né
del dolore
della
privazione coatta
degli
affetti.
Quei padri a metà
scarnificati nelle a s s e n z e.
E in un presente che non vivono.
E per dirla sempre con
De Masi:
<<È questo il popolo sempre
più numeroso dei né-né (né
studio-né lavoro), esposto alla noia, alla depressione, alla disperazione, alla
devianza…
…i
né-né ristagnano in un sottoproletariato scolarizzato, composto dai nuovi “stracci
al vento”…
Anatomie degli Invisibili - Edizioni
Nemapress (€ 20)
Introduzione Domenico De Masi
Postfazione Dante Maffia
Fotografie Luciano Manna
Patrizia BOI