I Romanzi di Patrizia Boi
Donne allo Specchio
ISBN 9788851720001-ISBN10
8851720002
8851720002
Sigla: MEF
L'Autore Libri Firenze
Collana:
Biblioteca 80-Narratori
Biblioteca 80-Narratori
Genere: Romanzo
Formato: 8°, cm 12x20
Pagine: 168
Prezzo: Euro 12,60
Edizione: Terza
Volumi: 1
Confezione: brossura cucita
Descrizione
Voci di donne in una Puglia misteriosa
ed ancestrale
ed ancestrale
Nel mondo crudele,
arretrato ma tollerante di una Puglia in cui storia, tradizioni, leggende,
magia convivono nel suo territorio incantato, si snoda, vivace e coinvolgente,
la storia di due donne, passionale e ribelle la prima, delicata ed emancipata
l’altra. Le loro esistenze si incrociano, per puro caso, in un ospedale di
Trani e le loro confessioni, in un sottofondo di voci che compaiono e
scompaiono dopo aver narrato le loro piccole vicende, si specchiano nel
profondo delle loro anime, amplificandosi e diventando eco della storia di ogni
donna.
Di tutte le donne.
http://www.libreriauniversitaria.it/donne-specchio-voci-donne-puglia/libro/9788851720001
Pubblicazione anno 2006
Pubblicazione anno 2006
Presentazione a Palazzo Regio di Cagliari,
con Rita Corda Presidente CPO della Provincia di Cagliari
con l'Assessore Ignazio Congiu, e a dx il critico Giovanni Mameli.
La Leggenda di Castel de
Monte
a pag. 42 di Donne allo specchio:
"In lontananza,
maestoso, il castello di Federico II, una fortezza sul mare. Niente a che
vedere con quello di Castel del Monte, che si erge suggestivo su una collina
spoglia e domina la Murgia
sconfinata su un’immensa distesa di oliveti, vigneti, mandorleti, corona
calcarea dai riflessi madreperlacei, solitaria costruzione eretta dall’uomo su
una vasta zolla, spianata, secoli or sono, dal mare.
Federico lo fece
costruire da un valente architetto di cui si narra una singolare leggenda. Pare
che un fedele servitore di sua maestà, inviato a controllarne lo stato dei
lavori, indugiasse, a causa di una gentile donzella, in quel di Melfi, un
paesino che sorge proprio su un colle in cima al quale troneggia, spesso
avvolto da fantasmagoriche nubi, un maniero, straordinario, adagiato su prati
verdi e dominante sul borgo. Quando Federico si spazientì, mandò un messaggero
per accelerare il ritorno del suddito, il quale, costretto a tornare nonostante
il fascino della maliarda, interrogato dal sire sullo stato dell’opera, si
espresse con queste parole:
"Maestà, i lavori sono
in alto mare e quanto ho veduto, non è in ogni caso degno di Voi, o mio Sire".
Federico, furente,
licenziò l’architetto, mandandogli un offensivo messaggio. L’uomo colpito nel
suo amor proprio e incredulo rispetto a quello che si affermava sulla sua
opera, dopo aver ucciso tutti i membri della sua famiglia, si era tolto la vita
buttandosi da una torre del castello.
Federico, recatosi tosto
ad ispezionare la costruzione, accompagnato dal cattivo consigliere, era
rimasto strabiliato dallo splendore di questa, per la perfezione della forma e
per lo sfolgorio dei materiali di cui era fatta oltre che per la strepitosa
posizione. Vedendo che il castello era in sostanza ultimato, invitò il suo
servitore a seguirlo fino alla zona più alta della fortezza.
A quel punto, mostrò al
suo uomo lo spettacolo del paesaggio, pregandolo di avvicinarsi alla balaustra
per godere maggiormente della bella vista, poi, con un impeto di rabbia, gli
diede uno spintone facendolo precipitare nel vuoto.
La fantasia popolare
afferma inoltre che, quando il corpo andò a sfracellarsi al suolo, una
sardonica risata avesse echeggiato per tutta la pianura".
Presentazione alla Biblioteca Satta di Nuoro con lo scrittore milanese Franco Romanò
La similitudine Donne e
Fiori
a pag. 144 di Donne allo specchio:
"Le donne sono come
fiori, Elsa è una donna rosa, è profumata, è aggressiva, ti allieta col suo
fiammeggiare, ti punge, ti abbaglia, ma sfiorisce presto. È una passione
intensa, piacevole da cogliere, ma non è duratura. Elsa è splendida, è
sensuale, è primitiva, come le donne primitive, non è in grado di trattenere la
passione. Dieci anni fa ci fu una storia fra noi, mi intrigò con gli eventi
della sua vita, mi soggiogò col suo sguardo da lupa, ora ci unisce una profonda
amicizia, un amore fraterno, profondo. Elsa è una sorella sfortunata, ha patito
tanto dolore, perciò comprende anche il tuo dolore. È una coperta che ti scalda
quando il gelo incombe.
Ma ci sono altri tipi di
rosa, c’è la tea, una donna focosa e gelosa, piena di ghiribizzi, di dispetti,
di capricci. Esiste solo lei nell’universo, il tuo essere è secondario, è
quella che ti stufa per prima e quando sei stanco, non vedi l’ora di fuggire da
quella tortura di vita.
Mariangela, invece, è
una donna biancospino, bella e fedele, poco incline a concederti l’anima, la
puoi amare per la sua melanconia, ma stai tranquillo che non la guarderai mai
dentro perché lei non si vuole cercare, si teme, ha paura. È un amore puramente
platonico, la passione non ti sfiora nemmeno.
Poi, c’è la donna
crisantemo, Anna è un crisantemo giallo, opulenta, allegra, viva, gode di tutte
le gioie della vita incurante del trascorrere del tempo, non preoccupata per la
trasformazione fisica, consapevole della disgregazione che precede l’incalzare
dell’ineluttabilità della morte. È di buona compagnia per la vita.
Alice è una donna
margherita, candida, scattante, si presenta coraggiosa e combattiva, sotto
sotto è tenera e indifesa, le puoi strappare i petali e farle male e allora lei
si protegge col suo sorriso giallo. Ti affezioni, è una buona amica.
La donna girasole
somiglia a Cristina, maestosa e luminosa, è un oggetto ornamentale, non impara
a vivere, occorre che qualcuno viva per lei. Alla lunga stanca, non c’è novità,
diventa scontata.
Poi, c’è la bocca di
leone, lavora indefessa, ha iniziativa, va, viene, fa, disfà, è Isidora, è tua
madre. È la madre per eccellenza, sempre pronta, sempre presente.
C’è un fiore che a me
piace tanto, è un fiore raro, è quel fiore che ognuno vorrebbe avere nel suo
giardino: è l’aquilegia. Quella alpina ha fiori grandi, azzurro-violacei con
petali che si prolungano in uno sprone che ne racchiude il nettare, quella
volgare, che si chiama anche "amor nascosto", ha i fiori gialli e rossi. È
pregiata per l’abbondante fioritura.
Intervista con Radio Barbagia
La donna aquilegia è
difficile da trovare, se la trovi è per tutta la vita, se la conosci non ne
puoi fare a meno. È la donna ideale, quella che hai sempre sognato. È colei che
unisce al pregio della bellezza, il giusto equilibrio di passione e spirito,
possiede tutti gli eccessi, ma li manovra come un direttore d’orchestra. Con
lei puoi dialogare di Mozart, di Picasso o di Spinoza, è la musa ispiratrice di
ogni artista, è
Presentazione al Comune di Bitti (a sx) con l'artista Rosetta Murru,
con Delia Fenu Vice Presidente CPO Provincia di Cagliari,
e (a dx) con Antonietta Cossu Presidente CPO Provincia di Nuoro
Goran e La Puglia
a pag. 140
di Donne allo specchio:
"In questa Puglia dalle
mille sfaccettature convivono le razze più variegate, le tradizioni più
dissimili, le condizioni economiche più disparate, è veramente un mondo che più
di tutti gli altri potrebbe far convergere l’integrazione fra culture proprio
come, già nel Medioevo, auspicò il primo uomo moderno della storia: quel
Federico II che fece dei pugliesi una popolazione realmente così tollerante
che, nonostante l’arretratezza culturale, dimostra un’apertura incognita a
molti popoli civilizzati. In questa Babilonia dalle infinite contraddizioni
ogni caotica esperienza è accettata ed è questo proprio il caso di Goran che
ormai si sentiva pugliese a tutti gli effetti e non avrebbe mai pensato di
tornare definitivamente nell’ormai dimentica patria. Goran era amante della
libertà e delle donne, del mare e dell’originalità, in quale altro luogo
avrebbe potuto trovare tutto questo sentendosi a suo agio come fosse in casa
propria? In quale altro luogo avrebbe potuto coltivare l’amore per il genere
femminile se non al limitare di quella spiaggia incantata che si affaccia
curiosa sui mondi più diversi?"
Il dottor Casillo e Assunta
a pag. 72 di Donne allo specchio:
"La mattina comparve una
barella contenente una donna enorme. L’accompagnava il Dottor Casillo. La donna
fu sistemata nel letto dell’incavo che era quello che rimaneva per le
emergenze. Era una donna alta e grassa, proprio obesa, capelli brizzolati, due
enormi nei sulla fronte. Il dottore le si rivolgeva in dialetto stretto, dalla
traduzione che Elsa mi fece, la conversazione suonava all’incirca così.
“Ce cap’ ce tien! Ce brut’ cap, Assunt’!”
“Ma d’ tto’, ce dic’?”
“Assunt’, tien’ ‘l colest’rol’ a trec’nt’!”
“Ma d’ tto’, ce fa’, st’
buon’!”
“Ce cap’ Assunt’, I
tr’glic’rid’ ‘ltre ‘l massim’!”
“D’ tto’, so stat’
buon’, fin’ mo’!”
“Assunt’, la gl’c’mi’ a
trec’ntcinquant’, Assunt’, ce cap’?”
“D’ tto’, la gl’c’mi’ l’
t’niam’ tutt’!”
“T’ scriv’ n’ diet’,
Assunt’, dev’ dim’gr’r’ ‘mpò!
“D’ tto’, ‘l colest’rol’
è d’ f’migl’, mi frate morì du’ ann’ fa, d’infart!”
“E t’ n’n c’ntrollart’,
Assunt, n’n c’ntrollart!”
“E mò, d’ttò, ce facc’?”
“Diet’, diet’, diet’,
Assunt’!”
“Teng’ fame d’ttò!”
“Ce c’pa, ce c’apa, Assunt’”
Poi, il Dottor Casillo,
con quel suo sorriso smagliante, si voltò verso di noi e ci strizzò l’occhio".
Presentazione al Gremio dei Sardi
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