SAGGIO
21/07/2017
Ingegneria elevato(n)
Innovazione e collaborazione nel mondo professionale di domani
Come sarà il futuro della progettazione ingegneristica? In che modo le nuove tecnologie e i nuovi sistemi di programmazione andranno a trasformare la professione dell’ingegnere? Come far fronte alla complessità sempre maggiore della progettazione infrastrutturale di oggi e soprattutto di domani?
Maurizio Boi, Vicepresidente dell’OICE, membro del consiglio di amministrazione dell’EFCA e rappresentante italiano in FIDIC, osserva con lucidità e sottigliezza le possibilità future nel campo dell’Ingegneria, presentandole nel volume “Ingegneria Elevaton: Ingegneria del Futuro o Futuro dell’Ingegneria?”, pubblicato nel giugno 2017 da dei Merangoli Editrice, scritto a quattro mani con la sorella Patrizia e con il contributo del fotografo Sergio Pessolano.
Con questo articolo Maurizio Boi approfondisce gli strumenti e i possibili scenari per un’Ingegneria Collaborativa.
Maurizio Boi, Vicepresidente dell’OICE, membro del consiglio di amministrazione dell’EFCA e rappresentante italiano in FIDIC, osserva con lucidità e sottigliezza le possibilità future nel campo dell’Ingegneria, presentandole nel volume “Ingegneria Elevaton: Ingegneria del Futuro o Futuro dell’Ingegneria?”, pubblicato nel giugno 2017 da dei Merangoli Editrice, scritto a quattro mani con la sorella Patrizia e con il contributo del fotografo Sergio Pessolano.
Con questo articolo Maurizio Boi approfondisce gli strumenti e i possibili scenari per un’Ingegneria Collaborativa.
Ingegneria Elevaton: Ingegneria del Futuro o Futuro dell’Ingegneria? prende le mosse da un’analisi della figura dell’ingegnere come era un tempo, ovvero un professionista impegnato su tutti i fronti e su tutte le discipline possibili. Egli lavorava spesso da solo con gli strumenti che aveva disponibili, come una sorta di Leonardo da Vinci che prova a dar vita ai suoi progetti facendo buon uso del suo genio e della sua creatività. Leonardo, però, era più aperto dell’ingegnere del secolo scorso, il suo approccio era orientato alla conoscenza e cercava qualunque stimolo gli consentisse di guardare oltre e di raggiungere una maggior perfezione ed equilibrio, superando la chiusura del limite territoriale del suo tempo e qualunque condizionamento del suo ambiente. È proprio nel periodo rinascimentale che Leonardo elabora il suo Uomo Vitruviano, convinto, probabilmente, che dalla natura stessa fosse possibile ricavare l’essenza dell’equilibrio e della proporzione. Di certo voleva rappresentare l’unione simbolica tra arte e scienza, utilizzando quella figura armoniosamente inscrittibile nelle forme “perfette” del cerchio e del quadrato. E magari era anche attratto dal fatto che queste forme raffigurano la creazione che tanto piace agli ingegneri.
Insomma, anche l’ingegnere di oggi dovrebbe avere quella spinta e tensione del nostro primo autorevole ingegnere e architetto della storia, capace di spaziare tra le più disparate forme di espressione dell’arte e della conoscenza e dar luogo a numerose opere dell’umano ingegno.
Oggi la realizzazione delle opere di ingegneria, semplici o complesse che siano, necessita di una vasta gamma di abilità e di competenze che difficilmente possono appartenere ad un unico individuo. Per tale ragione, occorre trovare una modalità per far convergere tutte le capacità necessarie in un contenitore che integri le diverse discipline.
L’accelerazione dell’innovazione tecnologica determina, inoltre, l’esigenza di cambiare l’impostazione della progettazione: non basta più tener conto delle conoscenze del presente e del passato, ma è necessario progettare comprendendo lo scenario futuro in cui l’opera sarà utilizzata.
L’accelerazione dell’innovazione tecnologica determina, inoltre, l’esigenza di cambiare l’impostazione della progettazione: non basta più tener conto delle conoscenze del presente e del passato, ma è necessario progettare comprendendo lo scenario futuro in cui l’opera sarà utilizzata.
Ne consegue che l’esecuzione delle opere di ingegneria sta diventando un’attività sempre più complessa: se negli ultimi 50 anni la costituzione delle società di ingegneria ha permesso di affrontare con successo il tema della multidisciplinarietà, attualmente questo tipo di organizzazione risulta inadeguato rispetto al ritmo esponenziale con cui cresce l’evoluzione tecnologica. Infatti, i costi di questo modello organizzativo, sia per quanto concerne il personale sia per quanto attiene agli strumenti di progettazione, non sono più sostenibili. Per ovviare a questi inconvenienti, sono sorti nuovi modelli organizzativi, le Exo (organizzazioni Esponenziali), basati sulle Community, sulla Collaborazione di massa e sull’Intelligenza Collettiva.
L’adozione di questi nuovi modelli di business offre rinnovate prospettive di crescita, per governare la complessità delle quali è nata la nuova scienza della Wikinomics. La metamorfosi delle Exo è possibile grazie alle nuove tecnologie – come la Blockchain e gli Smart Contracts – attraverso le quali le Exo si possono trasformare in open networked Enterprises (ONE). Accrescendo ulteriormente il grado di automazione dell’organizzazione, è possibile convertire le ONE in Distributed Autonomous Enterprises (DAE).
Per consentire, inoltre, l’utilizzo di questi nuovi modelli organizzativi è stato sviluppato un efficace e specifico strumento operativo, il Building Information Modeling (BIM), nonché la Stampa 3D, la Robotica e il Virtual Assistant applicati all’ingegneria. Tali strumenti, in un futuro non molto lontano, potranno essere in grado di mutare profondamente l’approccio dei progettisti al concepimento delle opere di ingegneria e/o di architettura.
Uno degli aspetti essenziali per poter effettuare tutti questi rinnovamenti è la trasformazione della mentalità del professionista che dovrà abituarsi a pensare non più in maniera isolata, ma a operare attraverso le tecniche di Ingegneria Collaborativa, utilizzando le opportunità offerte dai network. È necessario chiedersi, altresì, come questa innovazione si ripercuota sui processi di esecuzione delle opere, quindi sulla Direzione Lavori – che si potrebbe definire 4.0 – non solo in occasione di nuove costruzioni, ma anche in relazione a complessi cantieri di restauro.
Pertanto, la naturale evoluzione dei modelli di business e, in generale, della Professione è una tematica molto interessante che può essere affrontata analizzando due possibili scenari: potrebbe trattarsi di “Ingegneria del Futuro”, ossia qualcosa che avverrà ma non è dato sapere come e quando; potrebbe essere, invece, il “Futuro dell’Ingegneria”, ovvero l’unico modo per continuare a fare Ingegneria. In effetti, l’evoluzione tecnologica è inevitabile ed è necessario comprendere queste trasformazioni per poterne acquisire i benefici.
Questa trasformazione invita a un approccio professionale di tipo collettivo, “l’Ingegneria Collaborativa”, intesa come modalità per sostenersi vicendevolmente in un mondo professionale allargato.
La cooperazione tra professionalità dotate delle più elevate specializzazioni potrebbe contribuire a sviluppare una “Intelligenza Collettiva”, una sorta di cervello globale in continua espansione a vantaggio del bene dell’umanità e del nostro Pianeta. Questo potrebbe trasformare il concetto canonico di ingegneria – facendo sì che diventi una “piattaforma di interazioni” sulla quale gli apporti crescano in modo esponenziale e all’ennesima potenza – tanto da denominarla, appunto, Ingegneria Elevaton.
E in un mondo dove la collaborazione di tutti diventa fondamentale, è necessario che l’uomo espanda la propria coscienza e che l’ingegnere del futuro sia disponibile a espandere la propria concezione del mondo. La visione del progettista del futuro dovrebbe, pertanto, tener conto di quello che viene via via modificato dall’evoluzione della tecnologia e dalla velocità con cui questo cambiamento si sta attuando. Egli dovrebbe essere in grado di prevedere come si evolveranno le tecnologie nel momento in cui l’opera sarà utilizzata, evitando che la costruzione realizzata diventi obsoleta prima ancora di essere adoperata. Non potrà, per esempio, progettare un’autostrada senza tener conto del fatto che, quando sarà realizzata, sarà percorsa dalle macchine elettriche. E non potrà progettare un’opera complessa in solitudine senza usufruire delle più specifiche professionalità e nemmeno attuare una Direzione Lavori che non sia in grado di decentrare le responsabilità nell’ottica di una collaborazione tra professionisti che abbiano ognuno la propria competenza.
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