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Roma, Roma, Italy
Scrittrice di romanzi, racconti, fiabe, favole e storie per l'infanzia. Autrice del romanzo "Donne allo specchio" Mef Firenze, della raccolta di Fiabe "Storie di Magia" Happy Art Edizioni Milano, del volume LegenΔe di Piante - Nostra Protezione ed equilibrio in terra (una raccolta di 12 leggende sulle piante ambientate nei dodici mesi dell’anno) pubblicato a puntate nel 2014 su Wall Street International Magazine.Nel giugno 2017 ha pubblicato per la Collana I Cortili della Casa Editrice dei Merangoli, il Saggio Ingegneria Elevato n - Ingegneria del Futuro o Futuro dell’Ingegneria?, scritto a quattro mani con suo fratello Maurizio Boi, con 150 Immagini Colore/BN del fotografo Sergio Pessolano.

venerdì 12 aprile 2024

SEMINARIO “MEMORIA STORICA EUROPEA ROMANÌ”

MARTEDì 16 APRILE  dalle 17.00 alle 19.00 presso la sede del CSV- Centro di Servizio per il Volontariato ETS - di Roma in via Liberiana 17 – Roma si svolgerà il seminario di presentazione “MEMORIA STORICA EUROPEA ROMANÌ”.

Il seminario rientra tra le attività del progetto “MHE -ROMA", finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del Programma Cerv – Remembrance.

Il progetto ha visto nascere una sinergia internazionale per mantenere vivo il ricordo del genocidio del popolo Rom, attraverso il coinvolgimento dei cittadini, e di giovani impegnati nella realizzazione di un grande spettacolo di commemorazione che si svolgerà nel mese di agosto a Jasenovac, in Croazia all’interno del campo di sterminio dove morirono migliaia e migliaia di ROM e SINTI.

La rete, coordinata dall’Associazione Nakeramos (SPA), è formata dall’Associazione Kali Sara (CRO) e dalle Associazioni Roma Onlus (ITA), e L’isola che c’è APS (ITA), che insieme promuoveranno diverse azioni e iniziative:

  • Formazione per giovani;
  • Laboratori di teatro dell’oppresso per la realizzazione dello spettacolo;
  • Un laboratorio di Edu-Larp per la conoscenza e lo scambio;
  • Workshop in situ per la conoscenza della storia del popolo rom;
  • Workshop per la conoscenza delle basi della lingua romanì;
  • “Realizzazione di un o spettacolo all’interno del Campo di sterminio, durante le manifestazioni per la memoria del genocidio.

Al progetto prenderanno parte 36 ragazzi provenienti dai tre paesi partner, che con scambi di esperienze e lavoro congiunto segneranno un ponte tra le culture.

MHE-ROMA è un’occasione di condivisione pensata per la conoscenza reciproca dei popoli, per la trasmissione della memoria del genocidio spesso dimenticato, e per la valorizzazione della cultura Rom, troppo spesso trascurata e non valorizzata.

Il progetto sarà presentato da parte della "ASOCIACIÓN INTERCULTURAL NAKERAMOS" di Barcellona e poi interverranno autorevoli rappresentanti delle comunità Rom, italiana, spagnola e croata, che condivideranno le sfide e le storie delle loro comunità.

Sono invitate a partecipare le testate locali, blogger, associazioni territoriali, cittadini, e stakeholders. Il seminario sarà trasmesso in diretta FB sulla pagina del sito.

Saranno affrontate questioni dunquque cruciali come la storia del Campo di concentramento di Jasenovac e la Questione linguistica Romaní.

Un'occasione imperdibile per creare un dibattito e una riflessione condivisa.

IL PROGRAMMA

17.00 – 17.15 – Apertura seminario: Associazione "Roma Onlus" e "Associazione L’isola che c’è APS"

17.15 – 17.30 – Presentazione progetto: "MHE-ROMA Memoria Storica Europea Romanì" "ASOCIACIÓN INTERCULTURAL NAKERAMOS" (Barcellona)

17.30 – 17.50 – La storia del campo di concentramento di Jasenovac (Uštica), creato dallo Stato Indipendente di Croazia, con il pieno appoggio dell'Italia fascista e della Germania nazista, il più grande campo ustascia (genocidio). Unione Croata Romani “Kali Sara”

17.50 – 18.10 – Il Genocidio dei Rom e Sinti in Europa. Graziano Halilovic "Roma onlus"

18.10 – 18.45 – Il Genocidio linguistico Romani in Europa. Seo Cizmic – Direttore della "Romanó Kher memoria e cultura" (Barcellona)

Per informazioni è possibile contattare il cell. 347/4049271

Parteciperemo all'incontro insieme alla Poetessa Ecuadoriana Veronica Parédes, al Regista Colombiano Lucho Osorio Páez per condividere le conoscenze dei nostri fratelli Rom che salutiamo con il loro tipico "
But bax thaj sastipe".


lunedì 8 aprile 2024

Un’intera settimana dedicata alla Cultura Rom “Romanì Week 2024”

 Un’intera settimana dedicata alla Cultura Rom

Romanì Week 2024”


Numerosi eventi quest’anno sono stati programmati a Roma e in tutt’Italia per Festeggiare la Giornata Internazionale della Popolazione Romanì, in realtà un’intera settimana di manifestazioni.

La conferenza Stampa di Presentazione degli Eventi previsti in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti si è svolta a Roma alla Camera dei Deputati giovedì 28 marzo 2024 e sono intervenuti MATTIA PERADOTTO, Direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, GENNARO SPINELLI, Presidente dell’Unione delle Comunità Romanés in Italia, SANTINO SPINELLI, Presidente di Thèm Romanò, ALESSANDRO SAGGIORO, Ordinario di Storia delle Religioni a La Sapienza di Roma, BARBARA FUNARI, Assessore alle Politiche Sociali e alla Salute del Comune di Roma, On. PAOLO CIANI, Segretario DEMOS, SAUL SALUCCI, Sovrintendente dell’Orchestra Rossini di Pesaro, MARIANO FESTA, Responsabile rapporti istituzionali Fondazione LA SCALA.



Il 3 aprile 2024 si è svolta una presentazione degli eventi anche alla sala Benito Lanci a Lanciano alla presenza dei diretti protagonisti Gennaro e Santino Spinelli, dei sindaci di Orsogna, Fossacesia e Lanciano, in collegamento video del Presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, del Presidente della sezione Anpi Francesco Lattuada, del maestro Marco Bartolini dell’orchestra sinfonica Rossini di Pesaro e della candidata sindaco Antonella Bundu.

Il programma della settimana è molto fitto, ma cominciamo dagli eventi più importanti:

Mercoledì 10 aprile 2024 alle ore 15,00 si festeggerà direttamente sul prestigioso palco del Teatro Alla Scala di Milano, dove SANTINO SPINELLI (Fisarmonica solista) e GENNARO SPINELLI (Violino solista), padre a figlio, suoneranno appunto da solisti con la maestosa cornice della musica etnosinfonica: parteciperanno infatti all’Evento i Musicisti della Sezione ANPI del Teatro alla ScalaANDREA PICCOLO (Violino), FRANCESCO LATTUADA e THOMAS CAVUOTO (Viole), GABRIELE GAROFOLO (Violoncello), OMAR LONATI (Contrabasso) – e i Solisti dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini di Pesaro - MARCO BARTOLINI ed HENRY DOMENICO DURANTE (Violini), NORIS BORGONCELLI (Viola), LUCA BACELLI (Violoncello).

Ma la settimana ha avuto inizio già il 4 aprile 2024 alle 20,30 a Pescara alla Scuola Macondo con la presentazione del libro di VIRGINIA SPINELLI “Alla Cura”.

Il 5 aprile 2024 alle ore 11,00 a Roma presso il Nuovo Teatro Ateneo dell’Università LA SAPIENZA (Piazzale Aldo Moro n. 5) di fronte a un nutrito pubblico di giovani ha avuto luogo la CONFERENZA-CONCERTO “ROM E SINTI. Dalla conoscenza alla coesistenza: incontro di Culture, Musica e Diritti” introdotto e moderato dalla docente di La Sapienza, BERNADETTE FRAIOLI.

L'iniziativa, promossa congiuntamente dal Dipartimento di Storia, antropologia, religioni, arte, spettacolo e da UCRI-Unione delle Comunità Romanès in Italia in occasione della Giornata internazionale del popolo Rom,

ha avuto inizio con i saluti Istituzionali di ARIANNA PUNZI, Preside della Facoltà di Lettere e Fiolosofia di La Sapienza; GAETANO LETTIERI, Direttore del Dipartimento SARAS Storia, Antropologia, Religioni, Arte, Spettacolo di La Sapienza; LIVIA OTTOLENGHI, Vicepreside Vicario Facoltà Medicina e Odontoiatria, Componente del Comitato sulla Diversità e l’Inclusione di La Sapienza; MATTIA PERADOTTO, Direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, GENNARO SPINELLI, Presidente dell’Unione delle Comunità Romanés in Italia, NAZARENO SPINELLI, Presidente Onorario di UCRI. Ci sono poi stati gli interessanti interventi di ANTONELLO RICCI, “Musica, cultura, identità”, docente di La Sapienza, di SANTINO SPINELLI, Presidente di Thèm Romanò su “Il ruolo della musica nella trasmissione della cultura delle popolazioni romanì” a cui sono seguite numerose testimonianze di cittadinanza attiva.


Il giorno 6 Aprile invece dalle 11:00 alle 13.00 al Palazzo Vecchio della Signoria di Firenze è stata celebrata la Giornata Internazionale della Popolazione Romanì che è stata introdotta e moderata da CHIARA NENCIONI, Università degli Studi di Pisa e Istituto Storico Toscano delle Resistenze a cui hanno portato i saluti delle Istituzioni LUCA MILANI, ANTONELLA BRUNDU, DMITRIJ GABRIELLOVIC PALAGI, BERNARD DIKA, mentre gli interventi sono stati di GENNARO SPINELLI, Presidente dell’Unione delle Comunità Romanés in Italia, ERNESTO GRANDINI, Presidente dell’Associazione Sinti di Prato, EMANUELA PIAVE, Rappresentante delle Comunità Sinti di Prato con l’Associazione Porrajmos, CHIARA NENCIONI, Università degli Studi di Pisa e Istituto Storico Toscano delle Resistenze, SAVERIO TOMASI, Giornalista e Scrittore, ENRICO FINK, Presidente della Comunità Ebraica di Firenze.


Il giorno 7 aprile 2024 è stato effettuato un evento online di Scuola di lingua Romanì organizzato da UCRI mentre per il giorno 8 aprile sono stati previsti eventi in tre località differenti:

-         A Cosenza alle ore 16,00 sono state previste “Conferenze sulla Lingua Romanì” online in collaborazione con l’Associazione LAV Romanò.

-         A Pesaro alle ore 16,00 un Convegno con l’Orchestra Rossini;

-         A Roma Trastevere alle ore 16,00 presso la Sede “Sant’Egidio” in Via San Gallicano n. 25 Sala Benedetto XIII è stata prevista la Festa per la Giornata Internazionale della Popolazione Romanì con l’esibizione musicale a cura di Romanì Project e di gruppi tradizionali romanès, art performance e poesia con rinfresco finale.

Ricordiamo che solo 50 anni fa ci fu a Londra il primo Congresso mondiale del movimento identitario del popolo rom e che nel 1990 proprio l’8 di aprile per rammentare l’evento, l’Onu nel 1990 ha istituito la Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti allo scopo di promuovere l’integrazione e l’inclusione di queste comunità e combattere i soliti pregiudizi e discriminazioni.

La settimana Romanì 2024 è stata finanziata da:



sabato 30 marzo 2024

Elisabetta Pamela Petrolati presenta l’ultimo libro di Bruno Scapini “L'ANOMALIA DELLA TERRA PROMESSA”

 


"L'anomalia della terra promessa"

Venerdì 29 marzo presso il Caffè Letterario Horafelix alle ore 18,30 di fronte a una sala gremita è stato presentato il libro di Bruno Scapini "L'anomalia della terra promessa" (Calibano Editore, 2023). Insieme all'autore sono intervenuti all’incontro la Sociologa, Scrittrice e Poetessa Elisabetta Pamela Petrolati e il Presidente dell’AISLO Maria Grazia De Angelis, mentre il  Responsabile dell’associazione italo-araba Assadakah (termine che significa “Amicizia”), Talal Khrais, giornalista di fama internazionale, per anni corrispondente di guerra, non potendo partecipare all’incontro per motivi di salute, ha inviato un messaggio letto dalla Petrolati.

Bruno Scapini, diplomatico, dopo quarant’anni di carriera inizia la sua attività di scrittore nel 2018, col romanzo “Operazione Akhtamar” sul genocidio armeno. La "grande tragedia" che ha colpito il popolo armeno, rimasto così vittima del primo genocidio del XX secolo, è oggetto di un piano vendicativo ordito dal capo di Stato Maggiore dell'Esercito armeno che mette in atto una provocazione che serve all'Armenia da pretesto per intervenire militarmente a propria difesa e occupare le antiche terre dell'Anatolia Orientale dove esisteva un tempo il Regno di Armenia, con un piano, chiamato segretamente Operazione Akhtamar sulla base di una antica leggenda armena.

Seguono altri tre romanzi, tutti pubblicati da Calibano Editore, che riscuotono grande successo vincendo premi importanti in prestigiosi concorsi letterari nazionali e internazionali. La fantapolitica è per l’autore un mezzo per denunciare l'esistenza nel mondo di problemi ancora irrisolti.

Dopo essersi occupato della questione armena, ha pubblicato “ARTSAKH - Confessioni sulla linea di contatto” incentrato sulla vicenda di un giovane americano di origine armena, Arthur, a cui il padre invalido chiede di recuperare la salma dell’anziana sorella uccisa atrocemente dagli azeri in Karabagh (Artsakh), oggetto di un lungo conflitto con l'Azerbaijan. La realtà è dura e dolorosa, in una missione segreta per vendicare un reato rimasto impunito scopre che il reo è diventato un eroe nazionale.

Il terzo romanzo è “SOMNIUM - Urla dall'Universo”. Il cui protagonista è Timothy Sanders, giovane astrofisico e aspirante astronauta della NASA, che rileva, dall'Osservatorio astronomico di Monte Palomar, l'approssimarsi di un misterioso oggetto non identificato. La scoperta lo coinvolge in un intricato affare di spionaggio e in una pericolosa storia d'amore dove scoprirà chi è l’ideatore del nefando progetto di militarizzazione dello spazio che rischia di portare il mondo sull’orlo di un conflitto mondiale.

La sua quarta opera è stata “Arktikos. La scacchiera di ghiaccio”: si tratta il tema dell'imminente fusione dei ghiacci artici che scatena una competizione tra Stati Uniti e Russia per il dominio su un mare che diverrà presto navigabile. Ma alcune imprese minerarie russe concepiscono il “Progetto Arktikos”, un piano segreto per estendere artificialmente i diritti di sovranità territoriale.

L’ultimo libro di Scapini è appunto “L'ANOMALIA DELLA TERRA PROMESSA” nel quale l’agente della CIA Abraham Kenen, d'intesa con elementi sionisti eversivi, ordisce un piano per risolvere una volta per tutte la questione palestinese e realizzare il sogno biblico di un Grande Israele. Col pretesto di bloccare i traffici di armi verso Hamas e Hezbollah, organizza una spedizione sul monte Ararat per collocarvi un cannone laser. Ma il vero obiettivo è abbattere aerei civili di altri Paesi arabi per far scoppiare una guerra regionale. La Casa Bianca riuscirà a sventare il diabolico piano?

Per uscire dalle drammatiche condizioni in cui vivono, i palestinesi non sembrano avere altra alternativa che la violenza, sottoposti ad un regime politico-economico imposto da Israele.

Elisabetta Pamela Petrolati ha presentato i partecipanti, l’opera complessiva di Bruno Scapini e il suo ultimo lavoro incentrando l’attenzione sullo stile elegante e raffinato del romanzo, a tratti poetico, sulla modalità utilizzata dall’Autore per portare alla luce vicende scomode, vere e proprie denunce alla comunità internazionale, non sempre note alla maggioranza e spesso sconosciute ai media del mainstream. L’intenzione di non scrivere volutamente un saggio, ma di raccontare le vicende attraverso una storia verosimile suffragata da avvenimenti veri e una ambientazione reale della trama, è un tentativo per raggiungere anche l’uomo comune che necessita di spiegazioni semplici di questioni molto complesse e controverse mostrando come in un film d'azione fitto di accadimenti le questioni che sarebbe più ostico apprendere come una elencazione di fatti e documenti storici.

Quando però Scapini prende la parola, raccontando in ogni dettaglio e dall'origine, partendo da 75 anni fa, la questione Palestinese e spiegando la nascita dello Stato di Istraele come anomalia, facendo riferimento anche alla questione biblica come anomalia, il suo racconto si fa interessante e il pubblico resta col fiato sospeso e poi fioccano le domande.

Sarebbe troppo lungo raccontare tutto, di certo leggendo il libro o tutti questi libri si potrebbero comprendere meglio molti problemi irrisolti del mondo contemporaneo e delle guerre che stanno distruggendo il pianeta e una parte dell'umanità.

Mi ha colpito la dedica iniziale del libro dalla quale si capisce come il nostro ex Ambasciatore sia molto sensibile al futuro dell'infanzia e delle nuove generazioni in generale:

«
Ai bambini colpiti dalla violenza della guerra, ai bambini sofferenti per la perdita dei genitori, ai bambini cui sono negate l'innocenza del sorriso e la speranza di un futuro dedico questa opera, convinto che il pianto sia la forza per combattere il male e il loro sguardo la luce per illuminare il mondo perché si liberi dall'odio, dall'egoismo e dal rancore».


 


giovedì 28 marzo 2024

Santino e Gennaro Spinelli in concerto al Teatro Alla Scala di Milano il 10 aprile 2024

Santino e Gennaro  Spinelli 
in concerto 
al Teatro Alla Scala di Milano 
il 10 aprile 2024

Due musicisti Rom di fama internazionale in concerto al Teatro Alla Scala di Milano il 10 aprile.

 
Sono padre e figlio e sono di Lanciano: Santino Spinelli in arte Alexian e Gennaro Spinelli. Sono ben conosciuti a livello internazionale poichè suonano nei più importanti teatri europei riscuotendo grandi consensi di critica e di pubblico. Hanno entrambi un curriculum artistico lungo e prestigioso. Santino Spinelli è stato anche insignito del titolo di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella ed è Cittadino Onorario di Laterza (Taranto). Si sono esibiti in un cast di artisti di grande notorietà per Papa Benedetto XVI a Bresso (Milano) davanti a un milione di persone in occasione della Giornata Mondiale della Famiglia. L'evento è stato ripreso in diretta da Rai Uno e diffuso in mondovisione. Più volte si sono esibiti per Papa Francesco. Hanno tenuto concerti in luoghi istituzionali prestigiosi come il Palazzo del Consiglio D'Europa di Strasburgo, il Parlamento Europeo a Bruxelles e a Palazzo Chigi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tante anche le esibizioni e le interviste sulle reti televisive nazionali. Il 10 aprile per loro ci sarà un ulteriore prestigiosissimo step artistico nel tempio della musica mondiale: il Teatro Alla Scala di Milano. Terranno un concerto di musica rom sia di ispirazione classica che composizioni originali con i solisti dell'Orchestra della Scala e i solisti dell'Orchestra Sinfonica Gioacchino Rossini di Pesaro. Un evento storico unico e straordinario. Un traguardo significativo e prestigiosissimo. In tale occasione sarà presentato anche il nuovo CD Romanó Baśadipé, la magia della musica rom dell'Alexian Group. Al Teatro Alla Scala saranno presenti Ministri e Ambasciatori di diversi Paesi, tante personalità del mondo dello spettacolo, della cultura, delle istituzioni e diversi Sindaci. Sono partner e sponsor dell'evento: UNAR-Presidenza del Consiglio dei Ministri, Federazione Italiana delle Associazioni e Club e per l'UNESCO (Galatina), ANPI Alla Scala-Milano, Orchestra Sinfonica Rossini, International Romani Union (IRU), Presencia Gitana (Spagna), EPEKA (Slovenia), Udruzenje Romskih Knjizevnika (Serbia), Compagnia Nuove Indye (CNI), Meeting  Etichette Indipendenti (MEI), Comune di Lanciano, Comune di Orsogna, Comune di Fossacesia, Novagro, Tecno-glass S.r.l. unipersonale (Ortona), Tenuta Ulisse,  Consorzio Nova (Trani)  Lions Club-I Marrucini (Chieti), Michele Jannamico s.p.a. (Lanciano), Comunità di Sant'Egidio, I Sentinelli, ARCI, Accademia dei Sensi, Comitato Artistico Lancianese, SEF Consulting . Non resta che augurare ad entrambi gli artisti un grande in bocca al lupo per il proseguo della loro luminosa carriera.



LA SCOMPARSA DI MAJORANA - A TEATRO CON LEONARDO SCIASCIA - RIDUZIONE TEATRALE E REGIA DI FABRIZIO CATALANO

 LA SCOMPARSA DI MAJORANA

A Teatro con Leonardo Sciascia


DAL 12 AL 14 APRILE 2024

Venerdì e Sabato ore 21,00 – Domenica ore 17,30

dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia

Trasposizione teatrale e Regia Fabrizio Catalano

Con Loredana Cannata, Alessio Caruso, Roberto Negri, Giada Colonna

Scene e Costumi Katia Titolo – Musiche Fabio Lombardi

Produzione Associazione Culturale LAROS di Gino Caudai

In una stagione come quella che stiamo vivendo, caratterizzata dallo sfaldamento dei valori morali, dall’esaltazione dell’ego, dall’ansia del profitto e dalla deriva della scienza, è necessario rievocare figure come quella di Ettore Majorana. Scomparso nel 1938, partito in nave da Palermo ma apparentemente mai approdato a Napoli, il giovane e promettente fisico siciliano, chiuso in se stesso e concentrato su studi di cui non parlava con nessuno, aveva forse intuito prima d’ogni altro la strada per la creazione di una devastante arma nucleare; e ne era rimasto atterrito, e aveva voluto estraniarsi dal mondo prima che questo precipitasse nel baratro dell’era atomica. Questa, almeno, è la tesi di fondo di uno dei maggiori autori del ‘900, Leonardo Sciascia, che allo scienziato e al suo dramma interiore ha dedicato uno dei suoi libri più illuminanti: La scomparsa di Majorana. E questa vuole essere la nostra convinzione – oggi, a ottant’anni di distanza dei tragici eventi del ’38 e a trenta dalla morte dell’autore de Il giorno della civetta – perché a volte, più che la laboriosa ricostruzione di eventi e dettagli, conta il senso delle cose. E il senso della vicenda di Majorana è che non c’è futuro per l’umanità senza l’etica, senza la sincerità, senza la poesia. Questo spettacolo è un’indagine poliziesca, è un thriller ad orologeria, è un sogno ad occhi aperti. Una notte d’agosto del 1945, una località italiana che non viene mai definita, le rappresaglie dei partigiani, il caos. Uno studio, in un ospedale di provincia; una donna che, dopo aver ucciso da partigiana, è tornata a indossare il camice bianco: per medicare, per guarire. Un uomo, avvolto in una tunica da certosino, che rifiuta di rivelare la propria identità. Un commissario di pubblica sicurezza che crede di riconoscere, nei tratti del monaco, quelli di Ettore Majorana, al quale invano ha dato la caccia per tanto tempo. Laura Fermi, la moglie dell’illustre premio Nobel, chiamata a identificare il giovane scienziato dileguatosi nel nulla. Questi quattro personaggi, per tutta la notte, oltre l’alba, fino al tragico scioglimento dell’enigma, daranno vita ad una sorta di processo: dove l’intruso si trasformerà da imputato in accusatore, da inquisito in voce della coscienza. Poco alla volta, emergeranno i tormenti di un genio che avrebbe potuto cambiare il destino dell’umanità, e che invece ha preferito essere un ragazzo schivo, per nulla competitivo o in cerca della gloria. Spesso isolato, con rarissimi amici. Alcuni di questi, nella Germania che nel ’45 ha appena perso la guerra. Ciò ha alimentato, nei decenni successivi, la detestabile ipotesi che Majorana avesse simpatie naziste. Non le aveva – le sue lettere in proposito sono abbastanza chiare – come non le aveva Heisenberg, che di Majorana era stato mentore e guida nell’ambiente dell’Università di Lipsia, dove si discuteva di fisica come di filosofia e dove Ettore era davvero a suo agio. Sì, perché questa storia è anche la dimostrazione del fatto che non è così semplice dividere il mondo in buoni e cattivi: e se Majorana fuggì di fronte all’orrore della bomba atomica, Heisenberg, che pure avrebbe potuto fabbricarla per Hitler, non spinse mai le sue ricerche fino alle estreme conseguenze. E questo mentre altrove – negli Stati Uniti che avevano la missione di riscattare il pianeta – Oppenheimer, Fermi e il gruppo del Progetto Manhattan, come sotto ipnosi, schiavi dell’ambizione e incuranti delle vittime che la loro invenzione avrebbe provocato, alacremente lavoravano all’arma di distruzione di massa, che consegnarono agli alti comandi dell’esercito americano con tanto d’istruzioni sulle città che avrebbero dovuto essere colpite! Insomma, per dirla con Sciascia: si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece godevano di una oggettiva condizione di libertà. In un contesto come quello attuale, il teatro deve diversificare la propria offerta e accendere il dibattito, stimolare domande e riflessioni, suggerire idee e punti di vista inediti. Deve calarsi nella realtà: scandagliare il passato e contribuire a migliorare il futuro. Una storia vera come quella di Majorana – il tormento struggente di un individuo che vorrebbe salvare il pianeta dalla catastrofe – è al contempo un susseguirsi di emozioni e un monito per l’avvenire. Ognuno di noi può compiere un piccolo gesto, per proteggere l’umanità dall’autodistruzione. Ognuno di noi ha il diritto e l’obbligo di farlo.

mercoledì 27 marzo 2024

“Il mio posto del cuore” di Francesca Meucci



Quando ho letto il libro “Il posto del cuore” di Francesca Meucci, ho pensato subito alle mie vacanze in Sardegna quando ero piccola, a casa dei nonni materni.

Non tutti possiedono l’esperienza della campagna e della vita contadina, di quella esistenza semplice e piena, fatta del sorgere del sole e dei tramonti serali, del tempo scandito dal giorno e dalla notte, dalla luce e dall’oscurità, un tempo immenso che si riempiva di mille azioni ed emozioni, un tempo pulito fatto di vicende giornaliere legate alle erbe e agli animali da cortile, alle scorribande in campagna e alle galoppate a cavallo. E tutto questo poteva avvenire solo in un luogo, lontano dal chiasso mondano, avvolto nei profumi della natura, dei fiori e dei frutti della terra, dell’odore di pane caldo appena sfornato, di zuppe fumanti, del sapore degli intingoli che solo i nostri sensi infantili sapevano percepire, dei colori sfolgoranti degli orti, degli effluvi degli escrementi usati come concimi.

Un posto del cuore per l’appunto, situato nel nulla, lontano da villaggi e città, dove c’è una casa enorme zeppa di cose interessanti, di bauli e di oggetti antichi, di curiosità e di misteri, di vite trascorse nella semplicità e nella serenità, respirando l’aria sottile, ripetendo gesti consueti, ascoltando il canto del gallo la mattina e lo starnazzare delle oche, attraversando notti stellate e pervase dall’abbaiare lontano e vicino dei cani e dei lupi, un mondo infinito da poter raccontare ai propri figli o ai posteri.

Questo è il cosmo descritto da Francesca Meucci nella sua opera, un universo di colori variopinto di ricordi, insegnamento del Tempo Ritrovato di Proust, un posto forse senza tempo che riempie uno spazio infinito nella memoria, che giganteggia nelle nostre emozioni e rende minuscolo l’oggi fatto di corse inutili per raggiungere obiettivi assurdi, di relazioni virtuali e fredde, di viaggi nella fretta e nella dimenticanza.

E in questo posto del cuore non si è perduto il valore dell’accoglienza così cara all’Autrice, di una dimora aperta, fatta di pareti trasparenti, colma di amici e di ricordi, di cibi condivisi, di pranzi cucinati insieme, della festa gioiosa con i propri cari, del profumo della carne arrostita e dei sughi fragranti della nonna offerta a chiunque, dei giochi con i cugini, delle lotte e dei litigi con i ragazzi del paese, della campana del campanile che suona per richiamare i paesani alla funzione religiosa, dove un prete a volte pazzo, a volte un po' spretato, oppure originale riesce a far sorridere anche il cuore di una ragazzina assai poco incline alla bigotteria delle chiese.

Per chi abita la metropoli dove ognuno paga il prezzo che consuma, la solidarietà e la condivisione rappresentano un altro modo di esistere, perchè anche il poco si consuma insieme, ad ognuno una piccola parte che è abbastanza, senza arroganza, senza prevaricazione, senza guerre impensabili per il controllo di terre, paesi, città, stati, continenti, universi e denari che quando si passerà all’altra dimensione potranno essere solo un peso che non riesce a farci sollevare dall’abisso della nostra negligenza all’altezza dei cieli infiniti, dell’Empireo e dell’Iperuranio.
Patrizia Boi

https://www.amazon.it/mio-posto-del-cuore/dp/B0CVJ6MJ7F




lunedì 26 febbraio 2024

LA ROSA NON CI AMA - A TEATRO LO SPAZIO - REGIA GIANNI DE FEO

 

LA ROSA NON CI AMA

Teatro Lo Spazio


Cloris Brosca e Gianni De Feo in "La rosa non ci ama", regia Gianni De Feo. Foto Manuela Giusto

Sold out al Teatro Lo Spazio per lo spettacolo “La rosa non ci ama” del drammaturgo napoletano Roberto Russo, andato in scena dal 22 al 25 febbraio 2024, con la Regia di Gianni de Feo, interprete dell’opera insieme all’attrice Cloris Brosca.

La scena è scarna, in essa giganteggia solo una specie di installazione pittorica, un busto di cristallo allacciato con fili colorati, sormontato da due ali dorate a forma di cuore: un grande cuore con tutti i suoi legamenti che può volare nel mondo dorato dell’amore ma che può anche essere imprigionato in una tela di ragno variopinta, contorta, pericolosa. Due leggii ai lati, ricoperti da scialli bianchi e rossi, completano l’opera dell’artista Roberto Rinaldi a cui è stato affidato l’impianto scenico e i costumi.

Il resto è oscurità, ombra, confessione, lamento, disvelamento…

In scena due grandi attori, Gianni De Feo e Cloris Brosca, interpretano la tragedia di ogni amore, la trasformazione in orrore, assassinio, morte, nel processo che richiama i testimoni della vicenda amorosa e che si conclude col verdetto dei giudici.  

I legami del cuore sono al centro della drammaturgia: la rosa rossa, simbolo di amore appassionato in ogni epoca, seduce col suo profumo e la bellezza dei suoi colori, ma può anche uccidere con la sola punta sottile di una spina.

I protagonisti sono ombre nella notte scura di una piazza dove fanno da sfondo le mura della Basilica di San Domenico Maggiore circondata da silenziosi palazzi cinquecenteschi: potrebbe essere una piazza qualsiasi che ha visto nascere un amore qualsiasi, lo ha visto consumarsi e trasformarsi in odio.

In ogni amore travagliato esiste un percorso, momenti di grande felicità e altri di grande dolore, esistono errori, rabbie, colpe, di cui spesso gli artefici non si rendono conto, ma arriva un momento dove occorre prendere coscienza, fosse anche oltre la vita, nel mondo fantasmagorico dell’ombra rimasta dopo il trapasso, quell’ombra che forse sarebbe voluta fuoriuscire e impedire il tragico finale.

Gianni De Feo e Cloris Brosca rappresentano con maestria queste ombre, due spiriti infelici, torturati dal senso di colpa, che scontano la pena delle loro azioni come in un inferno dantesco, costretti a ricordare costantemente il loro dramma, i fili attorcigliati e recisi della loro relazione, i peccati commessi, il dolore passato, il sangue versato.

Sono due maschere che si confessano vicendevolmente, che raccontano le ragioni dei loro comportamenti, incolpandosi l’un l’altro, come avviene in ogni amore. Ma non tutti gli amori sono uguali, due sconosciuti qualunque possono anche vivere le medesime tragedie, ma quando l’intrigo riguarda personaggi importanti, le notizie sono copiose anche nei libri di storia.

E l’Autore si nutre di storia, applica alla sua scrittura scenica lo schema della Tripartizione Eduardiana (Soggetto, Sceneggiatura e Dialogo) spaziando dall’uso della lingua napoletana all’Italiano, variando tematiche, argomenti ed epoche e prediligendo, di fondo, un’approfondita analisi socio-psicologico-sentimentale dei personaggi e degli argomenti storici trattati.  Si tratta di Teatro Storico-Sociale con una spiccata predilezione per avvenimenti collegati alla storia di Napoli, nella fattispecie in questo spettacolo si parla della vicenda del Principe di Venosa, Carlo Gesualdo, e di sua moglie Maria d'Avalos accaduta nel 1590.

Siamo a Napoli davanti al palazzo che appartenne al Principe Carlo Gesualdo da Venosa e dove, nella notte tra il 16 e il 17 ottobre del 1590, il Principe assassinò sua moglie Maria D’Avalos e il suo amante Fabrizio Carafa, Duca D’Andria.

Si tratta di un celebre delitto passionale che pian piano viene narrato durante l’azione scenica, la cronaca di uno dei più famosi delitti passionali della nostra storia.

 

Cloris Brosca in "La rosa non ci ama", regia Gianni De Feo. Foto Manuela Giusto

 

Durante l’azione scenica l’identità dei due personaggi gradualmente si svela. Cloris Brosca – ve la ricordate la mitica Zingara della TV inventata da Pippo Baudo? - è la prima ad innalzare il suo lamento sul dramma della sua esistenza e lo spiega nella sua lingua, con una voce chiara, determinata, impeccabile, in un napoletano antico, come parlasse nella sua epoca, con un volto che esprime ogni sofferenza. Il principe risponde esprimendosi tra italiano e spagnolo ma soprattutto con l’eleganza del suo corpo fermo o in movimento e con l’espressività del suo volto da mimo. Anche quando la confessione è affidata al personaggio della moglie, il suo viso commenta ogni parola, abituato a far dialogare con lo spettatore ogni fibra del suo corpo.

Gianni De Feo in "La rosa non ci ama", regia Gianni De Feo. Foto Manuela Giusto

Senza entrare nel dettaglio del dialogo e dei risvolti degli accadimenti, Gianni De Feo e Cloris Brosca, ricomponendo i colori di un oggetto fuori contesto, il Cubo di Rubik, attraversano tutta la gamma cromatica delle loro anime per dare un senso ai loro sentimenti attraverso i sei colori: la vigliaccheria del giallo, l’invidia del verde passando dal blu al bianco al viola per giungere al rosso del sangue.

Due elementi sono connaturati a quell’uomo sensibile e geniale inventore dei colori della musica, raffinato madrigalista e stimato ispiratore dei tempi a venire, qual era il Principe Carlo Gesualdo: la musica e i suoi colori, per l’appunto. E la musica infatti è un elemento portante dello spettacolo, incombe sulla scena con i suoi suoni chiari e scuri, raccontando la vicenda con temi e modi dell’epoca. Alessandro Panatteri, autore delle Musiche originali, servendosi della consulenza musicale di M. Adriana Caggiano, si adatta perfettamente alle scelte del regista che afferma: «Ho privilegiato un’atmosfera notturna da cui, come barboni, emergono due personaggi. Sarà l’azione scenica a riproporre, in una ritualità ossessiva, le figure di Carlo e Maria. La regia alterna fra colori e musica, personaggi infernali, grottesche figure sul proscenio dell’orrore».

Dopo lo sconto rabbioso, in un abbandono catartico, i due fantasmi, accettando le colpe reciproche, sono capaci di purificare le proprie anime raggiungendo finalmente la pace.

I protagonisti interpretano anche altri personaggi necessari al dipanarsi della storia, come gli accusatori di un tribunale e tutte quelle figure intorno alle quali ruota la vicenda stessa. Allo stesso modo si mescolano le lingue, dallo spagnolo del 500 al napoletano antico fino al latino, attraverso un linguaggio forbito a tratti lirico ma al tempo stesso contemporaneo.

La musica che entra padrona in ogni scena, sale in cattedra nel finale accompagnando un grandissimo Gianni De Feo che interpreta due testi di Torquato Tasso scritti espressamente per Gesualdo, ma mai messi in musica da questi: sono stati ora rielaborati con musiche originali e cantati dal vivo nello stile dei madrigali.

Promossi tutti gli artefici dello spettacolo, quindi, dallo scroscio di applausi prolungati del pubblico, rammentiamo altresì che le foto di scena sono di Manuela Giusto, la consulenza per lo spagnolo di Lorenzo Russo, la Produzione Lab di Tiziana Beato e l’Ufficio stampa e comunicazione di Andrea Cavazzini.