Patrizia Boi: una scrittrice che regala favole e sogni |
Questo mese GoodMorning vi conduce nel mondo fantastico di Patrizia Boi, straordinaria autrice di favole per bambini.
Nata a Cagliari, vive a Roma dove lavora come ingegnere civile. La sua attività, tuttavia, non le impedisce di coltivarla passione per la scrittura che si traduce in diverse opere. Nel 2006 “L’Autore Libri di Firenze” pubblica, nella collana Biblioteca 80-Narratori, il romanzo "Donne allo specchio". L’opera narra la storia di due donne molto diverse tra loro in una Puglia ricca di storia, tradizioni e leggende. La strada verso il genere fiabesco si delinea da subito, e infatti nel 2011 vede la luce per la “Happy Art Edizioni” di Milano, nella collana Le Radici, la raccolta di fiabe "Storie di Magia", illustrata da Maria Cristina Lo Cascio. In seguito escono anche altre fiabe: "Il Mascheraio Magico" è editata nell’ agosto del 2012 dal mensile “Sardinews”, tradotta in rumeno e nel novembre dello stesso anno dalla rivista internazionale "Orizonte Literar Contemporan"; "Il Mago Palandrana e la vecchia Zaira”, sempre tradotta in rumeno, compare in "Orizonte Literar Contemporan". Alcune filastrocche, invece, trovano posto sulla rivista mensile “Noi donne” (ottobre 2007). Nel 2009 una serie di racconti è ospitata nel quotidiano “Il Nuovo Territorio di Latina” mentre la rivista “Le Donne Raccontano” di Milano (2011) dà spazio a diverse sue storie.
Dal 2012 collabora con la Rivista bimestrale “Contemporary Literary Horizon”, un magazine bilingue e multiculturale indipendente di cultura e spiritualità contemporanea. Articoli e fiabe sono pubblicati nella rubrica cultura della rivista internazionale “Wall Street International magazine”.
Attualmente è in corso di pubblicazione il libro "LegenΔe di Piante" scritto con il supporto dell'erborista Lidia Costa e della costellatrice Lucia Berrettari e illustrato da Francesca D'Ascani. Questo excursus mostra quanto la scrittrice Patrizia Boi, sebbene venga identificata con il genere favolistico, sia in realtà un’autrice a tutto tondo capace di cimentarsi in diversi generi e forme, dal romanzo al racconto, dall’articolo alla filastrocca. Nonostante questa constatazione, resta “un’incantatrice della parola” attraverso la quale riesce a creare un mondo favoloso, ricco di magia e immerso in una natura vibrante e immortale. A noi che leggiamo, grandi e piccoli, regala ancora sogni.
GoodMorning: Leggendo la tua biografia, viene naturale chiedersi come riesci a conciliare il tuo lavoro d’ingegnere civile con quello di scrittrice di fiabe.
Patrizia Boi: Ogni lavoro ha i suoi tempi, quello notturno dedicato alle cose dell’anima e quello diurno immerso nei problemi tecnici. Siccome poi, la burocrazia, le difficoltà realizzative dei lavori, le infinite normative di cui tener conto per le opere di ingegneria rendono la vita troppo piena di schemi e regole, è piacevole uscire dalla quotidianità attraverso nuove forme creative di esistenza. Attraverso la Fiaba, come nei Sogni, del resto, “Tutto è possibile e verosimile, il tempo e lo spazio non esistono, su una base insignificante di realtà, l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni”. La fiaba consente, infatti, di creare nuove realtà, proprio come suggerisce la moderna Fisica quantistica. Aiuta a credere in se stessi e nelle proprie infinite potenzialità e a raggiungere sempre nuovi e più difficili obiettivi. In questo senso attenersi agli schemi della fiaba classica o alle norme di progettazione, porta sempre a una invenzione, immateriale o materiale che essa sia; nella fiaba come nei progetti c’è sempre un percorso da seguire, che sia sulla via delle Fate o sulla via della burocrazia... Inoltre sulla strada si incontra sempre un Mago Malefico o un Burocrate ignorante che cerca di creare impedimenti a chi vuole arrivare a destinazione…
GM: Ricordi qual è stata la prima cosa che hai scritto?
PB: Non ricordo bene nemmeno l’ultima… Il processo di creazione è un estraniarsi da ciò che è controllabile per immergersi nel mondo misterioso degli esseri di fantasia. Io vivo così intensamente questa creazione che spesso me ne sfugge il ricordo, soprattutto se devo rammentare quello che ho scritto ai primordi, vale a dire quando ero molto piccola e facevo già danzare con l’immaginazione i dervisci rotanti sopra le nuvole o le formichine che invadevano il giardino di casa mia.
GM: Da dove nasce il tuo amore per le fiabe?
PB: Dalla collezione di volumi color pastello che avevo nella mia cameretta di bimba e dalla mia volontà che ebbe il coraggio di farmeli leggere tutti!
GM: A che cosa t’ispiri quanto scrivi?
PB: A un sospiro, a una pietra, a un animaletto, a una piantina che mi ha parlato, a un ricordo d’infanzia, a un oggetto, a un luogo, a una persona, a uno sconosciuto di cui incrocio lo sguardo, alle richieste di mia figlia o di qualunque altro adulto o bambino che stimoli la mia curiosità.
GM: Parlaci della raccolta di fiabe “Storie di magia”, libro uscito nel 2011 per la “Happy Art Edizioni” di Milano e illustrato da Maria Cristina Lo Cascio.
PB: Si tratta di una raccolta di tredici fiabe dove principesse, principi, maghi, fate, streghe, animali fantastici, oggetti magici popolano luoghi reali o immaginari dove si attua la trasformazione che si compie in tutte le fiabe. La raccolta si caratterizza per aver introdotto, negli schemi tradizionali della fiaba di Propp, l’elemento filastrocca ed averlo utilizzato, oltre che come strumento per tracciare una morale finale, come sistema di comunicazione dei vari personaggi magici. È difficile raccontare di cosa parlano queste fiabe, bisogna solo leggerle…
GM: Riallacciandoci alla domanda precedente, le illustrazioni sono state decise dalla disegnatrice in base a ciò che le tue storie le hanno comunicato oppure le avete stabilite insieme?
PB: Ho lasciato libero estro alla sua fantasia, una storia può essere letta in mille modi diversi che esulano dall’intento dell’autore, quindi perché ingabbiare le sensazioni dell’illustratore nelle emozioni che ha avuto lo scrittore? Uno può fecondare l’altro, il quale regala ad un’opera la sua personale interpretazione.
GM: Hai anche collaborato con la rivista bimestrale Contemporary Literary Horizon, una rivista bilingue e multiculturale indipendente di cultura e spiritualità contemporanea. Raccontati di quest’esperienza. Di cosa ti occupavi di preciso? E che rapporto hai con la spiritualità?
PB: Ho collaborato e ancora collaboro con Daniel Dragomirescu che ha avuto la splendida idea di creare contatti e fratellanza letteraria con tutto il mondo. Attraverso la sua organizzazione, che coinvolge l’Università di Bucarest, poesie, fiabe, articoli, vengono tradotti in rumeno, per cui ogni opera risulta tradotta in due lingue: in genere italiano, inglese, spagnolo oltre che naturalmente rumeno. Io spesso individuo scrittori interessanti del mondo contemporaneo italiano e li propongo alla Rivista che ne traduce le opere più importanti oppure scrivo articoli che vengono pubblicati nella rivista. Tutto è nato dalla richiesta espressa dalla rivista di tradurre le mie due fiabe: Il Mascheraio Magico e Il Mago Palandrana e la Vecchia Zaira, e così prosegue la collaborazione. Mi interessano tutte le forme di spiritualità, i colloqui tra le religioni, lo studio delle religioni pagane, la magia, il mistero e tutto ciò che può aprire la mente al dubbio. Sono una mistica: dal punto di vista del rapporto con Dio posso definirmi “un’atea credente”.
GM: Il tuo romanzo “Donne allo specchio. Voci di donne in una Puglia misteriosa e ancestrale” edito da “L’Autore Libri Firenze”, è un romanzo che ha per protagoniste due donne. Una passionale e ribelle, l’altra emancipata e delicata. In quale delle due ti riconosci di più?
PB: In entrambe, naturalmente! E anche in tutte le altre donne e uomini che in qualche modo ho reso protagonisti anche di un solo dialogo. Scrivere è in genere una malattia che esprime le infinite sfumature che ci compongono e che proiettiamo nel mondo esterno attraverso la lettura del libro della vita.
GM: Come nella raccolta di fiabe, anche in “Donne allo specchio” sono presenti elementi misteriosi, quasi magici. L’universo delle leggende, di una natura primigenia è, forse, uno degli argomenti che ti sono più cari? Se è così, per quale ragione?
PB: Sono figlia di un’isola dove alle fate, le Janas, sono state dedicate anche le Domus, un luogo magico dove anche le pietre parlano, come se in ogni antico sasso fosse cristallizzata l’anima pura e saggia di uno degli antichi abitanti di Atlantide. Terra di mistero e magia, di guaritrici e di demoni, di esseri spaventosi e spiritelli elementari, plasmata dai sospiri del mare e dagli aliti o soffi dei venti.
GM: Quali sono, più in generale, le tematiche che prediligi affrontare nelle tue opere?
PB: Quelle che concernono l’essenza della vita e che approfondiscono la consapevolezza attraverso uno stimolo della coscienza.
GM: Il tuo ultimo lavoro, “Leggende di piante”, scritto con il supporto dell’erborista Lidia Costa e della costellatrice Lucia Berrettari e illustrato da Francesca D’Ascani, quando uscirà? Ci puoi dare qualche indizio di come sarà questo libro?
PB: Ancora non abbiamo deciso come pubblicare il libro che è scritto interamente ma ancora in fase di illustrazione. Aveva iniziato a illustrarlo sempre la Lo Cascio che ha fatto solo la prima e splendida illustrazione della Betulla, l’albero cosmico degli sciamani americani, ma poi le nostre strade si sono divise in quanto lei doveva portare avanti nuovi progetti. Così abbiamo incontrato Francesca, una specialista dell’acquarello spirituale e ancora dobbiamo terminare la parte illustrata. Ci vuole tanto tempo, ma noi non abbiamo fretta. Quando si ha a che fare con il mondo vegetale dobbiamo imparare ad avere a che fare con la lentezza e con i cicli delle stagioni e della vita. Abbiamo avuto un interessante contatto con Aboca e questo ci ha messo in contatto con la rivista Wall Street International Magazine che ha pubblicato le nostre prime due fiabe sul Larice, il Ginepro e il Biancospino, non comprese nel libro, ma che seguono lo stesso schema dei suoi capitoli. Ecco i link:
Vorrei precisare che il titolo del libro non è Leggende di Piante, ma LegenΔe di Piante. Ci abbiamo riflettuto molto sul titolo: il libro è composto di tredici capitoli cherappresentano tredici piante, una per ogni mese dell’anno e la prima intesa come pianta origine. Quindi LegenΔe esprime il duplice significato di Leggende e di Abachi richiamato dalla lettera greca Delta che ha sia la funzione di richiamare un doppio significato sia un simbolo spirituale. Penso che piuttosto che svelare altro del libro debbo suggerire di leggerlo.
La collaborazione nella scrittura con una costellatrice che ha interpretato la parte emozionale delle piante e con una Erborista che ne ha spiegato le doti terapeutiche è stata un’esperienza molto illuminante ed energeticamente di grande connessione con il mondo che abbiamo voluto provare a interpretare.
GM: I siti dove i nostri lettori possono entrare in contatto con te.
PB: Sul mio blog: http://lefiabedipatriziaboi.blogspot.it/ ci sono tutti i contatti e le informazioni necessarie.
Foto Patrizia Boi e copertine dei suoi libri. Tutti i diritti sono riservati.
|
Nessun commento:
Posta un commento