Il 12 aprile alle 11,30 al Liceo Newton incontro con gli Scenografi Ewa e Osvaldo Desideri
Giovedì 4 aprile 2013, ore 19:35:58
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4 aprile 2013
"Una tenda da circo che accoglie la troupe cinematografica", questa è l'immagine romantica con cui Ewa, la moglie di Osvaldo Desideri, Premio Oscar come migliore Scenografia nel film L'ultimo imperatore (1987) di Bernardo Bertolucci, definisce la Scenografia in un film. Un enorme tendone circense che accoglie gli artisti ma anche i creatori della Scena, gli stessi Scenografi che hanno dato cornice al film costruendo il luogo dove far muovere gli attori. Per pensare questo spazio è necessaria un'attenta lettura del copione, una minuziosa ricerca storica, un certo numero d'idee di grido, un dettagliato progetto e l'abilità di utilizzare le risorse a disposizione o di inventarsele.
Allo scopo di comprendere meglio la professione degli scenografi, il Liceo Scientifico statale Isacco Newton di Roma, ha organizzato il giorno 12 aprile alle ore 11,30 in viale manzoni 47, l'incontro “La Scenografia: la Fabbrica dei Desideri", in cui Ewa e Osvaldo Desideri, spiegheranno al pubblico degli studenti come nasce una Scenografia e quali sono i passaggi indispensabili per la costruzione delle scene.
La loro collaborazione è ormai vecchia di vent'anni, un tempo lungo quanto la loro vita in comune. Un incontro del tutto casuale, che niente aveva a che fare con il mondo cinematografico, ha determinato l'associazione di due personalità eccezionali e assolutamente complementari, lui spontaneo e immediato, lei decisamente analitica. Osvaldo è quello che risolve la scena con poche trovate di grande effetto, Ewa è la formichina che si occupa del progetto in ogni dettaglio. Se vedete i suoi disegni sono già dei capolavori, lei rende possibili le idee di Osvaldo che è più incentrato sulla individuazione degli elementi salienti su cui impostare tutto lo studio a valle della lettura del copione. Le loro trovate hanno, devo dire, un non so che di poetico, riescono a dare ai film un'atmosfera quasi “metafisica".
Si tratta di un lavoro ingegneristico a tutti gli effetti, con tanto di individuazione dei costi, con l'effettuazione di una progettazione dettagliata, con la necessità di approvazione da parte della regia, del produttore e del direttore della fotografia, e con l'onere di costruzione che spetta a ogni appaltatore, insomma un impegno immenso che coinvolge intensamente e produce anche in chi lo ha creato una soddisfazione incommensurabile.
Osvaldo Desideri lavora in questo campo da circa cinquant'anni e si è occupato di circa un centinaio di film entrando in contatto con i più grandi registi italiani da Pasolini a Rossellini, da Bertolucci a Visconti, da Zeffirelli a Sergio Leone e poi Scola, Monicelli, Tornatore, Vanzina, Comencini, Benigni, i Fratelli Taviani, ecc.
Ha avuto ottimi rapporti con registi come Billy Wilder, Visconti e Pasolini con i quali è riuscito a condividere le scelte in maniera serena e collaborativa: ama, infatti, ricordare la sua amicizia con Wilder, la chiarezza d'idee di Visconti, la fiducia accordatagli da Pasolini e l'importanza di questi elementi per la buona riuscita del lavoro, così come le difficoltà patite con registi come Antonioni e Fellini prima di riuscire realmente a comprendersi.
Durante l'incontro il Premio Oscar parlerà delle personalità incrociate nel cinema e dei viaggi nel mondo fatti che gli hanno dato l'opportunità di conoscere altre culture e aprire la mente ad altre realtà sociali.
Nell'ambito di un progetto più vasto, i Desideri aiuteranno gli allievi del laboratorio Teatrale tenuto al Newton dall'attore e regista Luca Martella – ricordiamo che si occupano anche della scenografia nei suoi spettacoli in Omaggio a Giorgio Gaber - a costruire le scene per lo spettacolo finale.
L'attore Luca Martella leggerà, inoltre, nel corso dell'incontro, un'interessante intervista rilasciata da Ewa e Osvaldo a Wall Street International Magazine.
L'Oscar è il riconoscimento più importante nel campo del cinema, soprattutto perché è assegnato a tutte le categorie professionali e sarà interessante sentirne parlare proprio da colui che il Premio ha reso, in qualche modo, immortale...
Patrizia Boi
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