UN VIAGGIO STRAORDINARIO NELLA MAGICA SARDEGNA: E’ LA VISIONE FIABESCA DI PATRIZIA BOI
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UN VIAGGIO STRAORDINARIO NELLA MAGICA SARDEGNA: E’ LA VISIONE FIABESCA DI PATRIZIA BOI
di ROBERTO LUCIANI
Non avevo mai pensato che un Bene Culturale potesse diventare Fiaba, ma certo questo può accadere se esso è situato nell’arcaica Sardegna e se la Fiaba nasce dall’immaginazione di una scrittrice come Patrizia Boi. Nel suo ultimo romanzo “Mammoy, di Catorchio, Cletus e altre avventure” – patrocinato dal Gremio dei Sardi di Roma – Patrizia ci consente di “vedere” i siti archeologici attraverso quella visione magica che riporta in luce la loro sacralità originaria. E questo accade anche grazie alla sinergia di intenti che si è venuta a creare fra l’autrice e i componenti lo staff editoriale della casa Editrice “dei Merangoli” che opera anche nel campo dei Beni Culturali. Quello di cui sto scrivendo, che sto descrivendo, è un originale progetto che nasce dalla fantasia e dall’immaginazione di molte menti, in primis quella di Patrizia, è il viaggio dell’eroe che si attua attraverso luoghi fatati, in un percorso tra le arcaiche Domus de Janas, i suggestivi Menhir, gli enigmatici Nuraghi, i misteriosi Pozzi Sacri e le Piante Monumentali di Sardegna.
Il viandante di questo disegno fiabesco è il simpatico Robottino Catorchio, concepito dalla mente di una sorta di Alchimista, il dio celtico Lug, che attua la sua crescita spirituale attraverso il viaggio. Il Robottino è stato creato in un Laboratorio Alchemico dove lo scienziato lo ha costruito pezzo per pezzo con i materiali più innovativi.
Poi, attraverso le telecamere che gli forniscono la vista, ha introdotto nel suo corpo 7 sferette magiche che ne hanno risvegliato la parte più profonda addormentata, una sorta di metafora verso la necessità di risveglio di cui oggi necessita l’Umanità. Così Catorchio si lascia andare al flusso di nuove sensazioni provate ed esce di casa per esplorare il bosco entrando in contatto con quel mondo invisibile fatto di Fate e Fatine, le Janas dell’Isola, che per lui sono una scoperta straordinaria. E sono le Janas a mostrargli le Domus in cui esse sono sepolte come in un utero materno, dove riposano da oltre cinquemila anni e che forse le accoglierà per l’Eternità. E sempre la Jana Gina gli fa vedere gli Spiriti delle Piante che proteggono i monumentali Lecci, le eleganti Sughere, i Ginepri inchinati al soffio del Maestrale, i Mirti e i Lentischi odorosi.
Poi, Catorchio entra in connessione con l’energia dei Menhir, elementi di congiunzione tra Terra e Cielo, e con i misteri legati alla loro antica origine. Si tratta di un viaggio iniziatico alla scoperta di una Sardegna ignota ai turisti vacanzieri, ma percorsa da tutti quei viaggiatori che già la conoscono o che vogliono scoprire i suoi profondi segreti e anche la sua originaria bellezza. E così Lug nel suo ruolo di padre-madre, motivo per il quale viene chiamato Mammoy (la sintesi dei termini sardi “mammai e babbai”), escogita una serie di storie: 12 Fiabe all’interno di un’unica Fiaba che tutte le contiene per far crescere il suo Robot verso la dimensione umana.
Ogni Fiaba è guidata dalla magia di una Pianta Aromatica – Zafferano, Rosmarino, Finocchietto Selvatico, Alloro, Ginepro, Salvia, Timo, Basilico, Menta, Mirto e Lentischio – una flotta di Piante odorose che caratterizzano il Paesaggio delle terre che si affacciano sul Mediterraneo.
E qui emerge la visione olistica di Patrizia, Ingegnere attento all’inserimento di ogni costruzione nell’Ambiente che la accoglierà come facevano probabilmente gli Antichi Nuragici che, per scegliere il luogo dove situare le loro costruzioni, individuavano i territori più ricchi di fauna e quelli circondati da una flora rigogliosa. È chiaro che questi Popoli erano immersi nella Natura Selvaggia e che le Piante che oggi sono presenti in questi siti sono forse cresciute in un secondo tempo, testimoni della grandezza della civiltà passata e a protezione del luogo. Per la Boi, le Piante sono come degli antichi guerrieri che proteggono i siti, la magia del passato, il mistero di quelle enigmatiche costruzioni. E poi le Piante di Patrizia si trasformano in esseri umani, in bambini, donne e uomini, in esseri del mattino e in farfalle della notte. Il Piccolo Popolo degli Elementali della Natura fa da cornice al Pozzo Sacro di Serri o agli allineamenti dei Mehir di Pranu Muttedu. Mentre in “Sa Pedra Istampada” del Monte Tuttavista”, in Sa Preda Ballarina” di Nuoro o in “Su Tamburu Mannu” di Aggiussi incontrano personaggi leggendari come Madama Goldana o il Diavolo stesso nelle forme di vecchina con i piedi di capra o di cervo con le corna d’oro, figure care alla fantasia popolare e al folklore dell’Isola.
Ma nel libro non mancano i riferimenti alle arti popolari custodite nei Musei, come quella di Chiara Vigo, ultimo dei Maestri di Bisso. La sua è un’arte vera, che affonda le radici in un passato lontano e che prevede la tessitura, la cardatura e lo sbiondamento dei fili attraverso una pratica magica grazie alla quale il Bisso si trasforma in filo dorato. La sua opera narra la magia dei ‘brebus’ cara ai guaritori e alle guaritrici e racconta la grande capacità delle donne sarde di tessere trame, creando tessuti straordinari e veri e propri quadri.
Dell’arte della tessitura si parla, infatti, sia nella Fiaba “Geltrude, il Bisso e la corona di Mirto” sia in quella “La Principessa dal Profumo d’Alloro”. Quest’ultima narra la Leggenda della costruzione della Chiesa di Sorres e ne mette in luce le caratteristiche costruttive: «[…] il giovane si risvegliò e trovò tutto il paese fuori dalla sua capanna ad ammirare la straordinaria Chiesa del paese di Sorres che giganteggiava sul suggestivo colle. La pietra bianca e nera che la costituiva era decorata con intagli, intarsi, cornici, archi, pilastri e colonnine. Nelle lunette sopra gli archi erano ricavati bassorilievi con cerchi, rombi e croci, mentre i filari di pietra scura vulcanica, quel famoso basalto che abbonda nell’Isola, caratterizzavano la parte alta della facciata».
Non manca nemmeno un riferimento ironico alla mania di noi Architetti di avere l’Architettura “sempre in testa”. Infatti, nell’immagine chiave di questa Fiaba, il protagonista Mariane Maistu assume le sembianze di Williams Troiano, architetto Fabriciere della Chiesa trasteverina di Santa Maria dell’Orto e tra i fondatori della Casa Editrice. In questo c’è la bravura di Niccolò Pizzorno, l’illustratore genovese che ha magistralmente interpretato le descrizioni di Patrizia, aggiungendo con la sua creatività elementi suggestivi e una visione straniante della realtà come ha fatto anche nell’immagine che rappresenta le tappe del viaggio iniziatico di Catorchio nell’Isola. Le citazioni e i riferimenti ai Beni Culturali della Sardegna, alle Pietre naturali monumentali, ai Paesaggi della macchia mediterranea, alle spiagge bianchissime e alla trasparenza del mare, così come alle ricchezze dei paesi interni della Sardegna – come l’Eremo di San Trano a Luogosanto descritto nella Fiaba “Cletus e la Principessa Rosa Marina” – e alle straordinarie Piante disseminate in ogni percorso fanno sì che questo libro diventi anche una mappa per scoprire i veri tesori di questa Isola. Una mappa che dovrebbe essere utilizzata dalla Regione Sardegna per far conoscere i suoi Beni Culturali e le sue suggestive bellezze, magari creando un Parco letterario apposito.
Qualcuno potrebbe pensare ad un’opera campanilistica sulla propria terra d’origine, ma questo libro è il risultato dell’energia di un gruppo composto da un illustratore ligure e da una Casa Editrice romana che ha come Direttore un Architetto di origine pugliese. La Sardegna è infatti il centro di un Paesaggio più ampio nel quale emergono le connessioni con altri luoghi del Mediterraneo, come le splendide isole Tremiti dove ci sono «insenature e grotte misteriose, una spiaggia sabbiosa dal fondale basso dove fare un piacevole bagno, una moltitudine di cale e calette, un faraglione che sembrava un enorme pachiderma e una miriade di altri scogli circondati dal mare blu […]». Oppure con le bellezze del territorio di Latina, dove «le strade romane lastricate di storia si insinuano nella campagna assolata, intersecano i corsi d’acqua e corrono tra le paludi abitate dal cavaliere d’Italia, dal cigno rosso, dalla starnazza e dagli aironi, dai rettili e dagli anfibi […]l’Agro Pontino è un luogo incantato colmo di quell’energia che rivela immediatamente la festa solenne della Natura». Patrizia, infatti, ha presentato proprio a luglio, al Festival di Latina “Come il vento nel Mare”, il suo libro insieme alla Professoressa Laura Marchetti – anche lei pugliese – Docente di Didattica delle Culture presso l’Università di Foggia, nonché ideatrice e Direttore scientifico del progetto “La strada della Fiaba” portato avanti attraverso un lavoro congiunto tra Regione Puglia, Regione Basilicata e Istituto della Enciclopedia Treccani.
Da Napoli, poi, giunge in Sardegna la protagonista di un’altra Fiaba. Napoli con il suo magnifico Castel dell’Ovo, dalla terrazza del quale «[…] poteva contemplare la suggestiva bellezza del Golfo, con il porto di Mergellina adagiato sull’acqua, e lasciarsi suggestionare dalla maestosità del Vesuvio, incastonato tra la penisola sorrentina e l’isola di Capri». E non manca nemmeno la descrizione della Sicilia, la Terra di Trinacria, come si legge nella Fiaba “I pescatori di Corallo e la Bacchetta di Sambuco”: «Questa terra di forma triangolare è sorretta da un mostruoso gigante che con la mano destra sostiene lo stretto di Zancle, con quella sinistra la città di Depranon e con la testa e le gambe il grande Mongibello. E quando il gigante tenta di liberarsi dal peso delle città o della montagna si muove, traballa, fa tremare la terra che sorregge e dalla sua bocca erutta lava!». E dal gigante nascosto sull’Etna i protagonisti giungono al cospetto di un altro gigante, Capo Caccia, fondando la città di S’Alighera «la città delle alghe, in onore delle preziose Posidonie delle quali era colmo il suo fondale. La cittadina divenne una delle porte d’accesso all’Isola e il capoluogo della Riviera del Corallo perché nelle sue acque si trovava una enorme quantità di Corallo Rosso della qualità più pregiata».
Anche l’enigmatica Matera – Capitale Europea della Cultura 2019 – e i suoi millenari “Sassi”, gemelli delle pietre sarde, diventano lo sfondo di una Fiaba. «Cletus era nato a Matera, in una casa dalla cui terrazza si poteva abbracciare, con uno sguardo, tutto il mondo dei Sassi, quelli più antichi e quelli più recenti, le chiese rupestri che affioravano prepotentemente dalla campagna, i frammenti della Matera moderna. Strana città Matera, in cui tutti gli strati del tempo convivono nel suo silenzio». Il simpatico Cletus sarà il primo compagno di viaggio di Catorchio: catapultato fuori da una Fiaba, si ritroverà nella fiabesca “realtà” insieme al suo Bambinello Interiore, un’esortazione della Boi a non perdere mai di vista il proprio Bambino interiore, la propria purezza e la voglia infantile di esplorare il mondo.
Attenzione, però, perché c’è sempre un antagonista in agguato: è Gianguido, il prototipo dell’individuo lamentoso e abituato a vedere solo i limiti della propria esistenza, protagonista della Fiaba “Il Basilico di Carloforte e il Genovese Mugugnoso”. Egli è una vera ‘palla al piede’ – almeno nell’interpretazione di Pizzorno che così lo rappresenta nell’immagine di copertina – per chi ha voglia di intraprendere un viaggio. Dei genovesi non c’è solo il lamento, ma anche la loro laboriosità, la capacità di creare e coltivare un Basilico molto più odoroso e cibi che si sposano con le specialità carlofortine.
Il quarto compagno di viaggio di Catorchio arriva dal passato, da un’altra isola leggendaria, quell’Atlantide che, secondo lo scrittore Sergio Frau, si è inabissata proprio sotto l’attuale Sardegna. Si tratta di Kalika, la Profumiera dell’Isola di Katai, una donna coraggiosa e curiosa, dotata di un olfatto sottile e di una femminilità straordinaria. Sarà lei a condurre il nuovo INIZIO di avventure che ci prospetta la Boi alla fine del libro, dopo che questa eterogenea e un po’ strampalata comitiva di eroi avrà cominciato a scoprire il mondo attraverso lo strumento della Fiaba.
Nella trama di avventure abilmente tessuta dalla scrittrice, in queste storie nelle storie, in questo cammino iniziatico attraverso le Fiabe, una vera Mille e una Notte sarda, le illustrazioni di Niccolò Pizzorno sono un’opera d’arte nell’opera d’arte perché la sua abilità interpretativa, la sua capacità di trasmettere emozioni, la sua visione del mondo con porzioni a colori e altre in bianco e nero –come le vedrebbe un vero Robot – sono accompagnate da un disegno veloce e leggero, da una pennellata delicata e da disegni con contorni che sfumano perdendosi nel bianco del foglio di carta proprio per rendere eterea e sfuggente ogni tappa del viaggio.Insomma, dopo un viaggio ce ne sarà un altro, ad un’avventura ne seguirà un’altra e, dopo aver esplorato l’Isola, il viaggio è solo all’INIZIO perché il mondo è grande, lo spazio sconosciuto è infinito, gli strati del tempo sono innumerevoli, e i mondi invisibili sono davvero illimitati.
E sono certo che questo volume non potrà annoiare il lettore, ma creerà in lui una tensione verso l’avventura che lo terrà avvinto come se fosse lui stesso protagonista.
Tutti i tesori e i posti messi in
rilievo ,solo chi la guarda con occhi del Cuore
Grazie Patrizia Boi e i suoi con autori e disegnatore