Un'eco potente di speranza e riscatto ha riempito la Sala Panetti di Roma il 18 settembre 2025. La conferenza finale del progetto MHE-ROMA, promosso dall'Associazione Romà Onlus e dall'Associazione L’Isola che c’è, ha acceso i riflettori su una questione storica e giuridica che l'Italia non ha ancora risolto: il mancato riconoscimento e la mancata tutela del popolo Romaní e della sua lingua.

Moderato da Massimiliano Leardini, l'evento ha offerto una panoramica completa sulle sfide e le conquiste del progetto. Tiziana Cristiano ha presentato i risultati ottenuti, mentre Marco Brazzoduro ha sottolineato l'importanza cruciale del riconoscimento della legge 482 per la tutela delle minoranze linguistiche.

Dalle voci della comunità un grido di dignità e inclusione

La conferenza ha dato voce direttamente alla comunità Rom. Il presidente di Romà Onlus, Graziano Halilovic, ha evidenziato come l'alta partecipazione fosse un segnale della gravità dei problemi da affrontare. Carlos Hadzovic, presidente dell'Associazione Romanó Amal, ha recitato la toccante poesia "Solo i più forti" dello zio Rasim Sejdić, un inno alla resilienza.

L'insegnante di danze tradizionali Sevla Sejdić ha lanciato un forte appello: "Accettateci per quello che siamo", chiedendo la fine degli stereotipi. Ha elogiato l'impegno di Graziano Halilovic nel guidare una nuova generazione di giovani Rom, integrati nella società italiana, ma ha denunciato il tragico paradosso di un popolo presente in Italia da secoli, ma ancora privo di tutela legale e riconoscimento burocratico. "Le leggi che proteggono il denaro sono molto più forti di quelle che proteggono la dignità", ha affermato Sevla, sottolineando come la mancanza di documenti precluda l'accesso a lavoro e casa, condannando molti a una vita di precarietà.

L'arte come strumento di memoria e protesta

L'evento ha mostrato come la cultura e l'arte siano un ponte tra passato e futuro. Carlos Hadzovic ha messo in scena la storia di Johann Wilhelm Trollmann, noto come Rukeli, un pugile Rom/Sinti perseguitato dal regime nazista. La sua performance ha rievocato l'atto di protesta di Rukeli, che si tinse di farina e brodo per denunciare il razzismo e la discriminazione.

Un altro intervento cruciale è stato quello di un esperto di cultura Rom, che da oltre trent'anni ne studia la storia. Ha messo in guardia contro l'antiziganismo, "un'avversione profonda e di massa" alimentata da pregiudizi infondati, e ha sfatato una delle accuse più odiose: "Non c'è nessuna prova che i Rom buttino i bambini".

A sorpresa, è intervenuto anche il Presidente del Municipio VIII, Amedeo Ciaccheri, sottolineando l'importanza di portare queste tematiche fuori dai convegni e "nelle piazze" per abbattere i pregiudizi.

La lingua Romanes, un patrimonio da tutelare

Il punto centrale della conferenza è stato l'intervento dello storico e linguista Alessandro Luciani, che ha spiegato come la lingua Romanes, con radici nel sanscrito, provi la provenienza indiana del popolo Rom. Luciani ha denunciato l'assurdità della legge italiana che tutela altre dodici minoranze linguistiche ma esclude i Rom a causa di un vincolo di "concentrazione territoriale". Con una potente metafora, ha citato lo storico Lorenzo Monasta: "I Rom e Sinti sono arrivati prima del pomodoro. Più italiani di così?". Ha poi ricordato che, nonostante le persecuzioni, la lingua è sopravvissuta ed è stata riconosciuta dall'UNESCO come "patrimonio italiano ed europeo" nel 2021.

La serata si è conclusa con una serie di performance artistiche. I giovani attori non professionisti del progetto teatrale hanno raccontato le loro storie, mentre la scrittrice Maddalena Celano ha introdotto la poesia "Inaj sen bistardé" (Non sarete dimenticati), recitata da Patrizia Boi, in memoria del genocidio dei Rom, il Samudaripen.

Unione a tavola e l'appello finale

L'evento si è chiuso con un momento di condivisione e festa, dove la cucina ha fatto da ponte tra culture. Venetu Halilovic ha parlato del ruolo del cibo Rom come strumento di dialogo, seguito da un buffet offerto dal catering Romano hape. I piatti, preparati con ricette tradizionali, hanno simboleggiato la ricchezza di un popolo che ha saputo arricchire la sua cultura culinaria "prendendo qua e là dei piatti" durante i suoi viaggi, rendendola un tesoro per il mondo.

I partecipanti hanno potuto firmare una petizione per il riconoscimento della lingua romaní, un passo concreto per dare al popolo Rom la dignità e la visibilità che merita dopo secoli di storia e persecuzioni.